CAP LXXXVII Un piano selvaggio
In un lampo vengo catapultata dietro a uno spesso tendaggio rosso. Sbatto la schiena contro al muro, accusando una violenta fitta di dolore.
Di fronte a me gli occhi scuri e penetranti di Marcello mi spiazzano, - Bellezza, stai ferma! – ordina.
Con la sinistra mi tiene chiusa la bocca, con una forza tale da non lasciarmi neanche respirare, mentre con la mano destra, protesa contro il muro, blocca il mio corpo contro il suo, - Cosa credevi? Pensavi davvero che mi accontentassi di essere tuo amico? –
L'odore di alcool aleggia tra noi. Sono pietrificata dalla paura.
- Non mi basta offrirti il pranzo o la colazione! Non mi basta venirti appresso per elemosinare un tuo saluto! Non mi è sufficiente niente di tutto ciò! Quella dell'amicizia è stata un'idea di Rebecca, ma lei cosa ne può sapere del mio amore per te? Assolutamente niente! - Il suo viso è pericolosamente vicino al mio, - fai l'amico di qua, fai l'amico di là! Basta con tutte queste manfrine! – sbotta, - Arianna ti voglio, come prima e ancora di più!- posa la fronte sulla mia.
Racimolo tutte le energie in mio possesso e comincio a scalciare e agitare le braccia.
Sembro un uccellino in gabbia.
Marcello è forte, possente e la mia protesta risulta solo un movimento gracile e inefficace.
- Lo so, tu non mi vuoi perchè credi alle parole di quell'infame del tuo fidanzato, ma io questa volta ti avrò lo stesso, con o senza il tuo assenso! -
Un grido lanciante mi squarta anima e cuore.
Cosa vuole fare adesso?
Il mio torace si alza e si abbassa, pesantemente.
Alcune lacrime fanno capolino sulla rima degli occhi.
Ogni singolo urlo brucia dentro la gola.
Marcello fa scorrere la lingua sul mio collo. E' una sensazione viscida e nauseante.
- Mi auguro che quel teppistello bugiardo di Riccardo non si sia già portato via la tua verginità, perchè la prima volta dovrà essere esattamente con me! – sussurra al mio orecchio.
Le dita di Marcello si avventurano perisolosamente al bottone dei miei jeans.
Muovo il busto avanti e indietro come una forsennata.
Non può mettere mano così al mio corpo. Non può e non deve!
Marcello riesce a tirare giù la cerniera dei miei pantaloni, - Vedrai mi ringrazierai, sarà tutto indimenticabile! - mi tappa la bocca con maggior vigore.
Mi dimeno,
- Farai meglio a stare ferma! – dice, - sarà tutto meno doloroso! - mi spinge indietro, incalzandomi esattamente nell'angolo.
Come una tenaglia blocca le mie gambe tra le sue.
Il tendaggio ondeggia, riparando ancor più i nostri corpi e i nostri respiri.
Nascosta dietro a uno stupido strato di stoffa, con un ragazzo maggiorenne e brutalmente determinato, ascolto la testa girare e il rumore dei miei battiti pulsare fino alle tempie.
Non riesco a muovermi. Non riesco a urlare. Non riesco neanche a piangere. Le poche lacrime che si sono formate, mi restano congelate intorno agli occhi.
Marcello traffica con la cerniera dei suoi jeans, scendendoli a metà coscia, - Ti piacerà, bellezza! -
Mille immagini mi passano per la testa.
Gli occhi smaniosi di Marcello si confondono con quelli buoni di mia madre, con quelli incantevoli di Riccardo, con quelli enormi di Giulia e buoni di Leo, si sovrappongono alle iridi chiare di Matteo e pungenti di Isac. In un istante le facce di ciascuna persona a me più cara si intervallano e si confondono. Sento la gola stretta da un groppo di paura e terrore, così ingombrante da non poterlo affatto deglutire.
Non voglio che la mia prima volta sia questa.
Non voglio subire una simile violenza.
Non voglio che Marcello si impossessi del mio corpo.
Non voglio che mi sfiori, che mi tocchi, che penetri nella mia profonda intimità.
Purtroppo la mia volontà non conta.
Sono solo una bambina, nelle mani del lupo cattivo.
Ogni mio sforzo è inutile. Non riuscirò affatto a difendermi.
Una fila ininterrotta di perché mi si affaccia in testa, uno dietro l'altro come vagoni di un treno in partenza.
Perché sta succedendo tutto questo?
Perché Riccardo se ne è andato, lasciandomi da sola?
Perché mi sono allontanata dalla sala?
Perché Marcello è una persona tanto cattiva?
Quello che è stato il mio primo fidanzato, mi costringe a guardarlo, mentre prova ad abbassare i miei pantaloni.
Sono frazioni di secondo. Attimi. Istanti.
Ruoto e dimeno il bacino, tentando di rendere difficoltoso, se non impossibile ciascuna nuova mossa. Quando ormai esausa, sono quasi sul punto di cedere, una voce familiare echeggia nella tromba delle scale. Riccardo.
Marcello si ferma e io spalanco immediatamente gli occhi.
Vorrei urlare a squarciagola. Vorrei gridare che sono qui, dietro a questa tenda scura, in balia delle mani di un pazzo alcolizzato e squilibrato, ma non posso far uscire neanche una sillaba, solo strani e inutili mugolii, tanto il palmo di Marcello è compresso contro le mie labbra.
Marcello si appiccica contro il mio corpo, - Stai zitta! – sibila.
Sento i passi di Riccardo avvicinarsi. Una voce si intervalla alla sua.
E' la timbrica di una ragazza: Rebecca.
Marcello mi tiene nella sua trappola.
Il suo fiato acido, contro il mio viso disperato.
I suoi boxer orrendi, a sbattere contro i miei jeans aperti.
La voce di Rebecca rimbalza sulle pareti dell'agriturismo, - Quella è solo una bambina! – squittisce, - io sono già donna! Perchè devi negarti qualcosa che ti attrae? Hai sedici anni, avrai tempo per le storie serie. Adesso pensa a divertirti! –
- Piantala Rebecca! - il tono di Riccardo è duro e deciso, - lasciami tranquillo e, soprattutto, vedi di lasciare in pace Arianna! -
I loro passi salgono la rampa di scale, fino al nostro piano.
Riccardo è a poca distanza da me. Deve sentirmi, deve salvarmi!
Mi agito e emetto mugolii, sempre più forti.
- Se non fai silenzio ti tapperò anche il naso, così smetterai di respirare e di agitarti! – mi minaccia Marcello.
I suoi occhi neri sono annebbiati dai gradi dell'alcool che si è ingurgitato.
Non posso lasciarmi andare, non posso arrendermi al suo volere.
Devo resistere e lottare. Lo devo fare per me stessa e per la mia vita.
I tacchi di Rebecca sbattono sul legno del parquet, facendo un gran rumore, - Puoi farlo di nascosto, non devi dire niente alla tua mocciosa. Vieni a letto con me, ti prometto che nessuno saprà mai niente! –
Nel corridoio piomba il silenzio.
Cosa sta succedendo?
Poi il rumore di una zip che scende.
Subito dopo di nuovo la voce di Rebecca: - Ecco qua! Questo è tutto quello che io posso offrirti! –
Mi sporgo più che posso. Da un bordo del tendaggio, posso vedere la schiena di Riccardo immobile. Rebecca di fronte a lui con la maglietta aperta sul davanti.
Il senso di nausea mi assale.
Marcello stringe le mie guance sotto alle sue dita.
- Rebecca riuscirà a conquistare Riccardo – dice con un ghigno, - nessuno le resiste, e Riccardo non sarà certo l'eccezione alla regola! -
Mi impongo di non dare troppa importanza a quello che sta dicendo.
Sono solo parole. Volgari, invidiose, marce.
Rebecca si avvicina pericolosamente al mio fidanzato.
Sento le lacrime vibrare dentro agli occhi. Senza che possa fermarle, lascio che si avventurino lungo il mio viso distrutto dalla rabbia e dal dolore.
- Riccardo ti tradirà ne sono sicuro, ma tu non avere paura. Tu hai me! - Marcello si porta ancora di più contro il mio corpo, che diviene un tutt'uno con la parete.
Riesco a far sfuggire un braccio dalla sua presa, ma lui lo riagguanta velocemente, bloccandomelo dietro la schiena.
Ormai sono una fontana.
I miei occhi trasudano lacrime, una dietro l'altra.
Rebecca avanza felina, sempre più vicina a Riccardo.
L'urlo che si diffonde dentro il mio animo suona più forte di cento, mille, un milione di campane. Finché a un tratto la porta del salone sbatte, si sentono i passi di qualcuno procedere nella nostra direzione.
Rebecca si chiude svelta la zip e Riccardo si volta per vedere chi sta arrivando.
Nel momento che gira la testa posso vedere il suo volto.
E' la tortura più grossa e sconcertante della mia vita. Essere a due passi dalla salvezza, sfiorarla con la punta delle dita e non poter fare niente per raggiungerla.
La voce di una signora si fa sempre più vicina, - E' stata una serata fantastica, spero che l'associazione organizzi altri eventi come questo!-
- Hai perfettamente ragione. Bellissimo ricevimento! – ammette l'amica.
Rebecca aspetta che le due donne passino oltre, scendendo le scale.
Poi estrae dalle tasche qualcosa che ha l'aspetto di un foglietto di carta.
Lo rigira tra le mani e si allunga a infilarlo nella tasca posteriore dei jeans di Riccardo, - Pensa a quello che ti ho detto. Non negarti le gioie della vita! – porta una mano sulla sua camicia, lisciandogli il petto.
Un moto di odio e rabbia si scatena dentro i miei visceri.
Non può toccarlo. Non deve farlo! Lei non ne ha alcun diritto!
Mi agito furente, in preda al panico e ai nervi.
Marcello mi blocca con più fermezza. Mi gira così forte il braccio, da provocarmi una intensa fitta di dolore.
Rebecca lancia un bacio volante a Riccardo, proseguendo per la scalinata, - Una notte di fuoco ti aspetta! Sai dove trovarmi! - indica il retro dei suoi jeans.
Riccardo fruga nella tasca e tira fuori un biglietto. Lo accartoccia dentro la mano e lo lancia contro il muro. Poi sbraita parole incomprensibili e se ne va. Torna nel salone e, inconsapevolmente, mi lascia nelle grinfie del mio aggressore.
- Bene, bene, bene, finalmente soli! - Marcello mi lascia andare il braccio, afferra i passanti dei miei jeans e preme per abbassarli.
Il mio istinto di sopravvivenza prova a difendersi. Non so cosa avviene esattamente nel mio organismo, ma una potenza della quale non conosco la provenienza si sprigiona furente.
Mi ritrovo a piegare la schiena e liberare il mio corpo dalla morsa nel quale è stretto.
Con le dita afferro saldamente i capelli di Marcello, spostandolo indietro. La mossa lo prende di sorpresa e lo costringe ad allentare anche la presa delle sue ginocchia sulle mie gambe.
Gli mollo un calcio contro la caviglia. Lui salta indietro, accusando il colpo.
Il palmo che mantiene la mia bocca tappata si allenta e io riesco ad avventare uno dei miei morsi migliori. Se potessi staccherei le sue dita ad una ad una, invece mi limito a lasciare il segno degli incisivi sopra la prima falange del suo indice.
La tenda oscilla. Mi catapulto al di fuori di essa.
Tiro su la cerniera dei jeans e annaspo sui miei stessi tacchi.
Precipito con le ginocchia a terra.
Di fronte ai miei occhi, inerme sul pavimento, il bigliettino accartocciato da Riccardo poco fa. D'istinto lo afferro, poi mi rialzo velocemente.
Marcello alle mie spalle, prova a prendermi, cercando di far risalire i suoi jeans alla rinfusa, - Bellezza non farlo! – grida, - non fuggire da me! Non andare da quello! Lui non ti merita!-
Corro più veloce. Raggiungo il salone principale.
Con il fiato corto e il cuore al massimo gli sbatto la porta in faccia.
La musica, la gente, i balli, sono solo una grande confusione.
Mi affanno tra la gente, piangendo e respirando a fatica.
Procedo e intanto guardo indietro. Per fortuna di Marcello nessuna traccia.
Sposto di nuovo lo sguardo di fronte a me. Adocchio in fondo alla sala Giulia e Leo, che stanno brindando. Faccio per andare da loro, quando mi ricordo del bigliettino, che dentro la mia mano, sta bruciando più del fuoco.
Lo apro veloce. Lo porto davanti al viso e leggo: << Camera 105 >>.
La mia testa sembra scoppiare, mentre salta immediatamente all'amara conclusione: Rebecca ha invitato Riccardo in una stanza di questo agriturismo. Appoggio i palmi alla spalliera di una sedia e respiro forte, cercando di calmarmi. Rebecca sarà anche una ammaliante provocatrice, ma Riccardo non ha accettato. Riccardo ha gettato via questo invito, così come le sue avance. Devo essere fiera di lui!
Mentre cerco di riportare il respiro a un andamento regolare, qualcuno mi prende per una spalla e mi fa voltare. Lancio un grido acuto, che si perde nella musica.
I miei occhi sbattono sulla figura di Riccardo.
- Piccola, dove eri finita? –
La sua voce è calda e buona e mi è mancata da morire.
D'istinto mi fiondo tra le sue braccia, assaporando tutto il suo odore e il suo profumo, nell'intento di cacciare dai miei ricordi il cattivo sapore di Marcello.
Mi lascio cullare per un tempo infinito.
Poi mi stacco, anche se i miei restano incollati ai suoi, - Dove ero finita? – esplodo, - tu dove eri finito? Perchè ci hai messo così tanto? Perchè?-
Riccardo mi asciuga il viso, - Non c'è bisogno di piangere. Sono solo andato a fumare una sigaretta! -
Il nervoso mi sale dalla pancia, fino allo stomaco e alla testa, - Una sigaretta? Al diavolo la tua sigaretta! – sbotto, - tu dici di proteggermi, perchè non l'hai fatto anche questa volta? Perchè te ne sei andato? Dovevi rimanere insieme a me e non sarebbe accaduto niente! -
Riccardo schiaccia i suoi palmi sul mio viso, - Perchè cosa è successo? Cosa stai dicendo?–
- Marcello – dico.
Le pupille di Riccardo si muovono frenetiche contro le mie, - Marcello, cosa? -
Un singhiozzo mi riscuote.
Riccardo è impaziente, - Cosa ti ha fatto? –
Piango più forte, - Mi ha sganciato i jeans e a provato a abusare di me, ma non ci è riuscito perché sono scappata! -
Lui digrigna i denti, – Bastardo! Dov'è quel farabutto? Dov'è? – urla, lasciandomi andare.
- Riccardo, calmati per favore!– lo richiamo.
- Devo fargliela pagare! – grida, - è un maniaco! Un dannato maniaco!-
- Non peggioriamo la situazione. Non andare a cercarlo. Vieni qui da me, ti prego! - lo supplico.
Per fortuna Riccardo riporta le braccia sulle mie spalle, - Non posso fargliela passare liscia, proprio non posso! –
Gli cingo la vita con le braccia, accostando la testa sul suo petto.
Il battito del suo cuore è prepotente, veloce, ma è il suono più magico e fantasioso del mondo.
- E' tutta colpa mia! Non dovevo allontanarmi da te per così troppo tempo!- dice.
- Riccardo non è colpa tua! Ho sbagliato a dirtelo, non era mia intenzione accusarti. Il fatto è che sono scossa e sconvolta! – dico, - e poi, so che non sei stato tutto questo tempo fuori a fumare! -
Lui mi lancia uno sguardo scuro e interrogativo.
- Ho visto tutto! – lo metto al corrente.
La sua voce si incrina, - Tutto, cosa? -
- Te e Rebecca. Marcello mi ha tenuta bloccata dietro al tendone sul corridoio. Ho visto ogni singola mossa, ogni singola avance che Rebecca ti ha fatto, compresa questa! - apro il palmo della mano, facendo comparire magicamente sotto ai nostri occhi il bigliettino con il numero della camera, - so che tu non hai ceduto alle sue provocazioni, ma quando ho visto la sua mano sulla tua camicia e la zip della sua maglietta aprirsi io, io sono morta! – confesso, - dieci, venti volte! -
Riccardo abbassa la testa e chiude gli occhi.
- Sono stufa di questa situazione - lascio andare un profondo respiro, - perchè non possiamo vivere il nostro rapporto come una normale storia d'amore? Come Leo e Giulia? Perchè? -
Lui rialza le palpebre. Sospira e vaga con lo sguardo per la sala.
I suoi occhi passano in rassegna le persone che ballano, quelle che parlano in piccoli gruppetti. Poi si soffermano su due bambini, che stanno saltando la corda e sembra avere una illuminazione, - Ho un idea! – esclama, - darò una lezione a quella ragazza una volta per tutte!-
Non faccio in tempo a chiedere di cosa si tratti, che è già a qualche passo di distanza, diretto dai due fanciulli. Lo raggiungo.
Riccardo tira fuori dalle tasche degli spiccioli e li porge ai ragazzini, i quali mostrano un sorriso fino ai denti e se ne vanno, abbandonando le funi con le quali si divertivano, tra le mani di Riccardo.
- E quelle? – indico le corde.
- Se le maniere buone non bastano, dovrò passare a quelle cattive! - liscia le funi tra le mani.
- Riccardo, cosa hai intenzione di fare? -
Lui posa una mano sulla mia spalla. - Tranquilla piccolina, fidati di me! – dice, - ho in mente un piano! -
Il mio cuore martella, impaurito e incerto. Un senso di ansia e inquietudine mi assale. - Quale piano? -
- Un piano selvaggio! –
Deglutisco forzatamente.
Riccardo si avvicina al mio orecchio, rivelandomi in un bisbiglio quello che ritiene essere il suo fantastico e infallibile stratagemma!
Man mano che snocciola, parola dopo parola, tutti i singoli dettagli, un vuoto mi assale dall'anima fino alle ossa, - Non puoi farlo! – mi oppongo, - non posso sopportare l'idea che tu faccia una cosa del genere! -
– Piccola, è l'unica soluzione per far abbassare la testa a Rebecca! Vuoi che smetta di infastidirci? -
Annuisco.
- Allora facciamogli vedere di cosa siamo capaci! -
Scuoto la testa pesantemente, - Non sarà in questo modo, che le farai capire di starci alla larga! Io non voglio che tu lo faccia! -
- Fidati di me! – dice, - devi solo fidarti di me! -
So che non farò mai cambiare idea a Riccardo così, racimolo tutto il coraggio che mi rimane e annuisco, - Okay, però dovrai permettermi una cosa!-
Riccardo mi guarda, interrogativo.
- Mi porterai con te. Mi nasconderò, come vuoi, dove vuoi, ma voglio essere presente. Devo vedere! -
- No! Non se ne parla! Potresti far fallire il piano! -
- Non lo farò! Starò buona, te lo prometto! - cerco di mostrarmi forte e determinata, anche se dentro non lo sono affatto, - lasciarmi qui ad aspettare, sarebbe solo una tortura! -
Lui sbuffa, - E va bene! –
Il mio cuore affonda. Non so se sono pronta a vedere quello che andrò a spiare, ma devo essere abbastanza forte per farlo. Voglio dimostrare a Riccardo che sono molto più donna di ciò che si aspetta, e, come tale posso resistere a tutto questo.
Poi improvvisamente la mia mente si anima, - Ehi! Aspetta! – lo richiamo, - voglio farlo anche io con Marcello! -
- Stai scherzando? – esplode.
- Affatto! Dopo quello che ha cercato di impormi, si merita questo e altro! -
- Non permetterò che tu faccia niente del genere! - sbuffa.
- Invece sì – ribatto, - io mi fido di te e tu dovrai fidarti di me! -
Riccardo si scalda, - Qui non si tratta di fiducia, ma di pericolo! -
- Non sarà pericoloso! Tu verrai con me e ti nasconderai. Non sarò da sola!- cerco di convincerlo.
- Non si può fare! A Marcello penserò io più tardi. Gli farò passare la voglia di venirti a molestare. Dovrà pregare in ginocchio il suo chirurgo estetico di fiducia per farsi rifare l'intero impianto nasale! -
- Non sarà con la violenza che risolverai le cose! – protesto, - se il tuo piano funzionerà con Rebecca, varrà anche per Marcello! -
Riccardo sposta lo sguardo infastidito alla pista da ballo. Poi emette un profondo grugnito sordo, - E va bene! - mi concede, - però adesso non perdiamo altro tempo! - mi afferra il braccio, trascinandomi dietro di sé.
Alla Reception riusciamo a sottrarre dal tabellone, momentaneamente incustodito, la chiave per un'altra stanza. Insieme risaliamo la rampa.
A metà del percorso Riccardo osserva il numero della chiave, - La 107, dovrebbe essere allo stesso piano della camera di Rebecca! -
- Perfetto! – osservo, - così non faremo molta fatica per spostarci dall'una all'altra - frugo nelle tasche dei jeans e tiro fuori il cellulare, - Credo che dovrò inviare un messaggio a Marcello. Non vorrei che se ne vada dalla festa prima del contentino che abbiamo da dargli! – dico, - è solo che avrei bisogno del suo contatto, non ho più il suo numero! -
Riccardo soffia fuori un bel respiro, prima di dettare il numero di telefono recuperato nella sua rubrica. Poi allunga il collo, curioso, mentre scrivo:
<< Ci ho ripensato. Ti aspetto tra mezz'ora alla stanza 107. La mia prima volta dovrà essere speciale e lo sarà solo con te. Tua Arianna. >>
Riccardo stringe i pugni, - Sei una cocciuta! - sbotta, - quel metodo con lui non servirà a niente! Quanto sarebbe stato meglio un bel pestaggio a sangue? -
Fingo di non ascoltarlo.
Raggiungiamo il secondo piano.
Riccardo si ferma, - Ci siamo! Sei pronta? – mi prende il viso tra le mani.
- Pronta! -
Lui scioglie la presa e mi passa una delle due funi, - Questa tienila tu, servirà per dopo! -
Afferro la corda e la stringo tra le dita.
- Piccola, tutto quello che dirò o farò in quella dannata stanza sarà solo finzione, okay? - il verde dei suoi occhi cerca di tranquillizzarmi.
Annuisco, cacciando indietro il magone che già si è venuto a formare.
- Solo finzione! – ripete, abbracciandomi stretta.
Poi si stacca e lanciandomi un'ultima occhiata, alza la mano per bussare alla stanza 105.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top