CAP. XXII Una rosa per te

All'uscita di scuola Rebecca si piazza di fronte a me e Giulia, seguita dalle altre due stupide bionde che la accompagnano ovunque.

Ci porge due cartoncini colorati e ci supplica: - Vi prego,  lasciate che possa farmi perdonare per l'ultimo nostro incontro...-

- Vi prego - ripete Megan, - venite alla festa! -

Rebecca fa un passo avanti, riducendo notevolmente le distanze. - Ci terrei davvero tanto,  sarebbe il modo migliore per ricucire gli strappi al nostro rapporto...-

Giulia la guarda semplicemente scioccata da tanta sfrontatezza. - Ma quali strappi? - spalanca gli occhi - noi non abbiamo un rapporto! Non lo abbiamo mai avuto, cosa dovremmo mai ricucire? -

La bionda incrocia le braccia e sospira: - Su via Giulia prima o poi dovremo superare i rancori, dobbiamo pensare anche all'elaborato da fare insieme per la vicepreside - le ricorda, - come possiamo studiare gomito a gomito se abbiamo tutto questo veleno in pancia? -

La mia amica le lancia uno sguardo maledetto - non ho idea di come faremo! - si infervora - per il momento so soltanto che io ti detesto! - il suo viso si contrae in una smorfia di disgusto - mi hai ferita - dice con il fiato corto - hai messo gli occhi sul mio ragazzo, sei stata a casa sua e chissà cosa diavolo ci hai fatto! - quasi grida.

- Calmati Giulia - fa Leo al suo fianco.

- Calmarmi ? - boccheggia - se Riccardo adesso non vuole avere più a che fare con me, è soltanto colpa sua! - sposta lo sguardo perso da Rebecca al nostro amico.

- Rebecca sta solo cercando di essere carina con te..- Leo tenta di nuovo di placare il suo animo.

Giulia sbuffa infastidita.

La sua rivale alza le mani sulla difensiva e sorride, - Il tuo amico ha ragione,  volevo solo essere gentile-

Il viso di Rebecca sembra una maschera di cera e quello di Giulia una corda di violino, tesa e contratta al massimo.

- So che pensi che tra me e Riccardo ci sia qualcosa, ma ti sbagli - riprende a parlare la bionda, - è vero, l'altra sera ero a casa sua, ma solo perchè ho dovuto riaccompagnarlo. L'ho trovato in un locale così ubriaco che quasi non si reggeva in piedi...-

Giulia gira la testa verso di me e poi torna a lei. - Non ti credo - stringe i denti nervosa.

- ma è la pura verità! - sospira Rebecca.

La mia amica recupera il pacchetto di Camel dalla tasca del giubbotto di jeans e ne infila in bocca una con estrema rabbia.

Probabilmente sta valutando se crederle o meno, mentre io in cuor mio non riesco a spostare l'attenzione dall'immagine di Riccardo ubriaco e da questa specie di barbie umana che lo accudisce.
Il mio cuore si stringe al ricordo di quello che è avvenuto ieri nel bagno delle ragazze e la testa non riesce a scollarsi da quell'episodio e da quelle sensazioni.

Sono ore ormai che mi sento frastornata, confusa e destabilizzata.
Niente più certezze, niente più sicurezze.
Il bacio di Riccardo è stato veloce e bellissimo, un momento di pura estasi e follia.
Ma ha aperto un varco nel cuore.
Un enorme senso di colpa, incapace da affrontare.

Devo trovare il coraggio di raccontare quello che è successo a Giulia, non posso tenerglielo nascosto.
E Marcello, anche lui non si merita il mio tradimento.

La voce sonora di Rebecca mi sveglia dallo stato di apprensione:  - Coraggio prendete gli inviti - allunga di nuovo il braccio verso di noi.

Alice punta gli occhi su Leo - se vuoi puoi venire anche tu...-  increspa le labbra in un sorriso.

Lui si schiarisce la gola - io? -

Alice continua a sorridere e Leo alza le spalle - non so...- si gratta la testa.

Lei fruga nello zaino. - Ecco - recupera uno dei cartoncini colorati, - questo è il tuo invito -

Lui lo prende tra le mani e lo osserva sorpreso, sotto lo sguardo truce di Giulia. - Ok grazie- tenta un sorriso.

All'improvviso dietro di me due braccia forti mi cingono la vita - ciao bellezza - Marcello mi bacia tra i capelli - di cosa stiamo parlando qua? -

Giulia getta via la cicca, calpestandola.  - Siamo appena state invitate ad una festa dalla regina delle carogne! - lo informa.

Marcello passa uno sguardo veloce alle ragazze di fronte, ignorando l'appellativo della mia migliore amica e domanda: - Una festa? Dove? - 

Rebecca ne approfitta all'istante: - A Colleverde, allo Chalet dei genitori di Alice -

Marcello  mi stringe la vita. - Potrei venire anche io, insieme alla mia fidanzata? -

- Ma certo! - La voce di Rebecca diviene raggiante. - Alice! - richiama l'amica, - cerca un invito anche per il nostro bellissimo barista! -

Marcello prende il cartoncino tra le mani e pare entusiasta - e tu cosa aspetti? - sussurra al mio orecchio - alle feste nessuno dice di no!-

Sospiro, incapace di replicare al suo volere, e, titubante allungo la mano ad afferrare l'invito dalle mani di Rebecca.

Giulia passa un rapido sguardo verso il mio gesto e si protende a prendere anche il suo.

 - E va bene - sbuffa, - andiamo tutti a questa maledetta festa! -

Rebecca e le due compagne sembrano soddisfatte e se ne vanno scambiandosi sguardi compiaciuti.

Giulia alza una mano - a domani Tata - la sua voce è piatta e afflitta - speriamo di non doverci pentire di questa enorme cazzata! - si volta e procede verso l'uscita del cortile, al fianco di Leo.

Marcello si posiziona davanti a me. - Non sei felice di andare alla festa? - sposta una ciocca dei miei capelli, - infondo invitarvi mi è sembrato un gesto carino da parte loro...-

Annuisco, senza il minimo slancio di replica.

Lui avvicina il viso e posa delicatamente le labbra sulle mie.
Il contatto fa salire un vago senso di fastidio.
La sua bocca è qualcosa di estraneo e noioso.

- buona giornata bellezza - si allontana, facendomi l'occhiolino.

Sospiro, sforzandomi di sorridere mentre lui indietreggia per tornare al bar.

Rigiro l'invito tra le mani e mi incammino verso casa.
Nonostante detesti partecipare ad una festa organizzata da Rebecca e le sue compagne, in questo momento questo risulta l'ultimo dei miei pensieri.

Il cervello è affollato di dubbi e paure ed i neuroni sono ancora su di giri per il bacio a stampo rubato e clandestino.

Mi fermo al semaforo e attendo il turno per attraversare.
All'improvviso un ragazzino con degli occhiali verde mela, mi strattona il braccio.

 - Signorina? Signorina? -

Guardo verso il basso con espressione interrogativa e lui posa atterra l'enorme zaino e tira fuori una stupenda rosa rossa - per lei - me la porge.

Rimango spiazzata. - Per me?- prendo il fiore con stupore crescente.

- Esatto! -il bambino  porta nuovamente la cartella sulle spalle, - la signorina con i capelli scuri e i bellissimi occhi profondi è sicuramente lei, non ci sono dubbi! - si sistema gli occhiali sul naso e sorride prima di correre via, scomparendo dalla mia vista, senza neanche darmi il tempo per fare domande. 

Rimango immobile, sorpresa e confusa, con in mano solo un fiore.

Il bigliettino bianco che si trova sul gambo attira la mia attenzione, lo apro lentamente, con il cuore che quasi scoppia di ansia e apprensione. Quando gli occhi incontrano il corsivo nero su bianco, i battiti accelerano e il respiro si ferma.

- Ho bisogno ancora delle tue labbra, ho bisogno ancora dei tuoi occhi, ho bisogno ancora di te. R.-

Le mie guance avvampano e le mie mani sudano.
Mi guardo intorno.
La sensazione di essere osservata è forte e presente, ma nei paraggi non c'è nessuno, ad eccezione di un anziano signore che si accinge ad attraversare la strada.

Deglutisco e fisso quella R puntata, come una attraente calamita.

-Anche io ho bisogno di tutte quelle cose- sussurro- Anche io ho bisogno di te Riccardo -

Riprendo a camminare con le orecchie che ronzano, il cuore che martella e un sorriso pieno e scemo stampato sulla faccia.

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