CAP. LXXVII Vorrei Vorrei

Ancora cinque minuti al termine della lezione di matematica. Matteo al mio fianco scarabocchia il suo quaderno con strani geroglifici. Non è ancora riuscito a trovare la frase più adatta per il tatuaggio che intende farsi.

Giulia guarda verso la finestra distratta, Leo digita con il cellulare nascosto sotto al banco.

Tengo gli occhi puntati sul libro, fingendo di essere interessata all'argomento, ma in realtà la mia testa viaggia ovunque tranne che nella direzione dei numeri.

Scorro con la memoria frase dopo frase la lettera di Riccardo.

E' una vera e propria ossessione.

Le sue parole mi frullano in testa, impazzite.

Stanotte non sono riuscita a riposare e anche adesso, sono in preda all'ansia più completa. Sono preoccupata per Riccardo e anche per le condizioni di Marie. Perché non ha risposto alle mie chiamate? 

Prima mi scrive un componimento da far venire i brividi, poi fa in modo di risultare totalmente irrintracciabile.

Stamani ho sperato fino all'ultimo di vedere arrivare la sua moto in cortile, purtroppo mi sono dovuta rassegnare. 

Tutte le ultime vicende non fanno altro che accrescere il mio patire oltre ogni limite. Il suono della ricreazione rappresenta un fantastico rumore liberatorio. Finalmente posso uscire dall'aula a prendere una necessaria boccata d'aria. Matteo si alza di scatto e mi sorpassa in rincorsa, raggiungendo l'uscita con una delle sue grandi e solite scivolate.

Per un attimo trattengo il fiato, vedendolo quasi andare a sbattere contro Leo, il quale sta uscendo deciso e dritto, senza guardarsi intorno.

Prendo dallo zaino un succo di frutta  e guardo Giulia venirmi incontro.

- Tata, mi accompagni fuori a fumare? -

Acconsento, desiderosa di respirare un po' dell'aria fresca della mattina.

Ci  avventuriamo nel corridoio, tra la folla di studenti chiassosi.

Giulia procede a piccoli passi al mio fianco.

- Ieri ho aspettato che i miei tornassero, sono riuscita a dire qualcosa a mia madre circa il mio problema, ginecologico! – dice.

- Cosa le hai raccontato? – domando, sorpresa.

Lei stringe tra le mani il suo pacchetto di sigarette, - Una mezza bugia o una mezza verità, dipende da come vuoi vederla! -

Le lancio un'occhiata interrogativa, sorseggiando il mio succo.

- Non potevo riferirle così, di colpo, che ho fatto un test di gravidanza perchè avevo paura di essere rimasta incinta! Ho inventato che il ginecologo del consultorio è venuto a scuola per un colloquio con ciascuno di noi studenti, e, essendomi saltato il ciclo questo mese mi ha prescritto degli esami da fare – riferisce, entusiasta della sua invenzione.

- Tua madre cosa ha detto? -

- Ci ha creduto! Mi accompagnerà a farli domani mattina, prenderà un giorno libero a lavoro! -

- Tua madre, un giorno libero? -

Scendiamo le scale.

Giulia sospira: - Sembra un sogno, non è vero? -

- Già – ammetto.

- Questo è solo il primo passo. Poi dovrò dirle che ho fatto una vera e propria visita, che il ginecologo mi ha proposto di prendere una pillola anticoncezionale, ma a quel punto, inevitabilmente, uscirà fuori tutta la verità! -

- Piano piano - la incoraggio, - Già hai fatto tanto! -

Lei sorride e salta l'ultimo gradino, - Tu invece, sei riuscita a rintracciare Riccardo? -

Sto valtuando se iniziare a raccontare della lettera e dei fiori o lasciarmi andare al mio sfogo e alle mie paturnie, quando un grande fischio ci fa sobbalzare.

Giulia porta le mani alle orecchie, - Cosa è stato? -

Il suono acuto è accompagnato da un brusco e snervante fruscio.

Ci guardiamo intorno alla ricerca della causa del rumore assordante.

Come noi, anche gli altri studenti presenti.

Poi finalmente il fischio si interrompe, il frastuono si fa più basso.

Qualcuno indica l'altoparlante posizionato nel corridoio, esattamente sopra le nostre teste.

Noi dirigiamo il nostro sguardo in alto, verso la piccola cassa nera.

Improvvisamente una forte voce maschile va a sostituire ogni sorta di rumore.

- Vorrei,Vorrei, esaudire tutti i sogni tuoi -

Giulia sgrana le orbite.

Mi paralizzo sul posto, incapace di compiere anche solo un minimo movimento.

La voce improvvisata è familiare e profonda.

Un brivido mi percorre la schiena.

Le parole intonate echeggiano, sbattendo nei muri dell'intero edificio.

- Vorrei,vorrei, cancellare ciò che tu non vuoi -

Giulia mi scuote un braccio così forte, che penso voglia staccarlo di netto.

- Ma è Riccardo! - grida.

Mi lascio strapazzare, – Sì, è Riccardo – balbetto.

Lascio andare la cannuccia del succo di frutta e porto una mano alla bocca.

- Però lo sai, che io vivo attraverso gli occhi tuoi. -

Giulia si aggrappa più forte alla mia maglietta.

La lascio fare, incapace di staccare gli occhi dall'altoparlante, che, con maggior vigore, continua a diffondere ovunque quella coraggiosa e dolcissima voce.

- E vorrei poterti amare fino a quando tu ci sarai! -

La nota alta, presa non proprio con la migliore intonazione fa di nuovo fischiare la cassa.

Pian piano inizio a rendermi conto di ciò che sta realmente accadendo.

Mi giro a destra e a sinistra. Gli occhi degli altri alunni si guardano a vicenda. Dalle espressioni pare che tutti si stiano chiedendo chi sia lo squinternato che ha avuto il coraggio di un'azione simile.

Giulia sembra un disco rotto, mentre continua a ribadire incessantemente:

- Riccardo sta cantando per te, Riccardo sta cantando per te, Riccardo sta cantando per te! -

Sposto l'attenzione dalla mia amica alle persone intorno, infine di nuovo all' altoparlante.

- Sono nato per regalarti ciò che ancora tu non hai.-

Il sangue affluisce nelle vene così veloce, da far alzare di colpo la mia temperatura corporea.

- Così se vuoi portarmi dentro al cuore tuo con te.-

La voce stonata e pura di Riccardo, che tenta di imitare quella di "Cesare Cremonini", raggiunge anche le cellule più profonde del mio corpo.

Quasi non respiro, quando un lieve fruscio nasconde appena la strofa successiva.

- Io ti prego e sai perchè...-

Giulia avvicina il suo viso al mio orecchio e urla: - Vai da lui !!!-

La guardo perplessa, stordita dalle parole che ancora continuano a fuoriuscire sicure e gracchianti dall'altoparlante.

- Vorrei, vorrei esaudire tutti i sogni tuoi.-

Giulia mi sventola una mano davanti, poi mi dà un pizzicotto, – Tata, devi andare adesso! -

Sono sotto shock, - Dove? –

- Da lui! Cosa aspetti? -

La voce canta incessantemente: - Vorrei, vorrei cancellare ciò che tu non vuoi! -

- Vado da lui – dico.

Giulia afferra il mio succo di frutta all'albicocca, togliendomi l'impiccio dalle mani. – Corri !!! – mi esorta.

- Corro, corro! - Faccio per partire, poi mi volto di scatto, - Ma correre, dove? -

Giulia scuote la testa, esausta, - Nell'ufficio della preside! E' lei che ha il microfono di quell'aggeggio! - Punta un dito verso l'altoparlante, sopra di noi.

- Hai ragione – sorrido, – Allora, vado! -

Giulia mi spinge. Mi volto e inizio a correre veloce.

La voce di Riccardo, sempre più stanca, si appresta al finale.

- Però lo sai che io vivo attraverso gli occhi tuoi.-

Schivo alcune ragazze e un gruppetto di ragazzi, inciampando quasi sui miei stessi piedi.

Riccardo sussurra con un filo di voce le ultime parole: - Gli occhi tuoi! –

Muovo le gambe ancora più rapide.

Una volta arrivata agli uffici mi blocco, a causa dell'immagine che mi si para di fronte.

Leo sta correndo giù per la scala, inseguito dalla preside.

- Sei un bugiardo, ragazzino! – grida la donna.

Riccardo esce dalla presidenza, lasciando fischiare l'altoparlante.

Si volta verso i due che stanno arrivando di volata.

Senza che lui possa fare niente per evitarlo, viene travolto dall'amico.

I due ragazzi finiscono a terra. Riccardo sotto, Leo sopra.

La preside si ferma e poggia le mani sulle ginocchia a riprendere fiato.

- Riccardo Serio e Leonardo Mori, vi meritate un bel rapporto! Così non vi riproverete più a fare questi stupidi scherzi! – sbraita la donna.

Riccardo spinge via Leo dal suo corpo.

Con una spinta delle braccia torna a mettersi in piedi. - Ci scusi, è tutta colpa mia! - Porta una mano al petto, con espressione dolce e colpevole.

- Ho costretto io Leo a inventarsi una scusa per farla allontanare dalla sua stanza! Lui non c'entra niente, è solo con me che se la deve rifare! -

La donna sposta gli occhi da Riccardo a Leo, ininterrottamente.

Poi finalmente parla: - Non mi sembra un bel momento per lei, Serio! Con sua sorella in quelle condizioni, non dovrebbe essere qui a fare simili scherzi! -

Riccardo fa un passo indietro.

Leo si tira sù da terra, alquanto confuso. Guarda Riccardo come se avesse affianco uno sconosciuto. Probabilmente non sa niente riguardo a Marie.

Riccardo ha rivelato la storia della sua famiglia solo a me, io ho riportato il tutto a Giulia. Leo ne è completamente al di fuori.

L'altoparlante continua a emettere un noioso fruscio insistente.

Gli occhi di Riccardo vagano oltre la donna, in un punto impreciso e immaginario. - Non è stato uno scherzo, solo un modo per far capire a una persona quanto sia importante per me! -

La preside sospira. Poi avanza verso il suo ufficio, spegne il microfono e fa di nuovo capolino alla porta. - Per questa volta ve la farò passare liscia – dice - ma andatevene da qui, non voglio più avervi tra i piedi! -

Leo si fa uscire un piccolo sorriso di sollievo.

Riccardo invece di fare retromarcia e scappare il più lontano possibile, si lancia contro la donna. Le afferra le mani e vi lascia un sonoro bacio, - Grazie! Grazie! -

- Cosa fa, Serio? – La preside sfila velocemente le mani dalla presa di Riccardo. - Ho detto vada via! – starnazza. Poi aggiunge: - E, se proprio vuole conquistare qualcuno, prima prenda delle lezioni di canto. La sua voce è inascoltabile! - volta i tacchi e rientra nel suo ufficio.

Riccardo si gratta la testa. Poi si gira verso Leo. Gli passa un braccio attorno al collo e lo attira a sé, mollandogli un bacio sulla tempia.

Leo si strofina con vigore, - Ma ti sei fumato il cervello? –

- Sono solo contento che tutto sia riuscito per il meglio! -

Leo cerca di liberarsi della stretta di Riccardo. - Per il meglio? Per poco non ci prendevamo un rapporto! – sbuffa. – Poi, cosa è questa storia di tua sorella? -

Riccardo lascia andare la presa su di lui.

- Sono tuo amico e in realtà non conosco niente di te - Leo protesta.

Gli occhi di Riccardo fissano il pavimento. - Purtroppo ci sono delle cose delle quali non amo molto parlare.-

Il mio sguardo finisce sulle mani di Riccardo, che si stringono in un pugno di dolore.

So che dentro di sé, quel ragazzo con l'aspetto da duro, è in realtà fragile e impaurito.

So che, in questo momento, lui sta lottando se lasciarsi ascoltare o tenersi tutto dentro.

So che ogni volta si parla del suo passato, quel maledetto malessere riaffiora.

So che Marie è un passato e un presente di sofferenza, ma anche speranza.

Mi auguro solo che Riccardo riesca a coglierla e ad aggrapparvisi con tutte e dieci le dita.

Leo alza una mano sul braccio di Riccardo. - Non preoccuparti, me ne parlerai quando sarai pronto, okay? -

Lui annuisce, – Grazie! Sei un amico! – apre il pugno e posa il palmo sulla mano di Leo, sopra la manica del suo golf.

I due si incamminano verso la scalinata, - Secondo te, Arianna avrà capito che ero io a cantare per lei? -

La domanda di Riccardo mi riscuote improvvisamente.

Solo adesso mi rendo conto di essere rimasta immobile e a debita distanza, come un soldatino in vedetta. Mi rianimo nel vero senso della parola e faccio in modo che le gambe si muovano veloci verso la coppia di amici che, di spalle, si sta allontanando.

Prendo in mano tutto il coraggio e faccio uscire la mia voce.

- Riccardo! -

Purtoppo ciò che ne viene fuori è solo qualcosa di strozzato a metà, che nessuno può sentire eccetto me stessa.

Provo di nuovo e urlo più forte: - Riccardo !!! -

Questa volta il richiamo giunge a buon fine.

I due ragazzi si fermano e si girano. Riccardo si guarda intorno spaesato.

Poi mi vede. I suoi occhi raggiungono i miei. E'come se intorno a noi non ci fosse più niente e nessuno.

Io e lui e il vuoto.

Le sue labbra pian piano si piegano, dando vita alle inconfondibile fossette  che distinguono il suo sorriso. Gli angoli degli occhi si inclinano, il pearcing al sopracciglio brilla, ma non più della luce che fa capolino nel verde delle sue iridi.

Faccio qualche passo avanti. Lui mi imita, cautamente.

- Riccardo, io ti perdono – sussurro.

Lui rilascia un lungo respiro. Dopo un tempo indefinito di silenzio fa leva sulle gambe e spinge il proprio corpo avanti, fino a scontrarsi contro il mio.

L'impatto mi lascia senza fiato.

E' improvviso. Un vero e proprio colpo.

E' lo scontro più dolce e desiderato che fosse mai successo nella mia vita.

Tutto quello di cui ho bisogno.

Riccardo porta le sue braccia intorno al mio busto, avvolgendolo completamente. Le voci degli studenti che ci circondano, le parole lontane degli altri e ogni sorta di rumore si ferma. Tutto, a eccezione dei nostri respiri, dei nostri cuori che battono all'unisono.

Le sue labbra sfiorano i miei capelli, - Mi sei mancata, piccolina – dice.

Alcuni brividi mi salgono dalla schiena fino al collo, incapaci di essere trattenuti. Poso una mano dietro la sua nuca, - Anche tu – ammetto.

Riccardo sospira. - Da adesso in poi basta segreti, da adesso in poi io più te e nient'altro! -

Il mio stomaco si contrae. Annuisco, improvvisando un sorriso.

Riccardo si stacca da me, mi prende il viso tra le mani.

I suoi occhi sono intensi. Le dita sulle mie guance così dolci da farmi sciogliere come ghiaccio al sole.

Pian piano lui posa le sue labbra sulle mie. - Sai d'albicocca – sorride, - Ed è il sapore più buono del mondo!-

Accolgo di nuovo la sua bocca contro la mia, dolcemente.

Introno a noi tutto si fa di nuovo vivo.

Un grande e sonoro applauso si innalza trionfale.

Riccardo fa scivolare le mani sulla mia vita e con una presa decisa mi allontana dal suo odore, dal suo viso, dalla sua pelle, dal suo contatto.

Siamo circondati da ragazzi e ragazze che hanno assistito a tutta la scena. Ci stanno indicando, continuando a battere le mani.

Qualcuno fischia e qualcuna piange.

Leo dietro Riccardo si gongola con le mani dentro le tasche dei jeans, prendendosi tutti i meriti della riuscita di questo teatrino.

Riccardo si rivolge alla folla, - Lo spettacolo è finito! –

Poi mi prende per mano, trascinandomi sù per i gradini.

Leo ci segue, trotterellando.

Non appena svoltiamo l'angolo ci imbattiamo in una splendida e arrabbiatissima Rebecca e un bello e nerissimo Marcello.

Sono protesi sulla ringhiera, cercando di capire l'origine e il motivo del frastuono.

Riccardo passa oltre, senza degnarli di uno sguardo.

Cerco di fare lo stesso, anche se, quasi alla fine del corridoio, una piccola occhiata sono costretta a lanciargliela.

Rebecca batte i piedi a terra piccata.

Marcello incrocia le braccia al petto, sbuffando.

Il sorriso che ho sulle labbra si ingigantisce. Le dita strette alla mano del mio ragazzo si stringono ancora più forte.

Raggiungiamo la nostra sezione.

Giulia ci viene incontro, - Tata sono felicissima !!! - si butta contro di me. Mi strattona così forte, da recidere il mio punto di contatto con Riccardo, - Finalmente le cose si sono sistemate! Dobbiamo festeggiare! Questa sera ce ne andiamo tutti e quattro all'American Dinner. Ho aspettato così tanto questo momento! -

Leo trascina Giulia via da me, - Ci vuole proprio una serata di festeggiamenti! Naturalmente pagherai tu, caro Riccardo! E' il minimo che puoi fare, dopo tutta la fatica che ho durato per convincere la preside a allontanarsi dalla sua stanza! -

Riccardo posa il braccio attorno alle mie spalle, – Okay! Pagherò io per tutti e quattro! Però non questa sera, preferirei domani se per voi va bene. -

Leo e Giulia annuiscono.

Riccardo punta un indice contro l'amico, – E naturalmente, a patto che tu, mi dici quale scusa hai usato per convincere quella donna a scollare il culo dalla sedia del suo ufficio! Sono dannatamente curioso! -

Leo si gratta la testa, - Ho detto che la Giorgi era rimasta chiusa nel bagno e aveva bisogno di essere tirata fuori immediatamente perché stava avendo una crisi di panico! –

Tutti noi scoppiamo a ridere.

- La preside mi ha seguito fino ai bagni e quando ha capito che non c'era nessuno da tirare fuori e ha sentito la tua melodiosa voce diffondersi, ha iniziato a gridare come una pazza. Cosa altro potevo fare, se non fuggire a gambe levate? -

Riccardo gli molla una pacca sulla spalla, continuando a ridere e a tenermi stretta. Giulia ficca il viso dentro le mani, gli occhi pieni di lacrime.

Leo è rosso come un peperone e balbetta delle sciocche giustificazioni.

Guardo i miei amici. Sono contenta. Questa è la felicità!

Io e Riccardo. Giulia e Leo.

Finalmente, insieme.

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