CAP. XCIX Riccardo e il suo girone infernale
Riccardo
Questa mattina non finisce più!
L'insegnante di letteratura si dilunga fin troppo sul V Canto della Divina Commedia. Il racconto dei due amanti e cognati pare suscitare notevole interesse tra le ragazze; tutte hanno occhi lucidi e mente assorta e i loro sospiri mi disturbano profondamente il cervello.
Al diavolo l'amore di Paolo e Francesca.
È già più che sufficiente quello di Riccardo e Arianna a darmi turbamento!
Dante con la nostra storia si sarebbe di certo sbizzarrito nella stesura.
Se quell'uomo avesse potuto vedere il mio comportamento freddo e lascivo di questi giorni, mi avrebbe sicuramente collocato in uno dei suoi peggiori gironi infernali, forse addirittura ne avrebbe potuto costruire uno appositamente per me, quello dei vermi, situato tra gli iracondi e gli eretici. Perché questo è ciò che sono e mi sento.
Un emerito bastardo che ha deposto le armi di fronte al più grande amore della propria vita.
Perchè è tutto così complicato?
Prendo la matita e la ficco in bocca, rosicchiandola.
Dovrei essere felice in questo momento.
Ho raggiunto il mio scopo.
L'assassino dei miei genitori è stato catturato e verrà presto giustiziato.
Finalmente il mio sogno si è avverato.
Niente più ricerche spasmodiche, niente più rabbia e odio insensati.
L'uomo che ha rovinato la mia vita ha un nome e un cognome con cui poter sfogare l'odio che ho dentro. Ma tutto questo non basta per rendermi contento.
Purtroppo quel nome e quel cognome hanno chiuso una ferita, ma ne hanno aperta una nuova, altrettanto fresca e profonda. Una ferita inguaribile e incurabile. Dolore allo stato puro!
Passo una mano sul braccio fasciato e lo sento pulsare sotto alla felpa. Mi maledico per non aver assunto l'antidolorifico stamani dopo colazione. Adesso i punti tirano e pizzicano e mi riportano costantemente alla notte della scoperta. Scrollo la testa, cercando di cacciare fuori dalla scatola cranica i ricordi di quella sera, provo a concentrarmi sulla lezione.
- Amor c'ha nulla amato, amor perdona - cantilena la professoressa, - mi prese del costui piacer sì forte che, come vedi, ancor non m'abbandona...-
L' attenzione si sposta subito da quest'aula a quella accanto, dove è Arianna.
Cosa starà facendo in questo momento?
Forse sarà concentrata a scrivere, a testa china e con la ruga sopra il naso.
Ma cosa diavolo mi viene in mente?
Non devo pensare a lei. Non devo pensare alla figlia di Domenico Colonna!
Questa mattina sono entrato presto per evitare di incontrarla sulle scale, nel corridoio o da qualche altra parte di questo edificio. E adesso mi ritrovo a fantasticare su quello che starà facendo in questo istante.
Non è sensato, non è logico!
Ieri pomeriggio il commissario ha avuto la brillante idea di riportarmi il mio cellulare ed io di utilizzarlo subito nel modo più semplice e sensato possibile.
Inviare un sms ad Arianna per dire addio alla nostra storia d'amore. Certo non è stato un gesto troppo fine e delicato, ma l'unico che sono stato in grado di compiere.
Non so dove ho trovato il coraggio per troncare la nostra relazione, ma l'ho fatto e questo è ciò che conta. Mi imbambolo a pensare alla sua faccia dopo aver letto le mie parole.
Avrà pianto? Chiamato Giulia? Messo la nostra canzone a tutto volume? Non lo so e infondo non deve neanche interessarmene.
La storia è finita. Io e Arianna non siamo e non saremo mai più niente.
L'unica cosa che mi ha sorpreso è che lei abbia eseguito alla lettera il mio post scriptum.
Non ha risposto e questo dimostra che forse staccarci è più semplice di quanto immagini.
Forse ha capito anche lei che la nostra relazione è nata e già morta nel peggiore dei modi, oppure è solo un silenzio di debolezza e paura. Non so e non voglio saperlo.
Non voglio sapere più niente di quello che riguarda quella dannata famiglia.
Tutto ciò che circonda Arianna purtroppo è un cerchio di caos e allucinazioni.
Perchè la mia mente è tanto malata?
E perché la mia vita sempre troppo complessa?
Sono stato fortunato a conoscere una ragazza così e altrettanto sfortunato a dovermene allontanare. Il cuore di sicuro ne sta sentendo una indecifrabile mancanza, ma il cervello non ragiona. E ne è la dimostrazione il mio schifoso comportamento di domenica pomeriggio quando è venuta a casa e quello di ieri mattina prima di entrare a lezione.
In ogni momento dentro il mio corpo sento da un lato una calamita che mi spinge verso di lei, una energia vitale che mi porta a pensarla, volerla e desiderarla e dall'altro un fuoco vendicativo e accecante.
Se provo a fare un passo nella direzione del ricongiungimento fiamme gialle e rosse divorano il mio animo e la faccia di Domenico Colonna si sostituisce ininterrottamente a quella di Arianna in una visione di straziante angoscia.
Il giuramento si presenta davanti ai miei occhi limpido e puro. Vendetta contro l'assassino e tutti i suoi familiari.
E Arianna è parte più prossima di quella famiglia. Lei è la figlia.
Lei porta nel corredo genetico catene di Dna dell'uomo che mi ha rovinato l'esistenza.
Ho tentato di mettere avanti il fattore tempo, credendo che potessere essere una buona soluzione per riflettere su tutta questa situazione, ma mi sono sbagliato. La lotta tra amore e odio verso Arianna non verrà risolta da ore, giorni o mesi.
E' un combattimento che non porterà mai a nessun risultato, se non quello di soffrire sempre e ancora di più.
Adesso mi ritrovo con in mano la vittoria tanto desiderata e la rottura che mai avrei voluto. Il mio corpo è diviso in due.
Completamente squartato.
Mi muovo sulla sedia guardando l'orologio e pregando che la fine della lezione arrivi al più presto.
Mancano pochi minuti e mi auguro che passino il più velocemente possibile. Inizio anche ad avere fame e non vedo l'ora di correre a casa a prepararmi qualcosa per riempire lo stomaco vuoto.
L'insegnante alza gli occhi verso la classe e spiega il pensiero tragico e sentimentale di Francesca.
Il mio vicino di banco prende appunti che credo mi farò sicuramente prestare dal momento che non ho scritto assolutamente niente.
Uno sbadiglio occupa metà della mia faccia. Non riesco affatto a concentrarmi e pensandoci avrei potuto anche restare a casa per oggi, stanotte non sono proprio riuscito a chiudere occhio e, adesso, dormo da seduto. Ho passato le ore notturne ha rivedere le foto incriminate e soprattutto a rileggere tutti i messaggi che io e Arianna ci siamo inviati, dal primo all'ultimo e poi alla fine li ho cancellati tutti.
Non voglio avere nessun appiglio, neanche il minimo ricordo perchè qualsiasi cosa legata a lei apre dentro di me un solco profondo e dilaniante.
Diavolo so già quanto mi mancherà!
Sentirò bisogno del suo sguardo profondo contro il mio, del suo sorriso dolce e confortevole, dei suoi capelli lisci e di quel profumo unico, di donna e bambina. Della sua sincerità, purezza e delle sue paure.
Ma io sono forte e saprò resistere.
Sono un guerriero e la mia armatura mi proteggerà.
La professoressa termina - ...e caddi come corpo morto cade –
La classe cala nel silenzio.
Tutti a riflettere sulle parole lette, echeggianti e cariche di sentimenti e pena.
Tutti tranne Rebecca che mi chiama da dietro con il suo tono fastidioso, - Ehi! Riccardo... -
Mi giro appena, - Che vuoi? -
Lei si sporge in avanti puntando sui gomiti e mettendo in bella evidenza l'attaccatura dei seni gonfi, - Cosa è successo ad Arianna? - sbatte le ciglia e fa una specie di broncio, - l'ho vista piangere in cortile questa mattina, diceva qualcosa a quel suo amichetto biondo a proposito di una storia finita...-
- Non sono affari tuoi - mi limito a rispondere, reprimendo l'impulso di ficcarle il lapis che stringo ancora tra i denti dentro l'occhio destro.
Stringo le mascelle e cerco di allontanare l'immagine di Arianna che versa lacrime con quel cannato del suo compagno di banco.
Tuttavia Rebecca senza volerlo ha svelato il mistero. Arianna non ha risposto al messaggio e il suo silenzio è dovuto di sicuro alla tacita sofferenza.
- Riccardo...- mi chiama di nuovo, - a me puoi dirlo! Sai che adesso le cose sono cambiate, non la odio più, non mi importa più niente di lei! Adesso sono felicemente fidanzata e innamorata del mio uomo! - La sua voce è una lagna nauseante, - vedo il mondo a colori e vorrei che tutti fossero felici come lo sono io in questo momento, anche te con lei...-
Non so quale oscura forza mi trattenga dal rigirarmi e prenderla per i polsi fino a sbatterla contro il muro. Perchè deve paragonare la mia storia con Arianna con la sua e quello stupido di Marcello? Non so cosa abbia in quella testa.
Forse acqua mista a melma o forse il fottuto buco dell'ozono, tuttavia qualcosa che occupa spazio al posto del cervello.
La lezione che io e Arianna le abbiamo dato all'agriturismo le è bastata per abbassare la cresta e ritornare con i piedi su questa terra, ma a quanto pare non è servita a farle capire che non deve rompere i coglioni.
- Riccardo...- la sua voce entra dentro i timpani, - confidati con me...-
Per fortuna la campanella delle una e dieci suona, interrompendo la cantilena e la semplice e pura curiosità maligna di questa ficcanaso.
La professoressa si alza in piedi, - Ragazzi, mi raccomando la prossima volta fatevi trovare ben preparati perchè chiamerò a sorpresa - prende la borsa e mette dentro la sua versione dell' "Inferno", - studiate tutti i capitoli fatti in classe, compreso quello di stamani! - si avvia verso l'uscita.
Infilo quaderno, libro e penne all'interno della tracolla e la metto in spalla.
Rebecca sbuffa e punta un piede a terra, - Tanto so che Arianna stamani si riferiva alla vostra storia! Non sono stupida! Ho capito che vi siete lasciati! -Adesso sono io quella felice e tu quello triste! Il mondo come vedi si è ribaltato! -
La mando a quel paese con la forza del pensiero e corro nel corridoio, prima che la folla di studenti impazziti lo riempia e, soprattutto, prima che Arianna esca di classe.
Raggiungo metà gradinata e sento gridare il mio nome alle spalle, - Riccardo! Aspetta ehi! Amico! -
Mi volto appena e scorgo la figura magra di Leo che cerca di farsi spazio tra la gente e gli zaini.
Guardo avanti e poi di nuovo verso di lui.
Non ho affatto voglia di sentire ciò che ha da dire. Mi dispiace essere stato così distante ultimamente, ma ho i miei guai e poi sicuramente lui vorrà farmi la predica circa la rottura con Arianna ed io in questo momento non ho affatto bisogno di nessun sermone.
- Riccardo! - La sua voce si fa sempre più lontana mentre io corro giù dagli ultimi gradini, saltandone quattro di botta e schivando un paio di ragazzine del primo che mi guardano come fossi un pazzo appena uscito da un manicomio criminale.
L'aria fresca del cortile mi ossigena il cervello. Mi dirigo verso la moto, seminando completamente Leo, che rimane in piedi all'entrata con lo sguardo rivolto verso di me. Indosso il casco prontamente e parto.
Raggiungo casa in pochissimo tempo e mi dirigo in cucina. Mi affaccio nel frigo e tiro fuori le cotolette preparate ieri sera. Ne piazzo un paio dentro ad un panino, aggiungendo sottaceti e maionese e addento il tutto. Accento la televisione.
Dopo un paio di notizie sulla politica locale ecco che di nuovo appare a pieno schermo la faccia di quel bastardo di Colonna.È in attesa del processo e spero per lui che si trovi un buon avvocato perchè ne avrà sicuramente bisogno. Le telecamere sfumano sull'immagine dei figli ed io prendo un bel sorso di "Cola" per buttare giù il boccone.
Filippo e Damiano Colonna.
I fratellastri di Arianna.
Due piccoli, perfetti sconosciuti, ma che sento di odiare profondamente perchè generati dalla stessa sostanza di quell'uomo malefico.
Spengo la Tv e accendo lo stereo. Sono stufo di vedere sempre le stesse immagini, un po' di sana musica spero riesca a rilassarmi veramente il cervello.
La chitarra elettrica di "Jimmi Page" si diffonde nella stanza.
Mi butto sul divano e mastico l'ultimo boccone del mio panino.
"Whole lotta love" mi riempie i timpani e il vuoto che ho nel cuore.
Batto il piede a ritmo e chiudo gli occhi.
Mi voglio, mi devo ricaricare e questo è uno dei modi per farlo. La tasca posteriore dei jeans vibra per l'arrivo di un sms ed io mi scosto a prendere il telefono.
<< Riccardo perchè prima non ti sei fermato? Ho bisogno di parlarti si tratta di te e Arianna. Leo >>
Dannazione! Non si può stare in pace cinque stupidi secondi! Mi allungo verso lo stereo e abbasso di qualche tacca il volume.
I "Led Zeppelin" continuano a cantare, ma a voce più bassa.
<< La decisione ormai è presa non tornerò indietro, mi dispiace. Scusami se sono fuggito, ma non sono esattamente nella forma migliore ed ho bisogno di stare da solo. >> rispondo.
<< Magari un amico ti potrebbe aiutare a riflettere. Dicono che parlare sia una buona terapia >>
<<Non ho necessità di nessuna buona terapia, solo che mi lasciate in pace tutti quanti! Anzi se proprio vuoi essere utile stai vicino ad Arianna che ne ha sicuramente più bisogno. Io me la saprò cavare >> digito veloce.
<< Come puoi essere tanto meschino e cancellare da un giorno all'altro quello che c'è tra di voi? >>
La domanda mi lascia senza risposta.
Non voglio cancellare, ma devo.
Per la mia salute mentale.
Sono ancora a decidere cosa riscrivere quando il display del telefono si illumina di nuovo, emettendo una piccola vibrazione << Ho capito! mezz'ora e sono da te, amico! >>
Ha capito?
Ma cosa? Leo non ha proprio capito niente!
Gli ho scritto che voglio stare da solo e intendo solo! Non con lui qui che mi fa delle stupide domande. Sbuffo e prendo il giaccone.
Andrò in ospedale a trovare Marie, è qualche giorno che non la vedo, non ho certo intenzione di stare in casa ad aspettare un fottuto interrogatorio. Sbatto la porta dietro di me e vado a prendere la moto sul retro.
Al nosocomio il parcheggio è al completo. Sono costretto a posteggiare in un tratto non consentito. Spero di non ritrovarci la multa al mio ritorno, perché non sarebbe proprio giornata! Mi avvio all'ingresso e raggiungo in fretta l'ascensore senza neanche preoccuparmi di ricambiare il saluto del volontario dietro la Reception.
Per fortuna la porta del reparto di DCA è spalancata e quindi non devo neanche suonare per farmi aprire. Percorro lentamente il corridoio, strascicando le scarpe slacciate, fino alla 22.
Quando Marie mi vede accenna un sorriso.
E' seduta sul letto e le sue guance sono più piene e colorite.
Non so se è una mia sensazione ma pare stare meglio giorno dopo giorno.
- Ciao fratellone - alza appena la mano.
Mi avvicino e la avvolgo in un abbraccio cauto, tanta è la paura di rompere qualcuno dei suoi fragili ossicini.
- Ti trovo molto meglio - le accarezzo i capelli puliti.
Lei annuisce e punta i suoi occhioni chiari contro i miei, - Oggi ho mangiato tutta la pasta-
- Sei riuscita a mangiare un'intera porzione? - sorrido.
Lei ricambia il sorriso e poi guarda il muro, - Ho promesso di impegnarmi per guarire ad una persona e non voglio deluderla! -
Una strana sensazione invade i miei visceri, - A chi lo hai promesso? -
Marie continua a fissare la parete, - Non ti arrabiare- dice, - so che tra voi non corre buon sangue, ma io gli voglio bene, mi è stato vicino...-
- A chi? - ripeto, cercando il suo sguardo sfuggente.
- Matteo -
Sento lo stomaco rigirarsi, sbattendo i pezzi di cotoletta contro le pareti della mucosa, - Tu devi guarire per te stessa non per il primo ragazzo che passa e pensa di fare il figo! - scatto.
- Lui non è il primo ragazzo che passa! - la sua bocca trema, - è il mio ragazzo!-
Mi alzo di scatto, - Il tuo cosa? -
Ci mancava solo questa adesso!
Marie che si fidanza con Matteo!
- Non esiste – torno seduto, - okay, vi siete baciati ma non per questo dovete mettervi insieme! -
- Io lo amo! –
Stringo forte un pugno per concentrare lì tutta la rabbia repressa, - Tu cosa? - grido e so che non dovrei farlo, ma non posso trattenermi, - ma se non sai neanche cosa diavolo significa amare qualcuno in quel senso! -
I suoi occhi si spostano dal muro ai miei e lasciano scendere una lacrima.
Non voglio farla piangere, ma non voglio neanche che le passino queste strane idee per la testa.
- Marie non intendevo, io volevo dire...oh dannazione! E' la tua prima cotta! L'amore è qualcosa di più forte di una semplice sbandata! Per amare...-
Lei posa una mano sulla mia e mi fissa, - Io amo Matteo -
La porta della camera si apre e tutti e due ci giriamo di scatto.
- Oh! Oh! Parli del diavolo e spuntano le corna! – dico, raggiungendo il ragazzino biondo che ha appena varcato la soglia, - Congratulazioni! Adesso cosa succede, dovrò imparare a chiamarti cognato? -
Lui passa da me agli occhi di Marie, che sono gonfi di lacrime prossime ad esplodere e poi torna a me, - Cosa le hai fatto? -
- Io ? - avanzo verso di lui, - assolutamente niente! - rido isterico, - E dimmi tu? Cosa le hai fatto? Quale incantesimo, sortilegio, strana magia? -
Lui mi guarda confuso.
La voce di Marie si alza debolmente, - Riccardo finiscila, non puoi decidere la mia vita e i miei sentimenti!- si mette in piedi e si trascina con l'asta e la flebo vicino al ricciolino, - io e Matteo stiamo insieme e tu devi accettarlo che ti piaccia o meno!-
Non credo alle parole di mia sorella.
Lei non lo ama, ne è solo maledettamente affascinata perché le ha salvato la vita e le ha fatto visita e regali.
La osservo grintosa e seria e mi chiedo dove trovi tutta questa forza. Fino a una settimana fa neanche si alzava dal letto e adesso è qui di fronte a me con le guance rosee e la mano nella mano di un cannato qualsiasi!
- Perché proprio lui? - chiedo prossimo ad una crisi isterica.
- Non possiamo scegliere chi amare, succede e basta!- spiega semplicemente, - quello che mi fa sentire Matteo non l'ho mai provato nella mia vita e non ci rinuncerò solo perché tu e lui non vi trovate daccordo! -
La sua determinazione mi spiazza.
Chi le ha messo in testa tutte queste idee?
I miei occhi cadono sulle loro mani strette.
Le dita unite e allacciate a difendersi e proteggersi a vicenda da me, il nemico cattivo. Mi sento impotente.
Ho sbagliato a lasciare che si baciassero, dovevo immaginare che non sarebbe finito tutto lì.
Ci dovevo pensare che le cose sarebbero potute evolvere. Sono stato un idiota!
E adesso è davvero troppo tardi per tornare indietro!
Mi giro e poso le mani sullo stipite della finestra. Matteo sussurra qualcosa di incomprensibile vicino a mia sorella prima di abbracciarla.
Una stretta alla gola mi toglie l'aria.
Mi giro di nuovo e li sorpasso evitando di guardarli.
Mi scaravento contro l'uscita.
La porta si apre prima che possa farlo io e vado a sbattere contro un camice bianco.
- Riccardo! - La dott. Arnold è sorpresa, - dove vai così di corsa? -
Apro e chiudo la bocca senza rispondere.
Lei mi anticipa, - Stavo giusto venendo da Marie per farle una comunicazione e mi farebbe piacere se rimanessi anche tu! -
Faccio un passo indietro e lei guadagna spazio nella camera.
Mia sorella la saluta e Matteo resta immobile con un braccio intorno al collo di Marie.
- Carino - fa la donna, - è lui il ragazzo di cui mi hai parlato? -
Marie annuisce arrossendo e Matteo allunga la mano libera verso la dottoressa per le presentazioni.
Io mi spazientisco. Non sopporto assolutamente la visione di quel braccio intorno alle spalle di mia sorella e nè tutte queste moine, - Dottoressa di cosa ci deve parlare? Avrei una certa fretta...-
Lei sorride, - Sì, sì, certo hai ragione - agita le mani in aria, - dunque ho appena ricevuto una telefonata importante, si è liberato un posto per il trasferimento di cui vi avevo parlato -
Il mio cuore si ferma di colpo e la rabbia si muta in paura.
Marie spalanca gli occhi e trattiene il fiato.
La psichiatra continua a sorridere.
Matteo ci guarda tutti quanti, - Di cosa si sta parlando? - domanda confuso.
- Qualche giorno fa ho parlato con Riccardo e poi con Marie circa la possibilità di un cambio di sede per proseguire al meglio le cure – spiega, - si tratta di un trasferimento nella mia clinica di Berlino -
Matteo si irrigidisce, - Lei vuole...Marie...la porterà...a Berlino?-
Mia sorella si rianima e scuote la testa, - Dottoressa non...non credevo che la possibilità si potesse presentare così presto! -
La donna alza le spalle, - Una delle ragazze che era ricoverata ha abbandonato il piano di cura e si è liberato il posto, ho già contattato il tuo istituto e il direttore mi ha dato il consenso -
Guardo la faccia di Marie impallidire e i suoi piedi indietreggiare, fino a portare il corpo a sedersi sul materasso. Matteo le va dietro premuroso senza scostarsi un secondo da lei.
- Ma non possiamo pensarci ancora un po'? - La mia voce è roca e profonda, - e poi zio arriverà di sicuro a momenti ed è lui che dovrà occuparsi dell'aspetto economico -
La donna scuote la testa, - Chiamerò vostro zio per telefono, Marie...- si rivolge a lei, - devi decidere adesso non abbiamo tempo, altrimenti quel posto vacante verrà assegnato a qualcun altro! -
Lei dondola le gambe avanti e indietro e passa più volte le mani sulle ginocchia.
Matteo si alza in piedi e porta indietro i suoi irritanti boccoli biondi, - Ma non c'è un altro modo? – chiede, - è proprio necessario portare Marie così lontano? – I suoi occhi si muovono frenetici, - Dottoressa, lei sta migliorando, ha ripreso a mangiare, è tranquilla e guarirà! Lo farà anche stando qui nella sua città vicino alle persone che le vogliono bene! -
La psichiatra agita la testa, - Non è così! Marie è migliorata è vero, ma è solo qualcosa di temporaneo, è troppo istabile e fragile, basterà un niente per riportare la situazione allo stato iniziale. Nella mia clinica lavoreremo per step e ci occuperemo di fortificare la sua persona, la renderemo autonoma e con molta più autostima. Dovrà imparare a sostenere le scosse della vita e non ricadere, una volta guarita, nel tunnel nel quale è finita! -
Matteo si acciglia, - E per quanto tempo starà via? -
La donna sospira, - Come ho già detto a Marie e a Riccardo, fino a quando ce ne sarà bisogno..-
Lui deglutisce e guarda quella che è diventata la sua ragazza. Lo detesto, ma in questo momento mi fa anche una grande pena.
I loro occhi si incrociano.
- Marie – sussurra, - qualsiasi decisione tu prenda io ti appoggerò...- le sfiora la mano e poi la stringe sotto i nostri occhi, - non ti abbandonerò neanche ti dovessero portare in capo al mondo! -
Lei annuisce e pian piano fa trasparire un sorriso di puro ringraziamento.
Poi sposta lo sguardo su di me che alzo le spalle e respiro forte e infine guarda la donna di fronte e dice, - Okay, voglio guarire come si deve, voglio andare a Berlino -
La mano di Matteo si contrae nella sua e la testa si piega in avanti accusando il colpo.
La dottoressa sorride compiaciuta ed io sento gli occhi riempirsi di lacrime. Marie se ne andrà lontano da me!
- Bene, partiremo con l'aereo giovedì mattina! – comunica la donna.
Marie spalanca gli occhi, - Ma è tra due giorni? -
- Già! Fatti preparare una bella valigia invernale cara, là non ci sono troppi gradi d'inverno! - sorride, andandosene.
Non posso sopportare un minuto di più.
Gli occhi si gonfiano e le mani tremano.
Devo scappare da questa camera, ora, subito, prima di mettermi a frignare come una femminuccia davanti a tutti. Corro in corridoio, verso l'uscita del reparto, verso l'ascensore e verso il parcheggio.
Ho lasciato Marie e Matteo da soli ma non importa. Prima la rottura forzata con Arianna e adesso l'allontanamento di Marie.
Nella mia vita non c'è assolutamente pace.
Una volta piegato sopra la moto mi lascio andare allo sfogo. Le lacrime escono più salate del solito e gli occhi si annebbiano impedendomi quasi di vedere la strada.
Altro che Divina Commedia, io non ho bisogno di un girone maledetto, questo sulla terra è già il mio inferno.
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