CAP CXXI L'esclusiva su di me

Quando l'auto arriva al grande parcheggio isolato, i miei sospetti si trasformano in certezze assolute. L' Honda è parcheggiata esattamente dove immaginavo, in mezzo al niente, tra vuoto e neve, scesa e che continua tutt'ora a cadere indisturbata.

- Ho capito che tra te e mio nipote ultimamente le cose non vanno molto bene - il signor Serio spegne il motore, - purtroppo il destino ha giocato uno scherzo crudele, prima vi ha fatti innamorare e poi separati brutalmente - guarda avanti e sospira, - per Riccardo non è affatto facile da digerire che mio fratello e sua moglie siano morti a causa di tuo padre, anzi, credo che sia proprio impossibile accettarlo in modo tale da starti di nuovo vicino, come fidanzato intendo...-

I miei occhi vagano nel paesaggio.

I colori pian piano mutano dal caldo marrone al bianco freddo e ghiacciato.

- E' proprio questo il motivo per cui le ho chiesto il passaggio - sistemo i capelli dietro le orecchie, - devo parlare con Riccardo il prima possibile, non è stato mio padre ad uccidere i suoi genitori! -

L'uomo tira il freno a mano e mi guarda confuso, - Non è stato il signor Colonna? -

Scuoto la testa, - No - farfuglio, - cioè sì è stato lui, ma il punto è che, ecco, Domenico non è mio padre! Mamma ha confessato di avermi concepita con un'altro uomo poco tempo prima di sposarsi!-

Serio sgrana gli occhi, incredulo e sconvolto.

- Adesso devo scappare - apro la portiera, - non posso lasciar passare troppo tempo, è giusto che Riccardo sappia la verità, glielo devo e lo devo anche a me stessa! -

L'uomo acconsente piuttosto frastornato e, curvo sul volante, mi osserva scendere dall'auto.

I miei Ugg si bagnano a contatto con l'umidità della neve, ma non sento freddo, o meglio, non ho tempo per provarlo. Inizio a correre verso il sentiero con l'unico pensiero di muovere gambe e braccia tanto veloci, da darsi il giusto slancio per avanzare.

- Non restate quassù per molto! - La voce del signor Serio si diffonde dal finestrino, facendo eco contro gli alberi alti e snelli, - tra qualche ora la neve potrebbe essere troppo alta per riscendere! -

Le sue parole si disperdono nell'aria, attutite dalla coltre candida.

Un piede dietro l'altro risalgo l' erta collina, indifferente ai fiocchi bianchi che cadono con maggior rinforzo. Sono da sola, circondata da arbusti di un luogo che quasi non conosco.

Tutto sembra diverso dal giorno autunnale nel quale sono venuta con Riccardo.

Non ci sono foglie ingiallite a terra, la corteccia degli alberi è ricoperta di muschio e il vento soffia contro i rami così pesantemente da far rabbrividire.

Butto fuori aria ghiacciata dai polmoni stanchi e non mi abbatto.

Continuo a camminare e poi a correre e di nuovo a camminare, fino a quando, come per magica apparizione, un'immensa valle bianca e incantata si para di fronte agli occhi, tra un paio di frasche e qualche tronco spezzato.

E infondo alla distesa, le quattro mura della casetta di Jo.

Il lago solo un miraggio oltre il vecchio pontile.

Poso le mani sulle ginocchia e prendo fiato.

Gli occhi scintillano e il cuore quasi scoppia di gioia.

Sono arrivata a destinazione.

La mia meta.

La mia speranza.

Riprendo a muovermi, scendendo in direzione dell'abitazione.

Dal camino fuoriesce del fumo e la cosa è piuttosto rincuorante.

Quando arrivo di fronte alla porta mi fermo un attimo, prendo tutte le energie e il coraggio necessari e busso.

I battiti del cuore salgono a mille mentre l'ansia si mescola con la paura. Il freddo comincia a farsi sentire, adesso che mi sono fermata, adesso che sono in trepidante attesa. Infilo le mani dentro le tasche del piumino e sposto il peso da una gamba all'altra.

La porta si apre cigolando.

La visione di Riccardo provoca un tuffo con salto mortale e doppio carpiato, del cuore dentro al petto.

- Piccola -

La sua voce esce spontanea e incredula.

E per me è melodia semplice e pura.

E' un suono immenso.

Il rumore più bello che possa esistere.

I nostri occhi si incontrano.

I miei luccicano di nuove possibilità e i suoi di dolore, confusione e sorpresa.

Il torace sale e scende mentre le mie labbra si muovono appena, - Mi fai entrare? - chiedo, - qua fuori si congela -

Riccardo si gratta la testa e fa cenno di accedere all'interno.

La vecchia stufa a legna è accesa e il calore arriva ai miei abiti, intrufolandosi da subito all'interno.

Mi guardo intorno, facendo riaffiorare alla mente i ricordi di Jo e del suo modo di raccontare.

Il tavolo, il mobile e il cassetto con all'interno la foto del matrimonio del figlio. Tutto sembra essersi fermato a quel pomeriggio lontano.

Tutto ad eccezione del vuoto.

Il padrone di casa non c'è più e questo posto conserva una scia di pura solitudine.

- Come sapevi che ero qui ? - La voce di Riccardo rauca e profonda mi riporta al presente.

Guardo verso la finestra.

Le tendine bianche lavorate a mano sono appena sollevate di lato con grossi fiocchi di raso.

- Ti troverei anche se tu fuggissi sulla Luna! -

Riccardo sbuffa, - Perché sei venuta? -

Prendo un bel respiro e mi volto. Adesso lui è immobile, a meno di un metro da me, le braccia lungo il corpo e gli occhi ancora gonfi dal pianto di questa tragica giornata.

- Devo dirti una cosa molto importante - cautamente riduco le distanze, - ti prego di ascoltarmi! - Il mio cuore pompa a mille e il respiro va addirittura oltre, - si tratta di Domenico Colonna! -

Riccardo stringe gli occhi contro i miei e contrae forzatamente la mascella, - Non voglio sentir parlare di quell'uomo adesso! - sputa fuori, - non in questo giorno di lutto! Ma dove hai il cuore? - quasi grida, - dove? - scuote la testa, - mio nonno se n'è andato, un'altra persona fondamentale, e tu? - punta un indice contro il mio viso, - tu hai il coraggio di venire fino a qui per parlarmi del mio incubo pegg...-

Non permetto che termini di parlare.

Non permetto che vada avanti in un soliloquio assolutamente insensato e irrazionale.

Faccio un balzo avanti e lo afferro per le spalle. Lo scuoto, o perlomeno ci provo, perchè lui rimane perfettamente piantato a terra, rigido e stabile.

Le dita a contatto con il maglione di lana e gli occhi dritti sulle iridi verdi più belle che conosca - Domenico non è mio padre! - urlo sopra le parole.

La bocca di Riccardo resta socchiusa e le sopracciglia si aggrottano confuse, - Cosa hai detto? -

Prendo fiato e scandisco di nuovo, - Domenico Colonna non è mio padre - frugo nella borsetta alla ricerca della foto che ho portato con me, - questo è il mio papà - allungo il braccio e schiaffo l'immagine contro il suo viso, - questo è l'amore di mia madre, queste le mie vere origini! -

L'attenzione di Riccardo si focalizza sul giovane raffigurato.

La bandana, i jeans a campana e Venezia.

Le dita tremano e lasciano cadere a terra la foto, che vorticando, si ferma ai nostri piedi.

- Come vedi io non c'entro nulla con quel farabutto - respiro forte, - io e quel mostro non abbiamo lo stesso sangue, non abbiamo lo stesso DNA, non abbiamo niente in cumune, e non è vero che non ho un cuore, io ce l'ho ed è grande, immenso, è un cuore che non si è mai arreso ed ha continuato a lottare anche quando tu mi hai abbandonata al mio destino, in tribunale, quando mi sono ritrovata da sola e anche adesso, che ti ho cercato fino a questo posto ai confini del mondo e della civilt..-

Ma lo sfogo termina bruscamente. Non riesco a finire di parlare perchè Riccardo non lo permette.

La testa si piega di colpo e le labbra si schiacciano contro le mie.

Il cuore smette di battere.

La testa esplode.

I polmoni si paralizzano e le orecchie si otturano.

Ogni cosa si ferma, congelata insieme a noi e alle nostre bocche fantasticamente unite.

Non riesco a pensare niente, a sentire niente se non il sapore di Riccardo, confuso con il mio.

Ed è semplicemente un sogno. 

Questo non è il bacio strappato nel negozio in centro, non è quello forzato dato fuori da scuola nel giorno che ha segnato la fine d nostro rapporto.

Questo non è compiuto da me.

Non sono io ad aver fatto la prima mossa, ma Riccardo.

Ed è il bacio più vero, più travolgente, più desiderato che abbia mai dato.

E' il bacio.

Il nostro bacio.

Riccardo sposta le mani sui miei capelli e li stringe, avvolgendoli tra le dita, - Perchè non me lo hai detto? - sussurra a filo delle mie labbra, - perchè hai permesso che mi struggessi nello straziante dilemma di amarti o lasciarti andare via da me? -

Non riesco a frenare una lacrima che scende indisturbata, ma non importa, questa volta so che non si tratta di dolore, ma di gioia e felicità.

- L'ho saputo solo ieri sera - mi affretto a spiegare, - mia madre ha taciuto la verità da sempre, neanche Domenico sa e sapeva niente, era un segreto, tacito e nascosto! -

Il rumore del suo respiro è deciso e reale. E' presente e fa stringere lo stomaco in una morsa bestiale. - Per favore torna sui tuoi passi, per favore ripensa a noi due, a quanto eravamo felici insieme, adesso possiamo esserlo di nuovo, adesso non c'è più niente che potrà opporsi al nostro rapporto, ne' odio, ne' rancori, ne'...-

- Shhh - Le dita di Riccardo si portano sul mio viso, scorrendo sulla guancia in modo incantevole e straziante, fino a fermarsi sopra la mia bocca, - non  parlare più! - sussurra.

In apnea sento le gambe tremare come foglie al vento.

- E' la notizia più bella che potessi darmi! - Gli occhi di Riccardo fissano le mie labbra appena schiuse, - non sai da quale peso mi hai liberato, sapere che tu non sei figlia di quell'assassino mi rende di nuovo un ragazzo sereno - piega ancora una volta il viso, - mi restituisce la forza di amare - La sua bocca è a un soffio di distanza dalla mia, - di amarti! -

I respiri si confondono e le labbra si sfiorano.

Ma è solo un attimo, perché lui di colpo si stacca e aggrotta la fronte, - Dannazione - sbotta, - non possiamo farlo! -

Vacillo, - Perchè? -

Riccardo tira indietro i capelli e sbuffa, - Tu hai un ragazzo adesso - si incupisce, - ed io non voglio una fidanzata da dividere con qualcun altro, io desidero una donna mia, tutta mia! -

- Ehi - poso una mano sul suo petto, - tu hai l'esclusiva su di me! - I miei occhi dritti sotto ai suoi.

Lui respira profondamente, - e quel damerino di Isac? -

Alzo la mano davanti al suo viso, a mostrare l'assenza dell'anello, - L'ho lasciato! Lui non era te, nessuno è come te! -

Riccardo posa le mani ai lati del mio viso e nasconde un sorriso malizioso, - Lo so, piccola, lo so, questo è scontato! -

La sua sfrontataggine è dannatamente eccitante e non posso far altro che mollargli una leggera spinta indietro, - Sei irritante! -

Lui alza le spalle e libera un sorriso esplicito, così vero da far girare la testa, per poi tentare un nuovo approccio, piegando la testa contro la mia.

Prima che le labbra si sfiorino, il cervello smette di ragionare o forse pensa oltre il dovuto, - Aspetta - lo blocco, - hai ragione, non possiamo, anche tu hai una ragazza -

Le sue mani si staccano dal mio viso e il busto torna dritto, a distanza, - Non, non è ver...-

- Non dire che non è vero! - lo ammonisco, - ti ho visto, ricordi? - I miei occhi brillano appena contro i suoi, - al tribunale, la ragazza dai capelli rossi, e al negozio in centro, la collana di perle che ci siamo contesi, quello era un regalo per lei...- comincio ad elencare a perdifiato ogni sorta di dettaglio, - ho visto che la indossava e poi il bacio che vi siete dati prima di entrare in aula...-

Riccardo si prende la testa tra le mani, - Ho fatto una stupidaggine - dice, - una grande stupidaggine di nome Samanta! -

Muovo lo sguardo nella stanza.

Il fuoco scoppietta dentro la stufa e il vento fischia, passando sotto la porta.

- Ti giuro che per me lei non è stata e non è niente - Il pearcing che porta al sopracciglio si inclina appena, - solo un modo per combattere una realtà inaccettabile - rivela.

- Ci sei andato a letto? -

Riccardo abbassa il capo in segno affermativo.

Il mio cuore si incrina e perde qualche goccia di sangue.

Ma infondo cosa avrei dovuto aspettarmi?

Era palese che lo avesse fatto!

Era scontato, ma fa ugualmente tanto male anche solo pensarlo.

- Piccola - la sua voce si scalda, - non ho amato quella ragazza e non voglio più neanche vederla o uscirci - le sue labbra tremano, - lei non era te, nessuna è come te! - ripete la mia stessa frase.

I nostri sguardi restano sospesi e incollati l'uno all'altro, soppesando la realtà dei fatti e dei sentimenti.

- La lascerai? - sussurro.

- Certo che lo farò! - Riccardo mi afferra entrambe le mani, - domani stesso le dirrò che il nostro rapporto non ha più senso di esistere! - fa un piccolo passo avanti, fino a far sentire il respiro contro il mio, - e infondo non è mai esistito, dal momento che lei aveva anche un fidanzato ufficiale ed io ero solo la ruota di scorta! -

Butto fuori un soffio più lungo del dovuto e sorrido appena.

Riccardo increspa le labbra, creando quelle fossette che mi hanno fatto perdere la testa fin dal primo nostro incontro, - Adesso possiamo? - domanda, - possiamo tornare ad essere io più te? -

- Credo di sì - rispondo.

Lui agilmente mi solleva da terra.

Una mano sotto alle ginocchia ed una a cingere il collo, facendomi rivivere il flashback dolce e rassicurante del nostro primo incontro.

Senza staccare le labbra dalla mie mi conduce fino nella stanza affianco, per depormi teneramente sul letto a una piazza.

Affondo la testa nel cuscino.

I capelli si sparpagliano e le braccia ricadono nel morbido del piumone.

- Mi dispiace per tuo nonno, mi dispiace per la sofferenza che hai provato, mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare in questi anni ed oggi...- Le parole si liberano involontariamente, quasi a smorzare l'imbarazzo, la gioia e il desiderio della troppa vicinanza.

Riccardo si porta sopra di me, le braccia a far forza ai lati della mia testa, - Vuoi stare zitta? -reclama.

Lo faccio all'istante, incupendomi.

Lui dapprima sorride, quasi di nascosto, poi senza essere capace di trattenersi scoppia a ridere più forte. La voce risuona nell'abitazione, fino a scontrarsi con i vetri sottili e l'antica mobilia.

E' la musica di una canzone già sentita.

Un'ode che conosco ma che riascolterei all'infinito, in ogni minuto della mia vita, se solo fosse possibile. Tuttavia non voglio mostrarmi troppo debole e leggera, così sbuffo, fingendomi indispettita e lui allora cessa qualsiasi forma di ilarità e mi guarda.

I nostri occhi si incontrano.

Brillano, scintillano e parlano.

Spiegano tutto quello che nessun altro senso del corpo riuscirebbe ad esprimere.

Due fari nella notte, due pietre preziose, due diamanti.

Pian piano la bocca di Riccardo si avvicina di nuovo alla mia.

Le dita fanno scendere la cerniera del piumino, permettendomi di uscire fuori dal pesante guscio morbido.

Nessuno dei due fiata.

Neanche una sillaba si libera in aria.

Solo gesti, movimenti e profumi.

Il suo e il mio in un perfetto connubio voluto e destinato.

Un mix di odori che impregnano la stanza e si apprestano a resistere nel tempo. 

E una volta che il giubbotto se ne è andato è il momento della felpa, delle scarpe e dei jeans.

I miei e i suoi.

Vestiti lasciati cadere a terra e gettati sul materasso.

Riccardo passa le mani sui miei fianchi, fino a scorrerli tutti.

Completamente.

Vogliosamente.

La presa è fuoco sulla pelle.

La bocca linfa vitale, passione e pazzia.

E' aria che mi è mancata per tutto questo tempo, che accarezza e brucia le braccia, il collo, i seni, la pancia e sempre più giù.

Fino a raggiungere il cotone semplice e scontato delle mutandine.

Deglutisco frastornata.

Il desiderio si impossessa di ogni centimetro del mio corpo e la paura lo fronteggia. Paura che ha la meglio e mi fa spostare le dita sui capelli di Riccardo, per trascinarlo di nuovo verso di me e il mio viso.

Lui risale lentamente, senza smettere di lasciare baci su ogni centimetro della pelle.

L'ombelico è solo una piccola tappa prima di tornare al collo e alle labbra.

Poi il mondo si ferma.

La clip del reggiseno viene sganciata e il cuore esplode nel torace, quasi incrinandolo per sempre.

La bocca esperta del mio amante si sposta ai seni nudi e la testa perde anche l'ultimo appiglio di razionalità.

I baci sono lievi come la neve che cade sul davanzale e potenti quanto il vento che sferza contro i vetri.

Le coste salgono e scendono, nel momento in cui la sua mano torna all'elastico delle mutandine, sfilandole con estrema lentezza.

L'indumento scorre sulle cosce, sulle gambe, fino ad abbandonare del tutto il mio corpo.

- Voglio fare l'amore con te -

La frase blocca completamente il proseguire della mia esistenza.

Boccheggio.

Gli occhi contro quelli desiderosi e vivi di Riccardo.

Mi ripeto che non sto immaginando niente.

Tutto è pura e concreta realtà.

Ho semplicemente fatto funzionare correttamente la chiave in mio possesso. La combinazione che ha aperto il cuore di Riccardo come uno scrigno magico e fatato.

Al solo pensiero della richiesta che il ragazzo più importante della mia vita mi ha appena rivolto, il corpo è sopraffatto da scosse.

Ho quasi sedici anni ed il mio viaggio è appena iniziato.

Sono una bambina, una piccola e indifesa ragazza che trema nuda sul letto.

Ansia, desiderio e voglia si intervallano, fino a far uscire le parole che Riccardo vuole sentirsi dire.

Quelle che non gli ho acconsentito dentro lo stanzino della biancheria nell'ospedale dove era Marie.

Quelle che però adesso desidero e sono pronta a rispondere, - Anche io lo voglio -

Lui sorride ed io credo di morire per sempre.

Cerco di placare il fremito crescente e, la perfezione della bocca di Riccardo, mi da un grande aiuto.

Le nostre labbra si fondono con dolcezza e gli occhi gonfi solo una scia nostalgica e passata, che cerchiamo di dimenticare e allontanare dalla nostra vita e dai nostri cuori provati.

- Per me è la prima volta - gli ricordo.

Lui sorride, compiaciuto che dopo tutte le vicissitudini sia ancora pura e illibata, ma anche teneramente colpito dai miei timori. Poi scorre l'indice sulla mia bocca, - Non preoccuparti - sussurra - anche per me lo è -


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