CAP LIV Riccardo Stalker mode on

Riccardo

- Se continui a sbraitare così non credo arriveremo da nessuna parte! - Leo è seduto al mio fianco da più di un'ora e cerca invano di calmare i miei nervi tirati.

- Non so cosa altro fare, capisci? - Tolgo dal pacchetto quella che credo sia la sesta sigaretta e me la ficco in bocca, - Perchè non riesco a togliermi dalla testa le loro mani unite? Perchè dannazione non riesco a farlo? - Scatto in piedi e giro a vuoto nel cortile. Sono le quattordici e il liceo è deserto. Se ne sono andati tutti, eccetto noi due, - Non riesco proprio a capire cosa piaccia ad Arianna di quel biondino. Cosa diavolo ci trova, me lo spieghi? -

Leo scuote la testa, - Sono solo amici...credo. -

Quel credo appena strascicato mi fa piombare nel baratro più profondo, - Perchè credi? Tu lo conosci, dovresti saperlo se a lui piace Arianna o no! - dico a voce alta, - In classe come si comportano? Perchè lui le sta sempre addosso? Perchè si è appiccicato a lei come una dannata sanguis...-

- Riccardo! - Leo mi interrompe, - Non riesco a seguirti. Puoi formulare una domanda alla volta? -

Tiro indietro i capelli e butto via la cicca ancora integra, - Allora...- mi concentro, - Per prima cosa, come si comportano quei due in classe? Pensi ci sia qualcosa tra loro? Li vedi complici? Li vedi fare cose strane tipo abbracciarsi, baciarsi... Dannazione! Non baciarsi vero? Non li hai mai visti baciarsi? Perchè in quel caso io non so quello che potrei fare! - mi fermo.

Leo ha gli occhi sgranati e scuote la testa, - Ti avevo detto una singola domanda alla volta, così non ce la faremo mai. - sospira.

Mi risiedo al suo fianco, - Hai ragione, ma sono così arrabbiato e confuso e dispiaciuto e...Non lo so più come sono! Sto nel subbuglio più totale!-prendo la testa tra le mani e lascio andare il collo in avanti.

- Senti amico posso farti io una domanda? –

Sollevo lentamente lo sguardo.

- Perchè hai lasciato Arianna? Solo per il fatto di averla vista mentre abbracciava Matteo? -

Detto così sembra ridicolo e banale. Prima Elisa, adesso Leo, tutti che mi fanno notare l'enorme castroneria che ho fatto e sto facendo. Ma loro non erano presenti. Loro non hanno visto gli occhi di Arianna mentre sorrideva e si stringeva a Matteo. Non hanno visto le sue dita arruffargli i ricci.

Resto in silenzio.

Leo, non vedendo reazione da parte mia, riprende a parlare, - Comunque, ormai la frittata è fatta e da quello che mi hai raccontato ci sei pure andato pesante con le parole. Conoscendo Arianna posso dirti che non si merita di essere appellata come una bugiarda oppure paragonata a quella arrivista di Rebecca...-

- Hai ragione, ma in quel momento non ci ho visto più. Credevo di fidarmi di lei e invece mi ha tradito nel modo più stupido possibile. - abbasso mestamente le spalle.

- Lei non ti ha tradito. Abbracciare qualcuno e dirsi ti voglio bene non è mettere le corna. Arianna e Matteo sono amici e non c'è niente di male se hanno avuto una simile manifestazione d'affetto! -

- Al diavolo l' amicizia! - Di nuovo sono tutto un colpo dritto sulle gambe. - Arianna non può avere amici maschi! -

Leo mi afferra per una manica del piumino e mi tira di nuovo a sedere. - Se ben ricordi io sono stato e sono tutt'ora amico di Arianna, e sono un maschio!-

- Tu non vali. Tu sei un'altra cosa! – replico, - Matteo vuole far colpo su di lei. Potrei giurarci che desidera solo quello! -

Leo scuote la testa, - Non so. Lui e Arianna si comportano da amici, anche in classe, tra loro non ci vedo malizia...-

- Che tipo è? - La domanda mi esce quasi spontanea. Voglio assolutamente cercare di capire con chi ho a che fare.

- Matteo è tranquillo, simpatico e disponibile. Non ho assolutamente niente contro di lui. E' bello che Arianna abbia trovato qualcuno con cui parlare dal momento che tra lei e Giulia non esiste più alcun tipo di rapporto ormai...-

- Stai scherzando? Non è neanche lontanamente bello quello che è nato tra lei e Matteo! E' un assoluto disastro! Ma da che parte stai ? -

- Dalla tua, però devo correggerti dagli errori. Sei tu che stai sbagliando. Arianna può averti anche mancato di rispetto nel correre tra le braccia di Matteo, ma se lo ha fatto significa che le hai dato dei buoni motivi. Poi come ti ho detto non c'è niente di male. Un grande amore non deve precludere una grande amicizia, anche se questa è tra uomo e donna. -

Sono di nuovo in piedi e scarico la mia rabbia contro il bidone dei rifiuti.

Il cesto si rovescia a terra facendo un grande rumore metallico.

Dal portone d'ingresso mi viene incontro il bidello: - Ehi ragazzo! - La sua voce mi irrita ancora di più di quanto non lo sia già, - Adesso ti faccio raccogliere tutto quello che hai buttato a terra, così smetterai di prendertela con questa povera pattumiera! -

Impreco e mi dirigo verso il cancello principale. Leo mi segue, restando con lo sguardo rivolto all'uomo. Forse la coscienza del mio amico suggerisce di fare il buon samaritano e raccogliere tutti i rifiuti sparsi a terra, ma le mie intenzioni al momento sono tutt'altro che positive.

Vorrei scovare quel dannato Matteo e rompergli l'osso del collo. Poi andare da Arianna trionfante con il capo del biondino in mano.

- Riccardo! Dove stai andando? – grida il mio amico.

So di aver lasciato la moto nel parcheggio, ma non mi interessa.

Ho bisogno di muovere le gambe senza avere alcuna meta.

- Ti prego, calmati e parliamo!-

- Tu e questo parlare! E' più di un'ora che stiamo parlando, mi si è prosciugata la lingua! -

Leo riesce a mantenere senza alcuna fatica il mio passo, - Cosa vorresti fare allora?-

Nella mia testa passano un milione di immagini omicide al secondo, - Vuoi davvero saperlo? –

Leo allontana lo sguardo da me, quasi a leggermi nel pensiero e cambia discorso, - Andiamoci a prendere un panino - indica la tacola calda vicina, - ragioneremo meglio con lo stomaco pieno. -

Non ho fame, ma un piccolo senso di colpa mi assale. Leo si sta rendendo disponibile e forse un panino credo di poterglielo concedere, - Va bene. Andiamo a mettere qualcosa sotto ai denti! – acconsento.

Una manciata di minuti dopo siamo entrambi seduti su una panchina dei giardini con due fette di pane e prosciutto in mano.

- La cosa che non riesco a togliermi dalla mente è che non capisco dove Arianna e Matteo stessero andando! Sono scesi fuori dalla scala antincendio mano nella mano, e se si fossero appartati? - La rabbia mi ribolle nelle vene con prepotenza. Maledico me stesso per non essere rimasto un secondo di più a vedere la loro direzione.

Leo termina la sua porzione di cibo e si attacca alla bottiglietta di "cola". Poi rigira la plastica vuota tra le mani, - Spesso vediamo le cose più grandi di quello che sono. Ci lasciamo suggestionare dal nostro stato d'animo. Probabilmente saranno andati solo a fare due passi, ma tu sei così arrabbiato che ci hai visto molto di più! -

Rido ironico, - Solo a fare due passi? Non potevano farli in cortile due passi e non nascosti sul retro? -

Leo spalanca la bocca, - Hai detto sul retro? Non sarà che hanno preso il sentiero e sono andati...- volge lo sguardo verso di me, a incrociare i miei occhi arrabbiati e si blocca tappandosi la bocca con la mano.

Ma ormai è tardi. Ha parlato. Ha blaterato di un sentiero, così io prontamente lo afferro per un braccio: - ...E sono andati ? –

- Non so – farfuglia, - L' ho detto tanto per dire, stavo solo pensando...-

Un fuoco dentro mi dice che Leo in questo istante sta sparando un sacco di castronerie. Lui sa qualcosa, sa molto di più di quanto voglia farmi credere.

- Leo! - aumento la stretta sul suo piumino, - Tu adesso mi dirai perchè hai tirato fuori questa storia del sentiero! Sai dove stavano andando Arianna e Matteo? - scruto i suoi occhi pieni di paura.

- Credo di saperlo, anche se non ne sono proprio sicuro...- sospira.

- Dimmi quello che conosci e fai presto, per favore! –

I suoi occhi si abbassano sugli scarponcini, - Sul retro del liceo c'è un sentiero che porta ad una piccola aia appartata con un vecchio muretto. Lo abbiamo scoperto io, Matteo e Federico l'anno scorso e ci andiamo spesso quando vogliamo isolarci, parlare e anche...-

- E anche? -

- Fumare! - Prima di rialzare lo sguardo di nuovo verso il mio aggiunge: - erba! -

Un colpo, un dannato colpo al cuore.

Leo alza le mani. - Sia chiaro io non ho mai fumato erba. Lo fanno Matteo e Federico. Io non so neanche che sapore abbia quella roba. Faccio loro compagnia, ma non ho mai fatto neanche un tiro, io...-

- Non me ne frega niente di quello che fai, okay? – lo freno, - Non può esistere che Matteo abbia portato Arianna a fumare cannabis! - lascio scivolare la mano dal suo braccio e me la passo tra i capelli.

- Ma non è certo, magari sono andati solo a fare due passi...- cerca di rimediare.

- Tu e questi due passi! – soffio fuori. Poi prendo un respiro profondo, - Devo andare da lei, non posso stare qui a perdere altro tempo! – Con foga lancio la carta del panino lontano, dietro agli alberi. Riprendo a camminare con il solo desiderio di recuperare la moto e fuggire da Arianna.

Devo assolutamente vedere se sta bene.

Leo parte di nuovo al mio inseguimento, - Ti accompagno. -

- Andrò da solo.-

- Non sei in condizioni per andare da solo! – reoplica, - E se lei non volesse vederti? – Procede alle mie calcagna, - Magari io potrei fare da intermediario...-

Abbastanza rapidamente torniamo al liceo e al parcheggio.

Controvoglia passo il secondo casco a Leo e aspetto che salga in sella dietro di me. Ignoro le sue urla di andare più piano e in poco tempo siamo davanti a casa di Arianna.

Suono il campanello, ma nessuno viene a rispondere, - Dove sarà andata? -

Leo fa spallucce, - Forse è uscita con la madre. -

- Oppure con quel cannato del tuo amico? –

- Matteo non è un cannato - precisa Leo, - Fuma uno spinello ogni tanto e questo non significa che non sia una persona in gamba! -

Non posso sentire Leo difendere Matteo in questo modo.

Se prima non accettavo che Arianna avesse a che fare con lui, adesso che so che fa uso di droga, sono nella paranoia più totale.

- Ti porto a casa. Tornerò da Arianna più tardi. – dico.

- Okay, ma promettimi che non farai pazzie! Non avrei dovuto dirti questa cosa del fumo. Ti ha solo aumentato il nervoso. Infondo non sappiamo dove stavano andando, non sappiamo se in effetti hanno preso il sentiero e nè se Matteo aveva dell'erba con sé. Sono solo nostre ipotesi...-

- Non sappiamo niente, ma è sufficiente l'idea che Arianna frequenti un tipo come lui a mandarmi il cervello fuori dalla scatola cranica! -

Leo sale di nuovo dietro di me e pochi minuti dopo siamo di fronte al suo appartamento.

- Fatti una camomilla e guardati qualcosa di rilassante in televisione oppure ascoltati della musica, insomma cerca di allontanare il tuo cervello da Arianna e dalle cose che ti ho detto... -

Annuisco anche se già so che non farò niente di quello che mi ha appena consigliato. Sono così agitato che neanche un'ora di corsa su un campo da calcio potrebbe sfinire le mie forze.

Sto per mettere in moto quando mi rendo conto che non mi sono comportato affatto bene con lui. Mi sento un verme.

Ho approfittato della sua disponibilità e abbiamo parlato solo di me e dei miei problemi. Non gli ho neanche chiesto come procedono le cose con Giulia. So che negli ultimi giorni ha avuto un avvicinamento abbastanza significativo, così, rimorso dalla coscienza lo richiamo indietro, – Ehi amico! -

Lui si gira con sguardo interrogativo.

- Niente! – Le note della mia voce escono ovattate da sotto al casco, - Volevo solo chiederti come va con Giulia... -

Lui improvvisa un sorriso, – Bene! Siamo molto uniti ultimamente -

- Allora hai deciso di ascoltarmi e non lasciarti distrarre da quella ragazzina di Alice? -

Leo si gratta la testa e fa qualche passo avanti, - Non è semplice. Alice è piuttosto invadente e determinata...-

- Se vuoi qualcosa di più con Giulia devi mettere in chiaro le cose con Alice, questo suppongo sia più che chiaro. -

- Sì, lo è...-

- Allora datti una mossa! Adesso che tu e Giulia siete in un buon momento approfittane, prima che ti sfugga dalle mani! -

Leo fa un respiro profondo, – Okay, domani parlerò con Alice e le dirò di lasciarmi perdere, e poi...- infila le mani nel piumino e dondola sui piedi.

- E poi dovrai osare! - forzo sulla gamba sinistra per mantenere la moto in equilibrio. - Se vuoi qualcosa di più ad una semplice amicizia devi rischiare! -

- E se dovessi perderla? -

- Non hai altra scelta. Preferisci essere amico di una persona e darle consigli all'ombra del tuo amore oppure metterti in gioco ed essere tu il protagonista? -

Leo arrossisce, - Non voglio continuare a fare la spalla di appoggio. Io credo di volerle bene in modo diverso, molto più di una semplice amica. -

Mi si stringe il cuore e non posso fare a meno di sorridere, - Devi dichiararti. Portala fuori a cena, sorprendila con un invito speciale e falle un regalo! Potresti organizzarle una serata romantica! -

- Una serata romantica? –

- Sì, portarla in un ristorantino elegante e farle un piccolo pensiero. Un mazzo di fiori, un gioiello o qualsiasi altra cosa possa farle piacere...-

- Ho capito! – dice compiaciuto, - Potrei invitarla al fast food e poi prenderle quel pigiama rosa pastello, che ho visto con mia mamma l'altro giorno in un negozio di lingerie! -

Scuoto la testa e abbasso le spalle, - Diciamo che questa non è proprio l'idea che avevo in mente di serata romantica...-

- Pensi che il fast food non sia adatto? – sospira, – In quello del nostro quartiere fanno degli ottimi Hamburger!-

- Il fast food non è affatto romantico e scarterei anche l'idea del pigiama. -

Leo abbassa le spalle perplesso, piegandosi nel suo guscio di inesperienza e timidezza. Mi fa pena e mi ritrovo a dire sbuffando: - Salta sù! Ti porto in via del Corso a scegliere un regalo adatto! -

- Davvero? -

- Muoviti però, prima che ci ripensi! -

Leo continua a ringraziarmi per tutto il viaggio e io a inveire contro le auto parcheggiate in doppia fila e i passanti che attraversano dove non ci sono le strisce pedonali.

Fino a qualche minuto fa non era certo nei miei piani venire in centro a scegliere un bracciale in argento con pietre dure, nè prenotare un ristorantino con vista sulla piazzetta, per la prima uscita romantica del mio fedele amico, ma devo ammettere che questa cosa mi sta aiutando molto. Sono riuscito a distrarmi dal pensiero di Arianna e dalla preoccupazione che possa essersi fumata uno spinello.

- Ci vediamo domani a scuola! – Leo stringe la scatolina della gioielleria tra le mani.

- Ricordati quello che devi fare! - punto un dito contro di lui.

- Lasciare Alice e invitare Giulia ad uscire! – alza una mano in segno di saluto, prima di rientrare.

Mi immetto sulla Nomentana e ritento la fortuna a casa di Arianna.

E'già buio. A quest'ora sarà sicuramente tornata.

Parcheggio davanti al cancello e alzo lo sguardo alla sua finestra.

La vedo.

E' seduta di spalle di fronte alla scrivania.

Lascio andare un profondo respiro, perlomeno so che sta bene.

La tranquillità dura ben poco perché la paura invade ogni singolo viscere. Nonostante mi rimbombi in testa la voce di Elisa e della promessa fatta, non riesco a fare il semplice e innoquo gesto di schiacciare il campanello.

Decido di fumare prima una sigaretta e riunire i pensieri e le idee.

Entro nel giardino e mi posiziono come la sera precedente seduto sul muro.

Nel frattempo Arianna si alza e tira fuori dall'armadio un vestito nero.

Mi blocco con la sigaretta tra le labbra.

Le sue mani sfilano i pantaloni della tuta e poi la maglietta bianca a mezza manica. Il cuore accelera nel seguire le curve perfette che l'intimo esalta.

Arianna piega la schiena ed entra dentro al tubino.

Lo tira in alto, aiutandosi con i fianchi e lo chiude di lato. Poi si guarda allo specchio.

La mia attenzione non riesce a scollarsi da lei e dal vestito succinto e perfetto. Cosa aspetto ad alzarmi e andarmela a riprendere?

Arianna si dirige al tavolino e armeggia con qualcosa, credo lo stereo. Torna al centro della stanza e inizia a muoversi leggera e delicata. Immagino stia seguendo la musica. Muove la braccia e la testa a ritmo e gira sulle gambe. Sta ballando. Sta danzando e senza che lei lo sappia lo sta facendo per me, che sono qui a guardarla come il suo fan più accanito.

I capelli le ondeggiano sulla schiena, seguendo il sensuale movimento dei fianchi. All'improvviso si ferma. Si mette sulle punte e muove le braccia a imitare quelle di un uccello, forse una farfalla. Mi manca il respiro.

Adesso vado. Adesso suono. Adesso la raggiungo.

Non faccio in tempo a formulare quest'ultimo pensiero che un paio di mani forti e ruvide mi stringono i polsi, bloccandomi le braccia dietro la schiena, - Preso! - grida la voce di un uomo alle mie spalle.

Salto per lo spavento e qualcosa di metallico e freddo scatta sui miei polsi.

Mi si ghiaccia il sangue nelle vene, quando capisco che si tratta di un paio di manette. Dietro di me è ferma la volante della polizia.

- Cosa state facendo? Perchè ? - mi dimeno.

- Violazione della privacy e di proprietà privata! - sentenzia l' uomo con voce profonda e ferma.

- Non ho fatto niente! Lasciatemi! - I miei polsi stringono sotto al metallo freddo. L'uomo, accompagnato da un collega basso e tozzo, mi trascina verso l'auto bianca e blu e mi spinge dentro pesantemente.

- Vi state sbagliando. Avete sbagliato persona! –

Il poliziotto più basso si mette alla guida.

Grugnisco e mi agito nel sedile posteriore, - Volete darmi una dannata spiegazione? -

L'auto parte e i due mi invitano a calmarmi per non peggiorare la mia situazione.

- Non potete arrestarmi! Sono innocente. Non ho violato nessuna privacy e nessuna proprietà privata. Dannazione! -

- Lo spiegherai al commissario, ragazzo. - Il poliziotto vicino a me si sistema il cappello sulla testa e pare ridere dei miei inutili tentativi di ribellione, - Noi stiamo solo facendo il nostro lavoro.-

Mi butto a peso morto indietro sul sedile e guardo verso il finestrino con il respiro pesante e la mente nella più totale confusione. Non possono arrestarmi. Non ne hanno il diritto.

Quando arriviamo alla centrale finalmente i due poliziotti mi liberano i polsi dolenti e mi spingono dentro l'ufficio del loro superiore.

Mi sento umiliato e ferito.

Il commissario mi rivolge i suoi minuscoli occhietti celesti e con un falso sorriso dice: - Allora figliolo, cosa c'è di così attraente in quella casa? Perchè ti apposti tutte le sere là fuori? –

Improvvisamente sento l'esigenza di alzarmi e ridurre in poltiglia la sua testa pelata, però rimango al mio posto. Immobile e muto.

- I vicini hanno fatto la segnalazione della tua presenza costante per ore e ore in quel giardino. Se c'è qualcosa di molto interessante potrei farci un salto pure io una di queste sere! -

Scatto in piedi con i pugni stretti. La faccia dell'uomo mi fa capire che è meglio mantenere la calma e allora mi rimetto seduto.

Le braccia incrociate e lo sguardo scuro.

- Abbiamo preso le tue referenze, figliolo. - Prende una cartellina da sotto al tavolo e legge: - Riccardo Serio. In affido presso lo zio paterno. Vissuto in istituto dall'età di otto anni, orfano di entrambi i genitori...-

Sto bollendo. Non voglio più sentire la sua odiosa voce fare un assurdo resoconto della mia vita, - Cosa c'entra tutto questo con il fatto che stavo seduto tranquillamente su un muretto a guardare la mia fidanzata? - Poi mi correggo. - La mia ex fidanzata! -

L'uomo solleva i suoi occhi su di me, – Ecco! Allora si spiega tutto, sei uno stalker? - sorride ironicamente.

Mi agito sulla sedia, - Cazzo! Non sono uno stalker! Stavo solo guardando la mia ex fidanzata! -

- Modera il linguaggio figliolo, stai parlando con un commissario di polizia non con un tuo compagno di merende! -

- Cosa volete? Perchè non andate ad arrestare qualche ladro o delinquente in giro per la città, invece di stare qui a perdere il vostro tempo con me? -

L'uomo non mi degna neanche di uno sguardo, - Abbiamo contattato tuo zio. Sta arrivando.-

Bene. Adesso pure mio zio!

Non faccio a tempo a finire di formulare questo pensiero che dalla porta a vetri vedo arrivare il fratello di mio padre tutto accaldato: - Riccardo! Cosa è successo? -

- Non sanno proprio cosa fare questi qua ed ecco che sono venuti a rompere le scatole a me!-

Mio zio aggrotta la fronte e si siede nella sedia affianco alla mia.

Il commissario riassume brevemente l'accaduto, sottolineando il fatto che mi trovassi in una proprietà privata da molte ore.

- Stavo solo sotto casa della mia ex fidanzata. - Quel maledetto appellativo stride mentre lo pronuncio, - Stavo decidendo se suonare o meno il suo campanello! -

Mio zio appare dispiaciuto per l'accaduto e non sa bene come comportarsi.

Alla fine chiede al commissario di passare sopra il fatto, - Infondo è un ragazzo, non credo che possiate condannarlo per essere entrato in un giardino ed essersi seduto su un muretto a pensare sul da farsi ...-

Il commissario annuisce e batte le mani sul tavolo, – D'accordo. Ho capito la situazione. Non ci sono gli estremi per trattenerti...Sapete miei cari di questi tempi non si sa mai. A noi è stata fatta la segnalazione e io ho avuto l' obbligo di inviare una pattuglia a controllare, ma credo che potremo sorvolare l' episodio! - lascia andare indietro la sedia e si alza in piedi.

Inorridisco vedendo i suoi pantaloni tenuti in vita da vecchie bretelle scucite.

Porge una mano a mio zio, – Signor Serio, lo riporti a casa e gli insegni che non è appostandosi sotto la finestra che si conquistano le donne! Ma in ben altro modo... -

Mio zio stringe la mano dell'uomo in divisa, - Verrà schedato? - I suoi occhi si spostano impauriti sui miei e poi tornano su quelli minuscoli del commissario, - Sa per l'affidamento, non succederà niente vero? -

- Non succederà niente - annuisce l'ufficiale, prendendosi l'elastico delle bretelle tra le mani e tirandolo, - La segnalazione finirà in quella pila di scartoffie da archiviare là sopra! - indica una serie di registri stipati su un mobile alle nostre spalle. - Niente rapporto al tribunale dei minori. - molla l'elastico, che si va a schiantare sulla sua camicia a strisce.

Solo quando ci congeda, lascio andare il respiro che non sapevo di stare trattenendo.

- Mi raccomando però! Un'altra segnalazione e dovrò sporgere denuncia al tribunale! Dunque se non vuoi rischiare di ritornare dritto dritto in istituto stai attento a quello che fai, figliolo! -

I miei occhi si abbassano sul pavimento a scacchi mentre giro le spalle al commissario. Mio zio mi fa salire in auto e non dice una sola parola.

Gli indico la strada verso casa di Arianna per riprendere la moto.

Mi sento un inetto. Un essere inadeguato per vivere in questa terra.

Non sono capace di mantenermi una fidanzata.

Non sono capace di riprendermela, di riconquistarla.

So elargire consigli agli altri e per me stesso faccio pietà. Non sono capace di vivere qua fuori. Ma non voglio tornare dentro.

Al diavolo il commissario.

Al diavolo il mondo.

Al diavolo me stesso!


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