CAP. LXIX Riccardo e un raggio di luna

Riccardo

La luce della luna fa capolino dalla piccola finestra, specchiandosi sui capelli scuri di Arianna.

Mi siedo vicino a lei, resto ad osservarla dormire con la testa contro la parete. Il suo corpo fragile e indifeso è intento a smaltire i postumi della sbornia e del fumo.

Mi sento colpevole di questa situazione. Non avrei dovuto lasciare che Arianna fuggisse da casa mia questo pomeriggio, o meglio, avrei potuto inseguirla, raggiungerla e accollarmi a lei, impedendole di venire a questa dannatissima festa.

Mi infastidisce ammetterlo ma, se adesso sono qui, al suo fianco, devo ringraziare Marcello. Credeva di farmi arrabbiare con quel suo stupido sms. Che sciocco!

<< Se fossi in te non lascerei troppa libertà alla tua ragazza. Sta dando il meglio di sè insieme al compagno biondo e gli altri suoi amichetti! Tanti saluti ricchi di vodka e musica. Marcello. >>

Ho cestinato il messaggio e sono corso come un pazzo per la strada, seguendo le indicazioni stradali che il mio ex amico ha ritenuto opportuno allegarmi gentilmente al termine della comunicazione.

Sollevo una mano su Arianna. Con la punta dell'indice traccio la sagoma del suo profilo. Parto dal centro della fronte e scendo sul naso, sul piccolo neo e sulle labbra fini e socchiuse.

Raggiungo il mento, il collo e l'incavo dei seni. Il vestito che indossa è strepitoso e le si modella indosso perfettamente.

Un flash mi attraversa la mente.

Lei che balla di fronte allo specchio nella sua stanza. La zip tirata di lato, le braccia scoperte. Si tratta dello stesso abito di quella sera, quella del mio appostamento sotto alla sua finestra.

Lascio proseguire l'indice sull'addome e poi sulla coscia.

L'orlo del vestito le è salito e non lascia molto spazio all'immaginazione.

Stringo i denti. Un moto di rabbia mi attraversa lo stomaco.

Non posso pensare che quell'invertebrato con la coda abbia anche solo sfiorato il corpo indifeso di Arianna.

Scorgere le dita di quel pezzente sulla sua vita mi ha fatto vedere letteralmente rosso. Rosso come il sangue.

Forse ho esagerato a picchiarlo, forse sono stato troppo diretto e precipitoso, ma se tornassi indietro farei la stessa identica cosa.

Nessuno deve permettersi di avvicinarsi a ciò che è mio, tanto meno uno sconosciuto saturo di marijuana e in preda a una crisi ormonale.

Arianna mugola qualcosa di incomprensibile e si gira appena.

Tolgo la mano dalla sua gamba e noto come le sue calze siano malamente forate. Poso gli occhi sui suoi anfibi slacciati e poi li sposto nella penombra della stanza. Il tavolo da biliardo predomina maestoso. Spesse sedie di legno scuro ne fanno da cornice.

Ho sdraiato Arianna nell'angolo più lontano.

Mi sono sentito maledettamente impotente dopo averla vista vomitare e poi cedere tra le mie braccia. Probabilmente avrei dovuto prenderla con più cautela sulla spalla o correre meno velocemente, ma ormai è inutile rammaricarsi.

Arianna è semicosciente e io sono qui, al suo fianco, ad assisterla nella risalita verso la luce. Sono passati venti minuti abbondanti dalla perdita dei sensi. Quando finalmente sento la sua voce lamentarsi e vedo i suoi occhi aprirsi a stento, mi rincuoro.

Arianna si guarda intorno con una lentezza disarmante, - Cosa è successo ? – domanda.

Cerca di tirarsi a sedere, ma il corpo non risponde correttamente ai comandi della volontà e resta nello stesso identico punto di prima.

- Va tutto bene – la rassicuro.

I suoi occhi incontrano i miei e si aprono stupiti, - Riccardo? -

Le scosto una ciocca di capelli dalla faccia, – Piccola...-

Un lampo di insicurezza passa dai suoi occhi scuri, - Perchè sei qui? - sposta lo sguardo sul mio torace nudo, – Dov'è finita la tua maglietta? -

Le mie labbra si lasciano sfuggire un piccolo sorriso storto, - Non ricordi assolutamente niente? -

Lei si agita, - Dove siamo? Ho un cerchio enorme alla testa – sospira, - Cosa abbiamo fatto? Oh Santo Cielo! Non mi dire che...? - porta una mano alla bocca, - Tu sei nudo e io... - tenta di alzarsi.

La respingo a sedere, dolcemente, - Ehi, ehi piccolina! Non abbiamo fatto niente di ciò che pensi! - la rassicuro, - Hai solo passato una sera abbastanza alternativa, così alternativa da vomitare la cena e l'alcool sulla mia maglietta! –

Allontano subito l'immagine del suo vomito e dei quotidiani utilizzati per ripulirlo. Arianna lascia andare di nuovo il busto indietro, posando la nuca alla parete. Sembra sollevata dal sapere che non c'è stato niente tra noi.

La cosa mi infastidisce un po'.

Dannazione!

Le ho appena detto che ha vomitato alcool, questo dovrebbe essere peggiore di un rapporto intimo con il sottoscritto.

All'improvviso Arianna scatta seduta, distogliendomi da ragionamenti insensati, - Ero con Matteo! Dov'è lui? Perchè ci sei tu con me? –

Il nome di quel biondino mi procura un enorme senso di fastidio.

- Matteo è insieme agli altri ragazzi che ti hanno trascinata a bere e fumare erba – sbotto.

Non mi va affatto di parlare di quelle persone. Non adesso che sono finalmente da solo con la mia dolce metà.

Lei mi guarda confusa.

- Possibile non ricordi assolutamente niente? Cosa c'era dentro quella bottiglia che stringevi in mano? – soffio fuori.

- La bottiglia? – si mette in piedi e sembra avere un'illuminazione. – Ah! Giusto! Il veliero! –

- E' così che si chiama quell'intruglio di alcool e canne? -

Arianna respinge un conato, sorreggendosi alla parete laterale. - Scusa non ne voglio sentire parlare -

- Non parliamone – mi sollevo. - Non parliamone più! -

Lei annuisce e dirige lo sguardo verso il tavolo da gioco, - Dove siamo? -

- Nella sala biliardo della tenuta di Federico – spiego.

Le sue mani scorrono sulla stoffa del vestito, abbassandolo sulle cosce.

Poi torna a fissarmi negli occhi, - Perchè sei qui? -

- Per salvarti -

Lei chiude le palpebre, - Hai picchiato Isac...-

- Chi? –

- Isac, gli hai tirato un cazzotto e stavi anche per mettere le mani addosso a Matteo! -

I suoi ricordi si riaffacciano a raffica, uno dietro l'altro.

- Perchè lo hai fatto? Perchè distruggi sempre tutto? -

Resto in silenzio.

- Perchè non sei da qualche parte, con una bella ragazza da aggiungere alla tua lista, invece di perseguitarmi? -

Sono completamente bloccato. Le sue parole mi fanno salire la collera.

La lista. Quella dannata lista!

Arianna non avrebbe mai dovuto sapere il gioco schifoso e infantile. Venirne a conoscenza ha portato solo a incrementare dolore e lacrime.

Come posso farle capire che non conta più assolutamente niente per me?

- Piccola, io voglio te! Nessuna altra ragazza, nessuna lista, solo te. Lo sai e continuerò a ripeterlo all'infinito, se necessario! -

Lei soffoca un lamento.

- Devi tornare a fidarti di me – insisto.

La sofferenza è attirata come un campo magnetico dai nostri corpi.

I nostri cuori spremuti, perdono sangue a stillicidio.

- Non ci riesco...- afferma.

- Provaci! - mi avvicino di un passo, - Giuro non ci saranno altre cose nascoste, altri guai, altro dolore...-

Lei tiene la testa bassa, senza concedermi alcun cenno di assenso.

Lo stomaco brucia e le mani prudono.

Devo sfiorare le sue braccia delicate, la sua pelle chiara.

Lo devo fare adesso.

Poso le mie dita sulla sua pelle, vicino alla spallina del vestito, - Niente e nessuno ci dividerà ancora, te lo prometto!-

Il tocco è soffice e pieno di energia.

Per fortuna Arianna resta immobile, lasciandosi andare alla carezza.

I suoi occhi pian piano salgono, ma non incontrano i miei.

Essi guardano oltre, nel vuoto della stanza.

- Siamo troppo diversi - sussurra meccanicamente.

- E' vero – ammetto, - Tu sei il bianco più candido che ci sia, io il nero più losco che esista, ma insieme facciamo le mille sfumature di questo mondo!-

Una lacrima le riga la guancia, - Mi farai stare ancora male, me lo sento – dice, – riportami da Matteo! –

La mantengo bloccata con più forza - Dannazione! Non tornerai da Matteo! Lui ti ha portata a questa festa, lui ti ha ridotta in questo stato! –

Lei si difende ancora: - Non ti permettere di insultare Matteo. Lui mi vuole bene e mi sta vicino, mentre tu sei capace solo di logorarmi anima e fegato! -

- Matteo non ti vuole bene. – dico - Ti sta portando nella merda! Lo capisci che questa casa, questa gente, questa musica, questa stanza è tutta merda?-

Arianna alza la voce: - Piantala Riccardo, voglio tornare da lui! -

- Non lo farai! Non uscirai più con lui! - Il mio tono è perentorio.

- Non puoi impedirmi di frequentare chi voglio! Ho bisogno dell'aiuto di Matteo e tu non me lo vieterai! – afferma.

- Quello che ti sta dando lui non è certo l'aiuto di cui hai bisogno! L'erba non è una via di fuga, ti brucerà il cervello! -

Lei mi schiaffa i suoi occhi neri contro, sprezzanti, – E' esattamente ciò che voglio! Annientarmi, non pensare più a niente, non pensare più a te! – dice - Matteo mi fa sentire protetta e sicura! -

Sono maledettamente ferito.

Lei è la mia donna. Non può sentirsi sicura con un altro ragazzo.

Lei deve essere sè stessa solo e soltanto con me!

Mi spingo conto il suo corpo.

La mia pelle nuda rabbrividisce a contatto con il suo vestito di cotone.

Arianna si ribella, schiacciata contro la parete dal mio peso, - Riccardo lasciami andare!-

- Non lo farò. Non fino a quando giurerai che tu non vedrai e sentirai più Matteo al di fuori delle ore di lezione! – la ammonisco.

- Non lo farò assolutamente! Mi hai obbligata a non entrare più in contatto con Marcello e quello okay, ma con Matteo è diverso. Non smetterò mai di essergli amica! Adesso lasciami andare da lui!- si divincola con forza e avvicina la bocca al mio braccio nudo, mollando un morso all'altezza della spalla.

Lascio sfuggire un lamento di dolore e allento la presa.

Arianna ne approfitta e riesce a oltrepassare il mio corpo.

Instabile vacilla verso la porta.

Mi fiondo su di lei, la riprendo e la giro, - Non te ne andare - la tiro a me e poso la bocca accanto ai suoi capelli, - Non fuggire un'altra volta, ti prego!-

Arianna muove le mani, ma non riesce a liberarsi della mia presa.

- Se per te l'amicizia di Matteo è così importante, proverò ad accettarla! –

Mi costa molto pronunciare queste parole, ma è l'unico modo per non farla scappare di nuovo.

Il suo respiro si rilassa.

La lascio libera, - Non voglio che fumi di nuovo erba –

Lei per fortuna non si allontana di un passo, ma resta ferma, ad ascoltarmi.

- E' vero. Ti ho nascosto la lista, ma solo perchè è qualcosa di passato.

Tu non c'entri assolutamente niente, la nostra storia non c'entra niente.

Noi siamo qualcosa di diverso! Te l'ho già detto e lo ripeterò fino a quando avrò abbastanza aria nei polmoni per farlo! -

Gli occhi di Arianna sembrano avere un cedimento.

Ne approfitto per voltare la faccia della medaglia, - Anche tu mi hai mentito! Mi hai detto una bugia quella volta al parco, quando ti ho chiesto perdono in ginocchio, ricordi? -

Lei scuote la testa, - Quale bugia? -

- Tu e Matteo - le rammento, - Ti sei inventata che quella mattina, all'intervallo, stavate andando a fare due passi, invece non è affatto così! -

Lei distoglie lo sguardo.

- Ti ha portata a fumare, giusto? -

Arianna non risponde.

- Leo mi ha detto dell'aia dietro scuola. Matteo e Federico ci vanno a fumare da sempre, quindi, non è molto difficile fare due più due, almeno non dopo quello che ho visto questa sera! – dico.

Arianna mi guarda di traverso.

- Fa male essere smascherati, non è vero? – domando, - Fa male più o meno quanto scoprire la verità! -

Arianna abbassa la testa. Lacrime salate le scendono dagli occhi sulle guance, fino a bagnare il pavimento.

Odio vederla piangere ogni volta, ma odio anche che tra noi ci siano ancora segreti o malintesi. Dovevo dirle quello che tenevo dentro, non potevo farlo in altro momento.

Lei piega le ginocchia e si accoccola a terra.

Curva la schiena in sussulti ripetuti.

Mi abbasso al suo fianco, – Piccola, smettila di piangere... -

Lei singhiozza, avvolta nel suo guscio.

- Ti perdono per avermi mentito su tutta questa storia del fumo, anzi a dire la verità ti ho già perdonata. - avvolgo le braccia al suo corpo e la cullo, – Tu puoi farlo? Puoi perdonarmi? -

Arianna porta le mani al viso. Continua a piangere insistentemente, ma si lascia andare al mio abbraccio di conforto.

Siamo due bozzoli di dolore inginocchiati a terra.

Quando torniamo in piedi lei mantiene gli occhi bassi, con il petto compie ampi respiri.

La sua risposta non arriva, la mia frenesia non può attendere.

Lascio scendere la mia mano sulla sua schiena. Con delicatezza avvicino il suo corpo al mio torso nudo.

Lei sussulta al contatto, ma non si ribella.

Piego la testa, mi abbasso a cercare le sue labbra con le mie.

Arianna non si sottrae al bacio.

Un brivido lungo una vita mi attraversa la pancia fino allo stomaco.

Avevo bisogno di questo contatto. Avevo bisogno di lei.

La stringo con più forza, guadagnandomi con la lingua l'accesso alla sua bocca. Lei mi lascia fare e, sorprendendomi, mi afferra più saldamente le spalle. Le nostre lingue si intrecciano. Sembrano quasi danzare.

Lente, ansiose di commettere un errore.

Sto sognando. Sto dannatamente sognando.

Arianna è tra le mie braccia e sta ricambiando il bacio più dolce e desiderato della mia esistenza.

Poi all'improvviso, tutto sfuma. La sua lingua si ritrae, la bocca si stacca.

- Sei la cosa più preziosa che ho. Sei tutto per me – dico, in apnea.

Lei trattiene il respiro e si lascia andare ad un nuovo bacio.

Questa volta molto più travolgente.

Con forza e determinazione afferro i suoi polsi, spingendola verso il tavolo da gioco. La schiena di Arianna tocca il piano.

La prendo sotto alle cosce e la posiziono a sedere sul biliardo.

Alcune palline sbattono ai bordi. Il loro rumore si mescola a quello dei nostri respiri.

Lei avvolge meccanicamente le gambe alla mia vita e le braccia al mio collo. La manica del suo abito scende, lasciando scoperta una sola spalla.

Il bacio è vorace, ricambiato.

-Piccola sei così bella - dico tra le sue labbra.

La pelle delle sue guance diventa calda a contatto con il mio viso.

I suoi occhi si aprono appena, fino a incrociare le mie pupille dilatate.

Trovarmi così a stretto contatto con il suo corpo, senza che lei si ribelli, è un passo enorme. Un passo esageratamente grandioso.

Ho paura di compiere qualsiasi gesto, così procedo con cautela.

Sposto la bocca sul suo collo.

Le sue cosce si stringono più forte contro i miei jeans.

Il tavolo scricchiola appena sotto la nostra passione. Il silenzio che ci circonda è inquietante e bello allo stesso tempo.

Siamo da soli. Io, lei e i nostri baci.

Meravigliosi, desiderati, ricercati.

Sono in una galassia ai confini del mondo.

Sono sulla Luna o su una stella.

Sono con la testa fuori dalle orbite e con il corpo costretto a terra da una eccitazione fuori dal comune.

Occhi negli occhi e fronte contro fronte.

La tensione è al massimo, così come gli ormoni che viaggiano da me alla mia amante in un moto repentino e costante.

All'improvviso le gambe di Arianna si allentano dal mio corpo, senza un vero motivo apparente. Poi anche le mani e le cosce.

- Cosa stiamo facendo? - La sua voce è solo un debole sussurro, mentre scivola giù dal tavolo e riporta il vestito a coprire le ginocchia.

Resto in piedi, confuso. Le braccia lungo il busto nudo.

I polmoni gonfi più o meno quanto i boxer.

Lei indietreggia e mi guarda.

Impaurita, desolata, scossa, turbata.

Poi si volta e corre verso l'uscita.

E' un attimo. Un semplice lunghissimo attimo.

Gira la chiave e sparisce dalla mia vista.

Il fiato è corto, i pensieri talmente imbrogliati dai baci e dal testosterone impazzito, che non realizzano immediatamente il fatto ovvio.

Arianna è scappata via.

Non appena riesco a smuovere gli arti inferiori, mi fiondo sulla porta e la chiamo.

I suoi anfibi scappano veloci per le scale, fino a scomparire oltre il secondo piano. Continuo a chiamarla, ma invano. Lei corre veloce.

Ho le gambe troppo pesanti e il respiro grosso per inseguirla.

Quando scompare definitivamente dalla mia vista, impreco e torno dentro la sala da biliardo. Recupero la mia maglietta, gettata su una sedia.

La indosso. Sono sorpreso e infuriato allo stesso tempo.

Perchè è fuggita?

Stava andando tutto bene!

Cosa le ha fatto cambiare idea?

Sbraito nella mia solitudine e calcio contro la gamba del tavolo.

Mi faccio solo male all'alluce sbattendo contro il legno, quel legno che fino a un minuto fa accoglieva i baci tra me e la ragazza della quale sono dannatamente innamorato.

Mi scaravento contro le palline e urlo, spostandole da un angolo all'altro.

Mi porto alla finestra.

Ho bisogno di aria fresca per placare i bollori. Eccitazione e rabbia.

Un raggio di luna illumina il mio viso, mentre soffio via quello che rimane dello sgomento e del dubbio.

Strisciando una domanda si insinua come una serpe subdola e meschina.

Arianna mi avrà perdonato? O perlomeno avrà provato a farlo?


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