CAP XCVI A volte l'amore salva la vita
Quando io e Giulia varchiamo il cancello d'entrata del liceo, tutti gli occhi degli studenti sono rivolti verso di noi, anzi più precisamente verso di me. Mi sento giudicata, derisa e beffeggiata, come un giullare nella pista di un circo. Le gambe sono istabili e per un momento pare che i piedi vogliano tornare indietro, da dove sono venuti.
La mia amica mi stringe forte la mano, - Tata coraggio, fregatene della gente, sono solo stupidi curiosi! -
Cerco di eseguire il suo comando, mi sposto a rallentatore e con grande fatica.
- Ecco brava così! - fa lei, - oggi sei tu quella additata e domani sarà uno di loro! Devi infischiartene e andare avanti! -
Saliamo la lunga gradinata sempre con le dita strette l'una nell'altra. Giulia mi sta proteggendo.
Lo sta facendo da ieri quando mi sono presentata a casa sua in lacrime.
Ci sta mettendo tutta sé stessa ed io le sono profondamente debitrice.
Si è occupata di prepararmi una sostanziosa colazione, di mandare sua madre a recuperare il mio zaino a casa e di prestarmi una delle sue felpe preferite, quella rossa con la scritta "Paris".
Arriviamo al piano della sezione D. La sua stretta aumenta, mentre la visione di Marcello, abbarbicato alla vita di Rebecca, mi fa salire la bile dalla colecisti fino al piloro.
- Mi dispiace Arianna, mi dispiace con tutto il cuore! - esclama la bionda, - quello che è successo alla tua famiglia è davvero qualcosa di...- apre e chiude la bocca a vuoto prima di pronunciare un - orribile - con le mani strette al petto.
Fingo un sorriso di circostanza, - Grazie Rebecca, ma non credo di avere bisogno della tua pena- mi muovo, fino a oltrepassare la coppietta.
Marcello mi richiama: - Hai ragione sai! Della sua e della mia pena tu non hai affatto bisogno! - dilata le narici e stringe gli occhi, - quello che tu e Riccardo ci avete organizzato all'agriturismo è stato davvero ignobile e a quanto pare il buon Dio ha pensato da solo a fare giustizia! - La sua voce è decisa e strafottente. -Arianna ti meriti di soffrire tanto quanto tu e quell'idiota del tuo fidanzato avete fatto patire me e la mia donna - I suoi occhi scuri brillano. - Ah! Dimenticavo! perché finalmente adesso ho una donna, una vera e fedele fidanzata, Rebecca! - la attira a sé e aggiunge, - io e questa ragazza abbiamo capito di amarci ed infondo dobbiamo dirti anche grazie!Sì, perché se oggi stiamo insieme è solo merito tuo, di Riccardo e di quella macabra esperienza! -
Rebecca gongola soddisfatta.
- Ci fa piacere ragazzi auguri e figli maschi! - Giulia interviene, - adesso noi però dobbiamo entrare! - mi tira per la mano.
Rebecca emette un risolino, - Andate, andate! Arianna ha già perso una settimana di scuola non sia mai, e poi se continua così rischierà di perdere anche qualcos'altro! - I suoi occhi azzurri luccicano orribili, - tipo il fidanzato! – squittisce, - ho visto Riccardo piuttosto scontroso e irascibile in questi giorni, vuoi un consiglio da donna a donna? -
Giulia spinge per allontanarmi, io respiro a fatica contro quest' oca travestita da ragazza.
- Lascia perdere la tua santa verginità e portatelo a letto, prima che lo faccia qualcun'altra al tuo posto!- ammicca, - credo che quel ragazzo ne abbia davvero un gran bisogno! -
Sento il cuore pompare a mille e le tempie pulsare. Lascio che Giulia mi trascini via, - Vai a farti fottere brutta troia! – grugnisco.
Rebecca e Marcello si guardano complici, riprendendo la loro discesa.
Giulia si blocca a metà corridoio e mi sposta i capelli su una spalla, - Tata non prendertela per quei due, hanno bocca solo per vomitare merda! E poi da quello che mi hai raccontato non dovrebbero andare molto fieri del loro incontro d'amore! – alza un sopracciglio.
Mi sforzo di sorridere pensando ai due legati nelle rispettive stanze d'albergo. Mi spingo verso la mia amica, avvolgendole le braccia intorno al collo, - Come farei senza il tuo sostegno? -
- Ed io senza il tuo? – mi sussurra all'orecchio, - Io e te saremo amiche per sempre! -
I nostri ciondolini con l'infinito sbattono ed io annuso il profumo di vaniglia dei suoi capelli, immagazzinando ogni singola sfumatura di quell'aroma dolciastro e familiare.
La campanella suona e noi di malavoglia sciogliamo l'abbraccio. Ci incamminiamo verso la classe.
Non appena stiamo per varcare la soglia, dalla porta antincendio la figura di Riccardo esce con il suo classico andamento appena dondolante. La felpa con il cappuccio tirato su, stretto con i lacci intorno al collo e i jeans sotto al punto vita.
Mi blocco sul posto.
Lui infila l'accendino dentro le tasche e alza gli occhi su di me.
Non mi muovo, mentre nella testa riaffiorano come un martello pneumatico tutte le parole bombardate ieri.
Parole che squartano il cuore.
Parole che dilaniano l'animo umano.
Lui intanto avanza, riducendo sempre più le distanze.
Quando è a pochi centimetri da me la sua bocca si piega in un lieve sorriso che mi fa tremare le ginocchia.
Ma è solo un istante, poi le labbra tornano dure e dritte, - Ciao Arianna –
Il suo tono è freddo e robotico. Niente coinvolgimento. Niente apprensione.
Una maschera di terracotta, un muro di cemento.
La mia faccia sembra colpita da paralisi.
Non spiccico parola mentre dentro sento tutti gli organi precipitare in un tunnel scuro e pesto.
Riccardo passa oltre e quando raggiunge la sua classe mi volto di scatto come risvegliata dall'incantesimo nel quale solo questo ragazzo è in grado di farmi cadere.
- Ciao Riccardo – La mia voce è fioca e lui è già sparito oltre la porta.
Giulia mi trascina in aula. I suoi occhi sono quasi più tristi dei miei.
Mi faccio guidare dalla sua presa, come un burattino sospeso da fili invisibili e leggeri.
In classe c'è un gran vociare ma non appena accedo tutti si chetano.
Tutti si fermano nel posto dove sono e mi guardano.
Quaranta iridi puntate dritte verso di me, neanche fossi una strana creatura aliena sbarcata sulla terra.
Una miriade di incertezze mi assalgono.
Forse ho sbagliato a tornare in società, forse è troppo presto, forse dovevo semplicemente far calmare le acque.
Ma poi ragiono e deduco che la mia vita non può fermarsi perchè gli altri hanno deciso di mettermi dei rugginosi bastoni tra le ruote.
La vita deve riprendere dalle piccole cose e venire a scuola è una di queste.
Io non ho nessuna colpa, se non quella di essere nata da una persona sbagliata in una famiglia sbagliata.
Mi convinco che posso e devo farcela. Prendo coraggio e ignorando gli sguardi vado a sedermi al mio solito posto, - Matteo - sussurro con un filo di voce.
Lui mi sorride, - Amica mia - mi stringe addosso al suo corpo, - mi dispiace per tutto quanto...- Il suo respiro tra i miei capelli e il suo odore a un passo dal naso.
Lui, il mio migliore amico.
La sua voce e il suo contatto ricaricano corpo e anima.
La professoressa di latino, contrariamente alle mie aspettative si dimostra gentile.
Evita considerazioni in merito ai fatti e si limita a dare il suo appoggio a livello scolastico, esonerandomi dalle interrogazioni per tutta la prossima settimana. Io mi alzo per ringraziarla a capo chino.
Quando torno a sedermi tutti hanno già tirato fuori il libro di grammatica per proseguire con il programma, tutti tranne Matteo che sul banco ha un fantastico disegno ad acquarello raffigurante il suo bellissimo volto roseo e sorridente.
- E questo? - I miei occhi si aprono e chiudono sbalorditi sul ritratto.
Lui scompiglia i ricci e si gratta un orecchio, - Un regalo - lascia trasparire un sorriso.
Fisso con attenzione il chiaro scuro delle guance e la profondità degli occhi. I tratti del lapis sono fini, decisi ed esperti ed il disegno è sorprendente e reale. Matteo lo prende tra le mani e lo volta, mostrandomi la dedica sul retro.La mia attenzione finisce sul nome e il cuore stranamente torna per un attimo a brulicare di gioia.
- Marie? - La voce esce sorpresa.
Lui annuisce e arrotola il cartoncino con accuratezza, - Esatto! -
Lo guardo di sbieco e scuoto la testa - C'è qualcosa che mi sono persa ?-
La bocca del mio amico si piega in un sorriso furbo mentre la professoressa si alza per scrivere alla lavagna declinazioni e cadenze improponibili.
- Allora? - lo sprono curiosa.
- Io e Marie ci siamo baciati -
Spalanco la bocca e pure gli occhi.
- Credevo che Riccardo te lo avesse detto, ci ha visti domenica scorsa e ci ha lasciati fare...- alza le spalle, - pensavo mi rompesse il setto nasale o una mascella e invece se ne è scappato semplicemente via! -
Sbalordita scuoto la testa.
Non so se essere più meravigliata del fatto che Marie si sia lasciata andare o che Riccardo non abbia spaccato il muso a Matteo. - Fantastico! - riesco a dire.
Lui si prende il labbro tra i denti e sospira, - Ho intenzione di chiederle di diventare la mia fidanzata, tu credi che potrebbe accettare qualcosa del genere? -
Mi manca il fiato, - Credo proprio che dovresti fare questo passo, immagino che Marie ne sarebbe felice...- libero un leggero sorriso, - a volte l'amore può davvero salvare la vita, sai? - I nostri occhi si incrociano appena, - non lo dico tanto per dire, nel caso di Marie lo penso sul serio...- Il mio tono di voce si abbassa quando la professoressa si gira e richiama l'attenzione della classe.
- Sei un'amica Arianna - posa la sua mano sulla mia sopra il banco.
- Sei un amico Matteo - volto il palmo in su, a incastrare le nostre dita e una forte carica di energia mi invade cuore e mente.
Nonostante tutto intorno a me sia buio, notte e tenebra, nonostante l'universo mi stia crollando addosso a piccoli pezzi aguzzi e scrostati, io riesco comunque a scorgere un piccolo spiraglio di luce.
La luce dell'altruismo e dell'amicizia.
Sono felice per Matteo e Marie.
Sono contenta che per ogni amore che barcolla, ne esista sempre uno che rinvigorisce ed affiora.
E il mondo forse non è poi così brutto quando accanto a te ci sono persone che ti vogliono bene. Incondizionatamente e naturalmente.
Le dita di Matteo stringono le mie, i polpastrelli giocano con le unghie smangiucchiate ed io mi rinvigorisco di tutte quelle vitalità perse in questa lunga settimana di dolore.
Gli occhi di Riccardo mi appaiono tra le parole latine scritte in gesso alla lavagna, sui vetri delle finestre, sul piano del banco.
Occhi verdi, speciali, attraenti.
Occhi che mutano da buoni a cattivi in poco tempo. Ed io li catturo e li accantono nell'angolo della mente destinato all'attesa.
Attesa che tutto torni come qualche giorno fa.
Attesa che Riccardo superi la crisi e riesca a vedere la realtà quanto e come prima.
Attesa che possa di nuovo sentirmi parte della vita di quel bellissimo e incasinato ragazzo che mi ha rapito il cuore.
Attesa che è fatta di ore, minuti e secondi.
Di tempo.
Alleato e sfidante.
Fratello e nemico.
Solo tempo.
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