CAP.LXXV Ciao piccola mia...
Il respiro manca mentre scorro la prima frase.
<< Ciao piccola mia...>>
Le tre parole più dolci e profonde, che qualcuno mi abbia mai dedicato.
<< Mi dispiace essere fuggito questa mattina, non so quello che volevi dirmi ma in cuor mio spero si trattasse dell'unica cosa alla quale tenga davvero. Il tuo perdono! Se così non fosse, allora, proverò a lasciarti altro spazio, esattamente come mi sono sforzato di fare in questi giorni.
Non che sia facile. E' dura sapere che sei vicina, ma lontana da me.
E' dura averti a un passo e trattenermi dal correrti appresso, per stringerti forte tra le mie braccia. Ho promesso che ti avrei aspettato e voglio rispettare i tuoi tempi! Mi auguro solo non siano troppo lunghi, perchè l'attesa mi sta logorando. Immagino starai pensando che me lo merito.
Questa separazione è la giusta punizione al mio comportamento sbagliato.
Non posso darti torto. Sono stato un bastardo!
Uno stronzo nel vero senso della parola, soprattutto nell'averti nascosto il mio rapporto di sesso con Giulia.
Non so quale ragionamento stesse facendo il mio cervello in quel momento, probabilmente pensava solo a proteggerti da una verità troppo dolorosa.
Da tutta questa vicenda ho tratto un insegnamento.
Le bugie, anche se dette a fin di bene, non sono mai salutari.
Meglio una cruda verità, piuttosto di una menzogna abbellita.
Da oggi voglio essere sincero con te, fino in fondo!
Non ci sono molte altre cose da sapere nei miei riguardi.
Già conosci il mio passato tormentato, in balia di ragazze diverse.
Già conosci quella maledetta lista.
Già conosci il nome della ragazza dalla quale, durante gli anni di istituto mi sono lasciato sostenere.
Sai che quella persona si chiama Elisa, sai che la mia prima volta è stata con lei. Sai anche che il nostro era un rapporto improduttivo!
Qualcosa di costruito per non affondare, qualcosa che aveva solo false sembianze dell'amore.
C'è un fatto che devo confessarti. Un episodio banale, che però non voglio tenerti nascosto. Ricordi il giorno che io e te abbiamo litigato, a causa di Matteo e del vostro abbraccio? Quando ti ho stretta al frigo della mia cucina e ti ho urlato contro cose che non stavo affatto pensando?
Quella sera stessa, mi sono sentito totalmente inadeguato e fuori posto che l'unica soluzione logica mi è sembrata tornare al mio passato.
Sono salito in moto e corso in istituto, da Elisa.
E lei era lì, come sempre, come tutti questi anni. >>
Quest'ultima frase mi divide il cuore in due pezzi.
Uguali, simmetrici e doloranti. Mi sento di nuovo presa in giro.
Riccardo quel giorno prima ha accusato me di essere una bugiarda, poi è fuggito nelle braccia del suo amore passato.
Ancora un fatto nascosto da aggiungere a tutto il resto, ancora un fatto che offusca la gloriosa immagine di Riccardo e del suo sbandierato amore.
Il ragazzo pentito, che chiede perdono in ginocchio ai giardini dopo scuola, appare solo come un'altra mancata verità.
Respiro profondamente, catturo tutte le energie che mi permettono di continuare a leggere.
<< Scusa se l'ho fatto. Scusa se ho ceduto e sono tornato a rifugiarmi nella mia vecchia vita.
In quel momento sembrava essere la soluzione più sensata!
Ti ho delusa e mi sono comportato da codardo,
però infondo fuggire nei ricordi è stato anche un bene, proprio quella notte ho capito quanto sia fortunato. Ho avuto l'opportunità di poter affrontare una vita fuori, una vita normale, una scuola normale.
Purtroppo non tutti i ragazzi dell'istituto ci riescono, almeno non fino alla maggiore età. A farmi capire l'importanza della mia opportunità è stata proprio lei: Elisa. >>
Ogni volta che quel nome appare nero su bianco, le mie dita tremano.
<< Forse non ci crederai, ma tra noi quella notte non è successo niente, non c'è stato sesso. >>
Rileggo due volte quet'ultima parola. I polmoni, tenuti in sospeso, si rilasciano, riportandomi a respirare regolare.
<< Nonostante tutto, nella mia testa c'eri tu. Tu e soltanto tu.
Tu che mi hai fatto vedere la luce, tu che hai cambiato ogni mia prospettiva.>>
Mi sento sollevata. Tra Riccardo e Elisa non c'è stato un ritorno di fiamma. Sono felice che lui, quella sera, abbia pensato a me.
<< Fino a poco tempo fa l'unico scopo che mi permetteva di sopportare la vita era arrivare al giorno in cui sarei potuto uscire dall'istituto, per andare alla ricerca della verità sulla morte dei miei genitori.
Scoprire quel maledetto pirata della strada era al vertice dei miei desideri, l'unico vero stimolo ad andare avanti.
Quando mio zio ha ottenuto l'affido, mi sono sentito finalmente libero di poterlo fare.
Adesso, nonostante la voglia di individuare il colpevole sia ancora indelebile sotto la pelle, nel cuore ho anche un altro grande sogno.
Il desiderio di poterti stare accanto in ogni momento della giornata, tenerti per mano in qualsiasi angolo della città, sfiorarti la pelle con le mie labbra e incollare la tua testa al mio petto, prima di addormentarci.>>
Socchiudo gli occhi.
Quello che provo in questo istante è un misto di emozioni forti e penetranti, comandate da una potente scarica di adrenalina.
Forse perché Riccardo è bravo con i concetti e riesce a leggere fino in fondo ai miei desideri, oppure semplicemente perché il mio cuore è ormai divenuto ipersensibile.
<< Quanto vorrei che la vita fosse più semplice, che potessimo vivere solo le cose che ci fanno piacere, quelle che ci rendono felici.
Quanto vorrei che la sofferenza e il dolore potessero essere annientati ancor prima che si impossessino del corpo, purtroppo non è così!
La vita mi ha voltato le spalle otto anni fa e lo sta continuando a fare tutt'oggi. Tu sei distante e io sto rischiando di perdere l'unica persona suspestite della mia famiglia. E' molto triste scriverti questa lettera, soprattutto perchè per farlo sono appoggiato al tavolino di una stanza di ospedale, in una camera buia con un'unica finestra che dà sul parcheggio.
Mio zio è uscito a prendere qualcosa da mangiare.
Sono da solo con Marie e i miei pensieri.
L'odore di disinfettante impregna i muri, al punto da far venire la nausea. Mia sorella è stesa nel letto.
Troppo debole per parlare, troppo debole per alzarsi.
Il suo corpo alla fine ha ceduto.
Non so se chiamarlo rifiuto per sé stessa, per il mondo o per la vita.
Non so se parlare di richiesta di aiuto o semplicemente di anoressia.
Anoressia.
Patisco a scrivere questa parola. Fa troppo male!
Non voglio abbandonare Marie.
Devo, dobbiamo salvarla dal suo stato di torpore!
Le infermiere le hanno inserito un grosso ago in vena. Stanno infondendo un'appiccicosa soluzione biancastra. Mi hanno detto che quel liquido è una buona dose di calorie, sufficienti per la sua ripresa.
Spero sia davvero così!
Non riesco a staccare lo sguardo da lei e allo stesso tempo sento male a posare i miei occhi sulle sue braccia sottili e sul suo viso scheletrico.
Il suo fisico sembra troppo asciutto, troppo deperito, troppo cagionevole per ritirarsi sù. La sua testa non comanda più l'istinto di sopravvivenza.
Ho paura. Ho tanta paura.
Paura di perderla per sempre. Paura che da un momento all'altro questa piccola creatura si trasformi in un angelo e prenda il volo, per raggiungere i nostri genitori, chissà dove e chissà come.
Ho paura che non ci sia una via d'uscita a tutto questo.
Sto perdendo anche il minuscolo briciolo di speranza rimasto.
Mi sento impotente di fronte al mostro grande e nero.
Quel mostro che non smette di ossessionarmi!
Quel demone che mi ha preso di mira da tempo e continua a punzecchiarmi malvagio! Quel mostro che nessun mortale può sconfiggere! >>
I miei occhi sono bagnati, non riesco quasi più a vedere le parole per andare avanti.
<< Scusami se ti ho fatto rattristare. Questa lettera non voleva suscitare pena nei miei confronti. Ho solo pensato che scrivere due righe fosse il modo più semplice per farti capire il nodo che mi sta stringendo la gola.
Ti prego piccola mia, prenditi davvero tutto il tempo che ti serve, immagazzina le informazioni che ti ho rivelato, ma alla fine fai la scelta giusta per entrambi. Perdonami e torna con me.
Nel frattempo sappi che non mi arrenderò, continuerò a riempirti il cellulare, la bacheca Facebook, i muri, la lavagna e tutto ciò in cui sarà possibile scrivere le strofe del mio amore per te! >>
Il foglio mi scivola dalle mani, delle lacrime pesanti vanno a cadere sullo stelo dei gigli posati sul divano. Ho il cuore a brandelli, la testa svuotata, i muscoli della faccia tirati e lo stomaco stretto.
Riccardo non sa che non ho necessità di altro tempo.
Non sa che l'ho già perdonato.
Il lavoro interiore compiuto e queste parole sono più che sufficienti per tornare di nuovo a essere la sua ragazza in piena regola.
Non mi importa di Giulia e la loro notte di sesso, della lista diabolica, di Elisa. Voglio stare con lui.
Lui ha bisogno di me. Voglio esserci!
Desidero più di ogni altra cosa correre a perdifiato, fino a raggiungerlo e abbracciarlo così forte da non farlo respirare.
Non sarò in grado di annientare il mostro nero che lo insegue, ma insieme potremo sovrastarlo e sopportarlo.
Se solo Riccardo rispondesse al cellulare o sapessi con precisione l' ospedale dove si trova!
Per un attimo vorrei avere diciotto anni. Le chiavi di un auto per mettermi alla sua ricerca. Mi sento con le mani mozze e il fiato corto.
Mia madre si affaccia in salotto e vedendomi con in lucciconi e le braccia abbassate mi rivolge uno sguardo interrogativo e sconcertato.
- Cos' è successo? – domanda.
Mi alzo. Porto con me i fiori e la lettera.
Non riesco a far uscire nient'altro che un sussurro strozzato, – Niente, tutto okay! - salgo le scale.
Lei sospira e lascia che mi chiuda la porta di camera alle spalle.
È consapevole che non appena sarò da sola mi butterò nel letto, stringerò al petto la lettera e sfogherò tutte le lacrime rimaste in bilico.
Sa che sto passando un periodo di grande travaglio.
Sa che sto iniziando a conoscere l'amore e con esso le gioie e le sofferenze allegate.
Sa che deve lasciarmi affrontare i miei anni di passaggio e scoperta.
Sa quando parlare e quando è il momento di lasciarmi sfogare.
Nessuno può sostituirla. Nessuno può sostituire la mamma, quella figura comprensiva e amorevole che purtroppo Riccardo ha perso per sempre.
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