CAP CXXV Il gioco delle candeline
Buonasera bellezza! - Marcello appare sulla soglia della porta e mi mette in mano un pacco fasciato da carta color zucchero, - tanti auguri! -
- Grazie - rigiro il pensiero tra le mani e gli faccio segno di accedere all'interno.
Lui si toglie il piumino, entrando nel corridoio, spavaldo e sorridente.
È fasciato da un pigiama di seta blu scuro, che accentua enormemente muscoli di spalle e braccia. Vedendolo così aitante e nel pieno delle forze, non posso fare a meno di pensare che qualche mese fa la sua presenza mi avrebbe portato letteralmente a perdere la testa, mentre adesso, dopo tutte le vicende, non causa più alcun turbamento.
Certo ammetto che è molto più di un bel ragazzo, ma il fascino da barista irraggiungibile permane solo a livello esteriore. Per quanto lui e la sua fidanzata abbiano chiesto perdono, io non riesco a dimenticare i torti subiti, ne' il disprezzo nel chiamarmi verginella, ne' le mani ruvide e grandi che cercano di infierire violenza sul mio corpo.
- Che bello qua! - Rebecca appare dietro di lui, muovendo i fianchi dentro un baby-doll bianco, quasi trasparente.
La guardo da capo a piedi, facendole una specie di radiografia a raggi laser, per concludere che il vero gioiellino del suo abbigliamento non è la veste, ma le ciabattine.
Pelo rosa e tacco a spillo!
Non credo di averne mai viste in giro di simili e la cosa è piuttosto inquietante.
Vorrei dirle che ha sbagliato strada, qui non siamo al "Moulin Rouge" de Paris, ma a casa Valenti, anzi, a casa Colonna, no, semplicemente a casa di Simonetta e Arianna.
Marcello passa un braccio attorno al collo della fidanzata e mi incita, - Coraggio! Apri il nostro pensiero! -
Fisso la scatola e mi domando cosa possa contenere. Dalla mente passa di tutto, anche il dubbio che si tratti di una bomba o qualche strano scherzo esplosivo. Titubante tiro il nastrino e strappo l'involucro. Dal contenitore fuoriesce una vistosa lampada con frange rosa e bianche. Mi sforzo di sorridere, - Che carina! -
Marcello molla un bacio sulla tempia della sua conquista, - Rebby, hai un gusto unico nello scegliere i regali! - si congratula.
Mentre mi affretto a rimettere il tutto dentro la scatola e chiudere il prima possibile i quattro lati, Giulia arriva dalla cucina con un vassoio colmo di tartine farcite, - Rebecca! - piega appena la testa in cenno di saluto, - Marcello! -
Loro elargiscono uno dei migliori sorrisi, che sembrano addirittura segno di eclatante paresi e vanno a sedersi sul divano.
- Credo che per quanto riguarda il cibo dovremo essere apposto - La mia amica posizione l'ingombro sul tavolino del salotto e posa le mani sui fianchi, guardando la distesa di vivande preparate con estremo impegno nel pomeriggio.
Il suo pigiama rosa è davvero carino con i cupcake sulle tasche e i bottoncini che sembrano spruzzi di panna montata. So che lei non è della mia stessa idea.
Il suo concetto di abito notturno consiste in t-shirt vecchie e slargate, ma questo pare essere un regalo da parte del fidanzato e quindi obbligatorio per l'occasione.
Il campanello suona e fanno il loro ingresso anche Leo e Matteo.
Si tolgono le rispettive giacche e mostrano l'abbigliamento congruo all'evento. Il pigiama di Leo è tempestato da pinguini che si abbracciano e ballano, mentre quello di Matteo è invaso da una rigogliosa flora e fauna equatoriale.
- Auguri amica mia! - Le braccia di Matteo mi cingono il collo, le sue labbra lasciano un leggero bacio sulla guancia.
Leo si avvicina, - Buon compleanno sedicenne! - mi depone nelle mani un piccolo pacchettino, - da parte dei tuoi migliori amici - indica la fidanzata e il mio compagno di banco.
Matteo passa una mano tra i capelli, - Anche Marie ha partecipato! - tiene a precisare.
La scatolina contiene un paio di orecchini d'argento con pietre turchesi e bianche.
- Sono bellissimi! - esclamo.
Giulia mi aiuta ad indossarli e quando rivolgo gli occhi allo specchio non posso fare a meno di sorridere soddisfatta. Sono perfetti nel mio viso e si abbinano in modo sublime al ciondolino con l'infinito che porto al collo.
In poco tempo la sala si riempie di voci e rumore.
Il sabato sera si trasforma in una vera e propria festa di compleanno.
Matteo si impossessa dello stereo e introduce un paio di dischi mixati da lui stesso.
Le note di "Next to me" riempiono la stanza.
- Amo questa canzone! - grida Giulia sopra il frastuono generato dalla musica.
Leo da dietro le passa entrambe le braccia attraverso la vita, - Anche io - dice al suo orecchio.
Lei si volta e le loro labbra si trovano a scontrarsi in un bacio leggero.
L'allegria che si respira è piena e invadente.
E' gioia ed amicizia.
E' libertà.
Non manca niente, solo l'arrivo dell'unico ragazzo in grado di far sentire tutto questo davvero completo.Vado alla finestra di cucina per vedere se scorgo la sua moto, ma purtroppo la via è buia e deserta. Lascio andare la tendina e sospiro.
Tutti nell'altra stanza hanno preso a cantare, seguendo la timbrica di "Emelis Sandè".
Le voci generano un vero e proprio vortice che attraversa muri, mobilia e lampadari.
Senza smettere di controllare l'orologio a parete, torno dal resto del gruppo.
Gli occhi seguono la lancetta dei minuti e il cuore batte con quella dei secondi. Un ticchettio che non lascia tregua, ma che per fortuna si esaurisce quando il campanello trilla forte, oltre i cori e la musica.
Mi precipito ad aprire e non appena tiro l'uscio verso di me, la sagoma di Riccardo prende forma e mi ferma il fiato.
Lo sguardo cade sul suo viso liscio e perfetto.
La barba sulla mascella, acerba e appena accennata.
I capelli scomposti dal casco tolto sul momento e la giacca a nascondere un paio di pantaloni grigi di cotone leggero.
- Piccola! - Il suo sorriso è il regalo più bello che possa ricevere, - tanti auguri - si allunga e mi stampa un bacio sulla bocca.
Faccio un passo indietro, cercando di riprendere a respirare.
- Scusami del ritardo - dice, - mi sono dovuto fermare a fare rifornimento -
Porto una mano al petto, - Per un attimo ho creduto non arrivassi più -
Lui aggrotta la fronte e arriccia le labbra, - Stai scherzando? E' la tua festa, come potrei mancare? -
Sospiro e alzo le spalle, riportando il cuore a pulsare a una velocità conforme agli standard naturali. Riccardo posa il casco a terra e sfila il piumino.
E se i battiti avevano da poco rallentato la corsa, riprendono a gareggiare a massima velocità.
I pettorali seminascosti da una t-shirt nera a maniche corte, semplice, forse banale, non mi lasciano davvero indifferenti.
Ho le guance in fiamme e cerco di distogliere lo sguardo dal suo fisico, - Vieni sono tutti in salotto - balbetto.
Lui mi afferra un polso, frenando la mia fuga verso gli invitati, - Sai che sei fantastica con questo pigiamino addosso? - La sua bocca è a un centimetro dalla mia.
I suoi occhi brillano e quasi parlano, esprimendo tutte le parole che le corde vocali non sono in grado di ideare.
- Mi piace il bianco e amo i cavalli - lascia andare la presa e scende a sfiorare con le dita le tasche giganti della mia maglia, fino a finirci all'interno.
- Non è bianco - guardo la stoffa, - ma azzurro e non sono cavalli ma unicorni -
Riccardo scuote la testa, - Bianco, azzurro, cavalli, unicorni è lo stesso! - sorride, - amerei anche un pigiama con la famiglia Griffin che vomita, se fossi tu ad indossarlo! -
Alzo gli occhi al soffitto, - Lo prenderò come un complimento - sospiro, - anche se non è esattamente il massimo del romanticismo! -
Lui ride più forte e mi spinge contro di se'. Le braccia possenti e lisce che mi avvolgono e il respiro caldo, che mi sfiora collo e capelli, fanno elettrizzare l'intera pelle del mio corpo.
- Sei stata in gamba ieri in tribunale - si fa serio, - ti ho vista decisa e determinata, molto sicura di te stessa! -
Socchiudo le palpebre e sposto l'attenzione all'udienza del pomeriggio precedente. La seconda, quella decisiva.
Stringo i denti e immagazzino ogni ricordo, anche il più piccolo, per cacciarli subito dopo dal cervello in modo selvaggio e definitivo, - Possiamo non parlarne? - chiedo, - almeno per questa sera... - torno a guardare gli occhi più belli che conosca, - è vero sono riuscita a gestire molto meglio le emozioni rispetto alla prima seduta, ma riportare a galla certi ricordi ha comunque fatto davvero tanto male! -
Riccardo piega leggermente i lati della bocca, - Non volevo rattristarti, ma solo complimentarmi con la tua forza d'animo, volevo farti sapere che io sono con te - inclina la testa, - e tu non sei più sola! - mi sfiora le labbra con un bacio dolce e invogliante, - anzi noi non siamo più soli! - precisa.
Lentamente sposto una mano tra i suoi capelli e lo attiro contro il mio viso. Il profumo che si propaga dal colletto della sua maglietta è pura magia. Toglie il lume della ragione, così come il sapore della bocca e l'essenza della pelle.
- Ragazzi che ne dite di rimandare a più tardi l'esplosione ormale? - La voce di Leo ci fa staccare bruscamente, - di qua abbiamo tutti una gran fame! - si lamenta.
Riccardo alza le mani, -okay! Arriviamo subito! -
Lancio uno sguardo supplichevole al mio amico, pregandolo per un altro secondo di pazienza.
Leo indietreggia, - Fate presto oppure inizieremo senza di voi!-
Torno a girarmi di nuovo verso Riccardo e resto letteralmente allibita. Lui non esiste più, ovvero c'è ma non si vede. Viso e corpo sono del tutto coperti dalla presenza di un peluche grande quasi quanto un uomo intero.
Non so da dove sia uscito fuori, ne' da dove sia arrivato, ma è il pupazzo più grosso e ingombrante che abbia mai visto.
- Per la ragazza più dolce e paziente dell'universo - allunga il panda morbidoso davanti, a sè, - auguri piccola mia! -
Accolgo tra le braccia l'enorme ammasso di pelo.
- Ti piace? - Gli occhi di Riccardo si assottigliano, la sua bocca si piega in un semplice e puro sorriso, lasciando trasparire le due dolci fossette ai lati.
- E',è, è...- con il fiato corto e le lacrime che prendono a fare capolino dalla rima degli occhi riesco a balbettare, - ...fantastico!-
Riccardo mi abbraccia, avviluppando anche il panda e io mi sento amata e felice.
- Come hai fatto a portarlo fino a qui? - La domanda mi esce quasi spontanea, tanta è la mole del regalo.
- Facile! Gli ho messo il casco e l'ho posizionato davanti, come un vero passeggero! -
Sbatto le ciglia frastornata dalla visione e mi lascio trascinare in salotto.
Giulia non appena vede il pupazzo sgrana le orbite, - E questo da dove salta fuori? -
Riccardo posa una mano sul capo del peluche, - Lui è Annardo - lo presenta.
- E che razza di nome è? - chiede la mia amica.
Lo sguardo del mio fidanzato passa da Giulia ai miei occhi, - E' figo! - dice compiaciuto, - perchè parte del mio nome e di quello della ragazza che mi ha rubato il cuore -
Giulia alza le spalle, - Se lo dici tu -
Non posso fare a meno di sorridere e correre a posizionare Annardo sul divano, per dare inizio al tanto desiderato banchetto.
Quando tartine e salatini sono del tutto finiti e le nostre pance scoppiano di pienezza, Matteo si posiziona a sedere sul divano e pretende una foto ricordo insieme al panda, ormai divenuto mascotte della serata.
Leo gli fa un paio di scatti con il cellulare e io mi ritrovo a pensare quanto i lineamenti del mio compagno richiamino quelli dell'animale di fianco.
Sono immersa in gioiosi paragoni di dolcezza e simbiosi, quando le note soavi di "Everytime we touch" si impadroniscono della casa.
Leo abbandona il cellulare sul tavolino e corre da Giulia, - Ti va di ballare? -
Il salotto si trasforma nella loro pista personale. Le braccia del mio amico avvolte attorno al collo di Giulia in un tocco dolce ed esperto. I passi leggeri e precisi, quanto i loro due cuori.
Resto imbambolata a guardarli girare nella stanza e per un attimo ricordo la sera della cena in agriturismo, dove i volteggi morbidi e la sintonia erano più o meno simili ad adesso.
Lentamente sposto gli occhi a Riccardo, immobile, con un braccio appoggiato alla mensola sopra al caminetto e il residuo di una buccia di banana in mano.
Con le labbra mimo un: - Vuoi anche tu? -
Ma lui diviene cupo all'istante e scuote la testa energicamente.
- Non mi avevi detto che il tuo sogno era imparare a ballare? - allungo una mano verso di lui, - vieni, posso insegnartelo adesso! -
Riccardo però non pare affatto d'accordo, lancia la buccia nel cesto dei rifiuti e si mette sulla difensiva, - Ci sono troppe persone qui, io..io.. - incrocia le braccia davanti al petto, - io mi vergogno! -
- Ma siamo a casa mia e ci sono solo i nostri amici -
Lui stringe i pugni, - Ho detto no! -
La canzone volge quasi al termine, mi arrendo alle preghiere, sapendo che tanto non sarei mai in grado di convincerlo, neanche se lo minacciassi di morte.
Quando Riccardo dice una cosa, è piuttosto difficile fargli cambiare idea.
Un applauso sonoro e sentito prende forma nella sala, scatenato dal casque finale che Leo fa fare a Giulia.
La mia amica torna in posizione eretta e si sistema i capelli, - Lo spettacolo è finito, adesso è ora della torta e delle candeline! -
Tutti prendono a vociare impazienti.
Mi piazzo in mezzo alla stanza, - Alt ! - blocco qualsiasi movimento verso la cucina, - non ho nessuna intenzione di spegnere delle noiose candeline! Mi sento una bambina stupida e infantile e non lo farò assolutamente! -
- Ma Tata...- Giulia protesta, - è la tradizione, funziona così da quando mondo è mondo...-
Porto le dita a tappare le orecchie e fingo di non ascolarla.
Leo preso dalla pena o piuttosto dall'impazienza si mette in mezzo, - Okay, spegneremo due candeline ciascuno così non ti sentirai da sola! -
Ci rifletto e alla fine acconsento, - D' accordo - annuisco, poi faccio un paio di conti mentali - ma le candeline sono sedici e noi siamo in sette, qualcuno dovrà spegnerne quattro -
Leo alza le spalle, - Lo farai tu, in fin dei conti sei sempre la festeggiata! -
Matteo si avvicina, - Oppure potrei farlo io per Marie che non c'è - mi posiziona un braccio attorno al collo, - altrimenti daremo il gravoso compito ad Annardo! - con la testa indica il divano.
Il peluche, perfettamente sistemato sul cuscino ci osserva con due grandi occhioni dipinti ed io non posso fare a meno di scoppiare in una sonora risata.
Tutti mi seguono, eccetto Riccardo che mi si piazza accanto e spinge via il braccio di Matteo - Ehi biondino - lo riprende, - ricordati le clausole! -
Matteo soffia via un riccio che ricade subito dopo sulla sua fronte e fa un passo indietro, lasciandomi andare - Per il mio compleanno regalatemi un bel ballino di pazienza! - si rivolge al gruppo.
Leo gli batte una pacca sulla spalla, - Anche due - dice, - anche due! -
Pochi istanti dopo siamo tutti quanti riuniti al tavolo della cucina, di fronte ad una torta alla panna che mia madre ha lasciato pronta in frigorifero. Sono a capotavola, con Riccardo alla mia destra e Giulia alla mia sinistra. Leo è al fianco della fidanzata e Matteo esattamente di fronte, vicino al mio ragazzo. Vedere Matteo e Riccardo seduti accanto al tavolo della mia cucina, mi appare piuttosto strano.
In fondo, a chiudere il cerchio, ci sono Rebecca e Marcello, i quali si apprestano a posizionare le candeline sul dolce.
Sedici.
Ognuna a rappresentanza di un anno di vita. Ognuna un ricordo, un emozione.
Una gioia e un malessere.
Ognuna a dare forma a parte di me e della mia esistenza.
- Ho un idea! - Giulia blocca il movimento dell'accendino di Marcello sulle prime quattro fiammelle, - facciamo il gioco delle candeline! -
Gli sguardi che ci scambiamo l'uno con l'altro sono scettici.
Da un lato sono curiosa, dall'altro tremo al pensiero di Giulia e le sue idee.
- In cosa consiste? - chiede Rebecca accavallando una coscia sull'altra.
- Semplice! Prima di soffiare ciascuno esprime un desiderio a voce alta, oppure qualcosa che non ha mai detto o qualcosa che vorrebbe dire, così, tanto per conoscerci meglio e animare la serata! -
Rebecca e Marcello si scambiano una rapida occhiata di assenso, seguita da quella di Leo con Matteo e infine dalla mia con Riccardo.
- Perfetto - Giulia sembra entusiasta, - allora iniziamo! Per prima la festeggiata! -
La torta viene spostata verso di me e io mi ritrovo dodici occhi puntati addosso, in attesa di ascoltare la confessione. Boccheggio e osservo le candeline consumarsi.
- Veloce, Tata! - mi richiama Giulia, - altrimenti mangeremo panna e cera! -
Prendo fiato e guardo a uno a uno gli amici che mi circondano, - Ecco io...potrei dire...- sposto i capelli dietro le orecchie e muovo le pupille ancora una volta lungo la stanza, - potrei dire che...-
Leo appoggia il mento sopra un bicchiere e Matteo incastra una mano dentro i capelli. Riccardo mi osserva curioso e posa indice e pollice sul cerchietto al sopracciglio, prendendo a giraro e rigirarlo.
- Ho parlato con il mio vero padre - esordisco, - qualche giorno fa, per telefono ed è stato molto emozionante -
Gli occhi di Giulia brillano e la sua bocca si allunga in un sorriso, - ma è bellissimo! -
Annuisco e mi giro verso Riccardo, il quale si limita a posare una mano sulla mia.
- Vive a Barcellona, ma verrà presto a trovarmi, non vedo l'ora di conoscerlo di persona! -
Rebecca si schiarisce la gola, - Allora la voce che circola è vera, tu non sei la figlia legittima di Domenico Colonna? -
- Io non sono e non sarò mai più niente per quell'uomo! -
Velocemente piego la testa a soffiare contro i quattro lumicini che mi sfavillano sotto al viso, fino a ridurli in fumo.
L'animo è una piuma ed il cuore una grande montagna rocciosa.
Mi sento forte.
Mi sento invicibile.
Per una volta nella vita, percepisco l'amore che satura l'aria ed ho voglia di fare e scoprire tutto ciò che in esso è racchiuso.
La torta passa a Giulia che decide di fare la rivelazione insieme al fidanzato.
Marcello accende quattro candeline e torna al suo posto, mentre la mia amica prende parola, - Io e Leo ad agosto andremo in vacanza insieme - allunga le labbra in un sorriso pieno e coinvolgente, - una crocera sul Nilo! -
Leo interviene, - Con i nostri rispettivi genitori è logico, ma avremo comunque una cabina personale! -
Giulia posa la testa sulla spalla del fidanzato e sospira, completamente in brodo di giuggiole.
Riccardo punta un indice contro l'amico, - Ricordati di portarti dietro la renna - dice, - anzi forse per l'occasione io punterei soprattutto su un delfino o un crostaceo! -
Lui arrossisce.
Giulia afferra una manciata di panna di lato al dolce e gliela tira, - Piantala! Fatti gli affaracci tuoi! -
Riccardo nasconde il viso tra le mani, ma non riesce ad evitare che l'ammasso cremoso finisca sul braccio, esattamente dove termina la manica.
Matteo ride sonoramente e passa un indice sulla pelle del vicino, - Buona! - porta il dito alle labbra, - ma che dico, buonissima! -
Riccardo protesta che non ama farsi leccare e Matteo gli mostra la lingua bianca.
Guardo la scena confusa e alla fine reclamo attenzione, - Qualcuno vuole spiegarmi cosa c'entri Leo con questa storia della renna? -
Riccardo muove una mano davanti al viso, - Lascia perdere, piccola - dice, - meglio che rimani nel dubbio, saperlo potrebbe rovinarti la vita! -
Il mio amico gli lancia una brutta occhiata e incoraggia Giulia a soffiare le loro candeline.
Poi spinge la torta in prossimità di Rebecca, - Ecco, tocca a te! - dice.
Marcello si appresta ad accendere un paio di candeline ed io cerco gli occhi di Giulia o Riccardo, affinchè possano delucidarmi riguardo a quest'assurda sceneggiata, ma nessuno dei due sembra propenso a ricambiare la vogliosa richiesta di attenzione.
Nel frattempo Rebecca batte le unghie sul piano del tavolo e sposta lo sguardo su ciascuno dei nostri visi. Uno sguardo che sembra felice e sicuro, ma che pian piano, si trasforma nella visione più triste e sconsolata che abbia mai incrociato.
Le labbra le tremano, insieme al debole fuoco delle fiammelle.
Una lacrima solca la sua guancia fino a precipitare al centro della torta.
Matteo arriccia il labbro in una espressione abbastanza sdegnata e Leo lo segue a ruota.
Rebecca abbassa il capo e trasforma il lento peregrinare di lacrime in un vero e proprio pianto a dirotto, con tanto di singhiozzi.
La panna accoglie ad una ad una le lacrime salate e la sua disperazione.
Tutti noi ci guardiamo scossi e turbati.
- Scusatemi - la bionda tira su con il naso, - scusatemi tanto! -
Leo si allunga a spostare di qualche centimetro il dolce per salvarlo dall'intemperie.
Marcello le passa un braccio attorno al collo, - Rebby non fare così, se non te la senti non dire niente, non importa...-
Lei però non pare della solita idea, - No, voglio parlare - passa entrambi i palmi contro gli occhi, portando via dolore e mascara.
Non ho mai visto Rebecca piangere. A dire la verità non credevo neanche che ne fosse capace, ma a quanto pare mi sbagliavo perchè sembra che lo sappia fare e anche piuttosto bene.
I suoi occhi sono cerchiati di nero, quasi quanto quelli di Annardo e le mani tremano mentre cerca di calmare i singhiozzi ripetitivi, - Io non sono la ragazza che tutti credono, non sono la più bella e la più tosta della scuola, io sono una persona sola ed emarginata - butta fuori, - per tutti questi anni mi sono circondata solo di falsità ed ipocrisia, pensando che se avessi costruito il mio castello personale tutto sarebbe stato più facile e meno doloroso, ma mi sbagliavo fermamente - la voce si fa sottile, un filo leggero e flebile, - stare con Marcello mi ha fatto capire tante cose, soprattutto che l'amore non si può chiedere e ricevere per forza, ma deve essere corrisposto e anche che nasce quando meno ci si aspetta! Forse per voi può sembrare una cosa scontata e banale, ma non per me! Nessuno me lo ha insegnato, ne' mia madre che neanche ho avuto la fortuna di conoscere e ne' mio padre che passa la sua stessa vita alla ricerca del bene perduto! Le donne che porta a casa sono così tante che potre farci un trattato...-
Il braccio di Marcello si contrae, avvicinando la testa della fidanzata contro la sua spalla.
- Ho voluto partecipare a questa serata per vedere come degli amici normali, delle persone comuni, dei compagni privi di malizia e doppio gioco, passino il tempo insieme e adesso eccomi qua, a versare fiumi di lacrime per sfogo e forse anche per consapevolezza e contettezza, sì perchè la vita mi sta dando la possibilità di buttare giù i muri a quel castello maledetto ed erigere una nuova fortezza, fondata solo sul vero amore e la vera amicizia -
Il silenzio invade la cucina.
Solo un ultimo singhiozzo di Rebecca e poi nient'altro.
Leo fissa un punto indecifrato del muro.
Giulia guarda Rebecca e poi me e di nuovo la vecchia nemica.
Matteo posiziona le mani sotto le cosce e fa dondolare le gambe e Riccardo emette una espirazione forzata lunga quanto una corsa.
- Hai detto delle belle parole - biascico, rompendo la tensione generale.
Rebecca si piega e soffia le candeline, - Non avrei mai pensato di riuscirci, non avrei mai neanche creduto di poter piangere o anche solo stare seduta ad un tavolo con voi - scorre il vassoio con la torta alla postazione del fidanzato, - non sapete quanto mi senta leggera adesso!-
Marcello si accende le sue candeline ed emette un paio di colpi di tosse per richiamare l' attenzione generale, ponendo fine alla tragedia messa in piedi dalla fidanzata.
Riccardo alza la testa contro di lui, - E tu? Cosa ci racconti? - I suoi occhi verdi si scontrano con quelli scuri del mio ex fidanzato, - ci dobbiamo aspettare anche la tua parte di conversione? -
Istintivamente sposto la gamba sotto al tavolo, a mollare un calcio contro lo stinco di Riccardo, il quale emette un lamento di dolore e vira l'attenzione su di me con espressione interrogativa. Lo minaccio con la sola imposizione dello sguardo. Infondo stiamo giocando e non è carino da parte di nessuno di noi mettere in difficoltà l'altro. Capisco che per lui non sia ancora troppo facile avere a che fare con Marcello, ma deve ugualmente provarci, senza metterlo in imbarazzo inutilmente.
Marcello per fortuna ignora il triste sarcasmo di Riccardo e si inumidisce le labbra, - Io volevo confessarvi un sogno che sta per trasformarsi in realtà! Quest'estate partirò per l'Avana, ho trovato lavoro in un chiosco sulla spiaggia e mi trasferirò nelle spiagge bianche cubane per tutta la stagione, fino alla riapertura del liceo - mantiene il braccio sulle spalle di Rebecca e si avvicina a lei a depositarle un sottile bacio a fior di labbra, - naturalmente la mia signora verrà con me, io a lavorare e lei a prendere il sole! - dice, - fumeremo sigari, faremo il bagno di notte e gireremo mezzi nudi al caldo tropicale! - esclama su di giri, soffiando energicamente sulle fiammelle, - Rebby sei felice? -
Le lacrime di Rebecca si asciugano di colpo, per lasciare spazio ad una risata di pura allegria. Alza le braccia al cielo in un grido di gioia e trasforma la risata in un roccambolesco slancio contro il corpo del fidanzato, - Io ti amo, ti amo! - urla al suo orecchio.
Lui passa una mano sui suoi capelli, percorrendo le extencion fino a metà schiena, - Anche io Rebby, anche io -
Riccardo batte una mano sul tavolo, - Bene! Siamo tutti enormemente felici per voi, il vostro amore ed il vostro viaggio, ma adesso possiamo andare avanti? -
I due non lo ascoltano minimamente e si incollano in un bacio famelico.
Riccardo si sposta dei ciuffi finiti sugli occhi, - Dannazione! Sto per vomitare -
Matteo finge di ficcarsi due dita in gola, - Anche io sto per farlo! -
Giulia si allunga sul tavolo e gli posiziona la torta di fronte, - Invece di fare lo scemo pensa a farci la tua grande rivelazione, va'! -
Matteo afferra l'accendino è da vita alla sua parte di fuoco, - La mia grande rivelazione è che....- si piega in avanti, le labbra increspate in un leggero sorriso e gli occhi a luccicare più azzurri del solito, - ...sto per farmela addosso e devo assolutamente andare in ritirata! - soffia le candeline e balza in piedi.
Giulia posa le mani sui fianchi, - Non sei affatto divertente! -
Riccardo si accaparra il dolce e accende le ultime candele, - Anche io devo fare una grande rivelazione - dice, - vorrei sapere come ho fatto ad accettare come cognato uno scemo simile! - e in un lampo soffia forte ponendo fine al gioco tanto desiderato dalla mia amica e finito nel degenero più totale.
Matteo risentito si spinge contro Riccardo e gli molla una pacca dietro al collo, così forte da sentire il suono a metri di distanza e poi, ridendo scappa via.
Il mio fidanzato lascia andare indietro la sedia, che termina a terra e lo rincorre fino alle scale, - Se ti prendo ti riduco i capelli della stessa forma della palma che hai stampata sulla maglietta! -
Matteo a metà scale si volta, piega il braccio destro e batte nella piega con il sinistro, in un gesto inequivocabile, emettendo nel contempo il suono di una pernacchia con la lingua tra i denti.
Riccardo sale i gradini alla velocità della luce, mentre l'avversario corre più veloce, fino a sparire entrambi al piano superiore.
Noialtri restiamo seduti al tavolo con i nasi all'insù.
Solo i rumori dei passi provenienti dal controsoffitto e quelli di qualche pugno e calcio volante.
Ma solo per gioco.
Almeno spero.
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