Il vaso di Iris
Racconto per la seconda edizione del Concorso Scrittura di @AmoreTiOdio
Amanda capì ancora prima di aprire gli occhi come doveva essersi conclusa la serata di cui in quel momento ricordava poco e niente. Gambe intrecciate, corpi aggrovigliati. Quella notte avevano festeggiato, si erano riuniti a bere e ballare per festeggiare l'arrivo della primavera. Pochi però dovevano essere arrivati lucidi alla mezzanotte, la maggior parte erano stramazzati a letto o per terra prima dell'arrivo del nuovo giorno, provati dall'alcol, dall'erba o dal sesso. A nessun importava davvero dell'arrivo della primavera, quella era stata un'occasione come un'altra per riunirsi e fare baldoria. Cose da universitari stressati dall'ultimo semestre prima dell'arrivo dell'estate.
Amanda si aggirò per un po' confusa in quella massa di corpi, voleva trovare qualcosa da bere per dissetarsi, possibilmente acqua dato che poteva quasi scommettere che una sola goccia d'alcol le avrebbe fatto rigettare anche le budella.
Quando capì che raggiungere la cucina sarebbe stato pressochè impossibile decise di ripiegare verso il bagno. Dopo la quarta porta sbagliata beccò ciò che cercava. Un bel bagno lussuoso con una pila di asciugamani puliti sul ripiano e vasca idromassaggio al centro della stanza. Riccardo Lombardi era il ragazzo riccone della facoltà di economia ed era tipico di lui organizzare rimpatriate a casa sua per ostentare i numeri a tre zeri che i genitori gli lasciavano sulla carta di credito ogni mese. Nessun altro avrebbe potuto permettersi tutto quello, ma infondo era anche simpatico quando non si metteva in testa di fare il Don Giovanni in giro.
Amanda stava strofinando le salviette struccanti che aveva trovato in uno dei cassetti sotto gli occhi quando un rumore attirò la sua attenzione. Proveniva dalla finestra e l'attimo dopo qualcuno scivolò nel bagno saltando giù dal cornicione. La ragazza lanciò un urlo stringendosi contro il ripiano di marmo e chiedendosi se non stesse ancora sognando. No, il freddo del marmo era fin troppo vivido. E poteva scommetere di aver già visto quegli occhi azzurri la sera precedente. Aveva anche deciso di provarci prima che Enrico la trascinasse verso gli alcolici e a quel punto l'aveva perso di vista. L'aveva cercato con lo sguardo per quasi un'ora, poi l'alcol aveva fatto il suo effetto e di quel che era seguito ricordava ben poco.
Il ragazzo sorrise sollevando lievemente la bottiglia che aveva in mano. Doveva essere spumante, ma Amanda non ci stava prestando troppa attenzione. Come diavolo ci era finita chiusa in bagno con quel figone?
"C-Che stavi facendo sul-sul tetto?" biascicò la prima cosa che le venne in mente, poi si rese conto che era esattamente quello che voleva chiedergli.
Il ragazzo scrollò le spalle prima di rispondere. "Sono rimasto a vedere l'alba. Sai, il primo giorno di primavera e quelle stronzate lì. Ci siamo riuniti qui per questo, no?"
"Già" rispose Amanda pensierosa.
Poi accadde.
Un soffio si vento smosse la tenda mostrando l'esterno e la ragazza sbarrò gli occhi. Per la seconda volta si chiese se non stesse ancora sognando.
"Che c'è?" chiese quello incuriosito, poi seguì il suo sguardo e la sua riposta fu eloquente.
"Cazzo!"
Stava accadendo qualcosa di strano, Amanda se ne rese conto dopo aver smesso di interrogarsi se fosse sveglia o meno. Era fin troppo sveglia e fuori il cielo era grigio, ma non era quella la cosa strano nonostante in effetti fosse il primo giorno di primavera. Il fatto strano era che non era solo il cielo ad essere grigio, ma ogni cosa. Ogni cosa. Amanda pensò persino che potesse essere un effetto ottico, un sintomo regresso della sbronza che si era presa.
Si avvicinò alla finestra e guardò di sotto, Anche le strade, le macchine, le pareti delle case, il pelo del cane che stava abbaiando nell'abitazione opposta. Tutto grigio.
Amanda abbassò lo sguardo sulle sue mani e persino il colore che si era fatta stendere sulle unghie dalla sua coinquilina era sparito. Deviò lo sguardo verso il ragazzo.
"V-Vedi anche tu quello che vedo io?"
Il ragazzo non aveva ancora distolto lo sguardo dall'esterno e si voltò verso di lei battendo più volte le palpebre. "Cazzo, sì" rispose alla fine.
"Pensi, tu pensi che dovremmo fare qualcosa?" Chiese a quel punto cauta. La vicinanza di quel ragazzo e gli strani eventi di quella mattina le stavano fottendo il cervello.
"Fare qualcosa?" ripetè quello come rimurginando su un'espressione di cui non ricordava il significato. "Sai almeno quello che sta succedendo?"
"No, io...non lo so" si arrese infine la ragazza per poi dirigersi verso la porta. Dovevamo almeno provare ad uscire. Forse era quel bagno, quelle pareti. Riccardo Lombardi doveva aver dotato quella stanza di qualche tecnologia particolare. Filtri per la vista, simulazioni di un videogioco ambientato in un futuro distopico. Doveva essere così. I ricchi non smettevano mai di trovare nuovi metodi per spendere i loro soldi.
Prima di arrivare alla porta però qualcosa la bloccò. Inizialmente era più come una presenza impalpabile, un muro invisibile di energia che le impedì il passaggio. Poi quelle sensazioni si materializzarono in una figura che le apparve davanti. Amanda urlò sobbalzando all'indietro, ma questa volta non era nessun bel ragazzo che aveva visto l'alba sul tetto ad essersi materializzato. Era una figura incappucciata che non mostrava il volto, che era rivolto verso il basso. Amanda associò quella figura al Tristo Mietitore, prima che la voce oscura della figura rombasse nell'aria cancellandole ogni pensiero.
"Vi state chiedendo perchè, vero?" Chiese e non ricevendo risposta continuò. "Tutto questo grigio il primo giorno di primavera. Ammetto che colpire all'entrata della stagione dei colori è stata una delle mie genialate. Mhm, sapete che sarei tentato di non rispondervi? Lasciarvi nella vostra ignoranza a torcervi alla ricerca di una risposta. È tipico di voi mortali!" ridacchiò, una risata cavernosa che causò brividi alla ragazza.
"M-mortali?"
"Ah, dimenticavo, questa è una storia che forse vi racconterò più tardi. Volete sapere o no che sta accedendo ai colori del mondo?" La figura non attese una risposta prima di tirare fuori qualcosa dalle tasche del mantello che indossava. Fu in quel momento che Amanda notò che la figura, qualunque cosa fosse, era l'unica macchia di colore rimasta in quel mondo ingrigito. Il mantello che indossava riluceva rosso nella stanza.
Aprì la mano mostrando ciò che aveva tirato fuori. "Avete mai sentito parlare del vaso di Pandora? Questo è il vaso di Iris, dea dei colori". Sollevò il tappo e un fascio di energia fece sollevare le tende, i tappetti, i capelli di Amanda, rischiando quasi di sbalzarli fuori dalla finestra. In un attimo i colori tornarono. Il suo incarnato pallido, il bracciale d'argento che le aveva regalato sua madre ai diciott'anni, il vestito nero che portava addosso dalla sera precedente, gli asciugamani bianchi sul ripiano di marmo, le saponette colorate disposte in fila dietro il lavandino. La camicia a quadri del ragazzo al suo fianco, i suoi occhi azzurri.
Poi però si sentì uno schiocco di dita, Amanda sollevò la testa temendo quel che poi accadde. Ogni cosa fu prosciugata nuovamente dei colori, che sembrarono riunirsi in un getto di luce che rientrò all'interno del vaso.
"Ma... perchè?" chiese Amanda disperata. Improvvisamente aveva voglia di piangere.
La figura non mostrò il volto, ma si sentì chiaramente il suo ghigno soddisfatto.
"Perchè, mi chiedi? Perchè l'umanità è una misera specie, che non riesce ad apprezzare mai ciò che ha. Siete esseri vuoti, egoisti, spinti solo dal desiderio di dominare gli altri. Nessuno si accontenta di ciò che è, ognuno vuole essere migliore. Nascondete il vosro egoismo dietro l'ipocrisia. Come dite? Volete essere tutti uguali? Menzogne! Volete semplicemente che nessuno si distingua, che nessuno mostri di poter essere qualcosa di più. Soffocate la diversità, uccidete la genialità. Una specie che ha gettato la ricchezza a favore del grigiore. Siete grigi. Tutti così uguali, tutti così vuoti. Manichini stampati, prodotti della stessa fabbrica. Questo grigiore è ciò che avete più avete desiderato, anelito."
La figura strinse il vaso fino a far sbiancare le nocche, poi forzò sempre più la chiusura. Amanda sentì il panico ostruirle le vie respiratorie, avrebbe voluto lanciarsi contro quella figura, strapparle il vaso, riaprirlo, riappropiarsi dei colori. Assistette impotente alla figura che riponeva il vaso nella tasca del mantello, trattenuta a terra da una forza incomprensibile. Non avrebbe potuto fare niente. Osservò la figura voltarsi, sarebbe sparita nel vuoto come era arrivata, quel pensiero bastò a farla reagire, anche se qualcosa di potente continuava a tenerla bloccata contro il pavimento e a impedirle di muoversi.
"Tu! Chi- chi sei? Ti prego, non puoi farci questo. Noi-"
"Voi? Cosa vorreste fare voi?" pronunciò quella voce disgustata, la figura non tornò mai a voltarsi. "Oggi però sono così gentile che risponderò alla vostra ultima curiosità." Quella risata oscura tornò a risuonare tra quelle pareti, una risata colma di un divertimento insano che sfociò in amarezza. "Non ho nome io. Non sono una persona. Sono... un contenitore. Sì, posso definirmi tale. Come il vaso di Pandora e quello di Iris. Raccolto emozioni, emozioni negative. La sofferenza, il dolore, la frustrazione, l'angoscia, l'inadeguatezza. Il vostro mondo di manichini perfetti esclude i diversi, i geni, gli speciali, i migliori. Solo i mediocri sono normali. Io raccolgo le emozioni degli esclusi. Emozioni potenti, che oggi hanno reso possibile l'impossibile."
La figura sparì in un baluginio sinistro e quello fu l'ultima forma di colore che illuminò la Terra per molti secoli.
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