CAP LV L'ora di ginnastica
Odio la lezione di ginnastica all'ultima ora del venerdì. La debolezza accumulata di un intera settimana mi toglie interamente energia. Ogni volta arrivo in palestra esausta e prosciugata.
Quest'oggi insieme alla stanchezza fisica si sommano i postumi dello spinello fumato con Matteo. Sono stata tutto il pomeriggio con la testa in barca e un costante senso di vertigine, però il mio cuore si è alleggerito. Sembra strano, ma quell' erbetta verde ha anestetizzato il dolore della rottura con Riccardo. Ad alleviare la sofferenza da ragazza scaricata e delusa ci ha pensato pure mia madre. Mi ha trascinata dall'estetista e nella sua boutique di fiducia. Ho comprato un grazioso tubino nero, che indosserò domani sera alla festa di Halloween.
Sempre se mio padre acconsentirà a lasciarmi andare!
Non che sia dello stato d'animo giusto per fare baldoria ma, perlomeno, servirà a svagarmi e provare a riallacciare il mio rapporto con Giulia.
Non ho ancora idea di come agire nei suoi confronti.
Mi affiderò all'istinto e all'improvvisazione.
La voce del professore mi riporta al presente: - Oggi ragazzi partita di pallavolo! –
I maschi sbuffano: - Ma noi volevamo fare il torneo di calcetto! -
- Il professore replica categorico, - Non accetto obiezioni! Ho detto pallavolo e pallavolo sarà! Filate a cambiarvi! –
Ci dirigiamo nei rispettivi spogliatoi. L'ambiente è freddo.
I riscaldamenti non funzionano.
Giulia appoggia il suo borsone nella panca, si gira e mi sorprende ad osservarla. Mi volto di scatto, ficcando la testa dentro la mia borsa.
I nostri silenzi fanno tremendamente male al cuore.
Mi cambio svelta. Afferro la borraccia ed esco.
Sono la prima ad arrivare in palestra. Il professore mi incarica di prendere la palla nello stanzino degli attrezzi. Faccio una breve corsetta per raggiungere il deposito in fondo al corridoio.
Nella penombra individuo la palla dietro ad un materassino. Mi piego per prenderla, quando delle voci conosciute attirano la mia attenzione.
- Non ha senso continuare ad uscire insieme. Non provo niente per te. Non siamo fatti l'uno per l'altra! –
E' Leo.
- Tu non sai quello che dici, avanti vieni qui e fatti dare un bacio! – Il tono femminile acuto e stridulo è inconfondibile: Alice.
Le voci si avvicinano, soffermandosi proprio di fronte alla porta dello stanzino.
- Ogni volta che parliamo di noi, non fai altro che avvinghiarti a me! - Leo pare molto seccato, – Perché per una buona volta non possiamo parlare a debita distanza? -
- Perchè siamo opposti e gli opposti si attraggono! E tu mi attrai! -
La porta si spalanca. I due finiscono nel deposito.
Mi nascondo dietro a un canestro e trattenengo il respiro.
Il mio amico è spinto al muro.
- Sei la mia attrazione. La mia bellissima attrazione! – dice la bionda.
- Lasciami andare! Non voglio stare più con te! – si ribella lui.
Sono frastornata. Leo sta scaricando Alice, mentre lei cerca di evitare l' abbandono, saltandogli letteralmente addosso.
Nascosta dietro la colonna del canestro, spero con tutta me stessa che non si accorgano della mia presenza. Cerco di restare immobile, senza provocare il minimo spostamento d'aria, anche se, i due sono così presi, che non si accorgerebbero di me neanche se mi mettessi a ballare l' "Alligalli".
Pian piano i miei occhi si abituano all'oscurità.
Le labbra di Alice si posano su quelle di Leo, imprimendo un bacio deciso e soffocante. Lui smette di ribellarsi e si lascia andare alla passione.
La mano di Alice scorre sul torace del mio amico, fino a raggiungere la zip dei suoi pantaloni.
In lontananza la voce del professore sprona la classe ad uscire dagli spogliatoi. Il freddo che fino a pochi minuti prima non riuscivo a togliermi di dosso, sembra essersi dissolto completamente.
Leo balbetta: - Il professore sta chiamando. Ci potrebbero scoprire!-
Alla ragazza di terza D non interessa niente; ne' dell'insegnante ne' di essere scovata. Lei vuole lui e lo vuole adesso.
- Se ci lasciamo come farai senza tutte le mie attenzioni?- Le dita di Alice sganciano sapientemente il bottone dei jeans della propria vittima.
Leo afferra la ragazza per un braccio, prima che lei possa introdurre la mano in territorio troppo privato. - Me ne farò una ragione. Non sei l'unica donna sulla faccia della terra! - si fionda sulla porta dello stanzino, - Addio Alice! -
Lei lo segue. - Non puoi lasciarmi così! -
Leo procede verso la palestra, - Certo che posso. A quanto pare lo sto facendo! -
- Mi rimpiangerai! - grida Alice, - Ti mancherò più di quanto immagini !!! -
Leo è già lontano e lei è costretta a fuggire via su tutte le furie.
Afferro il palo del canestro e sospiro di sollievo. Raduno ogni energia e mi precipito fuori dal deposito. Ho bisogno di respirare. Qua dentro non ho più ossigeno a disposizione.
- Avanti pelandroni! - Il tono acuto del professore invade l'intera struttura sportiva, - Qualche giro intorno al campo vi riscalderà i muscoli, prima di iniziare il match! –
Leo mi vede arrivare con la palla sotto il braccio.
Non sono molto brava a fingere. Mi sento colorire sempre più le guance. Non voglio pensi che ero nel deposito ed ho spiato tutto, comprese le intenzioni non troppo pudiche di Alice.
- Dove hai preso quella? - La voce del mio amico trema, mentre indica il pallone.
Alzo le spalle indifferente, - Adesso nello stanzino. Perchè? -
Lui scuote la testa, - No, niente. – Si mette in coda ai compagni.
Consegno la palla al professore e mi lancio nella corsa.
Leo raggiunge Giulia e procedono vicini. Lui si gira più volte verso di me. Cerco di fare l'indifferente e non incrociare il suo sguardo.
Al secondo giro Matteo mi si affianca e posa lo sguardo sul mio seno, che si muove con insistenza sotto alla maglietta, – Dovresti venire vestita così alla festa di Halloween domani sera. Faresti strage di ragazzi! -
- Non ho intenzione di fare nessuna strage! Non credo che dei ragazzi si eccitino troppo a vedere una quindicenne in tenuta da ginnastica! – replico.
- Questo lo dici tu! Posso assicurarti che la maggior parte dei miei amici passerebbero un pomeriggio intero in questa palestra, solo per guardare le ragazze allenarsi! - allunga una mano e la fa sbattere contro la mia natica.
- Matteo !!! - scatto verso di lui. Mi ha appena toccato il sedere o sbaglio?
Lui sghignazza e corre veloce.
Lascio perdere ogni tentativo di riacciuffarlo, - Sei un maniaco! - urlo.
Matteo ride e corre. Corre e ride. I suoi ricci si muovono leggeri sulle spalle. I polpacci asciutti e sodi spingono i piedi in avanti.
A metà palestra, mi lancia un bacio. Non posso fare a meno di perdonarlo.
Il professore soffia dentro al fischietto. Ci fermiamo e lasciamo che ci divida in due squadre. Io e Giulia veniamo assegnate alla stessa.
- Collaborare. Dovete collaborare! Si chiama gioco di squadra proprio per questo !!!! - Le urla del professore si confondono con il suono del pallone, che si scontra sui nostri palmi o sui nostri pugni chiusi.
Il battitore della squadra avversaria realizza un tiro, che finisce sulle mie mani aperte. Piego le ginocchia e spingo la palla, facendo un'alzata perfetta a Giulia. Lei si eleva e schiaccia con potenza. La palla sfiora la rete e finisce nel campo rivale, impossibile da recuperare.
Giulia esulta. Le due ragazze della squadra opposta si incolpano a vicenda.
Giulia ed io ci guardiamo elettrizzate. Abbiamo fatto un passaggio eccezionale, come ai vecchi tempi. Spinte dalla frenesia ci buttiamo l'una con le braccia sull'altra.
Non appena l'adrenalina cala, ci rendiamo conto del nostro slancio improvviso. Ciascuna fa un passo indietro e torna a debita distanza.
Cala il silenzio e l'imbarazzo. I nostri occhi non si staccano un secondo, consapevoli dell'abbraccio appena avvenuto.
Non ci scambiamo nessuna parola, mentre il professore spinge Leo a portarsi in fondo al campo per battere palla.
La partita procede a gonfie vele. Ci sono altri passaggi tra me e Giulia, ma nessuna delle due si sbilancia a festeggiare per i nuovi punti.
Alle tredici e un quarto il fischio del professore pone fine alla sfida, proclamando la nostra squadra vincitrice.
Accaldati e stanchi procediamo verso gli spogliatoi.
Matteo mi raggiunge, - E brava la mia alzatrice! Ti piace vincere facile eh? Tu, Giulia e Leo in squadra insieme, ovvio che avete avuto la meglio! -
- Matteo non ho deciso io le squadre, è stato il professore! – replico.
- E' vero, ma tu non hai fatto niente per portarmi con te! -
- Non puoi fare un dramma per uno stupido match! - mi blocco davanti alla porta dello spogliatoio femminile, - Perchè non accetti semplicemente la sconfitta, senza il bisogno di incolpare qualcuno? -
Lui mi spinge al muro e si piazza davanti, - Non sono il tipo che accetta sconfitte. Mi sento enormemente ferito! - Punta il braccio alla parete, sfiorandomi i capelli appena liberati dall'elastico.
Batto una mano sul suo torace. - Sei uno scemo! -
La maglia azzurra che indossa è bagnata di sudore sul collo e sul petto.
Il mio sguardo vi cade ipnotizzato. Sento il cuore battere veloce, un pò per la fatica della partita, un pò per la presenza fin troppo vicina di Matteo.
Lui si avvicina al mio orecchio, - Smettila di osservarmi così, amica mia, altrimenti potrei innamorarmi di te! –
La sua voce è un sussurro e mi fa rabbrividire, - Cosa stai dicendo? –
Matteo non risponde e mi guarda per un tempo indefinito. I suoi occhi sono profondi e oceanici, più azzurri della divisa stessa.
La vicinanza del suo braccio mi confonde profondamente. Sono sul punto di provare a sfuggire dalla morsa creata, quando vedo gli angoli della sua bocca piegarsi. Prima leggermente e poi sempre più, fin quando entrambe le labbra si espandono in un grandissimo sorriso.
- Sto scherzando !!! – ride.
Lascio andare un profondo respiro liberatorio.
- Ti ho già detto una volta che non sei il mio tipo. - La sua voce torna ad essere quella che conosco, invadente e fastidiosa, tipica del mio compagno di banco, - Come fidanzata naturalmente, perché come amica sei uno schianto! – mi abbraccia.
I suoi ricci mi solleticano la faccia. Il profumo che ha è buono e si mescola al calore e al sudore della sua pelle.
Abbasso lo sguardo sulle mie ginocchiere, - Grazie. Non credo di meritarmi un amico così! -
- Tu meriti tutto. - mi solleva il mento, - Un fidanzato che ti ami e degli amici che ti vogliano bene. -
- Anche tu - rispondo.
- Gli amici non mi mancano. Qui davanti ho quella più importante di tutti. -
Il complimento mi fa colorare le guance e spalancare gli occhi. Le mie mani stringono forte la plastica dura della borraccia, - E la fidanzata?-
- Per quella credo che entrambi ci dovremo dare da fare. Siamo messi un pò maluccio tra tutti e due! – sospira.
- Hai ragione! – confermo.
Devo assolutamente dimenticare Riccardo e tutto quello che di me si è rubato, compreso il cuore. Invece Matteo ha bisogno solo trovare la persona che possa renderlo felice.
Il professore ci raggiunge: - Coraggio cambiatevi.Voglio chiudere in fretta!-
Matteo prima di congedarmi, si avvicina di nuovo al mio orecchio, - Ho visto il tuo abbraccio con Giulia sul campo. Bel colpo amica mia! Un buon inizio per ricominciare! - mi lascia un bacio sulla guancia e fugge dentro lo spogliatoio maschile.
Sorrido. Mi volto e entro nel mio.
Le ragazze si sono già cambiate. Giulia viene verso di me: – Complimenti. Hai giocato molto bene! -
- Anche tu - balbetto.
Lei sorride e se ne va, trascinandosi il borsone dietro la schiena.
Sembra quasi un sogno. E' la prima volta dopo giorni che torniamo a parlarci. La sua conversazione con Rebecca di ieri mattina mi aveva già dato un pò di speranza, ma lo slancio di oggi è ancora più importante.
Forse un nostro riavvicinamento è possibile!
Sono l'ultima ad uscire dalla palestra, seguita dal professore che serra la porta a chiave. L'aria in cortile è gelida. D'altronde non può essere altrimenti, domani sarà l'ultimo giorno di ottobre. Mi dirigo verso il cancello principale e scorgo Riccardo raggiungere la sua moto.
Non è affatto facile, ma dovrò imparare a convivere con questa continua visione. Ogni volta lo incrocio o percepisco la sua presenza, il mio corpo entra nella confusione più totale. Il cuore pulsa rapidamente, il respiro accelera e la mente fantastica.
Riccardo sale in sella. Non posso fare a meno di guardarlo incantata.
I pantaloni della tuta, la kefiah al collo e il cappuccio in testa lo rendono irresistibile. La moto emette un rombo assordante.
Mi riscuoto e riprendo a camminare. Il suo comportamento mi ha offesa e derisa. Anche se il mio cuore porta immancabilmente a lui, so che non lo merita affatto. Riccardo è il ragazzo figo, quello che tutte desiderano.
Il ragazzo con un elenco di donne ai piedi.
Esisterà davvero quella lista? Il nome di Giulia in essa?
Cerco di non pensare a qualcosa che è ormai passato, qualcosa che non deve interessarmi.
Lista o non lista, Riccardo non è più roba mia.
Varco l'enorme cancello e mi incammino in direzione di casa.
Mi ripeto all'infinito che riuscirò a dimenticarmi di lui e a riprendere la mia quotidianità. Sembro quasi sicura di farcela, quando alzo la testa e mi trovo di fronte ai due occhi verdi più belli del mondo.
Perdo un battito e mi immobilizzo.
Riccardo è davanti a me. Le gambe divaricate, le braccia incrociate e lo sguardo fisso e diretto. La moto poggiata sul cavalletto.
Sfila il casco senza distogliere l'attenzione dai miei occhi, - Posso parlarti?-
Sono senza fiato e senza parole.
Lui non batte ciglio e aspetta una mia affermazione.
Io non mi muovo. Attendo solo di trovare la forza e il coraggio di accettare la sua richiesta.
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