CAP. CX Baby, ti stavo proprio aspettando!
La campanella d'uscita suona liberatoria.
Siamo già a sabato.
Una mattina di scuola finita.
Una settimana monotona e priva di senso terminata.
Le lezioni non hanno annoiato più del solito e il freddo che avvolge la città è stato più o meno costante.
Giulia si allunga verso Leo, - A stasera! Metti la camicia migliore e porta dietro il sorriso più bello che hai! - gli molla un bacio pressante sulle labbra.
Distolgo lo sguardo e fisso l'erba che sbuca dalle mattonelle del cortile, in attesa che i miei amici terminino le loro smancerie.
Per fortuna Leo, non propriamente avvezzo a troppe effusioni, si stacca velocemente e fa un passo indietro, - Ciao Ari - alza una mano.
Ricambio il saluto e lui corre verso il pullman.
Giulia sbatte le ciglia, completamente rimbambita. Le muovo una mano davanti al viso, - Ehi - cerco di riportarla al presente, - sei in questo mondo? -
- Solo materialmente - fa un sospiro lungo un'eternità.
Alzo gli occhi al cielo e riprendo a camminare verso l'uscita del liceo, - Tu e Leo siete davvero una coppia invidiabile - riconosco.
Lei si affianca a me, - Grazie Tata - porta le mani al petto, - potremo essere una coppia perfetta se solo quel dolce e sensibile ragazzo riuscisse a mettere in moto il dannato attrezzo che si ritrova! -
Un repentino colpo di tosse mi sale dal petto alla gola. Il chewing-gum che sto masticando si incanala nella via sbagliata. Divento quasi cianotica mentre prendo a tossire senza fine.
Giulia si fionda su di me e batte ripetute pacche sulla spalla, fino a farlo risalire.
Lo sputo a terra e riprendo aria, - Non è niente - la tranquillizzo, -sto bene - respiro di nuovo regolare.
- Mi hai fatto prendere uno spavento! - porta le mani davanti alla bocca.
- Tu lo hai fatto prendere a me! - replico, - non puoi sfornare argomenti così intimi, senza dare prima segni di avvertimento! -
- Non credevo tu fossi tanto suscettibile!- alza le mani.
Muovo di nuovo le "Converse" una dietro l'altra, - E' piuttosto imbarazzante - mi lamento, - e comunque mi dispiace - alzo le spalle, - intendo per il fatto che tu e lui non abbiate risolto ancora quel problema! -
Giulia indossa il suo basco storto sulla testa, - Prego tutte le sere Priapo perchè possa materializzarsi segretamente in lui! -
Mi soffermo, - Priapo? -
Lei allarga le braccia, - il Dio greco del sesso - dice con palese ovvietà.
Sollevo le sopracciglia costernata, - Non sapevo che esistesse questo individuo nella mitologia greca! -
Giulia scuote la testa, - Quante cose devo insegnarti amica mia...- osserva il fidanzato salire sul bus e partire, - tuttavia non credo che ascolti le mie suppliche - mugula.
- Forse ha solo troppe richieste - suppongo.
Lei aggrotta la fronte, - Probabile - afferma, - ma la mia ha la priorità su tutte! -
Sorrido e scuoto la testa.
Lei ride di rimando e infila le mani nel piumino - Sai la scorsa settimana è stato a cena a casa mia -
- Chi, Priapo? - comincio a non capirci più niente.
Giulia sghignazza più forte, - Ma no! Leo !!! -
Poso le mani sulle ginocchia e rido forte, - Questo è l'effetto dei tuoi strampalati discorsi! - mi difendo.
- No - ribatte lei - questo è l'effetto di Priapo e del suo superlativo attrezzo! -
Continuamo a ridere come due bambine, fino alle lacrime, per una stupida e insensata considerazione. Poi Giulia prende fiato, - E comunque è stata un'ottima cena, se togliamo il fatto che mamma, nonostante lo conoscesse già, non si è lasciata sfuggire l'opportunità di importunarlo con una notevole sequela di domande e accorgimenti! - sospira.
- Le madri eh? -
- Le madri sono sempre le madri - alza le spalle, - però Leo è stato in gamba, ha risposto perfettamente e con stile a tutto! -
Senza accorgercene siamo arrivate al parcheggio. D'istinto sposto lo sguardo nel caos di auto e motorini che stanno uscendo. Scorgo Riccardo farsi spazio nel fumo e nello smog, piegato, in sella alla sua Honda. Il mio cuore trema, come le mani e le gambe, che inevitabilmente rallentano.
Giulia si rabbuia, - Tata che c'è? - Il suo sguardo si indirizza nella stessa linea del mio, - Ah! - sospira, - ho capito! -.
Riccardo e il suo ciclomotore se ne vanno rombando e io sono in grado di riprendere a camminare.
- Ci stai ancora male, non è vero? -
Annuisco, incapace di formulare qualsiasi altro pensiero.
Dal giorno dell'indimenticabile bacio strappato e respinto ho incontrato Riccardo solo un paio di volte. Per sbaglio, sul corridoio.
E in entrambe le situazioni il mio cuore è partito a mille e gli occhi sono annegati nel verde immenso dei suoi. Quel verde che manca più dell'aria, quel verde che ha capovolto e ruzzolato del tutto la mia vita.
- Credevo che uscire con quel ragazzo, Isac, ti avrebbe aiutato un po' nel superare la cosa -
I miei Ugg color cammello, nuovi di zecca, percorrono il manto di foglie secche, mentre una folata di vento muove i rami degli alberi sulle nostre teste.
- Isac è molto carino con me ed io sto bene con lui, ma...-
- Ma dimenticare Riccardo è dura - interviene la mia amica.
- Non dura - preciso, - impossibile! -
Lei scuote la testa desolata, - E' triste anche per me e Leo sapervi divisi, eravamo un bel quartetto insieme -
- Già - la mia faccia assume un'espressione sempre più contrita.
Giulia fa un colpo di tosse, - Okay! Tata! - posiziona il braccio sulle mie spalle, - è ora di dire addio alla malinconia! - La sua voce suona limpida e pulita, - l'ora di salutare per sempre la tristezza! Stasera è sabato sera e si deve solo pensare a vivere! - mi stringe a sè, - vivere come tutte le ragazze della nostra età! -
Un piccolo sorriso fa capolino nelle mie labbra, - Cosa intendi esattamente per...vivere? -
Lei mi lascia andare e si piazza di fronte a me, - Federico organizza una nuova festa a casa sua, una festa Afro! - esclama su di giri, - io e Leo siamo invitati, perchè non vieni anche tu, insieme ad Isac? -
Resto immobile. Per la testa solo le immagini della scorsa festa e dello scorso sballo.
Fumo, alcool, allucinazioni e Riccardo.
Muovo le mani e porto indietro i capelli - Non so se è il caso - farfuglio, - non so se...-
- Perché no? - mi interrompe, - sarà un modo per stare insieme, ascoltare della buona musica e soprattutto non pensare ai problemi! - I suoi occhi incitano ad accettare.
- In realtà...- guardo verso le nubi che attraversano il cielo, sperando che loro mi diano il giusto consiglio, - per stasera io e Isac avevamo in mente qualcosa di più...- butto fuori, - più tranquillo...-
Lei apre la bocca e molla una pacca sulla mia spalla, - Oh! Oh! - esclama, - e sentiamo, più tranquillo sarebbe qualcosa che ha a che fare con un letto, un film e tante, tante coccole? - mi afferra la guancia e la stringe, - perchè se è così, hai ragione, è molto meglio di qualsiasi altra festa! -
- Sei esattamente fuori strada! - gli tolgo la mano dalla faccia e la fulmino con lo sguardo, - l'unica cosa certa tra tutte quelle che hai detto è solo la parte del film - la metto al corrente, - Isac ed io avevamo intenzione di andare al cinema -
Lei fa una smorfia, - Cinema ? - alza un sopracciglio, - direi che non è proprio il vivere di cui parlavo poco fa - muove una mano davanti al viso, - a meno che dopo il cinema, non ci siano davvero quel letto e quelle coccole...-
Spalanco la bocca per prendere aria, - Letto, coccole, ma cosa stai fantasticando? - protesto, - tra me e Isac non c'è e non c'è stato assolutamente niente, neanche un misero bacio, come puoi pensare che io e lui...-
Giulia mi frena, - Vuoi dire che lo scorso fine settimana siete usciti due volte e nessuna delle due lui ha tentato di baciarti? -
Annuisco, - Esatto -
Lei spalanca gli occhi sempre più - Sei sicura che quel ragazzo sia sul serio eterosessuale? - batte le ciglia, - o comunque non sia un alieno o un, un monaco buddista travestito da uomo comune? -
- Isac è solo una persona buona e rispettosa - scuoto la testa, riprendendo a muovermi, - e conosce molto bene l'arte del corteggiamento! -
Giulia mi segue con un sorriso ebete stampato in faccia, io avanzo a passo deciso e convinto. Lo stomaco replica per la fame e non vedo l'ora di arrivare a casa per accontentarlo.
- E sentiamo, se lui ci provasse, se tentasse di darti quel bacio che fa tanto attendere, tu lo lasceresti fare, giusto? -
Mi volto appena verso la mia amica, - Non so - alzo le spalle, - ci devo pensare! -
- Ci devi pensare? - scuote la testa, - sai che sei davvero più unica che rara, amica mia? -
Le batto una mano sulla spalla e mi volto per andarmene, - Ci sentiamo Giù, buon pomeriggio! - la saluto.
Lei resta immobile e guarda verso di me, - Vieni alla festa stasera! - alza la voce per superare il frastuono provocato dai motori e dagli studenti, - Ci divertiremo! -
Faccio un semplice gesto affermativo con la testa e tiro dritta verso casa, sorridendo.
L'idea di partecipare a una festa Afro non è poi così malvagia. L'unica cosa che mi turba profondamente è che essa sia organizzata nella stessa casa dove ho provato e subito esperienze che mi hanno segnata e che voglio assolutamente dimenticare.
Cerco di scacciare ogni tipo di ricordo e prendo il cellulare, << Ti va di andare alla festa di Federico questa sera? >> digito veloce ad Isac << Il cinema può sempre aspettare... >>
La risposta non impiega molto ad arrivare << Certo baby! Ogni tuo desiderio è un ordine per me >>
Sorrido e raggiungo la traversa che conduce alla mia abitazione.
Mi guardo intorno con sospetto.
Il timore dei giornalisti è presente, anche se è un bel po' che non sono più appostati davanti a casa. A quanto pare per il mondo la mia storia non è più qualcosa di interessante ed esclusivo; anche se, scommetto, tale quiete mediatica sarà incrinata nel giorno stesso che inizierà il processo.
Mamma dice che non passerà molto tempo alla prima udienza e io sinceramente sono abbastanza preoccupata. So che dovrò testimoniare contro mio padre e so che dovrò immancabilmente percorrere a ritroso la storia della mia vita.
Una storia fastiosa e lacerante.
A casa trovo mia mamma in cucina, con indosso la pannuccia, le mani e il naso bianchi di farina, - Ho fatto la pizza, se riesci ad aspettare dieci minuti finirà di cuocersi e potrai pranzare con quella! -
Mi siedo e osservo attraverso l'oblò del forno il pomodoro e la mozzarella gonfiarsi ed espandersi sulla pasta, riempiendo la teglia.
- sono felice di vederti nelle vesti di cuoca - sorrido - mi mancavano un sacco...-
Lei afferra il canovaccio sul lavello e si pulisce le mani - Ho deciso di reagire - afferma, - Domenico ha distrutto la mia vita, ma non può distruggere anche la tua! - I suoi occhi sbattono nei miei, - tu hai bisogno di una madre presente e razionale, non di un fantasma che gira per casa senza logica ne' spirito! -
Resto spiazzata dalle sue parole e la osservo versarsi dell'acqua da bere.
- Basta piangersi addosso, basta piegare la testa al dolore - posa il bicchiere sul tavolo, - io ho un compito molto importante, quello di crescerti e lo farò con la passione e l'amore che ho sempre avuto! -
Mi sollevo e vado ad abbracciarla, - Tu sei la migliore del mondo - la stringo, - non ti cambierei con nessun altra madre presente sulla faccia della terra! -
Lei sospira e mi prende il viso tra le mani, - E tu? - Le sue pupille scavano nel nero delle mie, - come stai? -
Abbasso la testa e annuisco, - Un po' meglio, cerco di dimentare -
Lei indietreggia e si gira verso il forno, aumentando la temperatura di un paio di gradi, - Ci stai riuscendo? -
Torno a sedermi con il viso tra le mani, - Non lo so - sospiro.
Mamma apre lo sportello e il fumo l' avvolge.
L'odore di pizza mi fa tornare un leggero sorriso, - Stasera c'è una festa, posso andare insieme a Giulia e Leo? -
Mia madre taglia con le forbici un paio di spicchi e li dispone su un piatto grande e ovale, - Dove? -
- A casa di un amico di Leo, a Frascati - spiego, - non farò tardi e a mezzanotte sarò di ritorno! -
Lei porta il piatto sul tavolo e si siede di fronte a me, - va bene, torna presto però e comportati come si deve! Non farmi stare in pensiero! -
- Grazie! - sorrido, - ho già detto che sei la migliore dell'universo? -
Mia madre scuote la testa e alza gli occhi al soffitto, compiaciuta e divertita.
Terminato il pranzo mi alzo e mi stiracchio.
- Ah tesoro! Quasi dimenticavo, c'è una cosa per te, di là in salotto! - dice mia madre.
Raggiungo l'altra stanza e sul divano trovo il mio portatile e il vecchio cellulare.
- Me li ha consegnati questa mattina il maresciallo - spiega, - li hanno trovati i carabinieri nella villa dei Colonna durante una perquisizione, dai contenuti hanno capito che erano i tuoi-
Alla mente torna il giorno che papà me li aveva strappati, quello dello schiaffo e del sequestro in camera.
Chiudo gli occhi e caccio indietro una lacrima.
Sembra passato molto tempo, invece sono solo manciate di settimane.
Con lentezza li prendo tra le braccia e li porto in camera.
Giro e rigiro tra le mani il vecchio telefonino, infine decido di rimetterlo in uso.
Sostituisco la scheda e abbandono il regalo di Riccardo in un cassetto.
Con questa mossa i ricordi materiali legati a lui sono del tutto azzerati.
Chiudo lo sportello del comodino e con esso tutti i momenti scomodi e fantastici.
Il pomeriggio trascorre insignificante e privo di senso, tra un paio di paragrafi di storia e una decina di equazioni di secondo grado.
La concentrazione che impiego per ciascuna materia è il doppio se non il triplo dell'inizio dell'anno, quando non ero al corrente di essere figlia di un uomo ignobile e non avevo ancora incontrato il ragazzo più bello e malvagio del mondo.
Sono appena le venti e trenta e i genitori di Leo passeranno a prendermi tra non molto.
Ho preferito darmi appuntamento con Isac direttamente sul posto. Adesso che mia madre è tornata nei suo stracci, non le sarebbe certo sfuggito di vedermi salire sulla sua scoppiettante auto sportiva. In realtà per essere corretta dovrei dirle di Isac e del mio tentativo di rimettermi in gioco, ma ancora non me la sento di affrontare questo argomento. Non so neanche io cosa provi veramente per quel ragazzo e non voglio che nella testa di mamma si formino strane idee o illusioni.
Preferisco rimandare e sopratutto stare a vedere cosa succederà tra noi due.
Faccio una rapida doccia e corro a vestirmi.
Non so bene cosa sia meglio indossare per una festa Afro, sicuramente qualcosa di carino ma anche comodo. Non troppo provocante, ma neanche eccessivamente sportivo.
Faccio una serie di prove d'abito, in preda all'oblio più completo e alla fine dei vari cambi, i jeans scelti finiscono per essere troppo esuberanti e la maglietta a mezza manica per fasciarmi troppo i fianchi.
Stizzita sostituisco i pantaloni con un modello più semplice e la t-shirt con un top senza spalline.
Il risultato non cambia poi molto.
La verità è che non mi vedo bella con niente, con nessun indumento o capo d'abbigliamento.
Mi rassegno e passo la piastra sui capelli, ma anche loro non vogliono essere affatto domati.
Poi, quando prima di uscire, sale un certo fastidio in fondo all'addome, capisco che il ciclo è in arrivo e comprendo il perchè del totale rifiuto di me stessa e del mio corpo.
Mi assicuro di avere in borsa degli assorbenti e salgo a corsa in auto.
Giulia mi fa spazio accanto a lei, stringendosi a Leo, nei sedili posteriori.
In mezz'ora raggiungiamo Frascati. Il signor Mori comunica che tornerà a prenderci alle ventitré e mezza, non più tardi.
- Abbiamo due ore e trenta per vivere! - Giulia alza il braccio in aria e si mette a salterellare come una pazza.
Leo si avvicina alla fidanzata e la prende per mano, - Niente colpi di testa, niente alcool e niente tuffi in piscina! -
Giulia mi lancia un'occhiata, a ricordo della nostra esperienza a Fregene, a casa di Renato, - Farò la fidanzatina perfetta - sbuffa, - e poi qui non c'è una piscina! -
Lui alza gli occhi verso l'alto, - Menomale! -
La musica si diffonde intorno all'edificio, è possibile sentirla già da alcuni metri di distanza.
Alcune ragazze ballano sugli scalini del casolare, cantando il ritornello di "Chica Barcellona" a squarciagola.
Leo e Giulia procedono avanti e io dietro di loro.
Dalla porta di ingresso esce il mio accompagnatore della serata con indosso il suo immancabile cappotto di pelle lungo e un esagerato sorriso, - Ben arrivata, baby - allarga le braccia, - ti stavo proprio aspettando! -
In pochi secondi mi ritrovo a stretto contatto con il petto di Isac, in un abbraccio sicuro e avvolgente. Un abbraccio che dovrebbe scaldare il cuore e tranquillizzare l'anima, e invece senza averne alcuna colpa e intenzione, li fa maledettamente precipitare a fondo.
A fondo che più a fondo non si può.
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