CAP. LXXIX Conoscenze (parte 2^)
-Buonasera ragazzi! Entrate! -
Il signor Serio ci accoglie nella camera 22.
Riccardo abbandona la presa sulla mia mano, per precipitarsi al letto della sorella.
Resto indietro, immobile, con la scatola di biscotti fatti da mia madre tra le mani.
- Ciao sorellina! –
- Ciao fratellone! -
La voce che si leva oltre il corpo del mio fidanzato, piegato in avanti sul letto, sembra quella di una bambina.
- Ho portato una persona con me. vorrei che tu la conoscessi, è la mia fidanzata! - Riccardo si sposta, lasciando Marie completamente scoperta alla mia visuale.
La ragazza nel letto è più bianca delle lenzuola. Ha gli zigomi pronunciati. Gli occhi pungenti, identici a quelli di Riccardo, a quelli della fotografia da piccola, solo molto più tristi.
Riccardo mi chiama: - Vieni, avvicinati! -
Seguo il suo ordine.
Sua sorella mi porge una manina ossuta, dalle dita lunghe e secche, - Marie – sussurra con un filo di voce.
- Arianna -
- Sei molto bella! – dice.
Non so cosa rispondere. Mi ritrovo a sorridere, impacciata, – Grazie, anche tu lo sei! -
Lei scuote la testa e si rabbuia. Poggia lo sguardo sulla risvolta della coperta, - Non è vero, so benissimo di non esserlo! – replica.
Lancio uno sguardo a Riccardo, completamente in preda al panico.
Lui alza le spalle e mi incoraggia, dolcemente.
- Sai che abbiamo la stessa età? - domando.
Marie rialza gli occhi sui miei, - Hai quindici anni? -
– Vado per i sedici. Li compio a gennaio, tu? -
- Settembre, – dice - li ho compiuti da poco!-
Il signor Serio si congeda. Deve andare all'istituto per prendere alla ragazza un pigiama e della biancheria. Riccardo lo accompagna fuori dalla porta e io mi ritrovo da sola con Marie.
Poso la scatola con i biscotti sul comodino e mi siedo sulla poltroncina di fianco al letto.
Prego che Riccardo non si trattenga troppo fuori dalla stanza.
Mi incanto a guardare le gocce dense, che precipitano dalla sacca bianca appesa sopra al suo letto, fino a quando la voce di Marie mi fa sobbalzare: - E' il mio nutrimento – dice, - Hanno deciso di darmi da mangiare attraverso le vene, d'altronde dalle mie labbra e dal mio stomaco non riesco a far passare più niente! -
A disagio, mi sposto sulla sedia.
- So cosa stai pensando! – gli occhi di Marie fissano la parete di fronte, - sono una stupida, sto facendo soffrire le persone che mi vogliono bene! -
Apro la bocca per dirle che non sto affatto pensando questo, ma poi la richiudo, forse in parte ha ragione!
- Fai bene a pensarlo - afferma decisa, - lo credono tutti! Ma ormai ho deciso e non posso più tornare indietro! -
Il viso pallido di Marie si confonde quasi con l'involucro del cuscino.
- Marie, io non ti conosco – dico. – So soltanto che molte persone stanno male nel vederti così! Riccardo per primo. Lui ti vuole bene! Tu per lui sei la persona più importante del mondo!-
- Riccardo ha molte persone che gli vogliono bene, può farcela benissimo senza di me! – replica.
- Non è vero! – soffio fuori.
- Sì, lo è! – ribatte, - lui è più forte di me! Ha sempre trovato a chi sorreggersi, anche in istituto, mentre io sono sempre stata da sola! -
- Marie...-
Lei mi ferma, alzando appena le dita della mano, - Sai che mio fratello ha sempre avuto un sacco di ragazze là dentro, non è vero? -
Ho come la sensazione che voglia spaventarmi, che voglia farmi fuggire.
Ho come il timore che lei abbia paura di me.
Sorreggo il suo sguardo, - Me ne ha parlato – affermo.
Marie vacilla, come un equilibrista che perde il controllo.
- Mi ha detto anche che erano amori effimeri. Nessuna ragazza potrà mai sostituire sua sorella! – dico. Poi, presa dal momento, aggiungo: - Penso che il cuore di ciascuno di noi è grande e può accogliere l'amore di molte persone insieme. Dobbiamo solo decidere quali sono gli affetti speciali, quelli ai quali destinare le porzioni di cuore più grosse! Per te, Marie, Riccardo ha sicuramente messo in serbo una fetta bella grande, anzi la più grande di tutte! -
Le sue pupille si dilatano, invadendo il verde circostante, - Lo credi davvero? - sussurra.
- Certo! -
Lei accenna un debole e incerto sorriso, ma è solo un istante, poi torna di nuovo apprensiva: - E per te? Quale fetta ha messo da parte? -
– La verità? - sorrido, - spero un'altra porzione abbastanza grande! -
Marie emette un risolino, - Sei simpatica! – esclama. Poi si scurisce ancora, - Non mi porterai via mio fratello, vero? -
Poso una mano sul letto e raggiungo le sue dita con le mie, – No! Te l'ho detto! Il cuore umano è grande, e quello di Riccardo conterrà sia l'amore per me che quello per te! -
Marie si tranquillizza. Permette alle mie dita di attraversarle la mano.
I suoi occhi tornano a fissare la parete.
Mi volto verso l'uscita. Il signor Serio e Riccardo stanno ancora parlando.
Riccardo gesticola. Ogni suo singolo movimento è semplicemente perfetto.
Marie mi richiama alla realtà, - Cosa si prova ad avere un fidanzato? – chiede.
Boccheggio, alla ricerca di una risposta, - Non è semplice da spiegare a parole...-
- Provaci! – incalza, - io non ho mai avuto un ragazzo! -
Prendo un respiro profondo. Sposto i miei pensieri a Riccardo, ai suoi occhi, alle sue braccia, al suo modo di sorridere e di arrabbiarsi.
- Il fatto non è cosa si prova ad avere un fidanzato, piuttosto cosa si senta a innamorarsi! – dico
Marie scuote la testa, - Io non sono mai stata neanche innamorata. Com'è?-
Chiudo gli occhi e viaggio con la fantasia, - Innamorarsi è come volare, come essere perennemente emozionate! Nella tua testa c'è solo quella persona e non desideri altro che vederla, abbracciarla, baciarla! Quando sei innamorata il cuore ti batte forte. A volte ti tremano le gambe e ti viene la pelle d'oca. E'come se ti trovassi in un'altra dimensione! -
Marie sospira, - Sembra una cosa davvero bella! -
- Lo è, specialmente se il tuo amore è ricambiato! – annuisco.
- E mio fratello ti fa sentire in quel modo tutto strano? - dice con una smorfia.
Annuisco, - Sì, la maggior parte delle volte...-
Marie mi chiede di girarle il cuscino. Lo faccio volentieri.
- Credi che un giorno possa innamorarmi anche io? –
Le accarezzo i capelli, – Ne sono sicura! -
- E se il ragazzo che mi farà sentire tutto quello scombussolamento non ricambierà? Oppure se non esistesse affatto? -
- Tutti noi abbiamo un'anima gemella. Basta solo avere pazienza e prima o poi, vedrai, spunterà fuori! – sorrido.
Lei pare convincersene. Le sue guance si colorano di un rosa più salutare.
Pian piano allunga la testa in direzione del comodino, - Cosa c'è in quella scatola? -
- Biscotti. Mia madre ha insistito perchè li portassi! -
– Ringraziala! - torna a guardare di fronte a sé, - spero non si offenda se non ne mangerò. In realtà non so più che sapore abbia un biscotto, sono mesi che non ne assaggio uno! -
Non voglio affrontare l'argomento cibo.
Non adesso! Purtroppo però Marie non pare della mia stessa idea!
- All'inizio ho smesso di mangiare per protesta. E' successo un anno fa, la sera stessa in cui ho scoperto di essere diventata donna. -
Chiudo gli occhi.
Non voglio sentire il suo racconto.
Mi rifiuto.
Voglio tapparmi le orecchie.
Voglio mettere una musica rock a tutto volume, per mascherare la sofferenza della sua voce.
Voglio chiamare Riccardo, chiedergli di riportarmi a casa, nella mia camera, al sicuro.
Ma non posso.
La voce di Marie è piatta. Nessun accento, nessun sentimento, – Scoprire le macchie di sangue sugli slip è stato uno shock. Ero da sola e non riuscivo a capire da dove fossero arrivate! -
Sento la testa girare. Alcune lacrime prendono campo, rigandomi il viso.
- E' stata una delle suore a spiegarmi che tutte le donne hanno le mestruazioni una volta al mese – prosegue, - da quel giorno sono stata assegnata a un altro comparto, insieme ai grandi, ma non mi sono trovata bene. Le ragazze erano invidiose e gelose per tutto, piene di guai e problemi. Ero da sola. Ho passato giorni a detestare quel sangue e quella crescita che mi ha strappato dal dormitorio delle bambine.-
Ormai dai miei occhi le lacrime escono senza ritegno e non so quale forza mi trattenga dal non fuggire lontano.
- Non solo non mi sono mai innamorata o non ho mai avuto un ragazzo, non ho neanche una famiglia, una casa, delle amiche. Non ho niente e il mio corpo non è altro che un insignificante ingombro!- mi guarda, imbronciata e confusa, - perchè stai piangendo? - chiede, - per me? -
Un singhiozzo mi esce involontariamente.
- Nessuno ha mai pianto per me! - si meraviglia.
Spinta da non so quale energia le prendo di nuovo la mano nella mia, - Marie piango per tutto il dolore che hai provato in questi anni, per la tua solitudine e quella di Riccardo, per questa vita che non vi ha destinato niente di buono. Piango per la tua caparbietà e la tua reticenza. Perchè sei così ingenua? Perchè non capisci che tu non sei sola? Riccardo è con te, Riccardo ti ama più di qualsiasi altra cosa! Se ti lasci andare tu, lo farà anche lui!-
Marie abbassa lo sguardo, - Arianna, lui è forte! -
- Si lo è, ma con te lo sarà di più! Lo sarete insieme! - mi asciugo le guance, - tu devi guarire e andare a vivere con lui da vostro zio.-
- Odio l'istituto, ma fuori ho troppa paura! - Marie sgancia il mio sguardo e torna al muro, dritta e impassibile. – Poi è solo questione di tempo, presto il mio corpo scomparirà del tutto, queste flebo non basteranno a riempirlo!-
Un singhiozzo più grande mi esce dal profondo della gola.
Ficco la testa dentro la borsa alla ricerca di un fazzoletto.
Il rumore delle "Converse" di Riccardo suona nella stanza.
Un istante dopo lui compare in fondo al letto e, sorridendo, sposta lo sguardo da me a Marie, - Allora, avete stretto amicizia? –
Noi due lo guardiamo in silenzio.
Io con gli occhi rossi, lei con gli occhi spenti.
Riccardo aggrotta la fronte, - Cosa è successo? -
Scuoto la testa, accenno un vago sorriso e fuggo in bagno ad asciugarmi la faccia.
Nel tragitto di ritorno domina il silenzio.
Solo quando arriviamo sotto casa mia, Riccardo rompe l'atmosfera: - Cosa è accaduto oggi tra te e Marie? Perché stavi piangendo?- spegne la moto.
Mi tolgo il casco e glielo porgo, - Non era niente – dico.
Lui sfila il suo casco, - Ho sbagliato, non avrei dovuto lasciarti troppo tempo da sola con lei!-
- Mi ha fatto piacere conoscerla – lo tranquillizo, - solo che Marie è fragile e si sente così sola...-
Riccardo abbassa gli occhi, - Perchè non riesce a vedere che io sono qui e sono parte di lei?-
Non posso fare a meno di spingermi ad abbracciarlo.
Riccardo ricambia la mia stretta, – Grazie, piccolina! – sussurra.
Mi allontano e poso un indice sulla sua bocca, tanto perfetta da sembrare disegnata, - Non ringraziarmi! – dico, - io ci tengo a te e tu non sei niente senza il tuo passato e la tua famiglia! Marie è tutto ciò che ne rimane, in questo momento è in difficoltà, ma noi la aiuteremo! Insieme!–
Riccardo prende le mie guance dentro ai suoi palmi, - Non voglio coinvolgerti troppo in tutta questa storia! -
- Sono già coinvolta - gli ricordo, - e ne sono felice! Felice di poterti dare una mano. Felice di fare qualcosa per te! -
Le nostre labbra si avvicinano, fino a sfiorarsi.
Il bacio che nasce è un misto di tre grandi emozioni: la consapevolezza di non essere soli, il bisogno l'uno dell'altra, l'attrazione reciproca.
La bocca di Riccardo è soffice come velluto. La sua mano una morbida carezza.
Non vorrei mai separarmi da lui, e quando sono costretta a farlo, il distacco risulta forzato e spiacevole. Controvoglia guardo Riccardo rimettersi il casco, girare la chiave e partire dando più gas del necessario. Non appena arriva in fondo alla strada però, la moto gira e torna indietro. Resto con una mano protesa sul cancello e l'altra dentro la tasca del cappotto.
Lui si ferma di nuovo al mio fianco, la sua voce echeggia dentro al casco: - Piccolina mi sono dimenticato di dirti una cosa e non posso andarmene senza averlo fatto! –
- Cosa? -
- Ricordi la storia del pirata della strada? - gira la chiave, spegnendo la moto.
– Sì, quello dell'incidente, quello che ha investito...-
Riccardo mi guarda attraverso la visiera aperta, – I miei genitori – termina la frase, – proprio lui! Ho individuato dove vive e ho esplorato la sua tenuta. Ho scoperto che nascosta tra gli alberi, c'è una piccola casetta di cemento con un accesso sul retro. Sento che lì potrei trovare delle prove! - dice, - ho tentato di sfondare la porta, ma non ci sono riuscito. Allora ho deciso che ci tornerò questa notte! Voglio scoprire la verità e accumulare indizi sufficienti per andare dalla polizia. Per me è davvero importante! -
Resto a bocca aperta, chiedendomi se quello che mi ha appena detto è reale o solo un sogno, - tu hai valicato una proprietà privata! - balbetto, - e hai intenzione di farlo di nuovo, ma è pericoloso!-
Riccardo cerca di rassicurarmi, - Ho deciso di parlarti di questa cosa perchè non voglio che tra noi ci siano segreti, non più! –
- Okay, però, intrufolarsi in casa altrui è reato! Se dovessero scoprirti ti prenderebbero per un ladro! Ti metteresti nei guai! – mi agito.
- Starò attento, te lo prometto! - gira di nuovo l'acceleratore e riparte, lasciandomi nel panico più completo.
La moto si allontana dalla mia vista, fino a raggiungere l'ultimo tratto di strada visibile.
So quanto sia importante per Riccardo scoprire il responsabile della morte dei genitori, ma il pensiero che si improvvisi detective non mi fa stare affatto tranquilla.
Apro il cancello e mi incammino nel vialetto. Il rombo inconfondibile dell' "Honda" torna ancora indietro. Mi affaccio alla ringhiera.
Riccardo è di nuovo a un passo da me, a cavalcioni del suo due ruote.
- Mi sono dimenticato di dirti un'altra cosa! - dice, sfilandosi il casco.
- Se è qualcos'altro riguardo all'indagine, qualcosa che possa farmi stare in pensiero, che tu hai bisogno di dirmela solo per scaricarti la coscienza, per poi lasciarmi nell'ansia più completa allora è meglio se....-
Non finisco la frase. Le mie labbra sono bloccate dalle sue in un bacio mozzafiato.
Resto senza respiro.
Riccardo si stacca, - Adesso posso andarmene più tranquillo! - ride sonoramente, - non potevo non darti un bacio di saluto. Potrebbe essere l'ultimo se stanotte non uscirò vivo da quella villa!- rimette il casco e se ne va.
- Sei un bastardo! - grido abbastanza forte perché lui possa sentirmi.
Sto sorridendo nel guardarlo piegarsi sul due ruote e sparire dalla mia vista, questa volta definitivamente.
Quando entro in casa mia madre mi attende con la tavola già imbandita. Vedere il pane, la zuppa e il piatto con i formaggi porta il mio pensiero a Marie e al suo rifiuto per il cibo.
Sospiro e scrollo la testa. Voglio allontanare dalla mia mente l'immagine della coetanea filiforme distesa nel letto di ospedale.
Mia madre mi siede di fronte. Per fortuna non fa troppe domande su Riccardo, eccetto un esplicito apprezzamento per i suoi modi carini e il suo fisico ben scolpito.
Evito di arrossire. Mi limito a fare un lungo sospiro, gonfiando le guance.
- Cosa ho detto di male? – si lamenta, - solo che è un ragazzo molto carino!- le sue labbra si piegano in una lieve smorfia di disgusto, – Oh! Eccetto quell'arnese di metallo che porta attaccato al sopracciglio! -
Alzo gli occhi al soffitto, - Mamma si chiama pearcing! -
- Come si chiama si chiama, proprio non riesco a guardarlo! - sventola una mano davanti al volto, - non vorrai fartelo anche tu, spero! -
- Non ne ho affatto intenzione! - la rassicuro.
- Per fortuna! – sospira.
Mangiamo in silenzio. Poi lei rompe di nuovo la quiete, - Come è andato l'incontro con sua sorella? Ha gradito i biscotti? -
Resto un attimo interdetta, ma alla fine decido di sorvolare sul fatto della malattia di Marie, – Bene, ti ringrazia molto! – dico semplicemente, con uno dei miei più falsi sorrisi.
Dopo cena mi ritiro nella mia stanza.
Nonostante sia piuttosto stanca, non riesco ad addormentarmi subito.
Il volto scarno di Marie e le sue parole mi fanno martellare le tempie.
Mi giro e rigiro prima di trovare una posizione comoda.
Quando sto finalmente per rilassarmi, il cervello mi ricorda le intenzioni balorde di Riccardo. Sbuffo e afferro il cuscino. Lo ficco sulla testa e lo pigio forte, per allontanare tutti i brutti pensieri. Con molta fatica riesco a prendere sonno.
E' ancora piena notte quando un paio di fischi acuti mi destano, facendomi sobbalzare.
Apro gli occhi con un piede nel mondo dei sogni e uno nella mia stanza.
Allungo la mano per accendere l'interruttore della abat-jour.
La sveglia segna le tre e quindici minuti.
Il cellulare lampeggia a indicare l'arrivo di due messaggi.
Stroppiccio le palpebre appiccicate e reticenti alla luce.
Chi è a quest'ora?
Sbadiglio e mi stiro. Poi di colpo tutto diviene nitido.
Sono improvvisamente vigile e attiva.
Riccardo!
Afferro lo Smarphone. La mia mano trema.
L'ansia che possa essergli successo qualcosa cresce fuori misura.
Maledico mentalmente lui e le sue idee malsane.
Riempio i polmoni di aria e leggo:
<< Niente di fatto! Non sono riuscito ad aprire quella dannata porta. So che ti ho svegliata, ma volevo dirti di stare tranquilla. Sono già nel mio letto.>>
Lascio andare il respiro che stavo trattenendo.
Poi scorro al secondo messaggio:
<< Mi addormenterò pensando a te, piccolina. A domani. >>
Sorrido rincuorata. Senza neanche rendermene conto, ripiombo nel mondo dei sogni.
Questa volta con il telefono stretto contro il petto.
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