VII
Quella camera era molto più grande di come me la aspettavo, ma era pur sempre asettica, fredda e maledettamente triste. L'unica cosa che riusciva a farmela piacere un po' di più era la presenza di un dolce ragazzo dal viso angelico un po' lesionato, dai voluminosi capelli corvini, dagli occhi profondi che spesso però, negli ultimi giorni, erano rimasti chiusi per ore permettendo così il riposo al giovane dal fisico apparentemente fragile.
La mia vista percorse un'altra volta il suo corpo coperto da un morbido lenzuolo bianco che presentava ricami raffinati in oro e argento sui bordi rappresentanti fiori e greche che si ripetevano in serie sempre uguali, lo avevo osservato attentamente centinaia di volte negli ultimi due giorni: inizialmente notai diversi particolari mai visti prima, ma ora tutto sembrava al proprio posto, le ferite rimanenti si stavano rimarginando e i lividi non si notavano quasi più, il suo aspetto era mutato molto grazie alle cure subite. I miei occhi si fermarono sulla sua mano che, intrecciata alla mia, sostava lungo i fianchi di Michael, era toccata e massaggiata delicatamente dal mio pollice il quale disegnava cerchi sul dorso di essa e cullava il sonno del ragazzo.
Dormiva da circa dodici ore grazie a dei potenti antidolorifici immessi per via di uno dei tanti tubicini collegati al suo corpo, vederlo così non era certamente semplice, ma cercai di infondergli supporto e di fargli sentire la mia presenza stringendogli delicatamente la mano. Quella mano che da dodici ore e venticinque minuti non aveva mai lasciato la mia, la stessa che aveva una flebo conficcata nella pelle e un tutore nel punto in cui si collegava al braccio; e pensare che solo quella piccola e indifesa mano aveva dovuto subire così tanto mi faceva star male.
Poche ore dopo si svegliò, emanando piccoli lamenti causati dal dolore ancora persistente. Spalancai subito gli occhi che avevano deciso di chiudersi per racimolare i rimasugli di forza che mi erano rimasti dopo due lunghi giorni privi di sonno; ero rimasta accanto a lui per due giorni e presto avrei dovuto lasciarlo, l'avevo guardato dormire per diverse ore di fila, lamentarsi parecchie volte e ascoltare attentamente ciò che il medico gli chiedeva di fare, avevo premuto le mie labbra contro le sue ogni volta che lo desiderava e lui mi aveva ringraziato regalandomi i suoi sorrisi più belli.
《Hey》la voce uscì dalla mia bocca con un tono dolce, ma un po' strozzato come se avessi voluto aggiungere qualche altra parola, ma per qualche strano motivo non ci fossi riuscita. In realtà quella sensazione mi perseguitava da quando ero entrata in quella stanza orrenda e avevo visto il suo volto così sciupato. Mi faceva tenerezza il modo vano in cui tentava di non sembrare sofferente ai miei occhi o tentava di farmi ridere anche se il primo a non riuscirci era proprio lui.
《Hey》disse lui con la voce di chi si è appena svegliato; non aveva mai parlato molto negli ultimi giorni al massimo per quindici minuti di conversazione perchè si sentiva sempre fiacco e terribilmente affaticato in ogni movimento o pensiero, quindi preferiva dormire anche se i suoi sogni erano costantemente infestati dai ricordi del brutto atterraggio. Spesso si svegliava di colpo, sbarrava gli occhi e quando incontrava il mio sguardo la nota di terrore, che balenava nelle sue pupille, spariva lentamente.
La voce rauca lo inseguiva costantemente e mi accorsi che io l'adoravo molto perchè suonava strana, ma incredibilmente attraente uscendo dalle sue labbra vermiglie e, ogni parola pronunciata, era accarezzata dalla sua lingua che sfiorava sia i denti perfettamente immacolati che le labbra facendo vagare la mente di chi lo ascoltava in posti proibiti e in realtà spettacolari.
《Come stai?》chiesi io.
《Come prima, il fastidio viaggia con me e mi segue in ogni movimento, ma presto starò bene》fece lui tentando di sollevare la schiena per cambiare posizione e contorcendo i suoi lineamenti alla comparsa del dolore.
Harry entrò nella stanza. Sorrise. Un sorriso che però non coinvolse gli occhi smeraldo. Indossava una maglia nera con uno scollo a V un po' audace per il luogo in cui ci trovavamo, dei jeans dello stesso colore molto aderenti e delle all star identiche a quelle che portavo io, i capelli erano stati raccolti in un piccolo chignon che lasciava libere piccole ciocche arricciate ai bordi del viso pulito.
Si avvicinò al letto con sguardo apprensivo e mi sorrise delicatamente. Decisi di lasciarli soli per un po' e concedermi una piccola pausa per mangiare e raccattare le poche cose che avevo portato con me in vista della partenza prevista per quella sera.
Mi sfiorai le labbra, ancora una volta, con le dita affusolate, quello strano sapore era ancora presente su di esse, un sapore che fino a pochi giorni prima non avevo mai assaggiato, che inizialmente mi provocò disagio, quello nel quale si potevano distinguere alla perfezione altre due sensazioni: il sapore di Michael, quello dolce che caratterizzava ogni suo bacio, e quello delle ferite, un misto di sangue, paura e speranza.
Osservai le abitazione che si rimpicciolivano fino a sparire del tutto e la comparsa delle nuvole rosate, illuminate dal sole del tramonto, fuori dal finestrino mentre l'aereo prendeva quota e mi portava sempre più lontano da quel maledetto letto d'ospedale.
Le immagini dell'ultimo abbraccio donato a Michael si ripetevano nella mia mente e tormentavano i miei pensieri. Avrei voluto trascorrere molto più tempo in sua compagnia, ma il lavoro non mi permise ciò. Stringevo ancora vigorosamente la mano di Harry da quando il velivolo era decollato e non riuscii ad allentare la presa in nessun modo fino a quando, sfinita, crollai in un sonno profondo cullato dal rombo dei motori e dal calore familiare di quella mano.
Bianco.
Il suo sorriso.
Le dita incrociate fra loro.
L'odore di disinfettante.
Bianco.
Il via-vai di infermiere.
Fotografi.
Harry.
Bianco.
Fans.
Le sue labbra sulle mie.
Le ferite aperte.
Sangue.
Mi svegliai di colpo sbarrando gli occhi, tentai di urlare, ma ogni rumore morí nella mia gola. Harry si girò di scatto ad osservarmi con visibile preoccupazione.
《É tutto ok, respira e stai tranquilla. Era solo un sogno》 disse il ragazzo accarezzandomi la guancia.
Sorrisi debolmente ed annuii. La mente peró tornó immediatamente al desiderio, alla passione dell'ultimo bacio dato a Michael. Afferrai il suo viso con forza fra le mani e premetti vigorosamente le mie labbra contro le sue, assaporai quel sapore che ormai conoscevo e baciai le sue labbra con piú delicatezza. Avevo bisogno di quel contatto come non mai, era di vitale importanza.
Lo baciai per molto tempo, non riuscivo a staccarmi. Pensai allo spavento provato a causa della notizia ricevuta, alla paura di perderlo che si insinuò in me sin dal giorno dell'incidente, alla pena che provavo per la sua condizione, situazione e storia.
Lo baciai ancora piú forte.
Lo lasciai andare.
Hey.
Buon Natale!
Avete ragione, é un sacco che non posto, ma questa scuola é opprimente e non ho mai un momento libero per poter scrivere qualche riga decente.
Tenteró di scrivere in queste vacanze e posteró i capitoli un po' alla volta per non arrivare alla situazione attuale. Ma non vi prometto niente❤
Buone vacanze❤
Ilaria
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