CAP. LXXXVI In trappola
Riccardo infila le chiavi della moto dentro le tasche dei pantaloni e mi raggiunge sul viale d'accesso dell' agriturismo.
- E comunque i miei messaggi erano molto più poetici! – puntualizza.
Alzo gli occhi al cielo, lasciandomi sfuggire un sorriso.
Non c' è dubbio, l'idea dei biglietti dentro ai cioccolatini ideata da Matteo lo ha davvero colpito, e, adesso, non fa altro che passare in rassegna la sua inguaribile autostima. Infondo tutta questa competizione nei confronti del mio amico o di qualunque altro individuo di sesso maschile, è una prerogativa del carattere di Riccardo.
E' come se faccesse parte di una catena del suo stupendo e elaborato Dna.
Che lo voglia o meno devo e dovrò per forza abituarmici!
Riccardo molla un pizzicotto sul mio fianco. - Non ridere signorina! Ho impiegato ore per trovare le citazioni più appropriate! - si risente, – se quel biondino pensa che con delle stupide frasi sdolcinate possa battermi, si sbaglia di grosso! -
- Ehi! – protesto, accusando un leggero fastidio causato dalla stretta delle sue dita, - il mio era solo un sorriso di apprezzamento! Poi cos' è una gara a chi sforna le dediche migliori? -
- Non è affatto una gara! Dovresti sapere che quando si parla di corteggiamento io non ho rivali ! - soffia dentro la sua Kefiah, - che poi di quale corteggiamento stiamo parlando? Già odio il fatto che quel biondino stia sempre appiccicato a te, figuriamoci a mia sorella! – sbraita, - ma non ha di meglio da fare che essermi costantemente tra i piedi?-
- Riccardo! Non voglio affrontare un'altra volta lo stesso discorso! Matteo è mio amico e come tale è naturale che mi giri intorno, e per quanto riguarda Marie apri i tuoi orizzonti! -
Lui si blocca, stringendosi nel piumino. I suoi occhi bucano il nero della notte, - Cosa dovrei fare? -
- Dovresti essere meno ottuso! - lo rimprovero, - Matteo è riuscito a smuovere qualcosa in tuo sorella, e di qualsiasi cosa si tratti tu ne dovresti solo essere felice! Oggi Marie ha mangiato! - agito le braccia avanti a me, - Okay! solo un cioccolatino, ma lo ha fatto! Perchè non riesci ad avere una visione più ampia delle cose, invece di impuntarti sui tuoi strimizziti novanta gradi di visuale? Non è difficile! Basta che impari a guardare un pizzico aldilà del tuo naso, e ti accorgeresti che Matteo rappresenta la speranza! - porto meccanicamente i capelli dietro le orecchie, - forse l'unica speranza per far risalire Marie dall'abisso buio nel quale è finita! E se il destino fosse già stato scritto per loro? Perché ostacolarlo? Perchè mettersi in mezzo? Per una volta prova a placare la tua gelosia e il tuo senso di protezione. Lascia che le cose vadano come devono andare, per favore! -
Quando termino il mio lungo monologo mi sento svuotata. Il mio cuore è enormemente alleggerito.
Riccardo è a capo chino. Fermo con le mani nelle tasche. Il suo viso liscio è pensieroso, ma non contratto o pronto a controbattere. Stranamente sembra concentrato a riflettere su ciò che ho appena buttato fuori. Poi calcia un sassolino con la punta della scarpa, rianimandosi.
- Va bene. Proverò a farlo! Proverò a dare una possibilità a Matteo! - dice.
Mi riscuoto, - Davvero lo farai? - il mio tono suona incredulo e al contempo speranzoso.
- Se tu ritieni che questo sia un bene per Marie, vedrò ciò che sono in grado di fare per sopportare la presenza di quel biondino! – stringe le mascelle, - ma se dovesse farle del male, anche solo un poco, giuro che...-
Faccio un passo verso di lui, - Non accadrà – lo rassicuro, - Matteo sa quello che fa, io mi fido di lui! -
Riccardo non è della mia stessa idea, - Io per niente! – sbotta, - non dopo che ti ho vista con una bottiglia piena di alcool e erba! -
- Perchè rivangare ancora quella storia? – sospiro, - Matteo non c'entra! Lui non mi ha mai costretta a fumare! Se l'ho fatto è solo perchè l' ho voluto io stessa!-
- Se non era per lui, tu non sapevi neanche che constistenza avesse uno spinello! -
- Hai ragione, ma se ho deciso di fumare ciò che ho fumato è solo per opera mia! Sono l'unica vera responsabile delle mie azioni!- dico fermamente.
Riccardo alza le braccia al cielo come per invocare qualche sconosciuta divinità celeste.
Sento i miei occhi riempirsi di lacrime. Prima che questa discussione degeneri in qualcosa di irrecuperabile, mi fiondo contro il suo torace e lo abbraccio.
- Ti prego non litighiamo, non stasera! - lo stringo forte, - si tratta del passato e noi dobbiamo pensare al futuro!-
Riccardo solleva i palmi contro la mia schiena, - Non ho affatto intenzione di litigare, non dopo la fatica che ho fatto per riaverti con me! - mi allontana, così da poter scrutare in fondo ai miei occhi, - darò quella possibilità a Matteo, se la cosa ti rende felice, ma tu sorridi – mi sfiora la bocca con i pollici, - voglio vedere queste due bellissime labbra piegarsi nel fantastico sorriso che solo tu sai regalarmi! -
Le lacrime che tentavano la fuga, si arrestano ancor prima di far capolino e la mia bocca segue alla perfezione la sua richiesta.
Riccardo ricambia il mio sorriso, - Così va meglio! – dice.
Riprendiamo a camminare.
Una sferzata di vento scompiglia i nostri capelli. Mi aggrappo con più decisione al braccio del mio accompagnatore. L'aria è fredda e la nostra vicinanza è una piacevole senzazione.
Imbocchiamo il viale d'ingresso.
- Riguardo a quei miei componimenti, posso sapere quale ti ha colpita di più? –
Con la coda dell'occhio vedo le guance di Riccardo colorirsi, ma forse è solo una mia idea oppure l'effetto della calda luce dei lampioni.
Vacillo sui tacchi troppo alti per la mia poca esperienza.
Passo in rassegna tutti i suoi colpi di testa per farsi perdonare.
Dai messaggi, ai post, alla scritta ancora presente accanto al muro di casa.
- La lettera credo sia quello che acquisti un punteggio più alto! – ammetto.
- Non la mia dedica canora? -
- Oh! Quella è stata sorprendente, ma...- faccio una strana espressione tra disgusto e apprezzamento, - ti ha mai detto nessuno che non sei propriamente intonato? -
Lui alza la testa, - Non te ne intendi, cara. Ho una voce superlativa! -
Scuoto la testa e lascio andare un sospiro, - Oh sì, certo! -
Riccardo ridacchia, - Però non puoi dire che non tenga a te, per esibirmi in quella roba ci ho rimesso la faccia! -
Rido più forte. Poso lo sguardo sul suo profilo.
Il naso dritto. La fossetta al lato della bocca. Le labbra piene appena increspate.
Non riesco a non pensare a quanto sia fortunata ad aver conosciuto un ragazzo così bello e dolce.
Rapidamente, vincendo l'aria fredda che ostacola i nostri passi, ci avviciniamo ai gradini in pietra e alla porta principale.
Un bellissimo tappeto color panna è steso sul parquet.
Divanetti in stoffa rossa sono piazzati sotto a grandi finestre a vetro.
Il cartello: << Qua la zampa! >> ci indirizza al piano superiore.
- Non immaginavo tutta questa eleganza! – dico, entrando nel grande salone del ricevimento.
- Per fortuna ho messo la camicia! - Riccardo tira giù la cerniera del piumino, mostrando l'elegante capo di lino bianco.
Il mio cuore, a causa del fascino sfrontato, subisce un duro colpo. I miei occhi restano un secondo di troppo incollati al suo petto, perfettamente modellato dalla stoffa fine.
Seguo lentamente i bottoncini chiusi, dall'addome fino al colletto stirato.
Riccardo si schiarisce la voce, - Piccola, non mi guardare troppo altrimenti mi consumi! –
Mi sento prendere fuoco, - Non stavo guardando te, ma la tua camicia! – balbetto.
Il suono della sua risata è tremendamente bello e imbarazzante.
- Sei solo un ragazzo con una stupida camicia bianca! - faccio stizzita da tanta superbia.
Lui si avvicina pericolosamente a me, - Ma che ti fa venire in testa i pensieri più strani, ammettilo! – mi sussurra all'orecchio.
Mi allontano con la faccia in fiamme e il cuore che batte veloce.
Impiego un buon minuto per riportare la pelle del viso al colore naturale.
Intanto intorno a noi si affollano volti di persone sconosciute.
Alcuni camerieri sistemano i due lunghi tavoli posizionati al centro della stanza.
Mi guardo intorno alla ricerca di Giulia e Leo, ma non riesco a vederli.
Riccardo si avvicina al banchetto degli aperitivi e prende un'oliva con lo stecchino, - Tutta questa gente avrà in media sessant'anni – constata.
In effetti siamo circondati da donne in tailleur e uomini con cravatta e capelli brizzolati.
- Dove ci hanno fatto venire quei due, a un ritrovo della terza età? - il volume dell'oliva che ha infilato in bocca si nota schiacciato contro la sua guancia.
Gli mollo un colpetto al braccio, - Sei venuto per un'opera di bene, non per rimorchiare! -
Riccardo ridacchia, - Invece sai cosa ti dico? Sarei proprio tentato di far provare un'esperienza di sesso sfrenato a una di queste donne canute e vissute! -
Alzo la mano mollandogli una seconda pacca, – Sei uno stupido! - incrocio le braccia al petto.
Lui mi prende la mano, attirandomi a sé, - Stavo scherzando! Tu sei l'unica donna della mia vita e lo rimarrai anche quando avrai i capelli cotonati e le rughe sul collo. Per te il tempo non passerà mai, tra trenta o quarant'anni sarai sempre bellissima, così come adesso e ancora di più! - piega la testa e mi bacia.
- Ehi! voi due! - La voce di Giulia ci fa staccare bruscamente, – va bene che avete del tempo da recuperare, ma sempre attaccati dovete stare? -
Riccardo sospira, scocciato dall'interruzione.
Vado ad abbracciare la mia amica. Mentre mi avvicino a lei, sento qualcosa dentro la bocca. Qualcosa di duro e poroso. Lancio un'occhiata di rimprovero a Riccardo, non appena scopro che si tratta del nocciolo della sua oliva. Sputo dentro al palmo della mano l'intruso, cercando di essere più fine e graziosa possibile. Ringrazio il cielo per non averlo ingoiato!
Giulia mi guarda da capo a piedi, - Tata stai benissimo! Questo top è la fine del mondo e pure le scarpe! - punta gli occhi sugli stivali neri, che mia madre ha insistito nel farmi indossare.
- Anche tu stai benissimo! - poso una mano sulla sua pochet, - e questa è deliziosa! -
Leo si materializza al nostro fiasnco, – Ragazzi, grazie di essere venuti. Sarà una serata davvero speciale e molto utile per i nostri amici animali! -
Riccardo infila le mani nelle tasche e accenna un saluto con la testa.
Abbasso lo sguardo, sfuggendo gli occhi castani di Leo.
Quest'ultimo, imbarazzato emette un colpetto di tosse, – Ari, io volevo chiederti scusa – dice, - forse ho esagerato. Non avevo alcun diritto di costringerti a rimanere con noi in auto quella sera, l'ho fatto per proteggerti, ma ho sbagliato e me ne pento davvero tanto! -
- Okay, perdonato – annuisco, - infondo anche gli amici più saggi e coscienziosi possono sbagliare! -
Lui mi abbraccia, - Grazie, non sopportavo più il nostro silenzio! -
Premo il mento sulla sua spalla e il petto contro il suo torace.
- Cosa vuoi di più dalla vita? Ho l'amica più comprensiva del mondo e la fidanzata più speciale dell'universo! – dice, contento.
- Godi condizioni invidiabili! – ammetto.
La risata di Leo risuona vicino al mio orecchio.
- Okay, non so per quale strana ragione abbiate litigato, però le scuse sono state fatte e mi sembrano più che sufficienti! - la mano di Riccardo mi spinge indietro, facendomi staccare dal busto del mio amico, - adesso vogliamo prendere posto a sedere? -
Leo annuisce.
Giulia agita la testa, - Geloso il ragazzo eh! –
Alzo gli occhi ai grandi lampadari in cristallo e sospiro.
Riccardo sbuffa, stringendomi più forte sotto al suo braccio.
Il signor Mori e sua moglie ci vengono incontro, indicandoci di prendere posto a metà del primo tavolo. Siedo vicino a Riccardo, mentre Giulia e Leo si sistemano esattamente di fronte a noi. Non faccio in tempo a occupare la mia sedia, che i miei occhi finiscono sulla figura bionda e eccentrica seduta nell'altro tavolo.
Il cuore subisce un duro colpo.
- Tata, che succede? - chiede Giulia, notando il mio mutamento.
Senza spostare lo sguardo, biascico: - Voltati! -
Lei segue il mio comando. Gira la testa qua e là, fino a quando il suo profilo si sofferma sulla mia stessa traiettoria, – Rebecca! –
La bionda finge sorrisi verso il padre e la donna che le siedono davanti.
Poi i suoi occhi si alzano e incontrano i miei, dando vita alla più spaventosa scintilla di odio mai vista. L'innesco è repentino e profondo. Un moto di violenza e distruzione si scatenano dentro il mio animo. La rabbia mi ribolle nelle vene. La pelle del viso e del collo si accalorano.
Giulia allunga la mano sulla mia, – Tata, stai calma! Fai finta che non esista, immaginati si tratti solo di una controfigura! -
Quanto vorrei accogliere in pieno il suo suggerimento, ma risulta ben difficile dal momento che ho lo stomaco perfettamente attorcigliato.
Gli occhi di Rebecca puntano malvagi contro i miei e bramosi verso il corpo del ragazzo al mio fianco.
D'istinto avvicino la sedia a quella di Riccardo a definire i giusti limiti, a marcare la mia proprietà.
Rebecca allunga le sue labbra rosse, - Lui sarà mio, stai attenta! – mima.
Srotolo le posate dal tovagliolo. Porto il coltello liscio al collo e lo muovo avanti e indietro.
Lei stringe le dita contro il vetro del bicchiere. Le sue iridi da azzurre si trasformo in blu cobalto.
- Ari ma che stai facendo? - la voce di Riccardo mi fa sobbalzare.
Lui allunga una mano sulla mia, per farmi posare l'arma tagliente, poi sposta lo sguardo sull'obiettivo della mia concentrazione. Non appena vede Rebecca, il suo respiro si smorza, - Che ci fa lei qui? –
- Quello che ci facciamo noi, immagino! Anzi, una cosa in più. Oltre a fare beneficienza ti sta pure mangiando con gli occhi! -
Riccardo posa le sue dita sulla mia guancia, – Piccola, non conta niente quella ragazza. Potrebbe stare a fissarmi anche per ore se vuole. Per me ci sei solo e soltanto tu! –
Qualcuno a capotavola fa battere la forchetta sul calice, provocando un tintinnio fastidioso.
Tutti si voltano curiosi verso l'uomo che si è appena alzato in piedi.
Tutti tranne me e Riccardo.
- Non lasciarti confondere dalle sue provocazioni. Non facciamoci rovinare questo momento da lei. Siamo insieme, tu vuoi me ed io voglio te, nessuno potrà dividerci. Nè stasera nè mai!-
Annuisco. Provo a credere alle sue parole, belle e piene di speranza.
Riccardo scorre il braccio sul mio, fino ad avvolgermi le spalle, - Vieni qui, abbracciami! -
Faccio come dice, lasciandomi avvinghiare completamente dalle sue forti braccia.
- Rebecca mi fa paura. Temo possa dividerci di nuovo! - confesso.
- Non succederà, te lo prometto! - soffia tra i miei capelli.
Leo ci ammonisce: – Shh! Silenzio! –
Riccardo mi lascia andare, - Scusaci! – alza le mani.
Lancio un ultimo sguardo verso la bionda, sempre più infuriata nell'altro tavolo. Poi mi distraggo, posiziono le mani sotto al mento e ascolto le parole dell'organizzatore dell'evento.
- Benvenuti a tutti, sono felice che così tante persone abbiano deciso di partecipare a questa cena di beneficienza. Il ricavato sarà devoluto ai nostri amici animali! Mi auguro che passiate un'ottima serata! – l'oratore si gratta la folta barba scura, – è con grande onore che voglio dare il via al ricevimento con il nostro immancabile motto: Qua la zampa! -
Gli invitati applaudono. I camerieri arrivano con vassoi carichi di verdure fritte e crostini di pane. Il suono delle posate e il brusio delle voci dei commensali fanno da padroni.
Se pur con tutta la mia buona volontà, non riesco a spostare l'attenzione dalla mia acerrima nemica. La maglietta che indossa è talmente corta e stretta da non avere neanche la minima dignità di quel nome. Al collo ha appeso una lunga catena che le finisce esattamente in mezzo ai seni.
- Tata, piantala di guardare in quella direzione - mi esorta Giulia, - mangia, hai ancora tutto nel piatto! -
Cerco di darle retta. Devo farlo per me stessa, ma anche per Riccardo.
Ha passato una serata piacevole e spensierata, come un semplice ragazzo di sedici anni, e io non ho alcuna intenzione di rovinargliela!
Dopo il brindisi finale, gli addetti alla sala spostano i due tavoli ai lati della stanza. Soffuse le luci, danno il via a una magica serata danzante. La folla impazzisce sulle note di "Gangmam style". Ci disponiamo ai lati.
Rebecca è a non molta distanza da noi, posso sentire tutta l'energia negativa che emana.
Il padre e la compagna cercano di invogliarla in una conversazione, alla quale lei però non pare essere più di tanto propensa. La sua attenzione è spostata verso noi quattro.
Ogni tanto mi lancia occhiate fulminanti, che fingo di non vedere, per mantenere la calma. Poi all'improvviso Giulia mi scuote un braccio: - Tata! Tata!-
- Cosa? - non faccio a tempo a girarmi in direzione del suo indice, che vedo avanzare Marcello, sicuro e spavaldo dalla porta d'entrata verso di noi.
Al suo fianco il piccolo e tozzo Renato.
Butto fuori un lungo e triste respiro.
- Ciao bellezza! Anche tu qui? -
Il braccio di Riccardo si posiziona sulla mia spalla. - Si anche lei qui, con me!-
Il mio ex finge di non sentirlo, - Purtroppo io e Renato non siamo riusciti a arrivare per cena, ma il posto sembra ugualmente carino per fare due salti!-
Il braccio di Riccardo si stringe di più attorno al mio collo, - Vattene Marcello, nessuno ti ha chiesto un'opinione sulla serata! -
- E nessuno ha chiesto il tuo intervento, si da il caso che io stia parlando con Arianna! -
- E si da il caso che lei è la mia ragazza e non voglia assolutamente rivolgerti la parola! - Riccardo è sempre più arrabbiato.
Marcello non perde occasione per sfidarlo, - Lei non voglia o tu non vuoi che lei lo faccia? -
Riccardo grugnigne appena sopra la mia testa e mi sposta di lato. In un attimo i suoi pugni si fanno duri, - Ti avevo già avvertito di starle alla larga o sbaglio?-
Marcello sghignazza, - Non ti agitare, era solo un saluto a una cara amica! Hai davvero la coda di paglia, ragazzino! - fa un cenno del capo a Renato e insieme si allontanano.
Riccardo allenta i pugni, - Uno di questi giorni lo pesto a sangue! -
- Riccardo, non lasciarti agitare dalla sua presenza. Voglio te e tu vuoi me, nessuno potrà dividerci. Lo hai detto tu poco fa, vale per Rebecca e anche per Marcello – lo abbraccio.
- Lo so, ma è così dannatamente fastidioso! - si libera dalla mia stretta e tira indietro i capelli, - scusami ho bisogno di uscire! - porta le mai alla gola, - mi manca l'aria, devo fumare! - fruga dentro le tasche dei jeans alla ricerca del pacchetto di sigarette.
- Vengo con te! –
- No! - mi blocca, - fuori è troppo freddo. Farò veloce, solo il tempo di una sigaretta! Resta con Leo e Giulia, mi raccomando non ti allontanare da loro! – si volta, procedendo in direzione dell'uscita.
La mia amica si avvicina, - Cosa gli è preso? - guarda Riccardo scomparire, facendosi largo tra la gente, – è per Marcello? -
- Quel ragazzo gli fa saltare i nervi! -
- Vuoi che vada da lui? - interviene Leo.
Scuoto la testa, - Non credo ce ne sia bisogno. Ha detto tornerà subito! -
Lui annuisce, poco convinto.
Giulia si sporge ad abbracciarmi, – Tata, quanto ti voglio bene! -
Mi abbandono alla sua stretta, - anche io! -
La musica cambia. Dal ritmo energico dei balli di gruppo si passa alle note di una romantica "Io non so parlar d'amore". Si formano decine di coppie, che prendono a volteggiare esperte nella sala. La madre di Leo reclama il figlio. Lui fa una leggera resistenza, ma alla fine si concede alle danze. Nel frattempo, il signor Mori chiede la mano a Giulia, che farfugliando qualcosa del tipo: - Non ne sono capace! Non ho mai ballato in vita mia! - si lascia mettere in posizione dritta.
Resto da sola, con la schiena contro il muro, a guardare i ballerini girare nell'enorme sala. Prego che Riccardo torni il prima possibile.
Dopo "Adriano Celentano" è il turno di "Gianna Nannini".
Alcune coppie si fermano, altre scambiano i partner. Il signor Mori e sua moglie adesso sono insieme a dondolarsi sulla voce graffiante e le dolci note di "Sei nell'anima".
Sposto appena lo sguardo e mi sorprendo a vedere i miei amici teneramente abbracciati.
Si stanno lasciando trasportare dalla musica. Sono la coppia più giovane e carina della pista.
Per un attimo vorrei che Riccardo apparisse in mezzo alla folla e, con un sorriso mozzafiato, mi chiedesse la mano, per condividere questo fantastico ballo. Purtroppo non accade niente del genere. Riccardo non è ancora di ritorno e quelli che dovevano essere cinque, in realtà, sono ormai quindici interminabili minuti.
Forse una sigaretta non gli è bastata.
Forse ne sta fumando un paio o anche più, tuttavia non ha senso che rimanga qui da sola ad aspettarlo, meglio andare a vedere che fine abbia fatto.
Abbandono la mia postazione e mi faccio spazio tra la folla.
Mentre avanzo precipitosa verso la porta, mi scontro con il padre di Rebecca e la sua compagna, che stanno volteggiando. Mi scuso e procedo più attenta.
Quando raggiungo il corridoio, lasciandomi la sala alle spalle, intorno a me magicamente si materializza il silenzio. Della musica non rimane altro che un sottofondo lontano.
Mi avventuro sul parquet di legno scuro, accusando un certo dolore alla pianta dei piedi. Questi stivali non sono affatto la cosa più comoda che esista. Mi aggrappo al corrimano e prendo un momento di tempo prima di procedere giù per le scale. Non appena poggio il tacco sul primo gradino, qualcosa o qualcuno mi agguanta. È un attimo. Un istante.
Un paio di mani mi afferrano decise da dietro.
Una a chiudere la bocca e l'altra a stringere e sollevarmi per la vita.
Sento il cuore salire in gola e lo stomaco affondare. I miei organi interni si scambiano di posto in un millesimo di secondo. Vengo trascinata via. L'urlo che credo di emettere è solo un rumore gutturale, basso, soffocato, impercettibile. Inizio a scalciare e a dimenarmi per liberarmi dalla morsa nella quale sto precipitando, ma qualsiasi mossa faccia, qualsiasi movimento compia, quelle mani e quelle braccia si stringono sempre di più.
Mi ritrovo in una trappola.
Sgomenta. Impaurita e senza via di fuga.
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