CAP. XCVII Giulia e la veritá delle veritá

Giulia

- Ecco a te, questi sono i risultati delle analisi ormonali che hai fatto - il dott. Rizzo mi porge il foglio senza accantonare quel suo smagliante sorriso bianco da copertina di rotocalco, - i valori rientrano tutti nei range ottimali! -

Fisso la carta senza capire un accidente dei numeri e delle diciture.

Il medico vedendo la mia perplessità si schiarisce la voce, - Sicuramente il tuo ciclo mestruale ha subito un ritardo dovuto al fattore stress, come capita nella maggior parte dei casi! - I suoi occhi magnetici si posano sui miei, - tuttavia se hai una vita sessualmente attiva e vuoi essere più tranquilla, ti consiglio di iniziare l'assunzione della pillola, adesso mi hai detto che sei al secondo giorno di mestruazioni, dunque, dovrai aspettare il primo giorno del mese successivo e per acquistare la confezione in farmacia potrai utilizzare questa ricetta - mi porge un foglio rosso e bianco, che infilo subito in tasca. - Certo! - si gratta la testa, - se tutto questo lo facessi sotto la sorveglianza di un adulto sarebbe molto meglio -

- In realtà mia madre sa già qualcosa! Ho detto che lei è venuto a scuola per un incontro e mi ha richiesto delle analisi - tiro forte il labbro sotto ai denti, - mia madre mi ha accompagnato a fare quegli esami -

Il medico incrocia le braccia, - Grandioso! Allora hai fatto un bel passo avanti -

- Già! Adesso però viene la parte più difficile! Devo dire che...sì, insomma, devo dirle del...del...- arrossisco, - del fatto che ho perso la verginità e poi anche della pillola...- sento le guance andare a fuoco, - immagino non sarà troppo semplice! –

Lui fissa il mio viso - Forza Giulia, la sincerità è sempre la cosa migliore! Sei una ragazza in gamba e anche i tuoi genitori hanno avuto la tua età, vedrai capiranno, basta che dimostri loro che stai divenendo grande e sempre più responsabile! Dal mio canto posso assicurarti che rivolgersi al consultorio è un atto di estrema crescita! -

- Non è facile parlare di queste cose alla propria famiglia, ma penso sia giusto farlo! Dovrò solo trovare le parole più appropriate e anche la situazione migliore...-

Il dott. Rizzo si alza in piedi, - In bocca al lupo - allunga il braccio, - E se hai bisogno del mio aiuto, sai dove trovarmi - afferra la mia mano in una stretta forte e decisa.

Io ricambio lasciandomi andare a tanto vigore, - Grazie dottore, lei è stato molto gentile! - mi incammino verso la porta. Poi ci ripenso e con i risultati degli esami in mano e lo zaino in spalla, mi volto - Mi scusi - lo richiamo, - prima di andarmene posso farle una domanda? -

Lui annuisce poggiando i palmi sulla scrivania. I suoi occhi si intrecciano con i miei.

Prendo fiato e caccio indietro il crescente imbarazzo, - E' una cosa stupida, solo un'opinione da lei che è un medico e un uomo...-

Lui sorride disponibile ed io sono prossima a sprofondare risucchiata dal pavimento di questa stanza adibita ad ambulatorio.

- Non, non è una domanda molto comune! Ed è anche piuttosto stupida da fare, è solo che lei è davvero troppo buono ed io sono...sono disperata a riguardo! -

- Giulia! - l'uomo mi richiama, - avanti non vergognarti, se è qualcosa che ti angoscia tanto non credo sia stupido come dici, quindi...-

Deglutisco, maledicendo la mia bocca che non può stare mai zitta, e, stringendo al petto i fogli butto fuori: - Ecco, si tratta del mio ragazzo. E'normale che lui....abbia...-

- Abbia?  - le sopracciglia del medico si alzano in attesa - abbia cosa?-

- abbia paura ad avvicinarsi a me, in quel senso? - La mia voce scende di dieci toni, in contrasto con le guance che salgono di tinta in tinta, - intendo oltre i baci...-

Il dott. Rizzo apre e chiude la bocca sorpreso dal quesito. Dopo un minuscolo istante di pura confusione si riscuote e dice a voce piuttosto alta, - Vuoi dire che il tuo fidanzatino, che suppongo abbia la tua stessa età, soffre di ansia da prestazione? -

Il mio viso, ormai fucsia con sfumature rosse e bordeaux, si pietrifica.

L'infermiera in fondo alla stanza che fino ad ora è rimasta concentrata a ordinare delle scartoffie nella libreria, si volta curiosa.

- Lasci perdere! - mi scuso, - forse è solo una mia impressione! Glielo avevo detto che era una cosa sciocca! - Prima che il medico possa aprire bocca per darmi la sua opinione, spalanco la porta e scappo nella sala d'attesa.

- Giulia aspetta! - La voce del dottore echeggia nell'edificio, ma io ho già una mano aggrappata alla maniglia dell'uscita.

Con la gola secca e le guance in fiamme tiro la porta, e mi ritrovo catapultata con la tempie contro qualcosa di morbido e peloso. Sussulto.

- Attenzione signorina! - sbraita la donna di fronte, ricomponendosi la pelliccia.

Riconosco che si tratta di una delle due signore alle quali tempo fa io e Arianna abbiamo rubato l'ombrello.

Non mi soffermo a porgere inutili scuse ed esco in volata.

- Quanta fretta che hanno i giovani d'oggi! - si lamenta, - sempre di corsa!-

A contatto con l'aria fredda di metà novembre torno a respirare e a scolorirmi.
Non ho mai provato caldo quanto in questo momento. Io che né con le amiche, né con i ragazzi ho pudore di fronte a simili argomenti, mi ritrovo ad arrossire e fuggire come una ladra per una stupida domanda. Che sciocca!

Percorro a piedi la strada verso casa.
Più avanzo, più maledico la mia reazione malata di fronte al dott. Rizzo.
Leo è l'uomo perfetto.
Irresistibile, buono, semplice e capace di ricondurmi sempre nella retta via.

E infondo anche questa sua timidezza nella sfera sessuale mi piace. Probabilmente Arianna ha ragione, il suo è solo un insensato blocco.
Tutti ne possono avere uno.
Anche gli scrittori ne hanno, può benissimo aver colpito il mio fidanzato!
Con questi pensieri pian piano arrivo fino a casa. Il sole del primo pomeriggio è debole, ma emana un leggero calore e sul piumino è una sensazione piuttosto gradevole.
L'auto di mia madre è parcheggiata di fronte al cancello ed io mi sorprendo della sua presenza in casa a quest'ora. Percorro il vialetto, stringendo i fogli delle analisi tra le mani. Ripenso al consiglio del ginecologo.

Parlare con mia madre. Forse proprio oggi, dal momento che lei è a casa, potrebbe essere l'occasione giusta per farlo. Non che sia semplice, ma una volta deve pur essere!

Penso alle parole migliori con le quali affrontare il discorso, ma non faccio in tempo ad abbassare la maniglia, che un vortice di malasorte si abbatte contro di me, stroncando ogni pensiero a metà.

Tutti i buoni propositi spariscono dalla mia mente, mentre mia madre appare sul corridoio, diretta come un turbine impazzito contro di me.È accigliata e nera in viso ed ha in mano una scatolina a me molto nota.

Sento la mascella inferiore abbassarsi e il cuore salire fin dentro alle orecchie mentre. 

- Cosa significa questa? -

Il test di gravidanza sventola sotto ai miei occhi, seguito da un veloce schiaffo a cinque dita dritto sulla mia guancia destra.

Mi copro la testa. Mia madre mi strattona fino alla cucina, - Adesso devi spiegarmelo! – urla, - mi ha telefonato la donna delle pulizie al lavoro per dirmi che ha trovato questa scatola nel tuo comodino! - La sua voce sale sempre più, - Cosa stai combinando? -

Sbatto il fianco sul tavolo e i fogli che ho tra le mani cadono a terra.

- E questi? - raccoglie le carte con una velocità disarmante e la porta davanti agli occhi, - le analisi - i suoi occhi tornano su di me, - quelle che ti ho accompagnato a fare...-

Annuisco, mantenendo la testa bassa come una penitente prossima al rogo.

Lei deglutisce e stringe i suoi occhi fino a due sottili fessure, - Una farsa - comincia a dire, - un'assurda presa in giro! - vola i fogli sparpagliandoli nella stanza, - hai inventato tutto, non è vero? - mi scuote, prendendosela a morte con la manica del mio giubotto, - l'incontro del ginecologo a scuola, il ciclo saltato e la visita di controllo! Tu hai fatto tutto solo perchè avevi paura di essere rimasta incinta, non è vero? Giulia è così? -

Un groppo si ferma preciso sotto alla gola, che senza volerlo si trasforma immancabilmente in pianto, - si – ammetto, - ma... -

- niente ma! – mi stringe con forza, trascinandomi nella mia stanca come fossi un fantoccio, - tu adesso rimarrai in punizione per il resto dei tuoi giorni !!! Niente uscite, niente divertimenti solo e soltanto scuola! -

I singhiozzi si presentano uno di seguito all'altro mentre lo stomaco si contrae facendo dolore, - Non puoi farmi questo! - mi ribello, - non puoi !!! Tu non ci sei mai a casa, tu e mio padre siete due fantasmi inesistenti! - sputo fuori, - Non sei capace di fare la madre! Non è così che si comporta una vera mamma! Tu non sai niente di me! Sei capace solo di arrivare, non ascoltare e giudicare! Solo questo! Solo inutili punizioni! –

Mia madre esce dalla stanza, sbattendo la porta con tutta la forza in suo possesso.

Sento i passi delle sue ciabatte scendere le scale a corsa.

Butto lo zaino a terra e mi getto sul letto. Serro un pugno e lo batto sopra il materasso.

Mi asciugo gli occhi. Poi sconvolta e infuriata, inizio a camminare per la stanza.

Poso le mani sulla scrivania e respiro profondamente. Con un passaggio brusco scorro il braccio contro gli oggetti posati nel piano e li faccio rovinare a terra in uno schianto.

Penne, matite, libri, tutto!

Non doveva andare così.

Lei non doveva scoprire quella scatola e quel test.

Stavo per trovare parole e frasi giuste per raccontare tutto, stavo per farlo. Ci ero quasi!

Invece il destino mi ha giocato uno dei suoi scherzi peggiori, oppure il fato non c'entra, sono stata io ad essere troppo stupida e ingenua. Avrei dovuto gettare il test nel bidone e non dimenticarmene in quel maledetto cassetto.

Fanculo alla donna delle pulizie! Fanculo alla mia testa e a quella di mia madre!

Afferro le cuffie e le ficco nelle orecchie, metto play e la voce di "Whitney" mi invade i timpani.

Ho bisogno di questa melodia.
Ho bisogno di "Count on me". 
E' la nostra canzone.

Mia e di Arianna. E in un momento come questo solo lei può capirmi.

Solo lei può sapere come ci si sente a quante cose ha subito e continua a subire. Sono incazzata con me stessa e con il mondo, con l'universo e con tutto il sistema planetario.
Pian piano il nervoso si trasforma in pacatezza ed io non faccio resistenza ad addormentarmi.
Alcuni colpi alla porta mi destano di soprassalto.
Apro gli occhi di scatto ritrovandomi nella stanza completamente buia.
Solo una fioca luce lunare che fa capolino dalla finestra. Devo aver dormito per molto tempo.

La porta si apre lentamente, lasciando passare mia madre con un vassoio in mano ,- Ti ho portato qualcosa da mettere sotto i denti - accende la luce, è ora di cena - mi ricolloca nel giusto spazio-tempo.

Mi copro la testa con un braccio, infastidita dall'improvvisa illuminazione e mi volto sull'altro fianco, - Non ho fame - borbotto.

Lei posa il tutto sulla scrivania. In silenzio si piega e raccoglie tutti gli oggetti volati sul pavimento dalla mia furia cieca. Poi viene a sedersi ai miei piedi, - Mi dispiace, ho esagerato a trattarti in quel modo, senza lasciarti spiegare...- La sua voce adesso è più calma e concentrata, probabilmente ha avuto modo di riflettere e pensare, - però tu, figlia mia, dovresti pure capirmi, hai solo quindici anni ed hai già...già...- soffia e si alza in piedi, fa un paio di passi e si rimette seduta. - Perchè non mi hai mai detto niente? Perchè non ti sei confidata con me? - Posso sentire il suo respiro crescere. - Pensi sul serio che io non sia una brava madre? - Le sue dita si allungano e mi sento sfilare le cuffiette ormai afone dagli orecchi, - lo credi davvero? -

Non rispondo.

Lei mi tira su per le spalle e mi scuote, - Giulia sono una cattiva madre?-

I nostri occhi, uguali e al contempo diversi si incontrano e scontrano.

La mia voce esce flebile, - No, non lo sei -

In meno di mezzo secondo finisco catapultata sul suo petto, avvolta dalle sue braccia, -Tu sei la mia bambina - mi culla, - non farmi prendere mai più un simile spavento! - La sua voce trema, mentre le sue mani mi lisciano i capelli, - quando ho visto quella scatola ho iniziato a pensare di tutto, a quanto non ti conosca, a quante cose mi sono persa di te! Hai ragione il mio lavoro mi allontana dalla famiglia, ma non per questo io non ti voglio bene, Giulia, tesoro, io ti amo! Sei la mia unica ragione di vita...-

Mi scollo dal suo abbraccio e asciugo gli occhi di nuovo umidi, - Anche io ti voglio bene, mamma - sussurro - sto crescendo e ho commesso degli errori, ma...-

Lei mi accarezza le guance, portando via molte delle lacrime versate.

- Ma non volevo mentirti, stavo solo aspettando il momento giusto per dirti tutto! E'vero io...- abbasso gli occhi colpevole, - io ho già fatto...non sono più...- balbetto e prendo aria, - è successo un anno fa, ormai -

Lei chiude gli occhi quasi le avessi pugnalato il cuore, - Avevi solo quattordici anni, una bambina...-

- Lo so! - annuisco

- Perché non me ne hai mai parlato? - curva le sopracciglia addolorata, - mia figlia, una perfetta sconosc...-

- Mamma! - la fermo, - non è facile parlare di queste cose - cerco di giustificarmi, - io ho fatto sempre tutto con attenzione te lo prometto, solo che l'ultima volta forse qualcosa è andato storto e io e Riccardo ci siamo presi uno spavento, ma per niente! Il test è negativo e il mio ciclo è saltato per ben altri motivi...-

- Aspetta aspetta, tu e...? -

Deglutisco, - Riccardo -

- Vuoi dire quel Riccardo? - apre e chiude le labbra scioccata, - il fidanzato di Arianna? - spalanca gli occhi, - quel ragazzo dell'istituto, dello scandalo, del mio articolo...-

- Sì, mamma, lui...- confesso, - ma quando è successo ancora non stava con lei, era appena arrivato a scuola, siamo usciti insieme...-

Lei sospira e si alza di nuovo in piedi.

Comincia a vagare a vuoto. Scioccata e sconsolata. Poi si ferma in mezzo alla stanza, - Tu sei andata da sola al consultorio, non è vero? – mantiene gli occhi puntati sui miei, - quel dott Rizzo non è mai venuto a scuola... -

- Sono andata all'ambulatorio con Arianna, anche se il test era negativo, il ciclo era saltato ed io ero comunque preoccupata – spiego, - il ginecologo è stato gentile, mi ha fatto una accurata visita e mi ha anche proposto di iniziare ad assumere una pillola anticoncezionale...- tiro fuori dalla tasca dei jeans la ricetta.

Lei porta le mani alla testa agitandola, - Oh mio Dio! Giulia! Tutte queste cose...da sola...-

- Mamma - mi metto in piedi e la raggiungo, - scusami, ho sbagliato...-

Lei scivola le dita sui miei capelli, - quello che hai fatto è stato immaturo e poco raccomandabile, fare del sesso alla tua età è qualcosa di...di...-

- Mamma – mugolo, sentendomi sempre più a disagio, - ho capito la lezione...-

Lei prende un bel respiro, - Okay, tanto quello che è successo non può cambiare ed anche io devo assumere le mie responsabilità...-

Abbasso lo sguardo ai piedi e respiro forte.

- Ti prometto che cercherò di essere più presente nella tua vita e tu però giurami che non farai più niente senza confidarti prima con me! -

Incrocio gli indici alle labbra, - Giuro - schiocco un bacio sopra.

Mia madre sorride e si getta in un abbraccio. Un'unione sincera e desiderata.

Due donne ormai. Due cuori che battono per amore e vita.

- Lo dirai a papà? - chiedo terrorizzata.

Lei scuote la testa, - Sarà un nostro segreto - mi assicura, - tuo padre mi serve ancora vivo! - si avvia verso l'uscita.

- E per la punizione? - la richiamo

- Ci devo pensare - abbassa la maniglia, - tu intanto dimostrami che posso fidarmi di te! -

Non fa in tempo a chiudere la porta, che io la chiamo di nuovo, - Mamma, aspetta! -

Lei fa capolino.

- In realtà c'è anche un'altra cosa, preferisco dirtela prima che vieni a scoprirla in qualche altro modo assurdo...-

La sua faccia si tende, aspettandosi il peggio.

- Ho un ragazzo adesso, un ragazzo vero e proprio...- dico, - è qualcosa...qualcosa di serio immagino...-

- Lo conosco? – chiede.

Gli angoli della mia bocca si alzano appena, - si tratta di Leo -

Le sue spalle scendono insieme alle braccia, - Leo? - domanda perplessa, - il tuo amico Leo? -

- ah ah -

- oh – sospira, - okay -

- okay - alzo le spalle, guardando mia madre sbattere le ciglia sempre più scioccata,  prima di abbattere la porta.

Il tempo di rimettermi a sedere sul letto e sistemare il cuscino che la maniglia gira di nuovo.

- Tesoro? – mamma è di nuovo affacciata nella mia stanza, - è una stupidaggine ma con il tuo amico, fidanzato, con Leo...c'è già stato tutto, tutto? -

- Mamma! - la voce mi esce squillante.

Lei alza le mani, - Era solo una domanda e alla luce dei fatti neanche troppo fuoristrada! -

Scuoto appena la testa -  No, stai tranquilla, però se in futuro dovesse succedere...-

- Me lo dirai e inizierai anche a prendere quella dannata pillola, sono ancora troppo giovane per diventare nonna! -

La porta si chiude di nuovo e questa volta definitivamente.
Io libero un sorriso e mi stendo sul piumone più leggera e libera di prima.
Sono apposto con la coscienza.
Ho detto tutto, proprio tutto!
Mi piego a prendere il cellulare dallo zaino.
Voglio inviare un messaggio ad Arianna per informarla dei fatti, ma il telefono vibra anticipandomi.
E' lei, la mia migliore amica.
Sembra quasi che tra noi ci siano poteri di telepatici!

Apro la busta felice e leggo: << Giù ti prego corri da me! Riccardo mi ha lasciata! >>

Il mio cuore dalle stelle scende alle stalle, anzi direttamente nel sottosuolo, insieme a talpe e lombrichi.

Rileggo una seconda volta e una terza per assicurarmi di averci visto giusto. Quando capisco che non sono allucinata, ma è tutto vero, il mio busto scatta in piedi. Devo correre subito da lei!

Mi precipito fuori dalla camera con indosso ancora il piumino che non mi sono mai tolta, - Mamma mamma !!! – grido, - Esco!!! Vado da Arianna !!!! è un emergenza!!! -

Sbatto il portone principale senza neanche aspettare il consenso di mia madre. Infondo questa è una questione di vita o di morte e passa sopra ogni tipo di punizione.

Arianna e Riccardo non possono, non devono lasciarsi!

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