Il marito della mia migliore amica


"Mi piaci."

Quelle parole vennero fuori con una velocità tale che per un attimo Lucrezia si chiese se avessi sentito bene.

"Mi piaci" ripeté Tommaso. Un lento sussurro che si perse nel buio dall'altra parte della balconata.

Tommaso Barone era il marito della migliore amica di Lucrezia e lei avrebbe dovuto essere più sorpresa di quanto effettivamente fosse.

Ma Lucrezia conosceva troppo bene quel volto per non accorgersi che le cose avevano cominciato a cambiare già da un po', per non cogliere gli sguardi che le rivolgeva, le carezze furtive, le battute ambigue anche in presenza di Giada. Tutto richiamava alla memoria ciò che era stato, ciò che lei, Tommaso e Giada erano stati neanche troppi anni addietro, quando l'immaturità aveva guidato i loro errori.

E adesso?

Adesso il passato si ripresentava in forma invertita.

Il karma, qualcuno l'avrebbe chiamato.

La vendetta è un piatto che va servito freddo.

Era di questo che si trattava?

Aveva subdolamente incoraggiato il crescente interesse di Tommaso nei suoi confronti, approfittando di un momento di debolezza di Giada, di una crisi di coppia dovuta a una tragedia?

Lucrezia analizzò il suo comportamento recente e si rese conto che la risposta a quella domanda era negativa.

Forse Lucrezia si era accorta della situazione, forse aveva volutamente ignorato i segnali, ma non aveva di certo incoraggiato tutto quello. Anche se forse non mettere dei paletti era già di per sé una forma di incoraggiamento.

Tommaso.

Cosa si aspettava a quel punto?

Che lei accettasse quella confessione, si buttasse tra le due braccia e diventassero gli amanti della notte? I traditori di turno?

O forse, peggio, si aspettava di portare quella storia alla luce del giorno, lasciando Giada affogare nella vergogna del pubblico tradimento?

Lucrezia guardava gli occhi speranzosi di Tommaso e si chiedeva se veramente anni addietro era lei ad essersi consumata tra quelle braccia, se era veramente quello il ragazzo con cui aveva vissuto le sue prime volte.

Che cosa rimaneva di tutto quello?

Un tradimento che tornava a riproporsi.

Il tradimento con cui Giada le aveva strappato il ragazzo quando, per il divorzio dei suoi, Lucrezia era stata troppo cieca per accorgersi di qualcosa.

Il tradimento con cui Lucrezia avrebbe potuto pareggiare i conti, approfittando di un momento delicato, del dolore che aveva strappato alla sua migliore amica la voglia di reagire alla vita.

Veramente sono così subdola? Chiese Lucrezia a se stessa.

Forse un tempo lo era stata, quando la ferita del tradimento bruciava ancora Lucrezia non aveva desiderato altro che quello, il momento in cui la vita le avrebbe offerto la possibilità di riscattarsi. Una possibilità che era stata pronta a costruirsi con le sue stesse mani.

Per un bel po' di tempo Lucrezia aveva nascosto dietro i sorrisi i suoi propositi malevoli, fingendo di accettare l'umiliazione del tradimento.

Poi il liceo era finito, il tempo era passato, i diversi indirizzi di studio avevano contribuito a spezzare un'amicizia già debole.

Lucrezia aveva frequentato altre persone, aveva scoperto l'amore. Quello vero e non quel misto di eccitazione adrenalinica e desiderio di scoperta che l'aveva legata a Tommaso. Aveva amato davvero e aveva sofferto davvero, cancellando quella ferita d'orgoglio che aveva macchiato la sua adolescenza e l'aveva allontanata da Giada e Tommaso, due persone che in modo diverso erano state importanti.

Poi a un certo punto la vita aveva fatto intrecciare nuovamente i loro percorsi in un negozio di abiti per bambini.

Giada era stata la prima a vederla.
"Lucrezia!" Aveva esclamato, il tono colmo di sorpresa. "Da quanto tempo!"

Lucrezia, voltandosi, si era immobilizzata, per un momento incerta su come reagire.

Infine aveva deciso di lasciarsi guidare dall'istinto e dalla gioia che trapelava dal volto di Giada. In fondo si erano lasciate bene, almeno apparentemente, e anche se avevano smesso di sentirsi, in quel momento si era resa conto di non pensare più alla sua migliore amica con rabbia o con rancore.

C'era stati degli errori, certo, ma in fondo erano due ragazzine, e poteva davvero ridurre anni e anni di amicizia a un ostacolo di percorso?

Lucrezia si era risposta di no, mentre Giada la stringeva in un goffo abbraccio.

Era già incinta quel giorno.

"Quattro mesi" aveva annunciato, accarezzandosi la pancia. "E tu che ci fai qui?"

"Mio fratello" aveva risposto distrattamente, mentre una domanda continuava a ronzargli in testa. "Cioè, sua moglie. Ha partorito la settimana scorsa."

"Wow, davvero?" Aveva chiesto Giada entusiasta.

Poi le due si erano imbarcate nella classica conversazione di circostanza tra persone che hanno condiviso molto e non sanno come dissipare l'imbarazzo per il tempo passato.

E lui? Vi siete lasciati? È suo figlio?

Tante domande e nessuna risposta.

Era davvero il caso di fare domande del genere? Ne aveva il diritto?

In fondo se Giada avesse voluto farglielo sapere, gliel'avrebbe certamente detto. Era il tipo di persona senza peli sulla lingua. O almeno lo era stata un tempo.

Lucrezia non aveva trovato il coraggio di soddisfare la sua curiosità, ma pochi minuti dopo aveva comunque trovato le sue risposte.

Tommaso era sbucato da uno degli scaffali con un paio di scarpette rosa confetto e in quel momento Lucrezia si era resa conto di non aver nemmeno chiesto il sesso del bambino.

Tommaso aveva sgranato gli occhi quando l'aveva individuata al fianco di quella che Lucrezia scoprì essere sua moglie.

Si erano sposati, quella consapevolezza l'accompagnò mentre tornava a casa quella sera.

All'inizio era stato difficile. Far coincidere gli impegni, combattere l'imbarazzo per ciò che era stato, convincersi che riprendere i rapporti con le persone che avevano rovinato il suo ultimo anno di liceo fosse davvero la cosa giusta da fare.

Ma Giada era stata tenace, impegnandosi a ritornare nella sua vita in punta di piedi.
Poi un giorno le aveva chiesto di essere la futura madrina della bambina e in quel momento Lucrezia aveva avuto la certezza che la loro amicizia potesse davvero tornare quella di un tempo.

Avevano ripreso a vedersi. Lei, Giada e Tommaso: lo stesso trio ben assortito che erano stati al liceo.

Poi la tragedia.

Giada aveva perso il bambino durante il parto, rischiando di lasciarci a sua volte la pelle, e non si era più ripresa.

In quel periodo la loro amicizia si era addirittura rafforzata. Non erano più due ragazzine che condividevano le prime cotte, la passione per la musica rock o le lamentale per la scuola. Erano due donne che, nonostante gli errori e il tempo trascorso, erano ancora in grado di capirsi e sostenersi come forse nessuno sarebbe riuscito a fare con l'altra.

Lucrezia era lì quasi tutti i giorni, quando il lavoro glielo permetteva.
Il tempo era passato e aveva visto marito e moglie allontanarsi sempre di più.

E infine erano arrivate le attenzioni nei suoi confronti.

Lucrezia se lo chiese di nuovo: quella che si presentava era un'occasione da cogliere o una possibilità da escludere a priori?

Guardò Tommaso, rivide tutto quello che un tempo li aveva uniti, poi il tradimento, infine la sofferenza che nell'ultimo periodo aveva attanagliato la sua migliore amica.

Giada lo meritava?

Nonostante il periodo che stava affrontando, meritava che il suo stesso comportamento gli si rivoltasse contro?

Occhio per occhio. Per un attimo quel proverbio divenne sin troppo allettante.

Infine Lucrezia scosse la testa.

"No?" Chiese Tommaso, il tono intimorito.

In quel momento il suono di una porta che sbatteva in casa li fece sobbalzare entrambi. Il terrore si dipinse negli occhi di Tommaso.

Se anche lei avesse ricambiato i suoi sentimenti, si rese conto in quel momento Lucrezia, lui non avrebbe mai avuto il coraggio di portare quella storia alla luce del sole.

In fondo era sempre stato un codardo. Lo era stato sei anni prima, quando non aveva avuto la forza di starle vicino in un momento difficile né il coraggio di rivelarle quanto stava accadendo, lasciando che lei lo scoprisse per caso. Lo era in quel momento, che le offriva un compromesso becero senza il coraggio di esporlo a voce alta.

La paura che Giada fosse in ascolto sfumò quando il silenzio prolungato rese invece chiaro che la ragazza non si fosse accorta di nulla.

"Ti prego, pensaci" riattaccò a quel punto Tommaso.

Il tono di supplica la innervosì all'istante. "Pensare a cosa, Tommaso? Vuoi ripetere il teatrino di sei anni fa?"

Quell'improvvisa aggressività lo colse di sorpresa, facendolo boccheggiare. "M-Ma io-"

"Ricordati" lo interruppe Lucrezia "che allora eravamo ragazzini, oggi abbiamo venticinque anni a testa. Siete sposati, diavolo!" Sbottò, indicando l'interno della casa. "Ha appena perso un bambino. Veramente l'unica cosa a cui riesci a pensare è giocare al marito e l'amante?"

"I-Io... Scusami per... allora. Non avrei dovuto-"

"Continua a sfuggirti il punto della questione" lo interruppe ancora, scuotendo amaramente il capo.

"E qual è il punto, Lu? Vuoi dirmi che non sei ferita per quello che ti abbiamo fatto?"

"Lo sono stata. Poi ho capito che non contavi abbastanza."

Tommaso rise a quel punto, una risata bassa e sarcastica. "Ma dai! Eravamo felici, lo sai."

"Eravamo ragazzini. E poi non dovevi esserlo così tanto, se non hai saputo resistere neanche alla mia migliore amica."

"Sì, comportati pure come se fossi l'unico colpevole. E lei? Pensi fosse tanto innocente?"

"Nessuno sta parlando di colpe. Quel che è stato è stato. Sei tu adesso che stai portando alla luce cose seppellite da anni."

"Perché? Vuoi negare che l'hai sempre protetta? Giada che per risolvere i suoi problemi di insicurezza scopa a destra e a manca e alla fine si è scopata anche il tuo ragazzo?"

"Ha sbagliato, è vero. Ma le voglio bene e lei vuole bene a me. Tu invece hai mai amato qualcuno in tutta questa storia?" Le ultime parole furono pronunciate con tono gelido, Tommaso tacque.

"Amo te" disse infine, l'espressione talmente seria che per un attimo Lucrezia si chiese se Tommaso non fosse serio almeno una volta nella sua vita.

"Beh, io non amo te" Lucrezia sciolse l'intreccio delle sue braccia e si allontanò dalla balconata.

"Come posso farti cambiare idea?" Le urlò ancora quello dietro, incurante di essere sentito da qualcun altro.

Non si cambia idea sui sentimenti, rispose Lucrezia tra sé e sé. "Pensa a prenderti cura di tua moglie, piuttosto."

Poi si chiuse la finestra del balcone alle spalle e piombò nel buio di casa. L'oscurità nella quale Giada si era rifugiata da mesi, per sfuggire a una realtà che non voleva affrontare.

Per un attimo il buio le giocò un brutto scherzo e Lucrezia pensò di vedere gli occhi verdi della sua migliore amica lì in cucina, lo sguardo accusatore che le avrebbe rivolto se avesse ascoltato quella conversazione.

Forse sarebbe stato persino meglio, pensò Lucrezia, almeno Giada avrebbe scoperto la verità e lei non avrebbe dovuto portare il peso di quella confessione.

Ci sarebbero state le occasioni per dirglielo, pensò. Ma è bene che si scopra da sé la pasta di cui sono fatte le persone che ci circondano.

Chrysalism_Agape_ ManaVeer Saphesse

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top