CAP. CXXXI Je t'aime all'infinito
Silenzio.
Solo silenzio.
Nient'altro.
Mi stiro e apro gli occhi con cautela.
E' buio.
Pesto e diverso.
Questa non è la mia stanza e queste non sono le mie lenzuola. Mi sollevo e strofino le tempie con i polpastrelli.
Pian piano la nebbia che avvolge il cervello si dirada e la mente diviene lucida e presente.
Mi trovo al vecchio pontile e questa è la casa del povero Jo.
L'amore della mia vita è tornato ed abbiamo passato la sera più romantica e bella di sempre.
Un piede nudo tocca terra e poi anche l'altro.
Sono da sola.
Dove è finito Riccardo?
Scosto appena la tendina della finestra e torno a vedere. La luce della luna illumina di nuovo gli interni, permettendomi di recuperare la biancheria sparsa sul pavimento ed indossarla.
Vago in cucina.
Il tavolo ancora imbandito della cena consumata. La bottiglia di vino vuota.
Un leggero cerchio mi comprime fronte e nuca, avvinghiandole in una morsa fastidiosa.
La quiete è quasi angosciante.
Troppo forte, troppo opprimente.
- Riccardo? - La mia voce esce appena udibile, - Riccardo? -
Nessuna risposta.
L'orologio indica le due e mezza della notte.
Un brivido mi sale lungo la spina dorsale, accompagnato da un onda di sudore freddo, che si incolla alla pelle.
- Riccardo dove sei? - sistemo i capelli dietro le orecchie, ignorando il ciuffo più corto che ricade davanti al viso.
Ancora nessuna risposta.
Solo e soltanto il rumore del silenzio.
E se mi avesse lasciata qui e se ne fosse andato? E se gli fosse successo qualcosa?
Sto per entrare nel panico, invogliata da strane fantasie e dal buio delle tenebre, quando noto che la porta d'entrata è socchiusa.
La raggiungo e la apro del tutto.
Mi spingo fuori con una sorta di affanno.
Gli occhi vagano nella notte, dal prato, agli alberi, alla collina.
Mi affaccio sul porticato e poso le mani sulla ringhiera di legno.
L'aria è fresca a contatto con la pelle nuda.
I battiti del mio cuore accelerano e il respiro si dimezza ulteriormente.
Più mi guardo intorno e più non scorgo niente e nessuno.
Porto le mani alla bocca e faccio per chiamare ancora il nome di Riccardo, quando finalmente lo vedo. E' seduto all'ombra della luna.
Sul pontile, nel punto esatto dove ci siamo tuffati ormai dodici ore fa.
Ascolto il fiato acquisire autonomia e il petto alzarsi e abbassarsi di nuovo in modo costante.
Il respiro che stavo trattenendo esce libero e tranquillo. Riccardo non se n'è andato.
E' semplicemente poco lontano da me, con il busto rivolto verso il lago e la testa dritta al cielo. Le gambe a penzoloni e una felpa con il cappuccio tirata fin sopra la testa.
Faccio un passo avanti e poi un altro ancora.
Lui non si accorge della mia presenza.
Rimane immobile e del fumo sale oltre la sua figura, spargendosi nell'aria.
Il suo braccio si muove per portare una sigaretta alle labbra e poi torna in basso.
Quando raggiungo la struttura di legno mi soffermo. I miei occhi catturano ogni singolo particolare, anche il più piccolo.
Di lui, del cielo, dell'immensa pozza di fronte.
Impiego una buona dose di auto convincimento per decidere di non stare sognando, ma di essere davvero immersa nella natura, con il ragazzo che amo e che amerò per il resto dei miei giorni.
Il mondo comincia a prendere la forma che desidero e la cosa è bella e quasi irreale.
Il mio piede fa forza sul primo gradino, emettendo uno scricchiolio sinistro.
Riccardo si volta di scatto ed i nostri occhi si incrociano. I suoi scintillano ed i miei non vorrebbero mai staccare il suo sguardo smeraldo, per nessuna ragione al mondo.
- Che fai? -
Una domanda stupida. La prima che mi passa per la testa.
- Stavo pensando - spegne la cicca su una delle assi del molo e stira le braccia indietro, - e tu? Credevo che stessi dormendo ...-
Salgo i gradini.
Dal lago giunge una brezza così fresca da far venire la pelle d'oca.
- Mi sono svegliata e non ti ho trovato - siedo al suo fianco, con le gambe incrociate, - ho avuto paura che mi avessi abbandonata qua e fossi fuggito via -
Lui sorride, - Non potrei mai abbandonarti e neanche fuggire via, lo sai - si posiziona a sedere dritto e apre la zip della felpa, la sfila e me la posiziona sulle spalle, - mettila! - ordina, - qui è freddo per stare nudi -
Seguo il suo comando e l'odore di buono, il suo, quello inconfondibile e inspiegabile mi avvolge completamente, annebbiando pensieri e parole.
Riccardo si avvicina di più e mi posiziona un braccio attorno al collo, - Vuoi sapere a cosa stavo pensando? -
Seguo il suo sguardo rivolto verso il cielo.
La luna rimane nascosta oltre gli alberi, dietro la casetta ed il cosmo è un'immensità oscura con pochissime stelle.
- Stavo riflettendo che questo posto conosce tutto di noi, sa dei nostri baci e della nostra canzone, - La sua voce si diffonde nella notte, oltre la quiete del lago e il canto dei grilli, - sa della nostra prima volta - La sua tempia si posa contro la mia, - sa del nostro amore-
Il mio cuore si mette in moto.
E batte.
Sarà per la vicinanza, per il profumo, per l'intera situazione, ma pompa a più non posso.
Più veloce di una Ferrari in pista, più veloce di un missile sparato verso Marte.
- Questo posto è l'unico testimone di ciascun momento importante della nostra vita e, con esso, Jo - Una piccola folata di vento, dolce, quasi una carezza, - mio nonno è stato il padrone di tutto quello che ci circonda, e io voglio pensare che adesso sia parte del lago, della terra, della luna e di ogni asse del pontile - La sua voce trema e si incrina, - e poi voglio credere che, ogni volta saremo qui, lui ci segua e ci protegga -
Il mio stomaco si stringe e dei mi brividi salgono sulla schiena, oltrepassando il cotone spesso e robusto, - Sono sicura che tuo nonno sia da qualche parte e possa vederci - cerco di buttare più giù il magone crescente, - e come lui anche tua madre e tuo padre - I miei occhi si incantano su un imprecisato punto oscuro, - anzi ne sono pienamente convinta -
Le labbra di Riccardo scivolano sulla mia guancia, a catturare un paio di lacrime che non mi ero accorta di star versando.
Le sue braccia sono fredde.
La canotta troppo fine per proteggergli il corpo dall'umidità crescente.
Il buio ci avvolge.
Ci divora.
Due anime minuscole nell'immensità del mondo circostante.
- Come sarebbero andate le cose se quel giorno non ti avessi quasi investita? - La mano di Riccardo cerca la mia, - oppure se fossi rimasto in istituto e non avessi mai accettato l'affidamento da mio zio? - Le sue dita giocano alla ricerca di risposte, - te lo sei mai chiesta? - sussurra, - ti sei mai domandata come sarebbe potuta essere la vita senza noi? -
Chino il capo e chiudo gli occhi, - Mi dispiace, non riesco ad immaginare una vita senza noi, non riesco proprio a farlo! -
Riccardo annuisce, - neanche io, forse perchè la vita è iniziata proprio nel momento stesso in cui ci siamo conosciuti, prima era solo sopravvivenza! -
Inalo a pieni polmoni l'aria di questa notte.
La nostra notte.
Nessun altra sarà così.
Viva e chiara e piena.
- Sei felice che abbiamo tutta l'estate davanti? - domanda, - faremo tante cose insieme, ti porterò al mare in moto, verremo fin qui tutti i giorni e poi andremo a Londra -
Schiudo le labbra, - Cosa hai detto? Londra? -
Lui annuisce e nasconde una specie di sorrisetto, - Londra - conferma.
Aggrotto la fronte, confusa.
La mano di Riccardo molla la mia presa, - Credo che dentro la tasca di quella felpa ci sia una sorpresa per te -
Spalanco gli occhi e infilo subito le mani nell'incavo di stoffa, - Ma cosa...? -
Quando tiro fuori i due pezzi di carta e leggo, resto letteralmente senza respiro. Mi passano dalla testa una miriade, una flotta, una grande e immensa quantità di immagini indefinite e fantastiche. Apro e chiudo la bocca, incapace di emettere anche il più piccolo dei suoni.
Riccardo mi guarda, quasi deluso, - Non ti piace? -
Sbatto le palpebre e leggo di nuovo, cercando di capire se si tratta del gioco di strane luci notturne o un semplice scherzo della vista.
Ma le parole sono nero su giallo e non posso affatto sbagliarmi.
È vero.
È tutto vero.
E questa è la sorpresa più bella e più dolce che mai mi sarei aspettata.
Un sogno.
Un desiderio che diviene realtà.
- Se non ti piace possiamo darli indietro oppure cambiarli, oppure...-
Mi spingo contro Riccardo, frenando qualsiasi dubbio o paura decisamente insensata.
Lo investo in un abbraccio travolgente, - Londra ! - grido al suo orecchio, - il concerto degli One Direction! - un urlo ancora più forte, - la nostra canzone! -
Riccardo perde l'equilibrio e da seduti, finiamo per ritrovarci addirittura stesi sul pontile.
Io sotto e lui sopra.
Viso contro viso.
Occhi contro occhi.
Sono felice.
Viva e felice.
Sorrido sotto al peso di Riccardo e lui si ferma a scrutarmi.
Il suo sguardo è dolce contro il mio profilo.
Perfetto.
E' tutto quello che una ragazza vorrebbe dalla propria vita.
- Piccola - le sue labbra si muovono a rallentatore, in contrasto con le pupille frenetiche e intense, - c'è una cosa che non ti ho ancora detto...-
- Cosa? - Il mio è solo un debole e strozzato sussurro.
- Io...-
Il corpo in attesa, in estasi più totale.
Nessuna lezione di yoga sarebbe in grado di farmi sentire così. Nessun corso di rilassamento. Niente di niente.
- Io ti...-
Una debole folata di vento ci sorprende.
Un attimo. Un semplice e banale istante, sufficiente però a far succedere l'irreparabile.
E qualsiasi cosa stesse per dire Riccardo passa in secondo piano.
Balzo a sedere, spingendolo indietro - cazzo! cazzo! -
Lui si riscuote, - Piccola cos'hai? - la voce impaurita e confusa, - tu non dici mai queste parol...-
- I biglietti! - grido, - sono volati via i biglietti! -
- Oh! Cazzo! - ribadisce anche lui, girando la testa verso il molo.
I due pezzi di carta volteggiano sulla banchina, fino a finire dritti nelle acque del lago.
Porto una mano alla bocca per tapparla ed evitare di lasciarmi sfuggire qualche altra brutta espressione. Riccardo non guarda in faccia niente e nessuno.
Non perde tempo, si alza in piedi e prende uno slancio degno di un campione di tuffi.
Il rumore del suo corpo a contatto con l'acqua scura è immediato e profondo.
Le braccia robuste si muovono veloci, sotto ai miei occhi terrorizzati, fino a raggiungere il regalo e tirarlo fuori dall'acqua.
Poi torna a riva ed io lo aiuto a risalire sul pontile. I biglietti zuppi e scoloriti.
Con velocità mi sfilo la felpa che lui stesso mi aveva dato e gliela porgo.
Le sue labbra tremano appena mentre riprende fiato.
Mi allungo e afferro i biglietti, lasciandovi sopra un bacio leggero, - Per fortuna che sei riuscito a salvarli! - sospiro.
Riccardo passa un braccio attorno al mio collo, - Mi sono costati più della mia vita, mi sarei tuffato anche nel Gange se fosse stato necessario - tira i capelli bagnati indietro e solleva il cappuccio sulla testa.
- Credo che sia meglio se torniamo dentro - gli prendo una mano, - devi asciugarti o ti prenderai una polmonite -
Lui annuisce e mi stringe più forte la mano.
Ci incamminiamo lungo il pontile.
Una ragazza in mutande e reggiseno che stringe i biglietti bagnati del concerto di una giovane band anglo-irlandese ed un giovane appena resuscitato dalle acque nere di un lago in piena notte.
Una coppia strana.
Stravagante e speciale.
Quando arriviamo sul porticato esterno della casa, Riccardo si ferma, - Piccola - mi richiama, - so che in questo momento non sono il massimo, così ridotto - indica i boxer che grondano acqua, - ma avrei intenzione di portare a terminare il discorso di poco fa...-
Il mio sguardo sale dal suo abbigliamento bizzarro, agli occhi preziosi come l'oro, - Sono qui, ti ascolto -
Lui sposta il peso da un piede all'altro e passa le mani sulle braccia, strofinandole.
Tra noi la notte e il silenzio.
Tra noi solo il rumore dei respiri.
- Je t'aime -
Il mondo scala marcia.
Dalla quarta prende a ruotare in terza e poi in seconda. I grilli smettono di cantare e il rumore dell'acqua in lontananza si quieta.
La mia voce esce della stessa potenza di un bisbiglio, - Me lo dici in francese? -
- Sarei capace di dirtelo in tutte le lingue del mondo se me lo chiedessi, ma il francese ha sempre il suo fascino - Le due fossette si materializzano ai lati delle sue labbra e il suo cerchietto al sopracciglio risplende, illuminato da un raggio di luna.
Il mio cuore si riempie di gioia.
E' arrivato il momento.
Quello che ho aspettato da sempre.
E che sia in francese, in inglese, in macedone o mongolo non importa.
Riccardo sta dicendo di amarmi e questa è l'unica cosa che conta.
Prendo fiato e sostengo il suo sguardo, - Allora ripetilo, mi piace sentire quel suono dolce che esce dalle tue labbra -
- Je t'aime -
- Un'altra volta, per favore -
- je t'aime -
- Ancora...-
- je t'aime, je t'aime all'infinito -
Mi slancio verso di lui e lo abbraccio, - Io di più - rido, - io je t'aime più dell'infinito -
- Non si dice io je t'aime - ribatte, - solo Je t'aime -
- Non importa come si dice - inalo il suo inebriante profumo, - non è il momento di fare il pignolo - sfioro il suo collo umido con le labbra,- per il mio cuore va benissimo io je t'aime! -
Lui mi stringe contro al torace e il suono del suo sorriso fa sì che la terra riprenda a vivere.
A girare. A sprizzare gioia e purezza.
E noi due, anime belle e giovani, ci muoviamo con essa, in totale sincronia.
Finalmente ogni sentimento assume i colori dell'amore.
La vita splende.
Arianna e Riccardo.
I nostri nomi.
Niente se isolati.
Un suono pazzesco letti insieme.
Due ragazzi e il loro amore.
Due ragazzi e l'intreccio delle loro vite storte.
Niente ha più senso se divisi o lontani.
Niente lo ha mai avuto in realtà.
Perché il destino ha scelto per noi e non possiamo più fare niente ormai, se non affidarci alle sue mani preziose e generose.
Dove posano i miei piedi, poggiano quelli del ragazzo che mi ha rubato l'anima.
Dove finisce di battere il mio cuore, inizia a pompare il suo.
Dove guardano i miei occhi, vedono i suoi.
Perché noi siamo una cosa sola.
Noi siamo parte del mondo ed il mondo è parte di noi.
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