CAP. LIX Il tuo sorriso e le tue lacrime

Quando entro in classe il profumo di Riccardo è ancora incollato al mio giubbotto. Il calore delle sue braccia impresso a fuoco sul mio corpo.

La professoressa non perde occasione per sgridarmi del ritardo.

Vado al mio posto in silenzio.

Se quell'arpia avesse anche solo la minima idea del mio risveglio di questa mattina, forse eviterebbe di fare la moralista seccattrice.

- O hai fatto le ore piccole o ti sei fumata una canna senza dire niente al tuo migliore amico! - La voce di Matteo mi raggiuge, non appena mi metto seduta, - Se confermi l'ultima ipotesi potrei non parlarti per giorni. L'erba è bene comune, va condivisa con i propri compagni. - posa un braccio dietro la mia sedia, non curante degli sguardi torvi della professoressa. - Forse non si tratta nè di after hour nè di maria, forse c'è sotto qualcos'altro...- Scruta i miei occhi gonfi, - Sento puzza di...- mi fissa di sbieco ed esclama: - Riccardo! -

Mi giro verso di lui. Improvvisamente ogni irritazione cessa.

La visione della sua maglietta cosparsa da stampe di grosse zucche arancioni è alquanto raccapricciante.

Lui allarga la bocca in un sorriso, - E' Halloween, no? -

Scuoto la testa. Non ricordavo che oggi fosse il giorno della festa più macabra dell'anno, tuttavia ciò non toglie il fatto che la sua T-shirt sia davvero orrenda.

- Comunque mi dispiace. - faccio il possibile per rimanere seria, di fronte al suo abbigliamento bizzarro, - Questa volta non ci hai preso. Con Riccardo siamo tornati insieme. - tiro fuori dallo zaino il libro di letteratura.

- Allora perchè quell'espressione crucciata e quegli occhi rossi? -

Sospiro e abbasso gli occhi sul banco.

- Ho capito. Non ti va di parlarne. Se cambi idea, vuoi un consiglio o anche solo una spalla per sfogarti, io ci sono! -

- Grazie - sussurro.

Forse potrei raccontare a Matteo quello che sta succedendo all'interno delle mie mura domestiche. Lui capirebbe e potrebbe aiutarmi. Ma non adesso.

Sono stanca. Ho bisogno di distrarmi, senza pensare a tutto il male che mio padre riesce a diffondere intorno a sè.

Matteo si sporge, lasciandomi un leggero bacio sulla tempia, - Per te amica mia questo e altro! -

La professoressa coglie il momento al volo, meglio di un cecchino pronto a sparare. Corruga la fronte e punta un dito contro il mio amico, - De Luca! Vedo che stamani ha voglia di manifestare il suo affetto! Bene! Si alzi e impieghi tutta questa energia per venire alla cattedra a leggere la poesia che ha scelto di interpretare! -

Gli occhi azzurri di Matteo si spalancano in una sfrontatezza unica, - Quale poesia? -

La donna batte la penna sul tavolo, ritmicamente, - La poesia d'amore.-

All'improvviso mi rendo conto che, anche io, ho dimenticato di svolgere il compito. Non ho ricercato nessun componimento da esporre. Mi ritrovo a muovere le gambe sotto al tavolo, sperando che i piccoli occhietti dell'insegnante non si spostino verso di me.

- Non ho una poesia. - ammette il mio compagno.

La professoressa ferma la penna. La classe si congela.

Chiudo gli occhi e aspetto il peggio.

Matteo rompe il silenzio: - Ma se vuole posso inventarmene una adesso. Sono molto bravo con la fantasia e con l'improvvisazione! -

- De Luca si sta prendendo gioco di me? - gracchia la donna, - Ma non sa una cosa. Anche io ho una fantasia davvero unica. Mi porti il diario e glielo dimostrerò immediatamente!-

Lui prende il diario dal banco e lo nasconde dietro la schiena.

La professoressa batte il palmo sulla cattedra, - Mi porti quel diario subito! E'giusto che i suoi genitori vengano a conoscenza dello stravagante comportamento che adotta durante la mia ora di lezione! -

Lui sbuffa, ma si alza e lascia che venga scarabocchiata una pagina con un'assurda nota comportamentale.

Quando torna indietro, gli rivolgo un sorriso compassionevole, - Mi dispiace. E' colpa mia – sussurro.

– Tranquilla. Un ragazzo come me non si lascia certo abbattere da una strimizzita nota come questa! - mi mostra la carta scritta fitta fitta.

- Non mi sembra molto strimizzita! - gli faccio notare.

Lui chiude il diario e lo infila nello zaino, - Quella non sa proprio cosa si perde. Sono un perfetto oratore e avrei potuto inventarmi su due piedi una fantastica poesia d'amore! -

Per fortuna la professoressa abbandona la mira su di noi, per rivolgersi all'altra metà della classe, - Chi di voi si è preoccupato di ricercare una poesia e vuole discuterla? -

Dopo alcuni secondi di silenzio generale, una voce dai primi banchi si fa coraggio, – Io! -

Tutti indirizziamo l'attenzione verso Leo e il suo braccio timidamente alzato.

L'insegnante incrocia le braccia compiaciuta, - Bene Mori! Di quale composizione si tratta? -

Le guance del mio amico si arrossano, - Una poesia di "Pablo Neruda". -

- Ottima scelta! Si alzi e venga al mio fianco! –

Lui balza in piedi, incespica sulle bretelle dello zaino, barcolla, si riprende e cammina impacciato. L'intera classe ride.

- Silenzio! Fate silenzio! - esclama la professoressa.

Il caos si placa.

Leo si affianca alla cattedra, con gli occhi puntati su un misero foglio. - Come dicevo è una poesia di Pablo Neruda. –

- Questo lo abbiamo capito - puntualizza l'insegnante, - Vada avanti...-

Leo alza lo sguardo verso i compagni.

- Avrà un titolo questa poesia! - incalza la donna.

- Sì, certo... -

- Se la sente di dircelo? -

Gli occhi di Leo vanno a finire su quelli di Giulia, - Il tuo sorriso. –

La cosa mi fa mancare il fiato. Il tono con il quale ha pronunciato le tre parole e la luce del suo sguardo, sono un insieme di tenerezza infinita.

Matteo si avvicina al mio orecchio, - Quello è perfettamente cotto! -

Fingo di non sentirlo e mi incanto di fronte alla sua perfetta interpretazione.

- "Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l'aria, ma non togliermi il tuo sorriso. Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l'acqua che d'improvviso scoppia nella tua gioia,la repentina onda d'argento che ti nasce. Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d'aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita..." -

Il profilo di Giulia è ipnotizzato. La professoressa non batte ciglio e annuisce, portandosi una mano al petto.

Il foglio scivola dalle mani di Leo e lui snocciola parola dopo parola con il solo aiuto della memoria.

- "...Amor mio, nell'ora più oscura sgrana il tuo sorriso, e se d'improvviso vedi che il mio sangue macchia le pietre della strada, ridi, perché il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca. Vicino al mare, d'autunno, il tuo riso deve innalzare la sua cascata di spuma, e in primavera, amore, voglio il tuo riso come il fiore che attendevo, il fiore azzurro, la rosa della mia patria sonora..." -

Una lacrima scende dagli occhi di Giulia.

Non riesco a decifrare se si tratta di gioia o dolore.

Leo le sta dedicando questa composizione. Quella lacrima deve essere per forza di commozione.

- "...Riditela della notte, del giorno, della luna..." - Le braccia di Leo sono incollate al corpo, inermi, abbandonate come due fantocci. Lo sguardo piantato in quello pieno di lacrime, della bellissima ragazza di fronte, – "...Riditela delle strade contorte dell'isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l'aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei." -

La poesia è finita e stranamente solo il silenzio regna in aula.

Leo è paralizzato con il foglio ai piedi.

Un singhiozzo rompe la quiete. Giulia.

La professoressa non sa che pesci prendere. E'stato tutto così forte e decisamente insolito.

Poi d'un tratto Matteo fa sbattere una mano contro l'altra.

Una volta. Due volte.

Tutta la classe si gira verso il mio vicino di banco e imita il suo gesto, dando vita ad un applauso caloroso e coinvolgente.

Leo raccoglie il componimento da terra. Fa qualche passo verso Giulia e glielo porge. Lei non l'afferra, ma lascia che cada sul banco.

Poi spinge indietro la sedia. Sotto gli occhi intimoriti e interrogativi del suo poeta, corre, fuggendo via dalla classe.

Tutti ci guardiamo sorpresi. L'applauso si interrompe bruscamente.

- Cosa le è preso? –domanda Matteo.

Scuoto la testa, – Non ne ho idea! –

La professoressa prende il registro, - Complimenti Leonardo Mori, la sua interpretazione merita un nove pieno! -

Lui non sembra molto interessato al voto, continua a guardare verso la porta, ignaro del perchè Giulia sia fuggita via piangendo.

L'insegnante chiede di andare a recuperare la compagna. Mi offro volontaria. Leo mi guarda, ringraziandomi silenziosamente.

Mi precipito nel corridoio. Probabilmente non sono la persona più adatta. Giulia non mi parla da quasi un mese.

Forse questa è stata una mossa azzardata, ma non ho potuto resistere.

Dopo un'appassionata dichiarazione come quella di poco fa, la Giulia che conosco sarebbe saltata al collo del suo oratore, riempiendolo di baci. Il fatto che sia fuggita in lacrime, rinunciando al suo lieto fine, non so proprio spiegarmelo. 


Giulia è nel bagno delle ragazze. Si trova accovacciata a terra in un gomitolo. La schiena al muro e la faccia sulle ginocchia.

Mi avvicino cauta e mi siedo al suo fianco.

Lei alza la testa, – Tata –

Il mio stomaco precipita. Queste quattro lettere mi sono mancate più dell'aria, - Giù – sussurro.

Poi è un attimo. Le nostre braccia come due calamite si vanno a incastrare le une alle altre. I nostri ciondolini con l'infinito tintinnano, scontrandosi. Un brivido mi attraversa la schiena, di cima in fondo.

Giulia si è rimessa la collanina!

Questo mi infonde tutta la forza per aumentare la stretta e annusare a pieni polmoni il profumo della nostra amicizia.

L'abbraccio è carico di tenzione, rabbia, disperazione e gioia.

Non riusciamo a staccarci, tanta la voglia di essere di nuovo insieme.

Quando dobbiamo farlo tra noi passano tutte le parole, i fatti, le sensazioni perse e ritrovate. Abbiamo troppe cose da dirci e troppe cose di cui parlare. Il silenzio è stato lungo, infinito ed eccessivo.

Siamo fatte per ascoltarci, capirci. Siamo come una sorella l'una per l'altra. Quella sorella che non abbiamo mai avuto.

Gli occhi si incontrano e le bocche esclamano all'unisono: - Scusa! -

Ridiamo. In realtà Giulia piange e ride ed io non so quello che devo fare.

- Mi sei mancata da morire – dice.

- Anche tu – annuisco, - Perchè sei fuggita di classe? -

Lei guarda il pavimento.

- Tu e Leo state insieme adesso, non è vero? – chiedo conferma.

- Sì -

- Non sei felice? Quello che ha fatto è bellissimo! -

Lei respira forte e non dice niente.

- Lui ti ama. Io l' ho sempre saputo e te l'ho ripetuto così tante volte. Solo tu non hai mai voluto vederlo! -

Le sue spalle sono scosse da profondi singhiozzi.

- Forse tu non lo ami – ipotizzo.

Lei alza gli occhi sui miei: - Io lo amo! -

- Allora per quale motivo piangi? Perché sei scappata se tu e lui vi amate? Quel ragazzo ti ha appena fatto la dedica più romantica del secolo! -

Giulia si mette in piedi e raggiunge lo specchio, lasciandomi a terra.

Preme i palmi contro il lavandino, - Ho un ritardo. Una settimana di ritardo.-

Il mio respiro si ferma a metà. Non espiro e resto in apnea.

Il tempo si blocca.

Non so più come mi chiamo, chi sono.

Non so più niente. Non riesco a muovermi e nè a spiccicare parola.

Un velo nero avvolge la mia mente.

- Stai dicendo che potresti essere incinta? -

Giulia si volta, – Già... -

Mi alzo, faccio un paio di passi avanti.

E' tutto più grande di ciò che mi sarei mai aspettata. Non ho ancora avuto la mia prima volta, mentre la mia amica sta nel mezzo di un evento enorme.

- Devi fare il test. - cerco di essere oggettiva anche se, dentro la mia testa, i pensieri viaggiano impazziti.

Giulia deglutisce rumorosamente, - Ho paura! –

Le prendo le mani, - Io sarò con te, non devi avere paura. Oggi pomeriggio andremo in farmacia e lo faremo insieme. -

Giulia mi guarda. Altre lacrime le rigano il viso, - I miei genitori mi ucciderebbero e Leo, lo perderei per sempre! Proprio adesso che ho capito di amarlo. –

- Con chi credi sia successo? –

Non so niente di lei e di questo mese. Non so con chi sia uscita, nè quali ragazzi abbia frequentato. Mi sento miglia e miglia lontana ed è come se tra noi ci fosse una nebbia immensa. Siamo vicine, ma circondate dalla foschia. Non riesco a vedere chiaro. Non riesco a pensare in maniera definita.

- Non lo so – biascica.

- Cosa significa? Dovrai pure avere un'idea! -

Lei non smette di piangere, - Non sono sicura. In questo mese sono stata con due ragazzi.-

Le stringo più forte le mani, assorbendo passivamente l'informazione.

Giulia lascia di colpo la mia presa. Torna al lavandino ed apre il rubinetto. Infila la faccia sotto al getto, ripulendo la faccia dalle lacrime, - Non voglio essere incinta! –

Le poso il palmo sulla spalla, cercando di tranquillizzarla, - Non giungiamo a conclusioni affrettate, magari è solo un semplice ritardo. Io ne ho spesso. Quest'estate non ho avuto le mestruazioni per due mesi! Aspettiamo i risultati del test e poi ci pensiamo, okay?-

Giulia scende con lo sguardo sulle mie dita, ferme su di lei, - Tata sei troppo buona con me. Ti ho odiata in queste settimane e tu sei qui a consolarmi.-

- Sei mia amica - dico.

Lei scuote la testa, - Non mi merito la tua gentilezza.-

- Giù, ma cosa dici? -

- La vita non ci sta volendo molto bene a noi due. – sorride amaramente.

- Adesso dobbiamo pensare a te, poi ci occuperemo di risanare la nostra amicizia...-

Lei si volta. I suoi occhi assenti vagano verso ricordi confusi, - Se quel maledetto test dovesse risultare positivo sarebbe la rovina per tutti. -

- Giù ascoltami... -

Lei non mi dà retta. Fissa un punto lontano e inizia a parlare: – Una settimana fa sono andata a letto con Stefan, il biondino danese che mi ha salvato allo Chalet, quello che ci ha riportate a casa... -

Nella mia testa si affacciano le riminescienze della festa a Colleverde.

- Abbiamo usato tutte le precauzioni. Poi in quei giorni avrei già dovuto avere il ciclo. Dunque lui non può essere il responsabile. –

- Giù! – la scuoto, cercando di destarla dal suo stato di ipnosi, – Ehi!-

- Tata faccio schifo! – piagnucola, - Tra poco mi odierai e vorrai fuggire. Perchè non lo stai già facendo? Perchè non ci arrivi da sola? Perchè sei qui a sostenermi? –

La sua raffica di domande mi fa martellare le tempie.

- Odiami Arianna! Ti prego! -

La guardo perplessa e confusa.

Solo il mio cuore, irrazionalemente, inizia a tremare.

- Devi odiarmi perchè se il test dovesse essere positivo il responsabile potrebbe essere solo una persona! -

Non la guardo più. I miei occhi puntano le mattonelline squadrate ai lati dello specchio.

Giulia cade in ginocchio ai miei piedi e pronuncia il nome che mai vorrei sentire: - Riccardo! -

Il mio cuore sprofonda, inghiottito dallo stomaco per sempre.

Il nome di Riccardo rimbomba nella mia testa: una, due, tre, mille volte.

La rivelazione di Giulia è semplicemente sconvolgente.

Forse è incinta. Forse lo è del mio ragazzo.

Le ginocchia cedono. Mi ritrovo a terra, affianco alla mia amica, che piange senza tregua con le mani davanti alla faccia.

L'unica cosa che mi mantiente ancorata alla vita terrena è pensare che Giulia stia mentendo, anzi probabilmente è così.

Riccardo non è mai stato a letto con lei. Lui me lo ha giurato.

- Tata, perchè sei ancora qui? -

- Quello che hai detto non è vero. Ti stai inventando tutto! -

Giulia toglie le mani dal viso, - Mi dispiace, è la verità! E'un dolore tremendo e non vorrei mai dartelo. - Si asciuga il naso con la manica della maglietta. - Sono stata una stupida a fiondarmi su Riccardo, come l'unico esemplare disponibile sulla faccia della terra. Purtroppo non immaginavo che tu fossi attratta da lui e nè che lo amassi quanto lo ami, altrimenti non ci sarei uscita insieme e nè ci sarei andata a letto. -

Un grido fuorisce dalla mia gola: - Piantala! Non è vero!-

Sono distrutta, annientata. Tutto crolla intorno a me.

Giulia si avvicina e prova ad abbracciarmi, - Tata per favore...-

Mi accorgo di essere congelata.

Ho il cuore ghiacciato. Le mani ghiacciate. La testa ghiacciata.

Guardo la pancia e poi gli occhi della mia migliore amica, incapace di dare un senso a niente.

- Tata, ho il cuore spezzato al dubbio che potrei essere incinta e ancora di più se penso che il responsabile è Riccardo. I conti parlano e sono dannatamente precisi. Siamo stati insieme la prima domenica di ottobre. Uscivamo da pochi giorni. Ho insistito per farlo salire da me. I miei non ci sono mai, lo sai. L' ho convinto a immergerci in vasca insieme...-

Balzo in piedi, - Non hai capito che devi stare zitta? -

Giulia si tappa la bocca, - Hai ragione Tata! Sono una stupida a raccontarti i dettagli. Scusami!-

Mi tappo le orecchie. Non voglio credere. Non posso credere.

Nella testa rimbomba la voce di Riccardo il giorno dell'occupazione a scuola. Diceva che non c'era stato sesso con Giulia. Parole inutili. Bugiarde. L'immagine di Riccardo, pulito e candido, in ginocchio davanti a me si mescola a quella di un ragazzo dannato e nudo, immerso in una vasca da bagno insieme alla mia amica del cuore.

I loro corpi avvinghiati. I loro respiri uniti.

Giulia sospira: - Forse non avrei dovuto confidarmi con te, ma sei apparsa qui e io mi sono aggrappata come un tempo, come quando eravamo inseparabili. Non so cosa fare. Ti scongiuro non mi lasciare da sola.-

Respiro a fatica. Un vortice di emozioni mi cattura di nuovo, trascinandomi in un tornado pazzesco. Paura mescolata a speranza, rabbia variegata a pietà. Gli occhi iniziano a versare lacrime su lacrime.

Un pianto che si somma a quello di questa mattina.

Quante lacrime ha un corpo umano? Credo di averne usate una buona percentuale. Presto rimarrò completamente prosciugata!

Giulia si getta contro di me, – Aiutami, ti prego! -

Resto immobile. Straziata, sconfitta, scombussolata.

Vorrei fuggire via, ma non non sono in grado di sottrarmi all'abbraccio della mia amica. Poi quando lei si aggrappa alle mie scapole con più forza, qualcosa si agita dentro di me. Qualcosa che mi fa ricambiare la stretta,

- Ti starò vicina – sussurro.

Vorrei che Riccardo non fosse mai apparso nelle nostre vite, nella mia vita. Lui era il mio sostegno e il mio scudo. Adesso mi sento persa.

Un naufrago in mezzo al mare.

Giulia non smette di stringermi. La sua vicinanza è un bene e un male allo stesso tempo.

Improvvisamente la porta del bagno si spalanca.

La visione di Rebecca mi fa precipitare direttamente nel fondo dell'abisso.

La bionda avanza verso di noi, - Oh oh! Le due amiche del cuore hanno fatto pace! -

Giulia ed io ci guardiamo senza rispondere. Entrambe abbiamo gli occhi gonfi e il cuore spezzato.

Rebecca scruta le nostre espressioni, - Non mi sembrate molto contente – valuta.

Giulia mi si piazza di fronte, quasi a volermi proteggere, - Fatti gli affari tuoi! -

- Fino a ieri non mi trattavi così, Giulietta mia! Adesso che hai di nuovo la tua amichetta, non ti servo più, giusto?-

Istintivamente la sorpasso e guardo dritta negli occhi la mia nemica, - Lasciaci in pace! Hai già procurato abbastanza scompiglio nella nostra esistenza! – sbraito, - Non sono la sua amichetta. Sono la sua amica, migliore amica! E lo sarò sempre, con o senza i bastoni tra le ruote che tenti di metterci ogni giorno! – Poi prendo fiato e sputo ancora più forte: - Il tuo unico interesse è quello di distruggere la vita agli altri! Sei sola e non troverai mai neanche una persona che ti voglia bene davvero. Sei falsa, marcia dentro. Sei il diavolo con tanto di coda e corna! -

Rebecca passa oltre, ancheggiando, quasi come se le mie parole non l'avessero neanche toccata, - Arianna non ti scaldare così tanto! - mi guarda dallo specchio, - Devi mantenere calma la tua amica. Nelle sue condizioni è bene non subisca troppo stress! -

Giulia apre e chiude la bocca, senza far uscire nessun suono.

Mi rivolto contro la bionda, - Tu non sai quello che dici! -

La risata di Rebecca penetra e trafigge ogni parte del mio corpo.

Sembra che sia la vita, la realtà, l'intera esistenza che ride per me e di me.

Giulia mi trattiene per un braccio, - Andiamocene Tata. Per favore! –

Mi lascio trascinare fuori dal bagno in uno stato di apatia totale.

Non so da quanto tempo Rebecca stesse dietro quella porta, prima di fare la sua entrata trionfale, ma sicuramente abbastanza per avere sentito tutto riguardo al ritardo del ciclo mestruale di Giulia.

Odio quella ragazza. Odio le sue uscite invadenti, ma in questo momento posso pure passarci sopra. La mia vita è distrutta.

Quello che ho appena scoperto è così grande, da non riuscire neanche a poterlo classificare. Sono svuotata completamente.

Decido di aprire la porta della mia anima e chiudermi dentro a chiave, all'oscuro dalla realtà e dal mondo.

Lì dove non esiste niente.

Non Giulia. Non Riccardo.

Nessun ritardo, nessun amore. Niente di niente.

Forse neanche io.


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