CAP. LVI In ginocchio da te
-Ti ruberò solo qualche minuto. - La voce di Riccardo ha un suono vero e puro, quasi pentito, ma non voglio crearmi false illusioni.
Faccio qualche passo verso di lui. I suoi occhi scavano dentro di me, facendomi sentire tremendamente a disagio.
- Va bene - accetto.
- Non qui. Facciamo due passi - dice lui.
Camminiamo l'una di fianco all'altro. La tenzione si taglia a fette.
Quando arriviamo ai giardinetti, Riccardo si ferma bruscamente sotto ad un grande albero spoglio e mi afferra la mano: - Mi dispiace. Non avrei dovuto dirti quelle cose. Sono stato un' idiota! –
La finezza non è il suo forte, tuttavia l' ammissione mi toglie il fiato.
L'energia emessa dalle sue dita arriva a far tremare la mia pelle.
I suoi occhi verdi, che fino a pochi minuti fa cercavo di cancellare, sono di nuovo davanti ai miei, a riaprire anche la più piccola e profonda ferita.
- Sarò diretto e veloce, altrimenti non riuscirò a dire quello che penso – afferma, - Arianna, io non voglio stare senza di te. Ho bisogno della tua presenza, del tuo appoggio, del tuo modo coinvolgente di ridere, di arrossire, della tua stretta sui miei fianchi dietro la moto, delle tue domande curiose. Perdonami se ti ho detto un sacco di cose sbagliate.
Mi sono lasciato prendere dalla rabbia, ma ti assicuro non le pensavo veramente. -
Non faccio a tempo a metabolizzare tutte quante le sue parole, che lui si butta a terra, puntando un ginocchio sull'erba.
- Ti prego torna ad essere la mia ragazza – mi supplica.
Resto impietrita.
Respiro e respiro ancora. Sopra le nostre teste le nuvole formano sagome fantasiose. Un aereo passa, lasciando una lunga scia bianca.
Gli occhi di Riccardo mi fissano e sembrano implorare una risposta dalla mia bocca che, muta, non smette di aprirsi e chiudersi ripetutamente.
Ho improvvisamente bisogno di ossigeno. Siamo in un giardino all'aria aperta, ma non è abbastanza. Mi manca il fiato.
Tornare con lui è quello che voglio? Sì, tremendamente e disperatamente. Riccardo è la mia metà perfetta.
Purtroppo non posso scordare come mi ha trattata.
Non voglio soffrire ancora. Non voglio assolutamente arrivare alle stelle e ricadere nell'abisso di dolore più profondo.
Impulsivamente mi libero dalla sua mano, - Sei stato tu a porre fine alla nostra storia. Non puoi andartene e ripresentarti quando vuoi. Non puoi insultarmi e pretendere che dimentichi tutto e torni con te, come se niente fosse successo!-
Riccardo lascia andare anche l'altro ginocchio. Ha entrambe le gambe fissate a terra e non si muove di un millimetro.
Mi sento a disagio. I suoi occhi mi uccidono l'anima, - Alzati, ti prego - lo imploro.
- Non fino a quando non avrai accettato di ritornare con me! – dice fermamente.
Mi guardo intorno. Per fortuna nei paraggi non c'è nessuno, - Ti rendi conto ciò che mi stai chiedendo? –
- Certo! Se vuoi te lo ripeterò ancora e ancora, fin quando tu non lo avrai ben chiaro! - allunga un braccio, per riprendersi la mia mano tra le sue. - Vuoi davvero che lo ripeta un'altra volta? -
Il suo mezzo sorriso e le fossette ai lati fanno sprofondare immancabilente il mio stomaco debole.
- Okay! Come preferisci!- Riccado si schiarisce la gola e grida a pieni polmoni: - Valenti Arianna vuoi tornare ad essere la mia ragazza?-
Mi butto sulla sua bocca per tapparla.
Lui si aggrappa alla manica del mio cappotto, allontanando il mio palmo dalle sue labbra, – Allora, vuoi che urli di nuovo?-
L'istinto mi dice di perdonarlo all'istante e consumarlo di baci, ma la razionalità mi trattiene, - Ti rendi conto del male che mi hai fatto? -
- Sono stato uno stupido. Giuro non succederà più! Piccola per favore dimenticati tutto e torna con me! -
La rabbia accumulata esplode: - Come posso scordare che mi hai sbattuta contro al frigo? Che mi hai dato della bugiarda? Che mi hai accusato di pugnalarti alle spalle? - Sembro un'isterica appena uscita da un manicomio. Sto gridando, forse più forte di lui qualche secondo fa, ma non mi interessa affatto, - Mi hai paragonata a Rebecca! Mi hai detto di giocare sporco con te! Mi hai sputato addosso così tante calunnie, che non credo di avere neanche spalle abbastanza larghe per sostenerle! - Un fiume di lacrime rompe gli argini e scende sulle mie guance, - Mi hai detto che non ti fidi più di me, ricordi? -
Riccardo annuisce: - So quello che ho urlato contro di te, ma ero solo molto arrabbiato! – ribadisce, - Tu mi hai spronato a non rifugiarmi nel mio bozzolo, a lottare per ottenere quello che più tengo al mondo. Sto tentando di fare un passo avanti e superare i miei limiti. Ci sto provando.-
Sono maledettamente infuriata con lui e con me stessa, perchè mi rendo conto che mi sto arrendendo. Sto provando tutta la pena, la tenerezza e l'amore del mondo per questo ragazzo.
E' sbagliato, ma non posso fare altrimenti.
Riccardo mi trascina in ginocchio di fronte a lui. Mi prende il viso tra i palmi freddi, - Ti prego perdonami - sussurra.
Sono al suo pari, circondata dal silenzio e dai colori del prato e degli alberi. I jeans piantati sull'erba. I respiri all'unisono.
Voglio provare a dargli un'altra possibilità. Non sarà facile, ma in questo istante sarei disposta a tutto pur di tornare di nuovo ad avvicinare la mia bocca a quella del ragazzo più bello del mondo.
Riccardo sembra leggermi nel pensiero, - Perdonami – mormora, – e baciami. –
Le sue palpebre si chiudono e le sue labbra si avvicinano, fino a toccare le mie. Sentire di nuovo il suo sapore sulla mia bocca mi fa rabbrividire.
Il cervello smette di ragionare.
Il suo gusto di miele si mescola al sale delle mie lacrime.
Non so per quanto tempo Riccardo sfiora la sua bocca con la mia.
Forse un'eternità, forse solo pochi minuti. Perdo la concezione del tempo. Desidero che questo bacio non termini mai.
Riccardo ha ancora le sue mani sul mio viso, quando si allontana e mi guarda dritta negli occhi, - Questo significa che mi hai perdonato? - Annuisco.
- Sono felice! - butta fuori un profondo respiro. Scivola i palmi sulle mie spalle, fino ad abbracciarmi, - Mi sei mancata, piccolina. - fa pressione sulle ginocchia e mi spinge a terra.
Ci ritroviamo sdraiati su un fianco. L'erba e le foglie sotto ai nostri corpi sono un manto morbido e umido.
Riccardo mantiene la testa con un braccio, mentre l'altro cinge la mia vita, - Puoi giurare che tra te e Matteo non c'è niente?-
- Non mi va di parlare di Matteo in questo momento. –
Riccardo si piazza sopra di me, schiacciandomi completamente a terra, - Ho bisogno di sapere la verità! -
- Siamo amici e niente più! – rispondo categorica.
- Ti ho vista per mano con lui. -
Il mio respiro corre veloce. L'espressione dura di Riccardo, mentre Matteo mi stringeva la mano, per portarmi al nascondiglio segreto, passa come un flash, - E' stato un gesto senza doppi fini. Stavamo andando a fare due passi. -
- Gli amici non vanno a fare due passi per mano. Dove eravate diretti? -
Scuoto la testa, - Non ha importanza! –
- Voglio saperlo! -
Deglutisco a fatica, - Non ricordo. -
Non ho intenzione di dire niente del passaggio segreto, nè dello spinello. Non posso raccontare quell'episodio perché Riccardo perderebbe le staffe, mandando all'aria la riappacificazione appena avvenuta.
- Perchè non vuoi dirmelo? Matteo ti ha costretta a fare qualcosa che non volevi? Qualcosa che non vuoi farmi sapere? Qualcosa che è illegal...-
- Smettila Riccardo! - Lo blocco. Il mio cuore batte a mille all'ora.
Le sue domande sono troppo puntigliose. Il dubbio che ci abbia visti si impossessa all'istante della mia persona. Poi mi convinco che, in tal caso, sarebbe scattato nel momento stesso. Non starebbe certo ad arrovellarsi il cervello e prosciugarmi l' anima con tutte queste domande.
- Matteo non mi ha obbligato a fare niente! Non stavamo andando in nessun posto, solo a prendere un po' d'aria. Se vuoi credermi bene, altrimenti...- mi muovo, tentando di uscire da sotto al suo corpo, che continua a premere sul mio.
- Altrimenti cosa farai? Cercherai di fuggire da me? -
Mi arrendo sotto alla sua stretta morsa e abbasso lo sguardo.
Lui ricerca il contatto con i miei occhi, - Stai mentendo! – sentenzia.
Ho bisogno di lui, ma non voglio che il mio cuore, appena riparato, possa lacerarsi di nuovo, - Mi hai appena chiesto perdono e già ricominci con le accuse? -
Riccardo allenta la presa e scatta a sedere, – Scusami. Hai ragione. - si prende la testa tra le mani, – Non sopporto l'idea che qualcuno possa portarti via da me, e quel Matteo...- espira forzatamente. - Ho solo tanta paura! – ammette.
Mi sollevo, piazzandomi di fronte a lui. - Non devi averne perchè tra me e lui non c'è stato e non ci sarà mai niente. Matteo è in gamba. Mi ha aiutata, mentre tu stavi facendo il cattivo ragazzo con me.-
- Ho reagito in quel modo perchè mi sono sentito tradito - si lamenta, - Tu la sera prima fai una predica ingiustificata per le mie storie passate e la mattina dopo sei tra le braccia di un altro. Non puoi negarlo. Ci sono un sacco di elementi a mio favore. L' abbraccio, il messaggio, la mano nella mano...-
Mi spingo ad accarezzare il suo volto, - Ti sei fatto uno stupido film. Voglio solo te e nessun altro, chiaro? –
Lui annuisce.
- Se desideriamo stare insieme dobbiamo fare un patto. Fidarci l'una dell'altro. Parlarci, senza saltare subito alle conclusioni! – dico.
Riccardo passa le dita sulla mascella, poi sulla tempia e infine sulla coscia. - Va bene! Facciamo questo dannato patto! Proverò a contare fino a dieci prima di dire o fare qualsiasi castroneria mi passi per la testa. -
Un sorriso porta via dai miei occhi ogni lacrima residua, – Venti! E' decisamente meglio se conti fino a venti!-
- Mettiamola così: prima di parlare risolverò mentalmente un'equazione di secondo grado! – scherza.
Immagino il suo cervello pieno di numeri e parentesi. Esco con una fragorosa risata.
Lui si allunga a togliere un sottile filo d' erba, rimasto intrappolato tra i miei capelli, - Mi piace sentirti di nuovo ridere per me. -
Il gesto è così tenero e protettivo, da farmi squagliare letteralmente, - Non lasciarmi mai più – lo supplico.
Riccardo fa scorrere la mano sul mio zigomo, - Te lo prometto.-
Sostengo il suo sguardo, – E tu? Cosa hai fatto in questi due giorni? –
- Oh! Niente di particolare. Sono stato in istituto a trovare Marie - dice.
- Come sta? -
- Ha smesso di mangiare quasi completamente. Passa le giornate in camera e non vuole parlare con nessuno.-
Uno squarcio mi graffia l'anima. Perchè una ragazza delle mia età deve smettere di mangiare e chiudersi nella più completa solitudine?
- C' è qualcosa che posso fare per te o per lei? - Le mie parole escono titubanti.
Riccardo abbassa le spalle, - Nessuno può fare niente! -
Non so cosa rispondere. Mi sporgo verso di lui e lo avvolgo in un abbraccio.
Riccardo sospira tra i miei capelli, - Ho paura di perderla.-
- Non succederà. Andrà tutto bene. - La mia voce e le mie braccia lo cullano.
All'improvviso il suono del suo cellulare interrompe il dolce momento. Riccardo sbuffa e fruga nella tasca del piumino.
Un nome conosciuto illumina lo schermo, - Leo ? –
Lui alza l'indice e si mette in piedi, - Solo un minuto. - risponde, allontanandosi da me.
Non riesco a capire quello che i due abbiano da dirsi, ma sono estremamente curiosa. Riccardo cammina avanti e indietro, ride e sposta i capelli ora a destra e ora indietro. Gioca con il pearcing al sopracciglio e calcia qualche zolla di terra. Poi rimette il telefonino in tasca e torna a sedersi vicino a me, - Scusami piccolina, era una questione molto importante. -
- Questione importante? Leo? - domando perplessa, - Cosa c'entri tu con lui? -
- Siamo diventati buoni amici – confessa.
- Ma siete completamente diversi! -
Lui alza le spalle, – Ci siamo trovati. Mi piace come persona.-
- Adesso cosa voleva? Quale questione così importante lo affligge? -
- Questioni di cuore - annuncia solennemente, - Non so se posso dirtelo...-
Lo guardo torva: - Devi! -
- Non voglio tradire la fiducia di un amico.-
Scatto verso di lui e lo afferro per le maniche del giubbotto, - Se non me lo dirai giuro che...-
Riccardo si lascia strattonare, - Cosa farai moscerino, sentiamo...-
Le sue braccia sono ben tornite. Un piccolo movimento di esse e finirei a terra a gambe all'aria.
Mi ritiro offesa, - Non sono un moscerino! -
Riccardo scorre la punta dell'indice sul mio labbro inferiore imbronciato, - Va bene – acconsente, - Leo ha appena invitato Giulia a cena fuori e lei ha accettato! -
Sbatto le ciglia, allibita, - Giulia? Lui e Giulia in quel senso? –
Riccardo annuisce, - Sarebbero una bella coppia insieme. So che tra te e lei in questo frangente non corre buon sangue, ma sono persone apposto e si completano a vicenda. Io tifo per loro! -
- Ho sempre sospettato che a lui piacesse Giulia, però immaginare che abbiano una relazione mi fa così strano...-
In testa scorre la scena di questa mattina nello stanzino degli attrezzi. Finalmente posso far tornare i conti. Leo ha lasciato Alice per tentare la fortuna con Giulia.
Riccardo si compiace: - Quel ragazzo è dannatamente innamorato di Giulia. Pensa, ieri ho passato l' intero pomeriggio a scegliere un regalo e un ristorante adatto per la loro uscita di questa sera! –
- Leo ha chiesto consiglio a te? –
- Perchè non dovrebbe? Sono un mago in queste genere di cose! – dice con orgoglio.
- Menomale in questi due giorni non avevi fatto niente! – sospiro.
Riccardo diviene improvvisamente serio, – In realtà non ti ho detto la cosa più importante. -
- Ovvero? –
- Ho omesso un fatto molto grave. Okay, seduta sei seduta, posso dirtelo. – Prende un bel respiro e spara: - Ieri sera sono stato quasi arrestato! -
- Che cosa? Per quale motivo? -
- I tuoi vicini di casa. -
- I miei vicini...-
Perchè non riesco più a ragionare? Perchè la terra, gli alberi, il cielo, il vento, tutto gira vorticosamente intorno?
Riccardo mi richiama: - Piccolina, ci sei?-
Annuisco. Chiudo gli occhi, ponendo fine al frenetico moto di oggetti e cose intorno a me.
- Stavo dicendo, i tuoi vicini hanno chiamato la polizia. -
- Cosa gli hai fatto? -
Lui si gratta la testa, – A loro personalmente niente... -
- Riccardo smettila di farneticare cose assurde e dimmi cosa hai combinato. Ho il diritto di saperlo! -
Le sue iridi bucano di nuovo il mio sguardo, - Ho passato due sere seduto sul muretto sotto casa tua a spiarti.-
Lo guardo con la mascella abbassata.
- Ti ho osservata studiare, ballare, camminare, muoverti in pigiama e con un vestito da capogiro. Se non fosse stato per quegli idioti dei tuoi vicini, forse mi sarei anche deciso a suonarti il campanello. Volevo fare la pace! -
Sono spiazzata, traumatizzata. Decisamente sotto shock!
Riccardo mi squadra per sapere cosa debba aspettarsi dalla mia muta reazione, - Non hai niente da dire? -
In realtà non lo capisco neanche io. Non so se ritenermi arrabbiata perchè si è appostato a pedinarmi o pateticamente colpita dal suo gesto dolce e perverso. Opto per la seconda, - Tu hai passato due sere sotto la mia finestra? -
- Già, mi detesti per questo? -
- No! Non posso pensare che lo hai fatto. Ti sei lasciato arrestare, ti sei lasciato mettere le manette per, per...-
- Per te! Esatto! – Riccardo sembra compiaciuto, – E lo rifarei un altro milione di volte, se fosse necessario! -
Il rossore si espande sulle mie guance, - Non posso pensare che mi hai spiata! -
Riccardo si avvicina pericolosamente, - Eri bellissima e lo sei anche adesso – dice.
Le nostre si incontrano di nuovo, facendo scintille.
Mi lascio stendere a terra. Questa volta i nostri corpi si muovono.
Ruotano sull'erba e sulle foglie secche.
I nasi si sfiorano, i capelli si arruffano, le mani si cercano.
I cuori viaggiano al massimo.
Le braccia di Riccardo avvolgono la mia persona. I suoi occhi riescono a chiudere completamente le ferite del cuore.
La sua bocca a suturarle per l'eternità.
Sto bene così. Mi sento amata, libera e giovane.
Non voglio più scollarmi da lui, per nessuna ragione al mondo.
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