CAP. XXIII Chalet

Raggiungiamo Colleverde nel tardo pomeriggio.

All'ingresso dello chalet troviamo le due amiche di Rebecca che ci accolgono con un sorriso immenso stampato in faccia.

Alice indossa un succinto vestito rosso e calza stratosferici décolleté, esibiti in un abbinamento perfetto.
Megan è avvolta in una strettissima tuta floreale, con collana e orecchini arancioni e piumati.

Porgiamo gli inviti e ci sacrifichiamo in una noiosa foto ricordo che Megan scatta con la sua enorme Reflex appesa al collo.

Alice ci fa segno di entrare. - Benvenuti nel mio rifugio e buon divertimento! -

Megan ride agitando la testa, divertita per chissà quale ilare cosa abbia detto la compagna.

Marcello infila le chiavi della macchina dentro le tasche dei jeans e mi prende per mano.
Passiamo attraverso un tendaggio dalla stoffa orientaleggiante, approdando in un lungo e stretto corridoio.

Giulia e Leo ci seguono guardinghi e disorientati.

Lasciamo giacche e telefonini negli armadietti posti alle pareti e seguiamo le note di Ghosttown che ci conducono al salone principale.

Qui troviamo il camino acceso e molte persone che si muovono, parlano e ballano in un caos soft e contenuto.

Giulia si guarda intorno e Leo sembra voler fare retromarcia.
Marcello si gratta la testa ed io indirizzo l'attenzione verso il gruppo di ragazze davanti al fuoco.
Sono le alunne della III D e tra loro,c'è lei, Rebecca.

Non appena la bionda ci vede libera un sorriso a trentadue denti e avanza, in simbiosi perfetta con la calorosa voce di Madonna, ondeggiando su un paio di stivali che le fasciano perfettamente la gamba.

- Grazie della vostra presenza - squittisce sonoramente, - sono così felice che siete venuti tutti quanti! - I suoi occhi si aprono e chiudono a fatica, sotto il peso delle ciglia finte.

Mostriamo dei sorrisi di circostanza e ci dileguiamo a prendere da bere.
Il miscuglio di sciroppo alla fragola e vodka che Marcello si è gentilmente offerto di preparare non è il massimo, ma fingo che mi faccia impazzire per dargli piacere.

Giulia riempie il bicchiere di acqua tonica e campari e lo manda giù alla velocità della luce. - Questa serata è assolutamente monotona e noiosa! - posa la plastica vuota sul davanzale, - tutte queste persone sono monotone e noiose - prosegue, passando in rassegna ad uno ad uno gli invitati. - Mi sto amaramente pentendo di essere venuta! -

So che ha pienamente ragione e capisco che per il suo animo sbarazzino ed esaltato un'atmosfera tanto tiepida, sia alquanto pesante. Tuttavia cerco di farle vedere il bello anche in una situazione tanto estrema.

- Avanti Giu - la faccio ragionare, - cosa ti importa degli altri, quello che conta è solo che siamo insieme... -

- Ah Tata! Beata la tua semplice spontaneità! - sospira, lasciandosi cadere su una delle sedie ai lati della stanza.

Marcello si accomoda al suo fianco e fa in modo che mi sieda sulle sue ginocchia.
Leo resta in piedi, vicino al finestrone che porta al terrazzo e sorseggia tranquillamente un beverone colorato, quando Alice gli si piazza davanti - ti va di accompagnarmi a fare un giro? -

Gli occhi di Giulia seguono la tipa dai piedi fino alla punta dei capelli e la sua bocca si piega in una smorfia di disgusto, mentre Leo si trasforma nel ragazzo più paonazzo che abbia mai conosciuto.

- la tenuta dei miei genitori è molto grande, sarei felice di portarti a vedere la cantina e il roseto -

Leo, se pur titubante, si lascia prendere sottobraccio e condurre sul terrazzo.
Giulia si sporge dalla finestra, per vederli scomparire in giardino.

- perché Alice ha messo gli occhi su di lui?- si gira infastidita.

Alzo le spalle - forse perchè Leo è un bel ragazzo - dico ovvia.

Giulia porta i capelli di lato e guarda di nuovo fuori senza fiatare.
I suoi occhi si perdono nel tramonto, mentre Marcello mi accarezza i capelli e sussurra all'orecchio parole dolci e smielate, facendomi salire la glicemia alle stelle.

Poi la calma, la quiete, la noia del pomeriggio cambia improvvisamente rotta, quando, come un fulmine a ciel sereno, dal parcheggio arriva a tutta foga il rombo di una moto e, pochi minuti dopo, Riccardo fa il suo magnifico ingresso nella stanza.

Le ragazze di fronte al caminetto si zittiscono e si voltano verso la porta d' entrata a guardarlo.
Lui scende gli scalini incurante degli occhi puntati addosso e si avvicina a noi.

Il mio cuore prende a martellare impazzito e il respiro si strozza a metà.

Sento Giulia intirizzirsi al mio fianco, mentre Marcello accenna un saluto.

Riccardo non lo considera e rivolge i suoi occhi verso quelli di Giulia.

- Ciao - le dice.

Lei lo guarda con disprezzo, come se avesse di fronte l'essere più immondo della terra. -Non ho nessuna intenzione di salutare i traditori - sibila ferita.

Riccardo si guarda le scarpe e infila le mani nelle tasche dei jeans.

Lei si alza - che uomo è uno che non ha il coraggio di dirti le cose in faccia? - lo fronteggia - uno che vive di nascosto e si maschera dietro la cornetta del telefono? - la sua voce si abbassa - uno che...- le pupille si muovono contro quelle del ragazzo che ha davanti, fino a fermarsi in un punto centrale - ...che butta nel cesso momenti tanto meravigliosi? -

Deglutisco, improvvisamente bisognosa di altro succo di fragola e vodka.

Riccardo prova a parlare ma Giulia fa un passo avanti deciso, lo evita e si porta in mezzo alla stanza e poi al piano superiore.

Guardo Giulia fuggire, guardo Riccardo immobile e Marcello basito.

- Scusatemi - mi metto in piedi, - devo andare da lei -

Percorro la stanza a grandi passi, schivando i ragazzi che ballano e quelli che semplicemente parlano tra loro.
A metà della gradinata, torno a guardare in basso e vedo Riccardo andare a prendersi da bere.
Mentre è intento a versare la sangria in un bicchiere di plastica, Rebecca gli si avvicina, posando una mano sulla sua spalla.
Le sue dita sulla stoffa di cotone della maglietta di Riccardo, mi squartano l'anima.

Forse non è stata un'idea brillante presentarsi a questa festa. Anzi sicuramente non lo è stata.

Impiego una buona dose di determianzione per spostare l'attenzione dai due e tornare sulla scia della mia amica. Attraverso il primo piano chiamando Giulia a gran voce.
Il rumore di una porta che si chiude fa dirigere l'attenzione verso il bagno degli ospiti.

- Giu fammi entrare - spingo la porta che si apre, richiudendosi subito dopo con forza.

- Tata và via! - urla lei dall'altra parte, - ho bisogno di stare da sola! -

- Giu ti prego - premo di nuovo, ma qualcosa di pesante non mi permette di spostare l'uscio di un solo millimentro.

Sembra proprio che Giulia si sia seduta contro l'entrata.

- Per favore - cerco rincarare le suppliche.

Purtroppo dall'interno nessuna risposta, solo e soltanto il rumore di molti, molti singhiozzi.
Mi sento frustrata. Vorrei poter essere d'aiuto, però non so come e cosa fare.

Giulia si è barricata nel bagno e forse l'opzione migliore è lasciare che si sfoghi, accondiscendendo alla sua estrema richiesta.

Riccardo l'ha ferita.
Il loro rapporto nato e morto nel giro di pochi giorni, ha lasciato in lei un segno indelebile, che si è andato a sovrappore alla scia di Tommy.
Indietreggio e chiudo gli occhi, lasciandomi rapire dal senso di colpa.

Il bacio con Riccardo, gli sguardi, il cuore che impazzisce ogni qual volta lui si avvicina.
Non avrei dovuto farlo, non dovrei sentirmi così.
Per rispetto suo e della nostra amicizia.

Il corridoio si presenta buio e sconosciuto mentre torno al piano inferiore, sempre più consapevole che dire la verità a Giulia rappresenta uno scoglio sempre più difficile da superare.

Non appena arrivo sulla gradinata, dall'alto vedo Riccardo ancora di fronte al camino. Insieme a lui ci sono Rebecca, le altre ragazze e Marcello.

I movimenti di Rebecca sono aperti e palesi.
Ha una piede puntato sul tavolino e il vestito tirato fin sopra la coscia, a mostrare qualcosa che sembra essere una sorta di reggicalze.

Marcello annuisce interessato e Riccardo maschera un lieve sorriso.

Sento la rabbia salire dal petto fino alla testa e smetto di vedere completamente.
La stanza appare di mille colori, ma quello predominante è il rosso.
Rosso come la rabbia.

Scendo gli scalini a tutta velocità e mi fiondo contro la bionda provocante. - Hai finito di fare la troia?-

Le ragazze intorno emettono dei risolini e Rebecca mi fulmina con lo sguardo.

- Scusa?- squittisce.

- Ho detto: hai finito di fare la troia? - ripeto acida. - Mi spieghi qual' è il tuo gioco? - stringo gli occhi contro di lei, - ci hai invitate qua per mostrare quanto sei brava a fotterci i ragazzi?-

- Ma cosa vai pensando? - La bionda libera la più ingenua delle risate. - Stavo solo mostrando il mio vestito - sposta lo sguardo verso Marcello, - chiedevo al tuo lui se mi trova carina con questo abito, sai voglio essere perfetta adesso che arriva Alfred! E un consiglio maschile non guasta mai! Scusa se ti ha dato fastidio...- avvicina i palmi delle mani a mò di preghiera.

Marcello si gratta la testa e mi posa un braccio sulla spalla - dai bellissima, non stava facendo niente di male...mi ha solo chiesto un parere...-

Mi libero dal suo abbraccio. - Un parere sul reggicalze?- sbotto, poi mi giro di scatto verso Rebecca e la aggredisco di nuovo: - Tu non cambierai mai!-

- Ma ti ho chiesto scusa - si lamenta lei.

- sai dove puoi cacciarle le tue scuse?- urlo sopra la musica, per poi liberarmi dalla stretta pressante e fastidiosa di Marcello e scappare verso la veranda.

Ho assolutamente bisogno di aria fresca per tornare a respirare.
Poso le mani sulla ringhiera di legno e ispiro profondamente.

Giulia che piange, Rebecca che mostra al mondo le sue grazie, Marcello che rivela palesemente il suo essere maschio e marcio, Leo che è scomparso con la padrona di casa ed io, io che mi ritrovo nel caos di sentimenti più totale.

Il pomeriggio lascia il posto alla sera. Mi sposto dal terrazzo alla depandance, lasciandomi cadere su una sedia a dondolo. Mi raggomitolo nell'oscurità, sconfinando all'interno dello chalet nervosismo e noia.

Osservo dei ragazzi in giardino tracannare birra e cantare, ormai alle soglie con la sobrietà.

Poi dal viale, fino al parcheggio sale un'enorme auto scura.
Alfred scende vestito di tutto punto e la macchina riparte sgommando.

Il ragazzo dalla pelle scura e gli occhi color della pece, procede cautamente verso l'entrata e non appena varca la soglia un coro di voci lo accolgono in una sorpresa con i fiocchi.

La musica vibra a palla dai muri in legno e le luci all'interno della casa si spengono completamente, lasciando spazio solo al suono.

La sedia che sposta il mio corpo avanti e indietro mi culla, facendomi appisolare.
Mi estraneo dalla gente, dalla festa, dal mondo e consento alle tenebre e al sonno di accogliermi ampiamente tra le braccia.

Quando riapro le palpebre, un tempo imprecisato a seguire, una figura si erge nell'ombra della sera, di fronte a me.

-sei stupenda piccola quando dormi -

Mi alzo di scatto e confusa guardo in giro.
Ho completamente perso la concezione spazio temporale e impiego un buon minuto per acquisire a pieno memoria e coscienza.

La luce della luna illumina il viso di Riccardo, che mi fissa sorridendo.

- Potrei stare qui ad osservarti per tutta la notte - dice, allungando una mano sulla mia.

Le sue parole bloccano il fiato, così come le sue dita intrecciate alle mie.

- Sei un tipo strano Valenti - Il pearcing che ha al sopracciglio risplende. - Ti arrabbi, fuggi e ti metti da sola a dormire mentre di là tutti continuano a ridere, ballare e divertirsi -

La porta dello Chalet si apre e un paio di ragazzi escono sul terrazzo, andando a raggiungere i bevitori di birra in giardino.

- e tu Serio perchè non sei di là a divertirti ?- lo schernisco.

Lui alza appena le spalle - non amo molto ballare, a dire il vero non so neanche farlo e non vado pazzo per le persone che ci sono in quella sala...-

Non riesco a staccare gli occhi dai suoi e non sono in grado di allontanare troppo l'attenzione dalle sue labbra piene di malizia, mistero e passione.

- e poi ti cercavo - fa un passo verso di me - credo che il perdono dell'altro giorno non sia sufficiente -

Deglutisco rumorosamente.

- E tu? - cerca di mascherare un sorriso, accentuando le fossette ai lati della bocca. - Non pensi che ci sia bisogno di un perdono più sostanzioso? -

La sua vicinanza è ormai nulla mentre le sue dita iniziano a compiere piccoli cerchi all'interno dei miei palmi. Poi lentamente piega la testa di lato e avanza con le labbra alla ricerca delle mie.
Il mio cuore affonda insieme ai polmoni, al fegato, allo stomaco e a tutto il resto degli organi interni.

- Io non posso..- bisbiglio appena.

Riccardo chiude gli occhi - certo che puoi - la sua bocca si appoggia sulla mia.

Il tocco è una scintilla infuocata.
Un tripudio di emozioni, luci e colori, che in un istante diventano avvolgenti e penetranti.
Diventano irresistibili e rendono il corpo debole e scarno, impossibilitato a fare niente se non lasciarsi andare.

Riccardo muove abilmente la sua bocca contro la mia, dando vita ad un bacio invadente e coinvolgente.

Le sue mani mi attirano contro di sè, stringendo al massimo la nostra simbiosi.
D'istinto sposto le dita sui suoi capelli e prendo ad accarezzarli.
Il gel che ha in testa fa aumetare al massimo i miei battiti cardiaci.

Poi all'improvviso un lampo ci sorprende.
Di scatto apro gli occhi, quasi accecata dalla luce, ma non vedo niente e nessuno.

Riccardo continua a baciarmi con maggior slancio ed io mi riabbandono a lui, dimenticando velocemente il bagliore di qualche attimo prima.

Quando la sua lingua si congiunge alla mia, la muraglia di difesa crolla definitivamente.
Cuore e sensibilità sono messi a nudo bruscamente e nel modo più duro possibile.

La danza che i nostri respiri compiono è un ritmo unisono e inequivocabile.

E' più prepotente e forte delle note all'interno dello chalet.

E mentre sono immersa fino al collo nel brodo di giuggiole più succoso del mondo, dei passi fanno scricchiolare il legno della veranda, per proseguire sui gradini ed essere attutiti dal prato della tenuta.

Apro gli occhi ed anche questa volta non vedo assolutamente anima viva.

Riccardo mi spinge fino alla parete, senza smettere di baciarmi.
E' il contatto più lungo, leggero, fantastico e dolce della mia vita.
E vorrei che non finisse mai.
Io, lui e il nostro angolo nel mondo.

Poi si allontana dolcemente, con il fiatone e le labbra gonfie.

- Adesso credo che dovremo andare - dice.

- Già?- replico.

- eh si..- posa un altro piccolo bacio al lato della bocca - ammettilo che vorresti che stessi qui a baciarti per sempre...-

Arrossisco.

In effetti potrei rimanere qua tutta la notte, il mattino dopo e quello dopo ancora e così all'infinito.

- piccola - mi porta indietro i capelli - ricordati solo che non finisce qua...- punta un dito contro e sorride, mentre il mio cuore esegue la milionesima capriola.

Attraversiamo la depandace, diretti alla veranda, quando il suono di un cellulare ci riscuote. Riccardo toglie dalla tasca il telefonino e vedendo il display cambia completamente espressione.
Sulla sua fronte si formano delle piccole rughe - arrivo subito!- dice serio al suo interlocutore - scusami piccola - si rivolge verso di me - un imprevisto - infila l'apparecchio di nuovo in tasca e cerca le chiavi della moto.

- E' successo qualcosa?- cerco di capire.

- No, ma devo andare - scappa sul viale.

Sale sulla moto e rombando si allontana dallo chalet. In pochi istanti è inghiottito dalla sera.

Rimango qualche minuto con lo sguardo rivolto verso la scia lasciata dal suo imponente veicolo, chiedendomi cosa diamine sia successo per fuggire così velocemente.

Il bacio mi ha lasciato un misto invadente di emozioni. Gioia e senso di colpa crescente.
Cerco di mettere da parte cuore e sentimenti e decido di rientrare nel casino più assoluto della festa.

Non appena varco la soglia, le suole delle scarpe pestano qualcosa che giace a terra.
Mi piego e raccolgo un orecchino di piume arancioni.
Lo ripongo in tasca, qualcuno deve averlo perso.

Vago nel salone alla ricerca di Giulia.

L'atmosfera è decisamente variata dall' inizio della serata, adesso gli invitati sembrano tutti più sciolti e disinvolti, e probabilmente buona parte del merito va concesso all'alcool in circolo nelle vene.

Alfred balla in mutande sul tavolo, mettendo a nudo i suoi prestanti muscoli scuri.
Un ragazzo vomita dentro al cesto dell'immondizia e Leo è insieme ad Alice, in un bacio e un abbraccio che non permette di distinguere più i contorni.

Salgo le scale e apro la porta di ciascuna camera, incurante delle coppie appartate che mi inviano a quel paese.

Inizio ad agitarmi.

Ripercorro il corridoio chiamando Giulia a gran voce, fino a quando sento dei forti colpi provenire dal bagno degli ospiti.

- Sono qui Tata !!! - La voce della mia amica si propaga oltre la parete. - Aiutami ti prego!!!-

Corro verso la toilette, maledicendomi di quanto sia stata stupida a non ricordare che l'ultima volta che l'avevo vista era proprio in questo bagno.

- Giu, cosa ci fai ancora lì? -

La porta è chiusa. Questa volta a chiave.

- Tata !!! - mi chiama impaurita, - qualcuno mi ha chiusa qui dentro!!! Ti prego fammi uscire, mi sta venendo una crisi di panico! - piagnucola.

- Non ci riesco - poggio i palmi contro la barriera che ci divide, - ma stai calma, vado a chiamare aiuto-

Scendo di corsa le scale e torno al salone.
Individuo un paio di ragazzi che ritengo abbastanza sobri e pongo loro la questione.
I due per fortuna sembrano felici di venirmi in soccorso.

- Qualcuno ha girato la chiave dall'esterno - fa il più basso.

- Le soluzioni sono due - ribatte il tipo alto e biondo, - o troviamo la chiave o abbattiamo la porta!-

- Io non ce la faccio!!! Mi sto sentendo male!! - Giulia si lamenta, ansimando.

- ok vada per la seconda- e detto questo il gigante prende la rincorsa e si avventa sulla porta e con una spallata ne rompe i cardini.

La mia amica è seduta a terra a gambe incrociate, in un mare di lacrime.
Mi scaravento su di lei e l'abbraccio.

- Che spavento - sussurro al suo orecchio.

- Sono stati i quaranta minuti più lunghi della mia vita!Pensavo di dover rimanere qui per sempre! -

La stringo forte - mi sono addormentata sulla veranda - sento il dovere di giustificarmi - e quando mi sono svegliata sono accorsa a cercarti, ma non credevo che fossi intrappolata qua dentro! -

Lei si lascia mettere in piedi e accorre a ringraziare i due ragazzi che colgono l'occasione per presentarsi.
Il biondino, dalle braccia di ferro si chiama Stefan, è di origine danese, ma vive in Italia da più di cinque anni.
Sembra non voler togliere gli occhi di dosso da Giulia e non finiamo di scendere la gradinata che li vedo scambiarsi i numeri di telefono.

La musica ci avvolge nuovamente.

Leo è ancora immerso nelle labbra di Alice e Giulia resta a fissarli inebetita.

- Tutto ok? - domando.

Lei fa spallucce. - Certo, sono felice per lui, almeno la sua serata è filata meglio della mia!-

- Ancora non riesco a capire chi ti ha chiusa là dentro! - sospiro.

Giulia scuote la testa. - Non lo so - sposta l'attenzione dal nostro amico, alla pista da ballo. - Ho solo sentito dei tacchi avvicinarsi e poi una chiave girare -

- qualcosa mi dice che ci sia lo zampino di Rebecca - deduco - quella ragazza sarebbe capace di qualsiasi cosa pur di fare dispetti infantili e insensati -

Giulia annuisce. -Ho una voglia matta di andare a casa. Non sopporto più questo posto e questa gente! -

- Anche io - concordo, - però dobbiamo ritrovare Marcello, ho litigato con lui perché faceva il casca morto con Rebecca. Dopodiché è scomparso e non so che fine abbia fatto!-

La mia amica fa una smorfia. - Rebecca si è messa in mezzo a me e Riccardo e adesso anche a te e Marcello! La odio! -

Non rispondo.

Vorrei dirle che in realtà quella che si è messa in mezzo a loro è la persona che crede amica, quella con la quale è cresciuta, quella che sa tutto di lei.

- Pensi che Marcello se ne sia andato? Pensi che ci abbia lasciate qui? - chiede, improvvisamente ansiosa. Poi mi trascina fuori per un braccio. Non appena scorgiamo la sua auto posteggiata riprende fiato. - Okay! Almeno sappiamo che non ci ha abbandonato in questo brutto posto! -

Scendiamo i gradini e raggiungiamo il giardino.
Le bottiglie di vetro sono sparse a terra a segno della precedente colonizzazione barbara di ubriachi immondi.

Giulia si accende una sigaretta. - E Riccardo? Dov'è finito? -

Il mio cuore si ferma. - Emm...lui se n'è andato via -

- Che bel coraggio che ha avuto! Tornare a salutarmi dopo il modo in cui mi ha trattata! - butta fuori una boccata di fumo.

Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro.

E' arrivato il momento giusto.
Quello di dire la verità, di dire cosa sta succedendo dentro di me e quello che è accaduto tra me e Riccardo dal primo giorno che ci siamo incontrati.
L'attrazione, la rete di sguardi, i baci.
Non posso continuare a fingere.
Non posso mascherare l'evidenza.

- Giu io devo dirti una cosa...- prendo tutto il coraggio.

- Ragazze!!!!!!- una voce stridula mi interrompe. "Rebecca!"

Perchè arriva sempre nei momenti più inopportuni? Perchè è così fastidiosa, irritante, odiosa?

Io e Giulia ci voltiamo verso di lei e la vediamo provenire con fare sinuoso dal giardino per mano con Marcello.

Una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo.
Dalla testa ai piedi.
Completamente.

- Ho portato questo ragazzo a fare un giretto della tenuta - La sua voce squilla sonoramente, - e la trova fantastica! -

Marcello toglie immediatamente la mano da quella dell'essere senza cervello al suo fianco e viene a pormi un braccio attorno alla vita.

- Non ti avvicinare!- ringhio, meravigliandomi della mia stessa voce - ti ho lasciato che guardavi le gambe a Rebecca e ti ritrovo con lei mano nella mano - mi stizzisco - non mi piacciono questi giochi, non mi piace il tuo comportamento! -

Rebecca sogghigna ed io rincaro la dose - vuoi stare con lei? - indirizzo il mio sguardo contro gli occhi scuri e disorientati di Marcello - bene, per me la nostra storia finisce qui! -

- Io...no bellezza...- Marcello si avvicina a me e tenta di abbracciarmi. - Non fare così..-

- Sai cosa ti dico? - indietreggio a oltranza, - Io non sono innamorata di te e dopo quello che ho visto stasera, non lo sarò mai e poi mai! Mi fai schifo...tu e questa stramaledetta troia!- indico Rebecca che appare piuttosto compiaciuta.

- Ma non ha senso! Non hanno senso le tue parole..- Marcello ha gli occhi leggermente lucidi e la voce che è un tremito continuo. - Tra me e Rebecca non c'è e non c'è stato niente...io non ho fatto niente!-

- sei un bugiardo, uno stronzo bugiardo, come tutti gli uomini del resto!-

Lui mi prende per un braccio - non mi lasciare ti prego, non mi lasciare io ti adoro, sei tutto per me- mi si attacca come una sanguisuga con le sue mani alle mie gambe - Ari ho sbagliato...stasera non so cosa mi è successo..è vero sono andato a fare un giro con Rebecca, ma io e lei...c'è stato solo un bacio..un bacio e basta...-

- mi fai schifo Marcello...-

- Ma non significa niente per me...io...mi sono ritrovato con lei, al buio..non so è stato più forte di me...ma giuro che non è importante..ho sbagliato scusa, ho sbagliato tutto...-

Rebecca fa schioccare la lingua, intromettendosi: - Io andrei che le mie amiche mi aspettano...-

Ci voltiamo tutti e tre verso di lei e Giulia l'afferra per un braccio - tu non vai da nessuna parte-

Rebecca oppone resistenza, ma la mia amica l'agguanta con maggior vigore.

- Adesso mi spieghi chi mi ha chiusa in bagno! - le urla contro.

- Cosa stai dicendo? Io non capisco...- Rebecca scuote la testa con vigore, - lasciami andare!-

- Sei l'essere più perfido, più malefico, più insignificante che conosca!- Giulia la strattona e poi la respinge pesantemente.

Lei si massaggia il braccio e corre via tutta sbilenca sui tacchi, senza guardarsi più indietro.

- Troia!!!!- urla la mia amica mentre Rebecca si chiude la porta alle spalle.

- Andiamocene Tata - Giulia mi sottrae dalla presa ossessiva di Marcello - voglio tornare a casa - mi trascina in una corsa irrequieta e rapida verso lo chalet.

Marcello rimane in giardino, scosso, sbalordito e si lascia cadere in ginocchio con la testa tra le mani. Un urlo fuoriesce dalla sua gola, inquietante. Un grido che sbatte nelle pareti dello chalet e torna indietro.

- Dobbiamo trovare il modo per andarcene da qui - Giulia non molla la presa dal mio braccio e mi fa percorrere la sala in lungo e in largo.

La musica è assordante, la gente sempre più fuori controllo e Rebecca si è messa a ballare qualcosa che assomiglia ad una esibizione di lap dance in piena regola, attorno ad Alfred ormai assorto dalla festa.

Finalmente incappiamo nei due ragazzi che ci hanno aiutato con la porta del bagno e Giulia li supplica di accompagnarci a casa.

Loro si mostrano disponibili per la seconda volta. Recuperiamo le nostre borse negli armadietti e usciamo.

- Leo? - chiedo a Giulia mentre seguiamo i due perfetti sconosciuti fino al parcheggio.

Lei si stringe nella giacca - troverà un modo per tornare, altrimenti chiederà alla sua sgualdrina!-

Saliamo sui sedili posteriori e ci lasciamo trasportare passivamente.
Man mano che ci allontaniamo da Colleverde l'aria sembra meno ingombrante e più respirabile.
Invio un messaggio a mia madre, informandola che sto rientrando. È già molto tardi e non vorrei che si preoccupi inutilmente.

Nella testa si sovrappongono molteplici immagini, ripetitive e contrastanti, di questa domenica ricca di eventi.

Gli occhi malvagi di Rebecca, il suo sorriso maligno.

L'urlo di Marcello. La sua mano stretta a quella di lei.

Le labbra calde e sensuali di Riccardo. La sua dolcezza. I suoi capelli.

Giulia seduta a terra. Le sue lacrime.

Leo e Alice in un groviglio indistinguibile di braccia e gambe.

Nell'auto fa freddo.

Infilo le mani nelle tasche dei jeans. Con la destra tocco qualcosa di morbido e piumoso.

Lo prendo e lo rigiro più volte tra le mani. Si tratta dell'orecchino che ho trovato a terra. Un flash mi fa pensare che è esattamente il pendente indossato da Megan.

E per un attimo quel lampo e quei passi.

- Siamo arrivati!- Giulia mi scrolla dai pensieri.

-Uh - scendo dall'auto, - grazie del passaggio - alzo appena la mano ai due ragazzi. - A domani Giù! -

- A domani Tata, riposati e dimentica questa brutta serata -

Annuisco e guardo l'auto ripartire.
Alla fine non sono riuscita a dirle niente, non sono riuscita a parlarle.
Mi sento aprire un vuoto dentro.
Un vuoto che fa più male della rottura con Marcello e delle ripicche di Rebecca.
Un vuoto che vive nello stesso cerchio del tradimento e del senso di colpa.
Un vuoto con cui dovrò combattere fino a domani, quando sarò più riposa e potrò parlare a Giulia di tutto quello che mi tormenta.

Mi giro, appena rincuorata dalla mia decisione, e cerco le chiavi dentro alla giacca.
Faccio per aprire la porta quando sento una mano che mi tocca sulla spalla.

Sussulto.

Rimango immobile, pietrificata, congelata dalla paura.

Poi quella voce. - Ben tornata piccola -

Il cuore inizia a battere all'impazzata.

Questa domenica non vuole proprio finire più!

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