CAP. XLIII Passerà ...

Le prime due ore di letteratura del martedì mattina trascorrono velocemente. A fine lezione la professoressa riconsegna i temi della settimana precedente.

-Complimenti signorina Valenti- lascia il compito sul mio banco con un bell'otto sopra.

-Lei invece poteva fare di meglio- ghigna, gettando il foglio protocollo al mio nuovo vicino.

Matteo arriccia il labbro superiore alla vista del suo cinque scarso. Non è un fenomeno a scuola e se non fosse stato per Leo, che l'anno scorso gli ha dato un grande aiuto, a quest'ora sarebbe ripetente. Matteo è il classico tipo intelligente ma svogliato. Ha sempre qualcos'altro a cui pensare Anche adesso, tira fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e fa un sorrisino prima di cominciare a premere i testi.

-Che guardi Ari?- si volta verso di me e copre lo schermo con una mano.

-Niente! Figurati se mi metto a sbirciare i tuoi messaggi- ribatto.

-Allora girati dall'altra parte, mi dai fastidio-

Scuote la testa e i suoi riccioli biondi gli calano sugli occhi, li scosta e continua a digitare freneticamente il suo messaggio. Non è antipatico, ma è molto pieno di sé. Si vanta di continuo ed è arrogante.

Faccio un sospiro e mi volto dall'altra parte. Giulia sta concordando con la professoressa una data per recuperare il compito, dal momento che la settimana scorsa era assente. M'incanto a fissare i suoi capelli. Oggi li porta sciolti sulle spalle con una mollettina color argento sulla tempia. Leo è accanto a lei e continua a fissarla con occhi a forma di cuore.

-Scusa, ehi scusa!-  Matteo mi strattona ripetutamente.

-Cosa vuoi?-Le sue iridi azzurre mi fissano il collo.

- Cosa hai lì?- D'istinto tiro su il colletto del golf.

- Non sono affari tuoi-

-È stato il ragazzo della terza D, vero? Quello della foto?-

-Ho detto che non ti riguarda!- Le mie guance diventano color porpora. Avrei dovuto fare più attenzione e indossare qualcosa che potesse nascondere questo segno sul collo.

Matteo si passa una mano tra i riccioli biondi. -È per colpa sua che hai litigato con Giulia, vero?-

Non rispondo e continuo a fissare la parete davanti a me.

-Anche se non dici niente so tutto- Si mette comodo appoggiando la schiena sulla spalliera della sedia. -Voi donne siete formidabili. Prima amiche inseparabili, poi nemiche acerrime, e tutto nel giro di qualche ora!-

-Vuoi chiudere la bocca una buona volta?-

La professoressa d'italiano si congeda, lasciando il posto alla Giorgi e alle sue formule astruse. Il cambio dell'ora è sempre molto caotico. Tutti ne approfittano per alzarsi o parlare, e si crea una confusione pazzesca. Io vorrei semplicemente dileguarmi, e non dover ascoltare Matteo e i suoi sermoni.

-Peccato però. Sembravate davvero buone amiche- Niente da fare, non molla la presa.

-Lo eravamo- affermo.

Rivolgo lo sguardo dove siede Giulia. Da un lato vorrei andare da lei e gridarle di smetterla con questa ridicola farsa, vorrei scuoterla e abbracciarla forte, e dirle quanto mi manca. Vorrei chiederle perché non ha risposto alla mia lettera, e perché si è tolta la nostra collanina, quando avevamo promesso che non l'avremmo mai fatto, qualsiasi cosa fosse successa. Dall'altro sento ancora una fitta di gelosia, per quello che c'è stato tra lei e Riccardo, non sopporto l'idea che siano andati a letto insieme. Lo so, dovrei fidarmi del mio ragazzo, e smetterla di arrovellarmi con questi pensieri. La gelosia è una brutta bestia e io sto davvero giocando con il fuoco.

Matteo mi tira la manica del maglione. -Stai provando un nuovo metodo di telecinesi?-

-Cosa?-

-Credi che a forza di fissarla, Giulia possa girarsi oppure tornare a parlare con te?-

-Non sto fissando nessuno- Comincio a odiare Matteo. Avrei preferito restare al banco da sola per tutto l'anno scolastico piuttosto che dover sopportare questa tortura cinese.

-A me sembrava proprio di sì. Certo hai ragione, è una figa pazzesca, a volte m'incanto anche io a guardarla!-

La professoressa ci richiama all'ordine, e ci chiede di aprire il libro al nuovo capitolo. Matteo mi dice che ha dimenticato il suo a casa. Faccio un sospiro e sposto il mio al centro del banco. L'insegnante si gira verso la lavagna, dando le spalle alla classe.

Matteo sposa la sedia più vicino alla mia. -Sai cosa ti dico? Mi stai simpatica e voglio aiutarti-

Non ho mai conosciuto un tipo tanto tenace.

-Tu vuoi tornare a essere amica di Giulia, non è così?-
Annuisco distrattamente.

-Ma lei non vuole perché le hai rubato il ragazzo, giusto?-

Apro e chiudo la bocca senza emettere alcun suono. Come fa a essere così bene informato? Mi sta facendo innervosire.

-Lei ti sta evitando e tu invece vorresti chiarire. Ci stai male, e non sai qual è la cosa giusta da fare e bla bla bla...-

Gli lancio uno sguardo perplesso. -Chi ti ha detto tutte queste cose?-

Matteo si vanta. -Nessuno. Mi piace studiare i comportamenti delle persone, si capiscono un sacco di cose. Okay, diciamo che ti ho studiata un po' in questi giorni, sei un caso piuttosto interessante!-

-Un caso cosa ? -

- Non ti arrabbiare. Ho solo notato che ti sono successe veramente un sacco di cose...-

Per un attimo mi sento scoperta e esposta davanti a lui, come se potesse leggere nei miei pensieri e nella mia anima. Tutta questa sensibilità e schiettezza oltre che infastidirmi sta cominciando anche a spaventarmi.

L'insegnante finisce di scrivere l'equazione e ordina di risolverla in breve tempo. Prendo il quaderno ed il lapis e comincio il lavoro. Cerco di concentrarmi sul problema e non degnare di ascolto il mio fastidioso vicino.

Matteo mantiene un tono di voce soffuso, - Sabato andrò ad una festa -

Scuoto appena la testa, continuando a studiare i numeri sul mio foglio. - Bene! E io cosa c'entro? -

- Tu verrai con me, naturalmente.-

La matita mi cade dalle dita. -Perchè mai dovrei venire ad una festa con te?-

- Perchè ti ho appena invitata - dice semplicemente.

Porto i capelli dietro le orecchie. - Sono fidanzata, ricordi? -

Lui ridacchia, - No, no sei fuori strada! Non stavo pensando a quello...-

- Non vedo cosa ci sia di così divertente - rispondo infastidita. 

Lui manda indietro l'ennesimo riccio ribelle e sofferma gli occhi sui miei. - Sei carina, ma non sei il mio tipo, tranquilla. Ti ho invitata perchè ci sarà anche Giulia. -

- Giulia? -

- Esatto! Leo verrà alla festa insieme a lei. –  Vedendo la mia totale confusione, si sente in dovere di aggiungere:  - Coraggio Ari non farti spiegare tutto. E' semplice! Sarà un' occasione perfetta per parlarle, tra un bicchiere e l'altro, in un' atmosfera più rilassata...-

- Non credo sia una buona idea e poi questo fine settimana proprio non posso- butto la testa di nuovo sull' equazione.

Una festa non è l'occasione migliore per risolvere i nostri problemi e oltretutto sabato mio padre sarà di nuovo a casa e dovrò affrontare pure la situazione con lui. Non voglio chiedere di uscire per far tardi. Ho paura che se la prenda di nuovo con me e con mia madre. Poi c'è Riccardo. Non posso andare senza di lui, ma neanche posso presentarmi a chiarire con Giulia mano nella mano con la causa della nostra rottura.

- Non darmi risposte affrettate, pensaci ! – Matteo sorride compiaciuto della sua idea. Poi batte un gomito sul mio braccio, - Guarda lá! –

Seguo il suo indice verso Leo e Giulia intenti a risolvere il problema insieme.

- Non possono stare un attimo lontani quei due. Sarebbero proprio dei bei fidanzatini! – dice.

Questa volta sorrido anche io. A Matteo non sfugge proprio niente. Terminato l' esercizio, la professoressa ci mostra il corretto svolgimento e la soluzione, dopodiché continua la spiegazione fino al suono tanto atteso dell'intervallo.

Matteo si alza di scatto. Si precipita fuori dall'aula e fa una mezza scivolata prima di uscire dalla porta, dietro l'urlo di richiamo dell'insegnante. Ho la vaga impressione che sarà un lungo anno scolastico, nel caso dovessi rimanere ancora per molto tempo al suo fianco. Sto iniziando a credere che Leo sia una sorta di Santo sceso sulla terra tra i comuni mortali per averlo sopportato fino ad oggi.

Indugio davanti al mio tavolino. Giulia tira dritta senza voltarsi prima di uscire. Leo mi fa un cenno con la mano per poi raggiungere l'amica. Credo che all'indifferenza di Giulia non potrò mai farci l'abitudine.

Mi tuffo nello zaino a cercare una merendina, quando delle mani calde e sicure mi avvolgono la vita da dietro.

- Non sai quanto mi sei mancata, piccolina - Riccardo lascia che mi volti. - Come è andata la tua mattina? -

Il sorriso mi arriva da un' orecchio all'altro, - Ho rimediato uno stupendo otto a italiano. -

Lui mi prende il viso tra le mani e mi bacia dolcemente, – Fantastico! -

Il contatto con le sue labbra fa aumentare la temperatura corporea e come sempre battere il cuore alla velocità della luce. Sembra sia passata una vita dall'ultima volta che ha fatto questo gesto quando in realtà è stato solo ieri.

- Come stai? –

So che intende le ferite e non solo quelle fisiche. - Le cosce molto meglio. Questa mattina le ho sfasciate e i segni sono più chiari. - I miei occhi sono fermi sui suoi, - Per il resto sempre uguale. Mia madre è distrutta. Papà è partito e non si è fatto più sentire e io ho tanta paura per sabato quando tornerà... -

Riccardo mi stringe tra le sue braccia. -Questa volta ci sarò io con te. Non lascerò che ti metta nuovamente le mani addosso. -

- Sai, non sono riuscita a ritrovare il mio telefonino nè il computer. Non so dove possa averli cacciati, forse li ha con sè o li ha buttati. Ho setacciato tutta casa ieri sera. -

- Non preoccuparti. - Le sue mani sono leggere sui miei capelli. - Oggi andremo in centro a comprare un cellulare nuovo, okay? -

- Sarebbe magnifico! - faccio un gridolino, per tornare seria subito dopo. - Ma non credo di farcela con i miei risparmi...-

Riccardo mi allontana dal suo petto. - Sarà un mio regalo. -

Scuoto la testa, - Non devi, tu ...-

- Silenzio! - mi zittisce, - voglio che lo sia. Non sopporto l' idea che ogni volta che devo parlarti tu sia irraggiungibile e poi voglio che anche tu abbia la possibilità di chiamarmi in caso di bisogno. Non possiamo andare avanti così! – scivola le mani sui miei fianchi.

Annuisco convinta e lui mi bacia di nuovo.

- Ti passo a prendere alle tre. - Si stacca e il suo sguardo cade sul banco a fianco al mio. Prende tra le mani il tema del mio vicino. -Chi è Matteo? -

- Il mio nuovo compagno, ma per favore non parliamone. Ti scongiuro. Ho la testa che sta per esplodere da tutte le sue parole! - lo imploro.

- E' così tremendo? -

- In realtà no, non è tremendo. E' semplicemente esagitato e egocentrico e pieno di sé ! -

- E' il biondino sempre con il telefono in mano?-

- Già! –

A quanto pare anche Riccardo ha notato la passione tecnologica che lo distingue.

- Perchè è seduto vicino a te? - Nella sua voce percepisco una nota di gelosia, ma forse mi sto solo sbagliando.

- Ha scambiato posto con Giulia. Lei adesso è vicino a Leo e io accanto a questo, questo...- Non trovo nessun aggettivo congruo per descriverlo e sbuffo un semplice: - Uff! -

- Tu e Giulia non vi siete riparlate, neanche un saluto o qualcosa di simile?-

Abbasso appena lo sguardo. - Niente. Conosco Giulia più di chiunque altro e non credo ci riavvicineremo mai . -

Riccardo mi prende la mano, - Mai dire mai – dice, - Coraggio  accompagnami fuori. Ho bisogno di fumare una sigaretta. -

Mi lascio trascinare fino in cortile. Marcello sta fumando in un angolino dietro una colonna e quando mi vede inizia a seguirmi con lo sguardo. Mi sento i suoi occhi scuri incollati addosso mentre vado a sedermi sulle scalinate esterne al fianco di Riccardo.

Il senso di colpa per come sono andate le cose è piuttosto presente. In fondo lui è stato ospitale. Mi ha aiutata ed è stato ripagato solo con una scarica di botte. L'unica cosa che allevia un pò la mia pena è il suo comportamento. Arrogante e saccente. Ogni volta che si rivolge a me è solo capace di ferirmi e mettermi in testa mille dubbi e timori.

Riccardo si accorge che sto fissando Marcello e borbotta: - Va tutto bene, lascialo perdere. – mi gira la testa e mi bacia.

Quando abbandono le dolci labbra di Riccardo, il mio ex fidanzato non c'è più.

Al suono della campanella rientriamo. Siamo sul corridoio che porta alla nostra sezione, quando vediamo uscire dai bagni femminili Rebecca tutta pimpante a braccetto con Giulia. Io spalanco la bocca incredula e abbandono le braccia penzoloni lungo il busto.

Riccardo si intirizzisce al mio fianco.
Loro due? Insieme?

Non è possibile.
Si odiano. Non può essere vero...

- A oggi cara. Ci vediamo a casa mia. Puntuale, mi raccomando! - La voce di Rebecca supera qualsiasi altro schiamazzo presente nell'ambiente.

Giulia si gira e mi guarda con un espressione strana, indecifrabile. Poi entra in classe. Rebecca ondeggia i fianchi, venendoci incontro e mi rivolge un falsissimo sorriso. Le mie mani pizzicano dalla voglia di prendere a ceffoni quel suo odioso visino angelico.

Lei da vera e propria donna di mondo passa oltre e, prima di entrare in aula, guarda Riccardo. – Serio andiamo! La lezione sta per iniziare. - Ancheggia e si gira di nuovo, questa volta verso di me. – Complimenti Arianna! Vedo che hai perdonato velocemente il tradimento del tuo fidanzato! –

Si riferisce alla notte dell'occupazione, quando l'ho trovata avvinghiata tra le braccia di Riccardo. I miei piedi scattano involontariamente verso di lei .

Riccardo mi frena, trattenendomi  per la vita, – Piccola lasciala perdere – sussurra, - Vieni qui e abbracciami. Non ne vale la pena. -

Io lo assecondo e mi abbandono al calore del suo corpo. - Giulia non poteva fare mossa peggiore per ferirmi. Lei e quella vipera di Rebecca a braccetto. Non posso pensare che adesso escano insieme - Una lacrima scende sul mio zigomo. -Mi odia, lo so...-

Riccardo mi culla  dolcemente. -Shh...- Il suo respiro è un soffio tra i miei capelli. -Passerà, passerà...-

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