Un fedele servitore

Questo breve racconto partecipa alla prova Day#3:HistoricalFictionIT del contest Halloween Vault 2 indetto da AmbassadorsITA

Avere la fama del duro Inquisitore non è cosa facile.

Non bisogna mostrare esitazioni, tentennamenti di fronte al condannato.

In punto di morte cominciano a supplicare, piagnucolare, contorcersi. Le provano tutte per sottrarsi alla giusta pena.

Ma essere un buon Inquisitore vuol dire rimanere impassibili di fronte a un simile pietoso spettacolo.

Molti me l'hanno chiesto, con gli occhi brillanti di curiosità e ammirazione mi hanno interrogato sulla straordinaria capacità di guardare un condannato negli occhi e appiccare il fuoco senza lasciar trapelare emozione nemmeno dall'inarcamento delle sopracciglia.

È Dio che li punisce, è questo il segreto che non ho mai rivelato.

Io sono solo un fedele servitore.

I desideri di Dio li senti come soffi di vento nell'orecchio. È una sensazione impercettibile, che la prima volta mi ha lasciato confuso. Guardi quella persona e qualcosa scatta dentro. È Dio che te lo sta dicendo: È una strega, uccidila.

Uccidila.

Uccidila.

Uccidila.

Continui a sentirlo finché non ti decidi a farlo.

È una cosa che solo chi condivide il mio stesso onorevole compito può capire.

Servire Dio può essere duro a volte, senti i rimorsi della coscienza che ti divorano le viscere, ma è facile dimenticarli quando ricordi a te stesso l'importanza di chi stai onorando.

Poi le vedi, le fiamme che cominciano a sollevarsi. Gli ugolii di dolore che si trasformano in grida, anche queste presto inghiottite dal fuoco. L'odore di carne bruciata. Se chiudi gli occhi puoi quasi fingere che ció che sta bruciando è carne da macello, e non un peccatore che sei stato costretto a punire.

Ho ucciso tante persone. O meglio ho soddisfatto tante volte il mio Signore. E mai ho provato rimorso.

La prima volta, forse. Quando il desiderio di Dio si è palesato per la prima volta e mi ha lasciato così frastornato che alla fine mi sono chiesto se non mi fossi immaginato tutto e non avessi fatto fuori un innocente per un raptus di follia.

Eppure adesso mi sembra quasi di essere ritornato a quel momento. Alla mia prima volta.

Occhi acquamarina annacquati che mi guardano e mi supplicano. Ciglia bagnate, guance arrossate, lo sforzo di restare lì appesa come un salame aspettando la fine.

Le corde graffiano i polsi e altri piagnucolii lasciano le sue labbra.

È solo una ragazzina, concludo guardandola. Tredici anni al più.

Il Diavolo si nasconde dietro le vesti più angeliche, ricordo a me stesso.

Faccio un passo avanti, sollevo lo sguardo e mi blocco ancora.

Se n'è accorta, mi rendo conto. Ha smesso di piangere e mi osserva così, con il volto imbrattato e l'espressione pensierosa. Sta valutando quale sarà la mia prossima mossa mentre la speranza di poterla scampare le si accende dentro.

Sono sempre stato bravo a leggere le emozioni della gente. Con un ragazzina è ancora più facile.

E come ho sempre capito i sentimenti degli altri, allo stesso modo sono stato in grado di leggere me stesso.

E lo so già.

Questa volta non lo faró.

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