CAP. II Quegli occhi ancora...

La campanella di ricreazione suona ed io tiro un sospiro di sollievo.
Ho riempito la lavagna di formule su formule senza commettere nessun errore.
Sono esausta ma pienamente soddisfatta della mia prestazione.

- Le va bene un sette signorina Valenti?- la professoressa abbassa gli occhialetti sul naso e si rivolge a me con sguardo interrogativo.

-Certo- faccio un sorriso che copre metà del mio volto e torno al banco vicino a Giulia.

- Grandissima Tata !!! - batte cinque - Sai che invidio da morire la tua testolina? E' semplicemente perfetta! - si mette in piedi pronta per uscire di classe.

- Giù, ho solo preso un sette - metto il libro dentro lo zaino e la raggiungo oltre la porta.

Lei scuote la testa - io per prendere un sette dovrei chiudermi in casa e studiare per il resto dei miei giorni!-

- Sciocchezze! Andiamo a fare colazione. Quest'interrogazione mi ha aperto una voragine gigantesca! - la prendo a braccetto e la trascino per la gradinata fino al bar.

Il locale al piano terra è super affollato.

Un mare di studenti si accalca al bancone per le ordinazioni e qualcuno blocca il passaggio, fermandosi a parlare davanti all'ingresso.

Facciamo un po' di fatica ad entrare e una volta all'interno ci guardiamo intorno fino a quando non scorgiamo Leo seduto al solito tavolino vicino alla finestra. Deve aver fatto una bella corsa appena finita la lezione per assicurarsi quel posto strategico.

Non appena lo raggiungiamo libera uno dei suoi sorrisi migliori e mi prende in giro: - Complimenti secchiona! -

- Non ti ci mettere pure tu - fingo di essere infastidita, - altrimenti sai cosa faccio? mi metto ad appendere degli striscioni per far sapere a tutti quanto sono stata brava! -

- Potrebbe essere una buona idea, però prima preferirei che ci offrissi la colazione come dai patti! -

Ah! ecco! I patti! Chi di noi tre prende un voto che supera la sufficienza paga la colazione!

E a farlo siamo quasi sempre io e Leo.

Gli faccio una smorfia e mi volto per raggiungere la lunga coda.

Giulia si posiziona a sedere sulla poltroncina e Leo le posa un braccio attorno alle spalle avvicinandola a sé.

Io faccio barriera ad un ragazzo con la cresta e i piercing ovunque sul viso che vuole oltrepassarmi e cerco di mantenere la testa alta per respirare tra la calca.

Perchè a quest'ora della mattina tutti quanti devono quasi uccidere per prendersi del cibo?

Sembra che sia sceso sulla terra un gregge confuso di pecore senza pastore e la cosa mi urta alquanto pesantemente il sistema nervoso centrale.
Basterebbe che ciascuno mantenesse il proprio posto nella fila con diligenza e non ci sarebbe bisogno di casco e guantoni per accattarsi un misero panino.

Sono quasi arrivata al bancone e mi volto appena.
Al tavolino Giulia e Leo scherzano e ridono ed io non posso non pensare a quanto sia fortunata ad avere come amici due persone così in gamba.

Infondo non è molto che conosco Leo.

Ci siamo presentati il secondo giorno della prima liceo, poco più di un anno fa.
Ricordo come fosse adesso la stretta di mano timida e il sorriso appena accennato.
Il suo carattere così buono e squisito lo ha reso fin da subito una delle persone più importanti della mia vita.
E' il tipo di ragazzo tranquillo, disponibile, socievole che tutti vorrebbero avere vicino.
La parte maschile mancante nel mio rapporto con Giulia, quella che completa il cerchio dell'amicizia!

- Ciao Arianna - Marcello da dietro il bancone si rivolge a me con uno stupendo sorriso - il solito? - domanda.

Annuisco incantandomi a guardare i suoi gesti sicuri ed esperti mentre affetta il pane.

Credo di avere una cotta per lui fin dal primo giorno in questa scuola, ma del resto quale altra ragazza non gli fa il filo!

Quegli occhi scuri e profondi e quei muscoli invitanti immagino siano il sogno proibito di ogni singola donna di questo liceo, compreso le insegnanti!

- Ecco qua - mi porge tre panini al prosciutto e un bicchiere con il succo per Leo.

-Grazie - biascico velocemente.

Sfioro appena la sua mano per prendere il malloppo in cambio dei soldi. Lui mi fa l'occhiolino e si sofferma un secondo di troppo a guardarmi.

Mi ritrovo le guance improvvisamente calde e rosse. Mi volto subito e fuggo al sicuro verso il tavolino, dai miei amici.

Forse è una mia sensazione, oppure solo una cattiva idea, ma da quando è ricominciato questo anno scolastico ho notato che Marcello vaga spesso con lo sguardo nella mia direzione e in un paio di occasioni ha anche tentato di mettere su una conversazione che vada oltre il "ciao, il solito? " oppure "ecco il resto! ".
Io naturalmente sono scappata tutte le volte dallo spavento.
E comunque, la cosa più strana e piacevole è che si sia imparato il mio nome e lo utilizzi ogni qual volta gli si presenti l'occasione!

Scuoto la testa e prego il cervello di non farmi fare simili ragionamenti.

Marcello è il classico ragazzo bello e irraggiungile e soprattutto ultra maggiorenne.
Ha quasi diciannove anni e una vita socialmente attiva. Capitano della squadra di calcio e vip strapopolare tra le liceali.

Credo che abbia avuto più fidanzate lui di Warren Beatty, come posso solo pensare che gli passi per la testa di fare la corte ad una stupida ragazzina come me?

Respingo i pensieri insensati in un angolo remoto del cervello e sorrido a Giulia che esulta per l'arrivo della colazione.

Leo si allunga sul tavolo per prendere il succo di frutta ed io alzo appena lo testa e finisco con lo sguardo su qualcosa che mi lascia letteralmente a bocca aperta.

Tra la massa di invertebrati accalcati l'uno all'altro spiccano gli stessi, identici occhi verdi dello sconosciuto sulla moto.

E questa volta non è una delle mie visioni, sono del tutto reali.
La testa gira e il respiro viene improvvisamente a mancare.
La mano trema e in un lampo il bicchiere che stavo quasi per passare al mio amico scivola e finisce dritto sul pavimento, in mille pezzi.

Giulia grida, spostandosi velocemente dal divanetto e Leo porta le mani alla bocca terrorizzato.
Il liquido denso e appiccicoso si incolla al pavimento e i vetri vi galleggiano sopra come scialuppe di salvataggio.

Giulia controlla le ballerine nuove che per fortuna risultano indenni dagli schizzi ed io balbetto qualcosa di incomprensibile per scusarmi.

Poi alzo di nuovo la testa e la causa del mio peggiore casino è sempre lì, a ridere e scintillare insieme agli occhi di tutti gli altri presenti ed io vorrei scavare una fossa abbastanza grande in grado di accogliere il mio corpo per sempre.

Non sono capace di fare assolutamente niente se non scendere con lo sguardo sulle labbra carnose e appena increspate del ragazzo che continua a fissarmi e a sorridere del guaio che ho appena commesso.

Dopo qualche secondo che sembra una infinità la gente torna a fare quello che stava facendo e Marcello si presenta armato di scopa e pattumiera.

- Scusa io non so come è potuto succedere - farfuglio con le guance accaldate e la voce strozzata.

- Non ti preoccupare! Sono cose che capitano!- recupera i detriti e mi strizza ancora l'occhio.

- Avevo già visto quel succo sui miei Levis- ride Leo - ci è mancato davvero poco! -

Le parole del mio amico sfumano, così come la presenza vicina di Marcello, perchè il ragazzo dagli occhi verdi avanza verso di noi con aria sicura e quasi arrogante.

Deglutisco e per qualche strana ragione il mio cuore comincia a battere all'impazzata.
Le mani sudano e lo stomaco si chiude.

Quando ormai lo sconosciuto è ad un passo da noi non riesco a non notare quanto sia alto e ben fatto. I capelli lisci di un castano scuro sono esageratamente spettinati e le luci al neon ne illuminano i riflessi più chiari.
Allo scollo della maglietta bianca ha appeso un paio di occhiali da sole e il giubotto di pelle marrone che indossa lo riveste perfettamente.

- Ciao Ricca - Marcello gli sorride e si scambiano una stretta di mano seguita da una decisa pacca sulla spalla.

Mi volto verso Giulia e mi rendo conto che è immobile e sta osservando lo sconosciuto con la bocca così spalancata che vi potrebbero finire dritte dritte uno sciame di mosche senza che possa accorgersi di niente.

- Ciao Marcello, hai una sigaretta? -

La sua voce è così profonda che mi fa salire i brividi lungo tutta la schiena.

Il barista toglie il pacchetto dalla tasca posteriore dei jeans insieme all'accendino e glieli porge.

Lui sfila la sigaretta desiderata e prende al volo l'accendino. Poi si volta ed esce dal bar con la sigaretta spenta tra le labbra.

Delle labbra semplicemente disegnate.

- E', è...- Giulia fa una breve ricerca nel suo vocabolario personale prima di trovare il giusto connotativo, - uno strafigo !!! -

Leo si gratta la testa e rimane in silenzio.

Marcello termina di pulire il pavimento e tende un'orecchio verso la nostra conversazione.

- Si, molto carino - balbetto.

- carino? - squittisce lei - Vorrai dire uno schianto! - spalanca gli occhioni azzurri - io sono già dannatamente innamorata di lui! - sospira - voglio assolutamente conoscerlo!!!-

Sento il cuore che sprofonda mentre non riesco a smuovermi da questa assurda posizione eretta.

- Perché non l'ho mai visto in giro? Quale classe frequenta ? Quanti anni ha ? -

La raffica di domande di Giulia viene interrotta dalla voce di Marcello: - Non lo hai mai notato perchè è nuovo, è arrivato da poco e abita proprio accanto a casa mia -

Giulia si sporge in avanti interessata.

- Ieri abbiamo parlato un po'. Mi pare abbia detto che fosse destinato alla III D - ci pensa sù un attimo, poi conferma: - sì esattamente quella classe lì! -

Il volto della mia amica si illumina di luce propria. - Vuoi dire che quel gran figaccione è nella nostra stessa sezione? E solo un anno avanti? -

Marcello vedendo tanto entusiasmo propone: - Se vuoi posso presentartelo! -

- Davvero? Sarebbe magnifico! - dice lei.

- Perfetto! Appena se ne presenterà l'occasione lo farò certamente! -

Giulia sorride felice ed io sento lo stomaco rigirarsi sù se stesso come colpito da un cazzotto potente e deciso.

Perchè tutte queste strane sensazioni invadono il mio corpo? Perchè sono così scombussolata dal fatto che Giulia sia interessata a questo ragazzo?

In fondo è un perfetto sconosciuto. Nient'altro.

Ok! è carino, molto carino, ma io non sono per niente il tipo di donna che si prende una sbandata dopo aver visto una persona per una sola volta e quindi non so affatto spiegarmi tutto questo trambusto emotivo.

Marcello se ne torna dietro al banco facendomi il terzo occhiolino della giornata.

Leo ingolla l'ultimo boccone del suo panino - Coraggio mangiate! - sbuffa - dobbiamo risalire in classe che quella di storia altrimenti rompe!-

- Da quando sei cosi interessato alla storia tu?- Giulia scarta il panino e lo addenta.

- Da sempre - solleva la testa verso di me, - Avanti Ari, siediti e mangia anche tu! -

Mi accorgo di essere rimasta immobile come uno stoccafisso con il cuore in gola e la mente altrove. Faccio un enorme sforzo per sedermi di fronte a loro come se niente fosse e combattere quel nome che si presenta maniacale dentro la testa: "Ricca".

Per il resto della mattina ho il capo tra le nuvole. Per fortuna che la mia interrogazione è già andata perchè non sarei in grado di sostenerne una adesso. Il suono della campanella delle tredici e dieci arriva velocemente e rappresenta una vera e propria liberazione.

- Ci sentiamo piu tardi su Facebook, Tata- Giulia mi abbraccia e mi bacia sulla guancia.

-Ciao Ari, a domani- Leo sventola una mano e si affretta verso il pullman.

Non vedo l'auto di mia madre fuori dal cortile e quindi immagino che dovrò fare la strada a piedi.

Quando varco il cancello d'uscita ho come la sensazione di essere osservata. Mi guardo intorno ma non vedo nessuno. Ultimamente la mia testa sta facendo proprio degli stupidi scherzi. Prima gli occhi verdi in qualsiasi angolo della casa e adesso questa assurda sensazione inquietante.

Poi improvvisamente quella che era solo un'idea diventa reale. Mi sento toccare una spalla e sussulto schizzando in aria.

Marcello è dietro di me con una sigaretta in bocca - scusa non volevo spaventarti -

Prendo fiato e metto una mano sul cuore per aiutarlo a pulsare di nuovo regolare - non..non..non fa niente - lo rassicuro.

Lui si avvicina. - Posso farti una domanda ? -

Io annuisco trattenendo il respiro.

Un paio di ragazzine del primo ci passano affianco guardandoci curiose.
Non è una novità che Marcello intrattenga delle ragazze a parlare, l'unica cosa a loro strana probabilmente è che lo stia facendo con uno scarabocchio come me!

- La tua amica si è presa una vera e propria cotta per quel nuovo arrivato, ma è sempre così teatrale quando le piace qualcuno? -

- Più o meno - sposto il peso da un piede all'altro.

Lui continua a sorridere tra un tiro e l'altro e mi scruta da capo a piedi.
Io entro completamente nel pallone, chiedendomi se ho qualcosa fuori posto tanto il suo sguardo è insistente.

- E' questo che volevi chiedermi? - cerco di vincere l'imbarazzo, - informazioni su Giulia? -

- Oh no! - scuote la testa, - scusami. In realtà mi domandavo...cosa fai stasera? -

- Stasera?- chiedo incerta.

Di colpo mi ritrovo in una dimensione parallela.
Sto sognando oppure ho appena ricevuto l'invito ad uscire dal ragazzo che tutte le liceali sognano ad occhi aperti, quello che ha ossessionato i miei pensieri da più di un anno?

Marcello incrocia le braccia in attesa di una risposta ed io apro e chiudo la bocca nel panico più totale.

Mi guardo in giro con il fiato corto.

Lui ride: - Aspetti qualcuno che possa suggerirti la risposta corretta ? Non sei all'interrogazione - fa un passo riducendo le nostre distanze, - e comunque... se posso permettermi un suggerimento la risposta giusta è ... sono libera!-

Mi esce una specie di risolino e nient'altro. Dovrei fare i salti di gioia o mettermi a cantare a squarciagola per una proposta così allettante e imprevista, invece mi trovo letteralmente spiazzata e confusa.

-Allora? - getta via la cicca.

- Oh beh...-

Lui mi guarda alzando le sopracciglia ed io ho come un flash del mio primo appuntamento.

Gabriele Bianchi, il secchione.

Cerco di distogliere la mente dai ricordi della serata più sfigata della mia vita.
Non è stato certo l'incontro galante che una ragazza si è sempre sognata.
Ho passato un'ora e quarantacinque della mia esistenza in un vecchio cinema a vedere uno stupido film di cui nemmeno ricordo il nome con le dita unte del mio compagno di classe che mi accarezzavano fastidiosamente i capelli.
Sono rientrata a casa lasciandogli appena un bacio a stampo sulle labbra per chetare il suo monologo noioso e stressante sull'estinzione degli animali e il buco dell'ozono.

So che non dovrei ripensare a quel fatto, ma non è facile depennarlo completamente dalla valigia degli incubi.
E infondo, quello è stato il mio primo e unico bacio.
E chiamarlo tale è un eufemismo, a malapena le nostre labbra sono venute a contatto.

- Se hai problemi con i tuoi posso riportarti a casa prima della mezzanotte - Marcello mi richiama al presente.

Stringo il labbro inferiore sotto ai denti e mi domando perchè Giulia non ci sia mai quando serve. Lei sa sempre come comportarsi con i ragazzi, non come me che sono una frana ambulante. Anche questa estate mi sono lasciata sfuggire il ragazzo della tenda accanto per colpa della mia innata timidezza.

- Andiamo, non farti pregare - Marcello fa ancora un passo avanti, riducendo del tutto le distanze.

Mi ritrovo a boccheggiare.

Cosa devo fare? Sta succedendo davvero?
E soprattutto, lo voglio?
Certo che lo voglio, tutte lo vorrebbero!

Mi sento affogare e abbasso la testa in un - si va bene -

-Ti passo a prendere alle otto - Marcello si allunga e mi lascia un bacio sulla guancia prima di andarsene verso la sua auto.

Io resto immobile, colpita dalle sue labbra sulla mia pelle e dal fatto che non chieda né via né indirizzo, come se fosse già informato in quale quartiere romano sia residente.

Non so darmi una spiegazione e cerco soltanto di tirare le somme circa quello che è appena successo.
E non ci sono dubbi.
Ho appena accettato un appuntamento per stasera stessa con il ragazzo più bello e famoso della scuola.

Chiudo gli occhi e mi auguro che questa volta sia diverso! Niente mani unte, niente tigri, canguri, fenicotteri da salvare!

Non appena mi riprendo dallo shock parto di nuovo per la strada di casa con il solo pensiero che devo dire subito tutto a Giulia!

A metà percorso una moto sfreccia al mio fianco rapida e sicura, spostando l'aria e le foglie secche ai miei piedi.

Quando vedo il guidatore voltarsi e dalla visiera scorgo di nuovo quei meravigliosi occhi verdi smeraldo un brivido mi sale lungo la schiena.

La moto scompare dalla mia vista ed io riprendo il mio percorso chiedendomi se sul serio stia diventando pazza. Non posso vedere quei benedetti occhi ovunque.

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