CAP. LXII Vuoto

Quest'ora di lettere è interminabile.

Leo continua a lanciarmi sguardi furtivi, quasi potessi aiutarlo o annunciargli una verità diversa da quella fornita da Giulia.

Purtroppo non posso fare molto per lui, così come non sono in grado di fare niente per me stessa.

L'entrata in classe di Riccardo ha avuto l'effetto di una bomba dentro di me. Tutti gli organi si sono ingrossati, per poi sgretolarsi in piccolissimi pezzi. Dalla furia con cui lui è arrivato, ho capito subito!

Rebecca doveva avergli spifferato qualcosa su quello che aveva sentito in bagno. I suoi occhi, la sua frenesia, la continua ricerca di contatto, mi hanno fatto sbattere la faccia nella più orrenda delle verità.

Tutto questo incubo è reale.

Giulia non stava mentendo e il panico di Riccardo rappresenta la concretizzazione più vera di ogni dubbio residuo.

La mano del mio compagno è bastata a farmi mantenere la calma, nel momento esatto in cui mi stavo sbriciolando.

Matteo si è comportato da amico. Non ha fatto domande.

Ha continuato a sorridermi da sotto i ricci per tutta la lezione.

Il suo silenzio è riuscito a mantenere incollati i vari brandelli, che altrimenti si sarebbero diffusi ovunque.

Adesso la sua tacita presenza comincia a non soddisfarmi.

Sono passati venti lunghi e infiniti minuti da quando Giulia si è proposta di uscire a parlare con Riccardo.

Da un lato sono felice che lei lo abbia fatto al posto mio. Trovo giusto sia la diretta interessata a raccontare come stanno veramente le cose.

Dall'altro, il pensiero di Giulia e Riccardo insieme, a parlare di una cosa tanto intima, mi fa tremare il cuore. Mi agito sulla sedia.

Perchè Giulia non torna in classe? Dove saranno andati?

Non posso placare l'ansia che cresce.

L'idea che Riccardo aspetti un figlio da Giulia è semplicemente inavvicinabile. Non voglio nè pensare, nè credere, nè solo immaginare sia possibile. E' doloroso. E' più grande di me!

La campanella del cambio ora suona, proprio quando la porta di classe si apre, lasciando apparire i capelli biondi della mia migliore amica.

Il cuore si risolleva. Lei mi guarda, lasciandosi sfuggire un leggero sorriso.

Faccio un respiro profondo. Immagazzino quanta più aria possibile per espandere i polmoni stanchi.

La professoressa assegna i compiti per la prossima settimana.

Giulia viene verso di me, - Ehi Tata! -

Matteo mi lancia un'occhiata complice. Poi guarda la mia amica, - Ti lascio il posto. Per oggi torno al mio vecchio banco. - trascina lo zaino dietro di sé, fino a sedersi accanto a Leo.

- Come sta? – La mia voce è solo un sussurro.

Giulia sospira, - E' la stessa domanda che mi ha fatto lui. -

Abbasso lo sguardo.

- E' sconvolto più o meno quanto lo siamo tutti noi e dispiaciuto, soprattutto del fatto di averti nascosto del nostro incontro, intimo...-

- Ti ha detto questo? Di essere dispiaciuto per avermi mentito? -

Lei annuisce, - Era preoccupato per la tua reazione. -

Muovo le pupille contro le sue, - Quale pensava fosse la mia reazione? Credeva ballassi sui tavoli per festeggiare la meravigliosa notizia? -

Giulia si schiarisce la voce, – Tata, Riccardo ha sbagliato a celarti il nostro rapporto, ma lo ha fatto per proteggerti. Anch' io non ti ho detto niente.

Mi aveva chiesto di non spargere la voce in giro. Solo adesso capisco il perché! Non voleva che la cosa arrivasse alle tue orecchie! - La sua mano si alza a lisciare una ciocca di capelli. Il bracciale che porta tintinna, – Sono desolata, ma a volte mentiamo per far felici gli altri. Questo tu dovresti saperlo...-

- Ti riferisci al fatto che mi stessi vedendo con Riccardo di nascosto?-

Giulia annuisce, - Ho sofferto molto per quello. Mi fidavo di te. Non avrei mai pensato che tu saresti stata in grado di soffiarmi da sotto il naso la persona di cui credevo aver perso follemente la testa! -

- Mi sono innamorata di Riccardo fin dal primo giorno - confesso.

- Perchè non me lo hai detto subito? Se me lo avessi fatto capire, mi sarei comportata diversamente... -

- Non sapevo come fare – ammetto, - stavo con Marcello, ma per Riccardo sentivo qualcosa di profondo, mai provato prima. Ho avuto paura di entrare in un gioco più grande di me. Poi è successo tutto molto velocemente! - Percorrere i ricordi brucia come camminare sui carboni ardenti, - Se non fosse stato per la foto che ci ha smascherati, avrei trovato le parole per confessartelo. Mi dispiace tu lo abbia scoperto in quel modo così terribile! -

Giulia sfrega le mani l'una all'altra, – E' stato brutto, ma anch'io ho le mie colpe. Non ho mai risposto alla tua lettera. Avrei dovuto farlo. Sono stata una codarda. A quanto pare in questa vicenda abbiamo fatto tutti a gara a tenerci nascosta la maggior parte delle cose! -

- Ciò che ha nascosto Riccardo, per me, era molto importante – riferisco.

- Forse anche lui ha avuto paura di dirti la verità. Proprio come tu ne hai avuta di dirla a me. -

Un enorme macigno si piazza sul cuore e non vuole spostarsi, schiaccia sempre più, quasi a farmi soffocare. - Come ha preso la storia del bambino? -

Giulia devia lo sguardo da me al piano del banco, - Ha paura, ma ha detto di prendersi le sue responsabilità. -

Chiudo gli occhi. Giulia e Riccardo appaiono nella mia testa vicini.

Tra loro un bimbo dagli occhi chiari che cammina, mani nelle mani con i genitori. Faccio una fatica enorme a scrollarmi di dosso questa immagine.

Impiego qualche secondo prima di rendermi conto che la professoressa della terza ora è già arrivata.

Giulia si sporge verso la mia parte del banco, - Lo perdonerai come hai fatto con me? –

Resto a bocca aperta. Non esiste una risposta abbastanza semplice, ad una domanda così complicata.

Giulia non dice più niente. Si limita a posare una mano sulla mia e sospirare. Ogni suo sospiro è un piccolo taglio nella mia anima.

La professoressa Giorgi scrive alla lavagna qualcosa che somiglia ad un problema di geometria. La mattina scorre tra una formula e l'altra.

Quando suona l'uscita mi chiedo dove siano volate le tre ore di spiegazione. Ho tenuto la mente staccata per tutto il tempo o forse troppo occupata da pensieri ingombranti.

Giulia chiude il libro, - Ci vediamo oggi da me, d'accordo? -

Raduno le mie cose, - Ti faccio uno squillo quando esco da casa, così ti fai trovare pronta. -

Lei annuisce e si mette lo zaino in spalla.

- Ah! Non ho più il mio vecchio numero, quello...- alzo le spalle, cosciente del fatto che Giulia non sa assolutamente nulla del comportamento di mio padre nelle ultime settimane. Non sa che mi ha chiusa in camera, mi ha picchiata e nascosto computer e cellulare, - E' una lunga storia, adesso ho un altro telefono! - Lo tiro fuori dalla tasca anteriore e glielo mostro, – E' un regalo di Riccardo di qualche giorno fa.-

Lei fissa lo Smartphone tra le mie mani, – E' molto bello! -

Afferro il diario, strappo una pagina e scrivo il numero, - Questo è il nuovo contatto, memorizzalo! -

Giulia prende il foglio tra le mani, lo piega, infilandolo nelle tasche dei jeans, – Tata, dovremo andare in farmacia nel pomeriggio. Solo il pensiero...-

Mi sforzo di apparire il più tranquilla possibile, - Coraggio Giù! Faremo tutto insieme! -

Lei si avvicina e mi abbraccia, - Grazie di essere mia amica. -

Leo ci affianca. Prende la mano di Giulia e la trascina via con sè.

Quel ragazzo ha tutto il coraggio e la forza che servirebbero a me in questo momento.

- Ari! - La voce di Matteo arriva alle mie spalle.

Non mi volto. Seguo Leo e Giulia che se vanno, senza riuscire a staccarmi dall'unione perfetta delle loro dita intrecciate.

Matteo posa la mano sulla mia spalla, - Leo mi ha detto tutto. Immaginavo fosse qualcosa di grosso, dalla tua faccia quando sei tornata dal bagno con Giulia, e dalla tua reazione quando è entrato in classe Riccardo, ma mai e poi mai avrei pensato a tutto ciò! -

Non riesco a dire niente. Le parole del mio compagno fanno piacere e male allo stesso tempo. Leo e Giulia non sono più nell'aula. Tutti intorno a noi finiscono di ordinare gli zaini, per fuggire il prima possibile verso casa e verso il loro fine settimana.

- Per favore amica mia, permettimi di starti vicino. Permettimi di abbracciarti. -

Senza farmelo ripetere due volte mi tuffo nella sua maglietta nera, tempestata di zucche arancio. La maglietta di Halloween.

La maglietta di un ragazzo vero e sincero.

- Oggi pomeriggio andrò da Giulia. Farà il test e voglio esserci per lei e per me stessa. Ne ho bisogno, credo... -

Matteo sorride, - Sei in gamba. Tutto questo è più grande di te e tu riesci a ragionare e fare la cosa giusta! -

- In realtà non sto ragionando, non so neanche se sto facendo la cosa giusta, ma Giulia è mia amica. Lo è fin da quando eravamo piccole. Non posso abbandonarla adesso...- Poso la fronte sui suoi pettorali. Sono duri e sodi, ma non quanto quelli di Riccardo. Chiudo gli occhi e deglutisco a fatica. Non voglio pensare a lui in questo momento.

Matteo incrocia il mio sguardo, - Ti va se ti faccio compagnia per tornare a casa? –

So che deve allungare la strada, ma la sua presenza mi conforta, - Saresti davvero gentile - ammetto.

Matteo mantiene un braccio sulla mia vita, – Andiamo! -

Ci incamminiamo verso l'uscita quando, improvvisamente, tutta la stanza comincia a girare, pure io stessa, insieme ai banchi e al pavimento.

L'unico punto ben stabile è lo stipite della porta dove, con le braccia conserte e un piede puntato sul muro, è appoggiato Riccardo.

Matteo mi stringe più forte, – Tranquilla. Ci sono io! -

La sua voce è lontana mesi, anni, secoli luce da me.

Riccardo è fermo. I suoi occhi verdi supplicano i miei, neri come l'inchiostro.

- Piccola dobbiamo parlare. -

Mi lascio guidare dalla mano di Matteo verso la porta.

Riccardo abbassa la scarpa rosso fuoco dalla parete, per piazzarsi di fronte a me, - Per favore. Devo spiegarti. -

- Non c' è molto da spiegare! - La freddezza della mia voce mi sorprende, - So benissimo come si mettono al mondo dei bambini. Non perchè non l'ho mai fatto sono così stupida da non conoscerne il meccanismo! -

Riccardo fa un secondo passo, riducendo la distanza a pochi centimetri, - Non intendevo questo! -

- E cosa intendevi? – lo affronto.

Matteo scende la sua mano sopra il mio fianco.

Riccardo sposta lo sguardo a catturare il movimento, - Possiamo parlarne da soli? - sbotta, riportando l'attenzione sul mio volto.

Scuoto la testa. Gli occhi di Riccardo lampeggiano. So benissimo che sta odiando il fatto che Matteo sia qui a consolarmi e difendermi, ma lui è la mia sicurezza. Il mio angelo custode.

Riccardo lancia una nuova occhiata di disappunto alla presa ferma sul mio bacino, - E' una questione nostra! -

Mi lascio uscire una debole risata isterica, - Nostra? Tutto il liceo sa che tu probabilmente hai messo incinta Giulia, adesso diventa una questione privata? -

Lui si getta su di me, con una mossa lesta fa quello che desidera fare fin dall'inizio: allontanare la mano di Matteo, – Scusami, scusami, scusami - mi afferra le guance.

Le sue dita sono calde e morbide. I suoi occhi fanno un male assurdo. Devio immediatamente lo sguardo. Non sono come Leo. Non ho abbastanza forza.

Giro la testa alla ricerca di Matteo. E' fermo, ad un passo da me.

- Piccola ho sbagliato. Mi sono comportato da stupido. Non dovevo mentirti, non dovevo farlo. Ti giuro, tra me e Giulia è successo solo una volta. - Le mani di Riccardo affondano, quasi a voler far uscire il perdono dai pori della mia pelle, - Ti scongiuro. Guardami!-

I miei occhi sono sempre alla ricerca di Matteo.

Il mio cuore a ritmo con le suppliche di Riccardo.

- Si risolverà tutto e torneremo a essere felici. Come stamani, come sul pontile, come ai giardini. Solo io e te. Ti prometto non mentirò mai più!-

Volto appena la testa. La sua bocca, corposa e perfetta, è a poca distanza dalla mia. Ha lasciato uscire un mare di parole, che dovrebbero smuovere il mio cuore, ma in realtà, fanno soltanto crescere il disagio.

- Dammi un'altra possibilità! – mi supplica – Ari...-

Sentire pronunciare il mio nome così disperatamente è la goccia che fa traboccare il vaso. Di colpo il mio corpo è scosso da innumerevoli sussulti. Non voglio piangere, ma non riesco a impedire alle lacrime di scendere.

Matteo mi afferra di nuovo per la vita, - Ti accompagno a casa! –

Riccardo non molla. Stringe le mie guance e fulmina Matteo con uno sguardo, - Lasciala! Non ha bisogno della guardia del corpo! -

Il mio amico si rivolge a Riccardo duramente, - Le stai facendo del male. Arianna non merita tutto questo. Concedile un pò di spazio e falla pensare. Perchè non riesci a capire che ha troppo dolore anche per pensare?-

- Tu non sei nessuno. Tu non sei niente per lei! - sputa Riccardo.

Matteo mi trascina maggiormente verso di sé, costringendo Riccardo a lasciar cadere le sue dita dal mio volto.

- Ho bisogno di tempo. - riesco a buttar fuori tra un singhiozzo e una lacrima.

- Quanto tempo?-

Affondo i molari dentro le guance, - Non lo so. -

Matteo mi stringe i fianchi, rassicurandomi.

Riccardo alza e abbassa i muscoli del torace, - Dannazione! Perchè le stai così addosso? - I suoi occhi guizzano dai miei a quelli azzurri del mio amico.

- La sto confortando. E' l'unica cosa che necessita in questo momento! –

Riccardo lancia un grido soffocato e scatta contro il mio difensore.

Matteo però è veloce, lascia andare la sua mano dal mio corpo e con un abile mossa di karate blocca il braccio dell'avversario.

Riccardo resta con l'arto sospeso. Impiega tutto il suo autocontrollo per riabbassarlo.

- Non è con la violenza che la riporterai da te! - Gli occhi di Matteo ammoniscono quelli furiosi di Riccardo e la sua mano torna a cingere e proteggere il mio corpo.

- E tu non approfittarti di lei! Se dovessi scoprire che le hai fatto o le farai qualcosa, giuro che...-

Matteo scuote la testa, - Faresti meglio a pensare di risolvere i tuoi guai invece di accanirti su di me! -

L'indice di Riccardo punta dritto contro il viso di Matteo, - Dovresti imparare a farti gli affari tuoi e lasciare in pace Arianna. Con tutte le ragazze che ci sono in giro, proprio di lei ti devi interessare? -

- Tu non sai quello che dici - risponde lui a tono.

La voce di Riccardo è un tutt'uno con la rabbia, - La stai difendendo solo perchè dopo possa ringraziarti, ma se solo vengo a sapere che...-

- Piantatela! – urlo. Sfuggo alla presa di Matteo e indietreggio qualche passo, allontanandomi.

Le loro grida sono solo altro fuoco che brucia nella mia anima.

Ho bisogno di aria e silenzio. Basta urla, basta violenza, basta parole.

Riccardo segue il mio spostamento improvviso.

I miei occhi sostengono i suoi, - Matteo è mio amico, non accetto che tu continui a offenderlo. Lui mi sta aiutando. Ce la sta mettendo tutta per proteggermi dal casino che tu hai combinato! - Le parole escono da sole, senza neanche l'ausilio del cervello, - In questo momento non sono abbastanza lucida per ragionare. Ho bisogno di spazio e silenzio. -

Lui stringe i pugni, – D' accordo. Avrai tutto il tempo necessario per pensare, ma ricordati: ho mentito per proteggerti da qualcosa di inutilmente doloroso! Una bugia detta a fin di bene non può portarmi via la cosa più preziosa del mondo. Non può portarmi via te!-

- Non dire altro - lo supplico, - Hai già detto e fatto abbastanza! -

Riccardo si avvicina oltre i limiti, - Perchè non capisci che anche io ho paura? Ho paura di questo dannato ritardo, di questo dannato test e di quello che può uscirne fuori! -

Le lacrime mi escono come un fiume, - Non posso combattere anche la tua paura. Ho già la mia e prende abbastanza spazio. -

- Perchè non proviamo ad affrontarle insieme? – propone.

Non rispondo. Non mi muovo.

- Piccola perdonami... -

La sua pena è un fardello al momento insostenibile, - Ci dovevi pensare prima di metterti e metterci in questo guaio!-

Il pugno di Riccardo, tenuto duro fino a questo momento, non resiste più e si libera contro la porta.

Il colpo assestato è deciso e marcato, anticipato da un grido di dolore immenso. Poi Riccardo fugge via da noi e dallo squarcio indelebile lasciato sul legno.

Matteo mi trascina di nuovo tra le sue braccia, mi culla, fino a quando non smetto di scuotere come una foglia, - Va tutto bene –

Le "Converse" di Riccardo corrono lontano nel corridoio, fino a scomparire per sempre dalla mia vista.

Matteo mi trascina fuori dall'edificio.

Percorro la strada di ritorno in stato di trance.

Ogni idea è confusa dentro la testa. Ogni immagine di me e Riccardo va a mescolarsi con quella di Giulia e Riccardo.

Quando siamo ormai sotto casa, Matteo rompe il silenzio, - Ti mando un messaggio più tardi. Mi farai sapere come è andato quel test - esce dal vialetto e percorre la strada nel senso opposto.

Dovrà rifare a piedi un tratto in più e solo per non avermi voluto lasciar andare da sola. Aspetto che anche l'ultimo riccio biondo scompaia dietro l'angolo e mi volto per premere il campanello.

Non faccio in tempo. La porta si spalanca.

Un trolley viene scagliato fuori, di fronte ai miei piedi. Subito dopo esce mio padre. Resto a fissarlo tra sorpresa e spavento.

Lui mi guarda accigliato e afferra il manico della valigia, - Cosa ci fai qui sulla soglia? –

- Sono appena tornata da scuola. -

Lui non dice niente, in realtà neanche mi guarda. Scende i gradini e attraversa il vialetto. Apre il cancello e trascina il bagaglio fino al baule della sua auto. Cerco di capire dove stia andando, dal momento che è rientrato appena questa mattina.

Mia madre appare sulla soglia e pare leggermi nel pensiero, - Ha prenotato un volo all'ultimo momento. Un impegno di lavoro improvviso. - Lo dice con tutto lo sconforto e la riluttanza che una donna sfinita può possedere.

Mi volto. L'uomo, che fino a poco tempo fa era mio padre, adesso è un puro sconosciuto.

La sua auto scompare dalla nostra vista.

Realizzo che se n'è andato senza rivolgerci né un saluto nè una parola.

Niente di niente. Il vuoto più completo.

Un vuoto che ormai trova un grande spazio dentro di me.

Una stanza enorme. Aperta solo per lui.

Vuoto che si aggiunge ad altro vuoto.

Vuoto che finisce per riempirmi dalla testa ai piedi.

Completamente.


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