CAP. LXIII Tre minuti

La scatola ancora integra gira e rigira tra le mani di Giulia.

Non ha il coraggio di aprirla. Devo essere io a farlo, così come sono stata io poco fa a chiederla alla commessa della Farmacia.

Tiro fuori dalla confezione l'oggetto di plastica e glielo porgo, - Adesso tocca a te. Immagino devi fare pipì qui sopra. - indico la linguetta reagente.

Lei lo prende e si lascia spingere dentro al bagno.

Chiudo la porta e resto nel corridoio. Siamo sole in casa.

I genitori di Giulia sono a lavoro e non torneranno prima di questa sera. Non ho mai capito di cosa si occupino esattamente. Hanno entrambi un contratto con una casa editoriale, che li spinge ad assentarsi, lasciando spesso Giulia da sola.

Mi appoggio alla parete a fissare un quadro dalle forme astratte.

La porta del bagno si apre.

Giulia fa capolino, – Tata! Non riesco a fare neanche un goccio di pipì. Ho la vescica bloccata! -

- Giù, ti sei bevuta due tisane e una tazza di thè, non può non scapparti! -

- Okay, forse un pochino mi scappa, ma...-

- Ma? - Sono esausta. La sua angoscia non fa altro che aumentare la mia emicrania. Prima lei si deciderà a urinare e prima conosceremo la risposta, che tutti stiamo aspettando.

- Non ce la faccio. Non possiamo rimandare a domani? Ho letto nel foglio illustrativo che il test è più attendibile con le prime urine del mattino.-

- Non penso sia una buona idea. Hai un ritardo di una settimana. Prima lo facciamo e prima ci toglieremo ogni dubbio! -

- Va bene, però lascia la porta socchiusa...-

- Posso lasciarla socchiusa, aperta, toglierla dai cardini. Posso fare quello che vuoi! Non è certo la prima volta che ti vedo fare pipì. E' da quando siamo piccole che andiamo in bagno insieme. Puoi farla anche qui in corridoio se vuoi, basta che fai presto! - dico esasperata.

Giulia sconfitta torna dentro il bagno, lasciando aperto un piccolo spiraglio.

Appoggio ancora la schiena al muro e bisbiglio una preghiera.

I minuti passano lenti, quasi posso contare gli atti del mio respiro.

Quando finalmente Giulia tira lo scarico ho un mezzo cedimento.

- Tata ...-

Il cuore mi salta in gola. Accedo cauta. Giulia è di fronte allo specchio con una mano poggiata sul mobile e una a sorreggere lo stick.

Quest'ultima sta tremando.

Il mio sguardo cade immediatamente sul test e poi va ai suoi occhi.

- Dobbiamo aspettare tre minuti – spiega, - Se è positivo si coloreranno entrambe le strisce, almeno così è scritto nelle istruzioni. Se è negativo diventerà rosa solo la prima delle due. -

Mi metto al suo fianco e incollo gli occhi all'oggetto che tiene tra le dita.

- Il primo minuto credo sia già volato via – mi informa.

- Ne dobbiamo aspettare un altro paio - sospiro.

L'ansia cresce attimo dopo attimo. Gli sguardi non si smuovono di un millimetro dalla seconda striscia che, per fortuna, è ancora incolore.

Poi ad un tratto Giulia vacilla, - Devo mettermi seduta, non mi sento molto bene - lascia cadere il test di gravidanza sul lavabo e si dirige alla tavoletta chiusa.

Afferro un quotidiano abbandonato sul mobile e le smuovo l'aria davanti alla faccia, fin quando il suo colorito non torna roseo.

Giulia affonda il viso dentro ai palmi delle mani, - Non ho il coraggio di vedere. Ti prego Tata, fallo tu.-

Il test giace inerme sulla ceramica.

Non riesco a compiere un solo movimento per recuperarlo.

I tre minuti sono superati. Forse sono anche quattro.

A questo punto il risultato è più che attendibile.

Devo solo fare un passo. Un piccolissimo passo per prendere tra le mani quell'oggetto. Peccato che non riesca a staccare da terra neanche un piede. Le gambe sembrano piombo. Le suole delle scarpe sono così appiccicate al pavimento, che neanche uno scalpello riuscirebbe a scollarle.

Giulia mi continua a pregare, - Tata, leggilo per favore...-

Agguanto tutto il coraggio possibile. Sposto il mio corpo verso il lavabo e prendo tra le mani il test. Le tempie pulsano ritmicamente mentre lo porto sotto al naso, per osservarlo da vicino.

Il cuore si ferma. Gli occhi si incantano.

Poi compio una grande violenza su me stessa. Scollo lo sguardo dall'arnese che ho tra le mani e incrocio gli occhi azzurri di Giulia, che fanno capolino attraverso le dita.

- Quindi? - La sua voce è un filo sottile.

Le mie dita tremano e il test scivola.

Le pupille di Giulia lo seguono volteggiare e finire a terra, capovolto.

Il piccolo tonfo sordo che provoca ha la potenza di un'eco pazzesca.

Un'eco che rimbomba nei nostri cuori e nel silenzio dell'attesa.

Giulia abbassa le braccia, - Com' è? –

Non distolgo lo sguardo dalla mia amica, seduta e pallida. Consento ad una lacrima di percorrere il mio viso stanco.

Giulia muove appena le labbra, - Positivo o negativo? -

Abbasso la testa, prendo quanta più aria possibile e lascio andare la più lunga e duratura espirazione di tutta la mia vita.


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