CAP XLII Di te non ne avró mai abbastanza...
-Togliti i jeans!-
-Non puoi dirmi quello che devo fare- ribatto, - e poi io mi vergogno!-
Riccardo sorride dolcemente. -Ma se ti ho vista completamente nuda. Non dirmi che adesso ti imbarazzi per così poco?-
Scuoto la testa decisa e incrocio le braccia al petto. La stanza è immersa nella penombra. Solo la lampada sulla scrivania è accesa e illumina i nostri libri aperti.
-Non fare storie, non sei una bambina. Togliti i jeans, altrimenti lo farò io...-
-Lo faccio da sola!- sbuffo, sganciando i bottoni sotto i suoi occhi attenti. Lascio che i pantaloni scendano lungo le mie gambe, fino a terra. Li sfilo e li poso sul letto. Per fortuna il maglione che indosso mi arriva a metà coscia. Mi sento meno esposta al suo sguardo.
-Adesso stenditi- Gli occhi di Riccardo fissano i miei piedi. Poi scendono sulle gambe e si fanno più scuri. -Ho detto sdraiati!-
Mi metto seduta sul bordo del letto e mi stendo sulla schiena, puntando i gomiti sul materasso.
-Lascia andare quelle braccia!-
-No. Così sono più comoda!- mi impunto.
-No che non lo sei. Devi rilassarti, altrimenti io non riesco!- Stendo le braccia e poggio la testa sopra il cuscino.
Riccardo sembra finalmente soddisfatto. -Così è perfetto! Bene. Adesso chiudi gli occhi e rilassati-
Lo assecondo e lui s'inginocchia sul pavimento, posa le labbra sulle mie cosce, a pochi millimetri dalle ferite, soffia prima a destra e poi a sinistra. Il suo respiro è fresco e mi dà sollievo. Ma non riesco a rilassarmi, non se tiene la sua bocca così vicina alla mia pelle.
-All'inizio sentirai un leggero fastidio, ma tranquilla, è solo questione di un paio di minuti-
Lo sento spremere un tubetto di crema e poi avverto le sue mani sulle mie cosce che si muovo in piccoli cerchi concentrici. Una sostanza appiccicosa e oleosa penetra dentro le ferite e mi brucia la carne. Gemo dal dolore.
-Non posso credere che tuo padre ti abbia messo le mani addosso- dice lui.
-Non lo ha mai fatto, ieri è stata la prima volta-
-Non permetterò che accada di nuovo. Ci sarò io a proteggerti!-
Pian piano apro gli occhi e guardo Riccardo che con grande delicatezza continua a spalmare la crema sulle mie cosce. Sento un brivido dietro la nuca.
-Tua madre come sta?- chiede. -Ancora sotto shock-.
Rivedo i suoi occhi, tristi e assenti. Gli occhi di una donna lacerata dal dispiacere. Una donna che si è resa conto che al suo fianco non c'è più la persona che ha sposato, ma un uomo cattivo, una bestia priva di sensibilità e amore. Riccardo si accorge della mia tristezza persa e mi riporta al presente. -Che tipo è tua madre? Parlami di lei- continua far scivolare le sue dita sulla mia pelle lacerata.
-È in gamba. Parliamo tanto, le racconto quasi tutto-.
-Sa anche di noi?-
Sorrido. «Già».
Lui ricambia il sorriso e fa scivolare le mani più in alto, fino all'elastico delle mie mutandine. Socchiudo le palpebre e faccio un respiro profondo.
-Non sai quanto male mi ha fatto vederti a casa di Marcello. È stato orribile scoprire che avevi dormito da lui, che ti è stato vicino tutta la notte. Stavo per impazzire-
-Mi ha solo aiutata- Ho il fiato corto e non riesco a dire nient'altro perché l'elastico dei miei slip si solleva.
-Marcello avrebbe potuto approfittarsi della situazione e di te...- Le mani di Riccardo scivolano lentamente sul mio inguine, facendomi rabbrividire. -Tu sei mia. Solo e soltanto mia-. I suoi occhi non abbandonano i miei neanche per un istante mentre si protende verso di me. -Promettimi che non succederà più, che non avrai più a che fare con lui- Si piega su di me, e mi costringe ad aprire le gambe, poi poggia il suo bacino contro il mio.
-Te lo prometto- sussurro con un filo di voce, mentre il mio corpo è scosso da un brivido continuo. Lui allontana le mani dal mio inguine e torna a massaggiare le mie cosce, lasciandomi senza fiato. -Tu ieri sera dove sei stato?- riesco a dire non appena riprendo il controllo della mia voce. -Fuori con mio zio-
-Fuori dove?- Le parole escono da sole, non riesco a frenarle.
-In istituto, a trovare Marie- Il suo volto si incupisce e io mi sento una cretina. Non avrei dovuto chiederglielo.
-Se non ti va di parlarne, non importa- cerco di rimediare.
Lui abbassa gli occhi. -Meglio di no. Non adesso...-torna a guardarmi e le fossette ai lati della bocca sottolineano il suo sorriso malizioso. Mi fascia le cosce con una garza leggera. -Questo unguento lo prepara Jo. Aiuta la cicatrizzazione, vedrai che domani andrà già meglio-
-Ti devo un favore- sospiro.
Lui si avvicina a me. -Hai ragione. Per esempio, potresti finire una cosa che abbiamo lasciato in sospeso...- Le sue labbra s'increspano di nuovo.
Ho il cuore in gola e non riesco a rispondere; so a cosa si riferisce. -Sai, non sopporto le cose lasciate a metà...-
-Non so di cosa tu stia parlando...» cerco di fare la vaga, ma la mia voce tradisce l'emozione.
-Vediamo, potrei darti un piccolo aiuto- mi prende dolcemente la mano e continuando a guardarmi negli occhi la poggia sul cavallo dei jeans. -Vuoi un secondo aiuto?- mi chiede con voce roca. Mi sento quasi morire mentre Riccardo spinge la mia mano contro il centro dei suoi pantaloni. -Vuoi un terzo aiuto?- domanda ancora, sbottonandosi i jeans e infilando la mia mano nei boxer.
Sono completamente soggiogata dal suo sguardo e dalla sua voce. Sentire la sua eccitazione mi sconvolge e mi lusinga. Chiudo gli occhi e seguo i movimenti della sua mano. Improvvisamente nella mia testa riecheggiano le parole di Marcello. Hanno la forma di piccoli demoni che danzano tra lingue di fuoco e mi bruciano dentro. Riccardo, il playboy, Riccardo che tiene un elenco delle ragazze con cui è andato a letto. Vedo lui e Giulia avvinghiati. I loro corpi sudati, le loro bocche unite.
Sto per impazzire! Basta!
Non posso permettere che questi demoni prendano il sopravvento su di me.
Riccardo, ora, è mio e io sono la sua unica donna. Tutto quello che è successo prima, non conta niente. Voglio godermi questo momento, scoprire come posso dargli piacere, come posso sentirmi ancora più sua, condividendo con lui la mia intimità. Mi lascio guidare dall'istinto e dall'amore che sento per Riccardo, spazzo via i pregiudizi e dimentico il mio imbarazzo.
Mi dedico a lui, è scopro quanto può essere bello dare piacere al ragazzo che amo. Sentirlo pronunciare il mio nome mentre arriva al culmine del piacere e poi stringermi forte a sé e baciarmi con immensa dolcezza.
Dopo restiamo in silenzio, mentre i nostri corpi riposano e ritrovano il ritmo della quiete. Riccardo mi bacia sugli occhi, e poi va a farsi la doccia. Io mi alzo e vado alla finestra. Accosto una guancia al vetro freddo e con lo sguardo seguo l'uomo che passeggia in giardino. È alto, calvo e avvolto in un cappotto di lana. Si porta alla bocca una sigaretta con un movimento simile a quello di Riccardo. Sorrido mentre immagino che con tutta probabilità si tratti di suo zio. Sento scorrere l'acqua della doccia e immagino Riccardo, nudo, sotto al getto. I muscoli tesi del torace e delle cosce, le labbra carnose, i capelli bagnati. Immaginarlo così mi scatena pensieri lussuriosi. Cerco di pensare ad altro e decido di riordinare i miei libri abbandonati sulla scrivania.
L'idea iniziale, in effetti, era ripassare la grammatica latina, così da potermi presentare volontaria e recuperare l'insufficienza. In realtà abbiamo studiato ben poco.
Mi piego per riporre i libri nello zainetto e il mio sguardo si ferma su uno dei cassetti. Sento di nuovo le parole di Marcello: il secondo cassetto a destra. Sfioro la maniglia, indecisa. Una parte di me vorrebbe aprirlo per scoprire se quella la maledetta lista esiste veramente, l'altra mi dice che se lo faccio sono una stupida, e rischio di compromettere per sempre il mio rapporto con Riccardo. Indugio con la mano sulla superficie liscia. Ho promesso a Riccardo di fidarmi di lui. Se apro questo cassetto, la mia promessa non avrà più alcun valore. La voce di Marcello mi rimbomba nella testa. La tentazione è forte e irresistibile. Al diavolo, devo sapere. Proprio mentre tiro verso di me la maniglia, il rumore dell'acqua cessa e sento la porta del bagno aprirsi. Richiudo di scatto il cassetto e torno alla finestra.
Riccardo entra nella stanza avvolto in un accappatoio blu scuro. I capelli bagnati e spettinati. Ho il cuore che batte all'impazzata, stava per scoprirmi. Giuro a me stessa che non farò più una sciocchezza simile. Mi guarda e le sue labbra si aprono in un sorriso. Lentamente si avvicina e mi avvolge in un abbraccio. Il suo corpo umido profuma di bagnoschiuma e io mi abbandono tra le sue braccia. Sollevo il viso e cerco le sue labbra morbide. Finalmente dimentico tutto il resto. Ci siamo solo io e lui e i nostri corpi che si attraggono.
Riccardo avvicina il suo bacino al mio e sento di nuovo la sua eccitazione. -Ancora?- spalanco gli occhi. Lui rovescia la testa indietro e ride: -È tutta colpa tua...- Mi spinge di nuovo sul letto. -Di te, piccola, non ne avrò mai abbastanza...-
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