CAP. XL Latte caldo e miele

Scendo dalla sella e passo il casco al mio centauro preferito.

- Sicura che non vuoi che entri con te ?-

- No, altrimenti mio padre credo che ci ucciderá ad entrambi! -

- ok come vuoi tu...- Riccardo sorride e si avvicina appena al mio orecchio. - Se tuo padre sapesse come sua figlia riesce a farmi impazzire, allora forse sì che ci farebbe secchi!-

Arrossisco alla sua allusione e balbetto: - adesso è meglio che io vada -

Ci salutiamo con un dolcissimo bacio. Raggiungo l'atrio e mi volto indietro a guardare Riccardo scomparire, piegato sulla sua potente Honda.

Suono alla porta.
Nessuno viene ad aprire.
Suono una seconda volta.
Niente.

Inizio a spazientirmi e mi attacco al campanello fin quando non sento le ciabatte di mia mamma avvicinarsi lentamente.

- Tesoro -

- Mamma - mi getto d'istinto ad abbracciarla.

Lei ricambia debolmente il mio slancio.

- Ma ...- apro e chiudo gli occhi, - ma cosa hai...- porto le mani davanti alla bocca, non riesco proprio a credere a quello che vedo.
Il volto di mia madre è completamente tumefatto. Dal sopracciglio destro le cola del sangue scuro e anche dal naso. Un grosso ematoma prende campo sopra al suo zigomo.

- Tuo padre...- biascica.

- Papà?- continuò ad osservarla la stordita.

Mia madre non risponde e inizia a singhiozzare.

- Papà ti ha fatto questo?-

Entro in casa, sorreggendola fino al divano.
La faccio sdraiare e mi butto in ginocchio affianco a lei.

- Voglio sapere cosa è successo! -

- Tuo padre...- non dice altro. E' completamente sotto shock.

- Papà...- la rabbia crescere dentro di me, - come ha potuto? -

Non avrei mai pensato che mio padre fosse in grado di arrivare a tanto. Non è stato il papà presente e affettuoso che fin da piccoli tutti desiderano, ma nonostante le sue assenze, i silenzi e le proibizioni, non è mai giunto alle mani,  almeno fino ad oggi.

- È colpa mia vero? -

- No tesoro mio - fa per alzarsi ma ricade piangendo, - non dire così ti scongiuro -

- Sì che lo è! Se solo non mi avesse visto questo dannato segno - tiro il colletto della maglietta, scoprendo il succhiotto lasciato dalle labbra colpevoli di Riccardo, - e se non fossi mai fuggita dalla mia camera, sono solo una stupida!-

- Tesoro, sono stata io a farti scappare via, un padre non può chiudere a chiave in camera la propria figlia...-

- E non può picchiare la propria donna - termino con decisione.

Corro alla cassetta del pronto soccorso a prendere il ghiaccio e il cotone. - Dove è andato adesso?-

- È uscito, era fuori di sè, completamente!-

Mia madre si lascia tamponare le ferite. Il taglio al sopracciglio non vuole saperne di risarcire.

- Forse dobbiamo andare in ospedale a mettere dei punti -

- No, non andremo da nessuna parte. Adesso il sangue si ferma, non preoccuparti -

Mamma mi prende le garze dalle mani e mantiene tamponato per qualche minuto. Per fortuna lo stillicidio si arresta.

- Vieni qua, tesoro - mi fa posto sul divano, - fatti stringere... -

Faccio come dice e, distesa tra le sue calde braccia, ritrovo un pò di tranquillità.

- Quel ragazzo, quello che è venuto a prenderti con la moto, c'era anche lui stanotte a scuola non è vero? -

- Già -

- È una cosa seria?-

Vorrei dire che è la cosa più seria che abbia mai provato, quella più forte e sconvolgente, ma mi limito a trattenere il fiato e annuire.

- Come si chiama? -

- Riccardo -

- Solo da come pronunci il suo nome si capisce che sei innamorata - mi abbraccia forte, - spero che anche lui lo sia della mia bambina e non ti faccia soffrire mai..-

Sospiro e lascio che mi accarezzi i capelli.

- Anche io sono stata innamorata alla tua età - sorride, - lui era più grande di me. Aveva due occhi neri come la pece e l'aspetto da bravo ragazzo. Portava sempre una fascia tra i capelli ed era molto popolare con le ragazze. Ci siamo conosciuti ad una festa, è stato amore a prima vista...-

- Tu sei stata fidanzata prima di papà?-

- Certo che lo sono stata - ride di gusto, - anche io ho avuto sedici anni, tesoro!-

- E poi come è andata ?- chiedo curiosa.

- Finito il liceo le nostre strade si sono divise. Lui è partito per la Spagna in Erasmus ed io ho conosciuto tuo padre...-

- Non vi siete più visti? - domando.

- Una sola volta - con lo sguardo vaga nel vuoto. Forse sta ricordando qualcosa di bello perchè la sua bocca lascia trasparire un lieve sorriso. - È stata la sera più romantica della mia vita. Mi ha portata a cena fuori e poi a ballare. Abbiamo passato la notte insieme, la mattina dopo l'ho accompagnato all'aeroporto ed ha preso l'aereo per Barcellona. Da quel giorno non ci siamo visti più. -

- Che addio struggente! - mi rattristo, - e ti manca? Cioè vorresti sapere dov'è e cosa fa? -

Gli occhi di mia madre brillano. - Mi hanno detto che si è sposato e ha due figli e...si mi manca, ma forse è stato meglio così...certi eventi capitano e non possiamo farci molto purtroppo...-

E' vero. Certe situazioni accadono senza il nostro volere e siamo costretti ad affrontarle e a viverle.

- Non ti sei pentita di averlo lasciato andare via?-

Non risponde subito. Ci pensa un attimo.

- Credo che non abbia molto senso oggi avere dei rimpianti. In quel momento non me la sono sentita di mandare all'aria il matrimonio imminente con tuo padre - fa un respiro profondo, - poi qualche mese dopo sei nata tu e hai occupato quasi tutto il mio cuore..-

Le mollo un bacio sulla guancia stringendola e stando attenta a non farle male alle ferite.

- È quel quasi che mi preoccupa...- la prendo in giro.

- Colpita e affondata! - scherza, - in effetti un grande amore non si dimentica mai - poi porta l'indice davanti al naso, - ma non dirlo a tuo padre mi raccomando...non sa assolutamente niente di tutto questo! Sarà il nostro segreto ok? -

- Oh certo! Sarò muta come un pesce! -

Per un attimo penso a me e Riccardo. Non so come andrà la nostra storia. Quando saremo adulti staremo ancora insieme? E come sarà la nostra vita? Mi farà battere il cuore come adesso?

Resto tutto il pomeriggio in compagnia di mia mamma. I suoi tagli hanno cessato di sanguinare e l'ematoma sullo zigomo si sta sgonfiando. Approfitto della giornata per studiare le materie del giorno seguente.
Domani l'occupazione sarà terminata e i professori saranno più agguerriti che mai.

Di mio padre nessuna traccia, così come del cellulare e del mio computer che avrà nascosto chissà dove.

Sono le venti quando la porta principale si apre e chiude in un tonfo sordo. Sobbalziamo.
Io sulla sedia davanti al tomo di latino e mia madre sul divano.

Papà fa capolino in salotto. E' stravolto, occhiaie violacee circondano i suoi occhi.
Non l'ho mai visto così. Nessuno fiata nella stanza e nell'aria la tensione si taglia a fette.

Lui rivolge lo sguardo verso mia madre. Sembra compassionevole.
Forse si sta rendendo conto di ciò che ha fatto. O forse è solo una mia idea.

Poi i suoi passi deviano verso di me.

Vedo avanzare un mostro.
Un fottuto mostro irriconoscibile.
E' un attimo e mi ritrovo le sue cinque dita precise spalmate sulla faccia.

Mia mamma si alza e barcolla verso di lui. - Domenico, non toccarla!-

Mio padre però non si pronuncia.
Stringe forte i pugni ed io chiudo gli occhi. Sento che sta per scagliarsi contro di me.
Mi copro con le braccia e aspetto un' altra sberla. Ma non arriva.

- Sei una stupida adolescente viziata -

Faccio un respiro profondo e ascolto il cuore mettersi in moto a mille all'ora. Le mie gambe indietreggiano mentre il mocassino destro di mio padre batte a terra colpi sordi.

- ...e ti serve una lezione - sibila.

Poi tutto accade velocemente.
Lo vedo togliersi la cintola dai pantaloni e fare due passi verso di me, sbattendola tra le mani.
Che intenzioni ha?
Vuole picchiarmi?
Con quella?

Non faccio in tempo neanche a iniziare a tremare che lui lancia la cintura in alto e la abbassa di colpo sulla mia gamba.
Urlo di dolore.
Il cuoio arriva sulla mia pelle e brucia fin dentro alle ossa.

Mia mamma si avventa contro il braccio di mio padre, ma lui la respinge.

- Fatti da parte, le insegnerò io come ci si comporta!- grida.

Mamma cade sul pavimento e non ha la forza per alzarsi. - Non farle del male, Domenico, non farle del make! -

Le frustate diventano due e poi tre e poi quattro. E' la sofferenza fisica più grossa della mia vita. Non ho mai visto gli occhi di mio padre così seri e arrabbiati. Sono letteralmente iniettati di sangue. Le sue rughe sono accentuate e la sua bocca incrinata in una smorfia di disprezzo.

Mi alzo dalla sedia. Lui è dietro di me.

Mamma urla disperata il mio nome e quello del marito. Inciampo, mi ritiro sú e inizio a correre. Fa un male cane, ma corro.
Mi fiondo verso il portone principale e scappo sbattendo la porta. Mi concedo un sospiro di sollievo solo molti metri dopo, sulla strada che costeggia il parco, quando sono certa che il pericolo è scampato e la furia di mio padre non mi ha seguita.

Rallento il passo e cerco di non concentrarmi sul bruciore sulle cosce. Sono allibita dalla violenza di mio padre e impiego un bel po' di tempo per riprendere fiato e coscienza.

Piano piano mi rendo conto che sono da sola e la notte sta calando, accompagnata da un leggero vento freddo. Non ho la minima intenzione di tornare indietro.

Penso a mia madre e al fatto che l'ho lasciata da sola con la controfigura di un marito modello, ma ho troppa paura a tornare indietro. Troppa.

Alla mia destra c'è l' abitazione di Giulia.
Le persiane sono tutte chiuse e non riesco a vedere nessuna luce all'interno. Quanto vorrei che tra noi non ci fossero stati malintesi. In questo momento mi manca più dell'aria che respiro. Desidererei abbracciarla e raccontarle quello che mi è successo, farmi accogliere e consolare. Una sua parola, un suo gesto lo pagherei più dell'oro colato.

Mi avvicino cauta al vialetto e, con le mani che tremano, provo a suonare il campanello.
Squilla a vuoto, nessuno viene ad aprire la porta.

Indietreggio delusa e riprendo a camminare sul ciglio della strada. Decido di andare a casa di Riccardo, anche se a piedi ci vorrà una buona mezzora, ma tanto ho tutta la notte di fronte e non sarà qualche metro a fermarmi.

Mentre cammino sento la testa scoppiare e il fiato scarseggiare. La tristezza e il dolore si fanno largo dentro di me. Poi la visione della villettina del mio fidanzato mi fa risalire l'umore. Un piccolissimo sorriso mi spunta in faccia. Finalmente potrò abbracciare il mio amore e stringerlo forte.

Ho un disperato bisogno di affetto.
Mi sento sola.
Mi sento persa.

Entro dal cancellino e mi fiondo sul campanello.

Una, due, tre volte.
Niente.
Non risponde nessuno neanche qui.

Il sorriso sul mio viso lentamente scompare.

E adesso che faccio?
Dove vado?

Noto che la moto di Riccardo è posteggiata esattamente di fronte al giardino.

Forse allora non è andato lontano, magari è solo uscito a fare due passi.

Dove sei?
Ho bisogno di te...

Il buio si fa più fitto e il freddo comincia a pungere la pelle. Ho indosso solo la maglietta dei Nirvana di Riccardo e un golf di cotone grosso con il cappuccio. Lo tiro sú e mi siedo sugli scalini. Cerco di scaldarmi strofinando le mani sulle braccia.

Le coscie pulsano di dolore e la testa ciondola in avanti per la stanchezza. Mi sdraio distesa sul pianerottolo e aspetto. Prima o poi Riccardo tornerà.

Sento gli occhi pesanti e piano piano il mondo dei sogni mi accoglie tra le sue braccia.

Non so quanto tempo sia passato quando dei passi si avvicinano a me e una mano mi tasta la fronte.
- Ma cosa ci fai qua? Ma tu scotti, hai la febbre...-

Farnetico qualche parola senza senso.

- Stai vaneggiando -

Un paio di braccia maschili mi sollevano. - Andiamo dentro non puoi restare qui-

Mi lascio trasportare, cercando di capire dove sono, chi sono e cosa ci faccio arricciata in un gomitolo al freddo. Poi percepisco il calore di un' abitazione e la superficie morbida di un divano.

Vi affondo dolcemente.
Tremo e sento due voci agitate in lontananza.

- Prepara del ghiaccio -

- Sali a prendere un antipiretico -

- Corri sta bollendo...-

- Aggiustale il cuscino-

Le parole si mischiano nel mio cervello.

- Riccardo..- sospiro - Riccardo..-

- Shhh, non parlare, stai tranquilla -

Focalizzo lo sguardo sulla figura confusa di fronte e non incontro gli occhi verdi dei quali sono follemente innamorata, ma delle iridi molto scure.

- Dove sono? E tu chi sei ? -

Lo sguardo e la figura che si occupa della mia persona è familiare. A questa si affianca una donna con molti bracciali. Mi porge un bicchiere e una compressa, che mando giù senza neanche rendermene conto.

La signora sistema delle pezze bagnate sulla mia fronte e io comincio a vederci sempre più sfuocato. Il nome di Riccardo è sulle mie labbra , mentre nella mia mente scorre ancora e ancora l'immagine di mio padre con la cintura tra le mani.

Mi scoppia la testa.
Le urla di mamma. La corsa folle. Lo sfinimento totale. Il freddo.

Tutti questi fattori si accavallano, sfrecciando da un lato all'altro del cervello. Mi sento soffocare.

-Nooo !!!  - mi alzo di scatto, scossa dai brividi.

-  Ci sono io, tranquilla...-

Mani grandi accarezzano i miei capelli, ma non è il tocco di Riccardo. Lo riconosco non è lui.

- Dove sei? Dove sei? - lo cerco a destra e sinistra.

Il ragazzo mi sistema una coperta addosso e si mette seduto vicino a me. Mi stringe la mano.

- Calmati, non sei sola ci sono io con te...-

La sua voce è un eco lontano.
E lentamente si fa impercettibile.

- Ci sono io...io...io...io...io........-

Crollo nel sonno più totale cullata da quelle sillabe rassicuranti. Mi lascio andare completamente esausta.Non mi pongo altre domande.Stacco la spina e mi abbandono sfinita.

Non so minimamente che ore siano quando balzo seduta sul divano con gli occhi sbarrati e in una pozza di sudore. Mi guardo intorno, cercando di capire dove mi trovi e cosa sia successo. Non sono a casa mia, non sono nel mio letto, questo è chiaro. La stanza è buia e c'è qualcuno che russa, dentro ad una coperta di lana, raggomitolato sopra al tappeto.

Mi sporgo dal divano e guardo giù.

Alzo il lembo della coperta e caccio un urlo: - Marcelloooo!!!-

Lui si sveglia di colpo e si mette dritto in piedi.
Il mio cuore martella all'impazzata.

Appena i nostri respiri si regolarizzano il mio ex torna a sedersi.

- Che spavento! - preme una mano sul torace.

- Cosa ci faccio qui?-

- Non ricordi niente?-

Ho solo qualche immagine vaga. - Stavo cercando Riccardo...-

- E ti sei addormentata davanti alla porta di casa sua al freddo - termina lui la mia frase.

Provo ad alzarmi, guardandomi intorno completamente disorientata.

- Avevi la febbre molto alta, io e mia madre ti abbiamo portato qui, adesso come stai? -

- Sto ben... - ma non finisco la frase che una fitta di dolore lancinante mi colpisce le cosce, - Ahia!-

- Che succede ? -

Di colpo ricordo tutto.
Le frustate di mio padre e la fuga.

- Niente, devo solo andare in bagno-

Marcello mi aiuta a scendere ed io mi sorreggo alla sua spalla, zoppicando.

- Hai intenzione di entrare insieme a me?-

E' sull'uscio con le braccia incrociate. - Non sarebbe una cattiva idea -

Non ho neanche la forza per ribattere.
Entro e gli sbatto la porta in faccia.
Me ne pento subito dopo.
Infondo in questa occasione mi ha aiutata e se non fosse stato per lui adesso sarei sicuramente in ospedale.

Mi abbasso i pantaloni, sulle mie cosce ci sono quattro profondi e inquietanti solchi rossi.
Due a destra e due a sinistra, prove inequivocabili della violenza furiosa di mio padre. Bruciano da morire.

Torno in salotto.

Marcello esce dalla cucina. - Prendine un pò, ti farà bene- mi porge del latte caldo con il miele.

- Come mai tutta questa gentilezza? - prendo il bicchiere bollente tra le mani.

- Mi sto solo occupando di te -

Ne bevo un sorso. - Perché lo fai? Due giorni fa mi hai sputato addosso tutto il tuo disprezzo...-

Lui non risponde. Si gratta la testa e si sdraia di nuovo sul tappeto. - Dormiamo un altro paio di ore - tira sopra il mento la coperta, - è ancora troppo presto -

- Non hai risposto alla mia domanda -

Il latte caldo scende e riscalda la mia gola e fino allo stomaco. Il miele mi fa pensare al sapore di Riccardo e ai suoi baci.

Gli occhi di Marcello incrociano i miei. - Non volevo avere un corpo sulla coscienza, ti ho vista mentre rientravo dagli allenamenti e mi hai fatto pena -

È già Marcello abita proprio di fronte a Riccardo. Conclusione: il mio fidanzato e il mio ex vicini di casa! Ottimo!

- Tu, piuttosto, cosa ci facevi lí fuori?-

- Io preferisco non parlarne - poso a terra il bicchiere quasi vuoto.

- Cosa c'è il tuo boy si è già stancato dei tuoi bacetti pudici? -

- Tu non sai niente! - il mio respiro si fa più veloce.

- Sul serio vuoi farmi credere che il gran conquistatore si accontenta dei tuoi semplici bacetti? Ma dai! in quale pianeta credi che io viva, bellezza? Quello di Biancaneve? -

Le sue parole mi feriscono profondamente.

- Riccardo non è un grande conquistatore, lui non è così..-

Marcello ride più forte. - Davvero pensi che lui si accontenti della tua purezza? Lui vuole portarti a letto, ecco cosa vuole! Sai che soddisfazione farsi una verginella! -

Ancora questa parola.
Ancora questa sfrontatezza.

- Non è vero! Taci!-

-E quando lo avrà fatto sarai solo un' altra da aggiungere alla Lista!- sputa fuori con sarcasmo.

- La Lista?- balbetto

- Ovvio, la "Lista delle scopate". Me l'ha fatta vedere lui stesso e posso dirti anche dove si trova. Secondo cassetto a destra della sua scrivania. Un' intera pagina con i nomi delle ragazze che si è spupazzato a letto. E tu sei solo un' altra da inserire...-

- Non è così, tu Riccardo non lo conosci veramente. Nessuno lo conosce... -

- E vuoi farmi credere che tu sai tutto di lui? In genere queste sono cose che non si raccontano alle fidanzatine sai...-

Falsità.
So che sta parlando accecato dalla rabbia. Vuole vendicarsi e ferirmi.

- Riccardo è innamorato di me e insieme supereremo gli ostacoli, passeremo oltre a tutto anche alle persone che vogliono farci del male...le persone come te!-

Marcello si libera della coperta e viene a sedersi vicino a me. - Perché il tuo eroe non c'era ieri sera? Dove si era cacciato? -

Io non ho risposte.

- Riccardo non è il tipo che credi, lui è bugiardo  e inaffidabile! In amicizia e in amore dammi retta - conclude Marcello.

- Perché mi fai questo ? Perché mi dici tutte queste brutte cose? Io non ti ho chiesto di salvarmi, dovevi lasciarmi là fuori a morire dal freddo...non dovevi aiutarmi! Non a questo prezzo! -

- Bellezza, perchè non lo capisci, lui ti farà solo del male invece io...con me sarebbe diverso! Io ti penso sempre, per me esisti solo tu. Sei la mia fissa, la mia droga. Non sai quanto male mi fai ogni volta che ti vedo con quello, con quella razza di ...-

Lo blocco, tappandogli la bocca. - Non dire un' altra parola su Riccardo. Lui è la mia vita e io voglio stare con lui - stringo forte il mio palmo contro le sue labbra.

Marcello abbassa lo sguardo e chiude gli occhi.

- Mi dispiace che tra noi sia finita così male, ma non ti azzardare mai più a giudicare il mio amore per Riccardo. Lui è la persona più speciale che abbia mai conosciuto e quello che dici per me non conta assolutamente niente- libero la mano dalla sua bocca e mi getto distesa sul divano. - E adesso dormiamo sono veramente stanca!-

Marcello sbuffa e appoggia la testa sul cuscino. - Come vuoi, libera di farti del male con le tue stesse mani - alza le gambe sul poggiapiedi di fronte - e comunque, l'ultima ragazza registrata su quella lista è la tua amichetta Giulia...l'ho visto con i miei occhi! - detto questo chiude le palpebre e torna a russare.

Ed io resto senza parole.
Fino alle prime luci dell'alba rimugino.
So che non devo credere a Marcello. Devo fidarmi di Riccardo perché è la mia vita. Lui mi ha rivelato cose molto importanti di sè, cose che non ha mai raccontato a nessuno, ma i dubbi fanno capolino come piccoli diavoletti.

Effettivamente del suo passato sentimentale non conosco niente.
E se avesse davvero una Lista?
E se io fossi solo una delle tante?

Non posso credere che sia così, ma supponiamo che la Lista esista davvero, il nome di Giulia non dovrebbe esserci.
Marcello si è inventato tutto. Loro non sono mai stati insieme, non fino a quel punto; me lo ha detto Riccardo de io credo al mio amore. Devo crederci.

Però una Lista...
Riccardo e una Lista..
Non è vero, non ci credo...

Diamine, perchè non può essere tutto più semplice?

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