I
Il rumore della sveglia risuonò in tutta la stanza.
Buttai il mio braccio sul comodino e riuscii a spegnerla facendola cadere rumorosamente sul pavimento.
Era lunedì e non avevo la minima intenzione di alzarmi e di lasciare il mio letto, sapevo però che anche quel giorno avrei dovuto lavorare e quindi, con molta fatica, mi alzai dal letto sollevando in caldo piumone. Un brivido percorse il mio corpo quando venne a contatto con l'aria fresca del mattino.
Sospirai pensando che avrei voluto rimanere a dormire nel tepore del mio letto piuttosto che essere in macchina diretta sul set di chissà quale film.
La strada sfrecciava veloce sotto le ruote della mia auto e, in men che non si dica, mi ritrovai nei camerini del set intenta a truccare i vari personaggi.
La giornata trascorse velocemente ed io ero già davanti allo specchio della mia casa a contemplare la faccia di una ragazza che non riconoscevo.
La guardai: occhi verdi, color smeraldo, capelli arruffati, castano chiaro che ricadevano voluminosi sulle spalle e le sfioravano il petto, la faccia pallida e l'unico tocco di colore era dato dalle labbra leggermente arrossate; ero cambiata così tanto che, la prima volta che mi guardai allo specchio, stentavo a riconoscermi, era stato difficile, molto, riprendere a sorridere e ad accettare il mio nuovo aspetto. "Certo" mi ripetevo nella testa "il tuo ultimo ricordo risale a quando avevi solo 18 anni, poi basta, vuoto totale. Ora ne hai 21 e le cose sono cambiate, non ci puoi fare niente, devi accettarle così come sono" quel ricordo mi fece rabbrividire.
Mi cambiai in fretta e cercai di mettermi a letto il prima possibile; andai verso la finestra e, come tutte le sere, la aprii ed osservai il cielo.
Mi trattenni per circa 20 minuti a contemplare la bellezza delle stelle che scintillavano e luccicavano ritmicamente sulla volta del cielo, pensai a tutto quello che avevo passato negli ultimi due anni: l'incidente, la perdita della memoria, il nuovo lavoro, il ricominciare tutta la mia vita dall'inizio, l'incontro con Cameron e gli occhi dolci di Kurt; faceva male sapere che una parte della tua vita, e chi l'aveva resa speciale, non c'era più, faceva altrettanto male sapere che tutte le persone che dicevano di volermi bene, nella vita che non ricordo, non me ne volevano per niente o non hanno avuto il coraggio di affrontare tutto dall'inizio; solo Kurt, solo lui, ha avuto il coraggio di restarmi vicino.
Appoggiai il gomito alla finestra e cominciai a singhiozzare.
Una voce risuonava nella strada deserta.
Un uomo cantava un motivetto che mi risuonava familiare.
《I just can't stop loving you》 continuava a ripetere con la voce rotta dalle lacrime mentre guardava i numeri scritti sulle case per identificarle.
La via era rischiarata dalla luce tenue dei lampioni posizionati sul bordo della strada. Il ragazzo continuava a camminare guardando un po' i numeri e un po' per terra, calciando immaginariamente dei sassolini. Si fermò davanti alla mia casa e sospirò. Mi nascosi dietro le tende continuando ad osservarlo. Portava una felpa grigia con il cappuccio calato sulla testa, dei jeans neri e delle scarpe da tennis; la faccia non si vedeva perchè era oscurata dall'ombra del cappuccio, ma riuscii a distinguere dei morbidi ricci neri che gli contornavano i volto.
Si fermò e si sedette su una panchina al bordo della strada, la melodia si fermò quando i suoi occhi si alzarono sulla mia finestra; mi bloccai.
Mi stava fissando.
Un sorriso timido comparve sul suo volto. Aveva denti bianchissimi e, per la prima volta, scorsi il suo volto: era un volto giovane, di un ragazzo più o meno della mia stessa età, con occhi castani, quasi neri, e, anche se sembrava un afroamericano, la bocca non era molto carnosa, era perfetta, due sopracciglia curatissime troneggiavano sopra i suoi occhi contornati di nero e la sua pelle sembrava davvero morbida; non aveva la barba, neanche un piccolo accenno e forse, l'aveva fatta poco prima.
Continuava a guardarmi e represse subito quel sorriso che gli albeggiava sulla faccia.
Non lo conoscevo e non l'avevo mai visto, ma nei suoi occhi scorsi quale cosa di familiare, quale cosa di molto conosciuto che però non riportava a galla niente nella mia testa.
Sospirò rumorosamente e con un filo di voce mi disse 《ciao》
《Ciao》 risposi io esitante. 《Ci conosciamo?》 abbassò immediatamente lo sguardo sulle dita incrociate che teneva in grembo. 《No, non credo》 rispose con un filo di voce e balbettando mentre pronunciava quel 'no'.
Silenzio.
《Io sono Brooke, sei bravo a cantare》 《grazie...io sono Michael》 disse lui mentre rialzava la testa e mi fissava 《ti è piaciuta veramente la 'performance'?》 proseguì esitante. 《moltissimo!》esitai un sorriso striminzito. Le labbra di Michael pronunciarono delle parole di cui non capii il significato, ma mi sembrò di sentire una frase del tipo 'proprio come in California'.
Si sfiorò un braccio con le dita affusolate come se fosse in imbarazzo.
Guardai l'orologio e mi accorsi che erano le due del mattino, ero stanchissima però ero anche affascinata dall'incontro con quel ragazzo, volevo sapere di più sul suo conto e quindi decisi di fargli qualche domanda. 《Se posso saperlo, come mai sei sveglio e gironzoli da solo per la città a quest'ora della notte?》Michael mi rivolse un sorriso timido, ma poi mi rispose con sincerità《sono stato appena lasciato per telefono e ho capito che in passato avevo fatto un gravissimo errore a cui vorrei rimediare. Sono quì perchè vorrei ragionarci su》
Annuii in modo apprensivo.
Si passò una mano fra i capelli, modellando i ricci sulle dita, si tolse il cappuccio dalla testa e guardò il cielo.
《E tu? Cosa mi racconti?》《Io stavo per andare a dormire, ho aperto la finestra e mi sono messa a guardare il cielo, pensando al mio passato, poi sei arrivato tu e il resto della storia lo sai》. Arricció le labbra in quello che sembrava un piccolissimo sorriso; lo imitai.
《Vuoi entrare? Così evitiamo di svegliare tutti i vicini con le nostre conversazioni》ridacchiai pensando che i miei vicini avrebbero potuto sentirci e si sarebbero svegliati pregandoci di smettere di parlare.
《Se non disturbo》disse lui annuendo leggermente.
Gli indicai la porta e mi affrettai ad aprirla.
Ci sedemmo sul mio divano e gli offrii una camomilla che lui rifiutò.
《Lasci ancora aperta la finestra di notte?》 Annuii timidamente, non sapendo perchè mi stava ponendo quella domanda. Lui sorrise e un lampo di rimorso gli passò negli occhi scuri. 《Lo faccio perchè fin da piccola pensavo che Peter Pan venisse veramente》arrossii di colpo e lui allargò ancora di più le sue labbra scoprendo i denti perfetti. 《Anche io amo Pan, credo di esserlo in qualche modo. Sto cercando Wendy.》arricciò le labbra e le sue guance si colorarono di rosso.
Continuammo a parlare per ore, come se ci conoscessimo da anni, era una bella sensazione poter parlare con qualcuno e sentirmi tranquilla senza dover pensare ai miei problemi.
Erano le quattro del mattino quando riportai Michael al suo albergo.
Ci scambiammo i numeri di telefono e ci raccontammo molto della nostra vita.
Scoprii che Michael aveva 22 anni, uno in più di me, amava danzare, cantare, scrivere, disegnare e recitare, era una persona molto artistica, dolce, educata ed attraente; proveniva dall'Indiana, ma viveva in California. Non mi disse quello che faceva e per questo rimasi incuriosita.
Ci salutammo, mi stavo incamminando verso la macchina quando sentii una forza che tirava il mio braccio verso se; chi poteva essere? Michael stava rientrando in albergo e la strada era deserta, mi venne un po' di timore, ma decisi che mi sarei dovuta girare.
Mi voltai di scatto e mi accorsi che era Michael, tirai un sospiro di sollievo quando capii chi era, lui se ne accorse e le sue gote si colorarono di rosso.
《Scusami, non volevo spaventarti》 disse passandosi una mano sulla nuca, sorrisi come per dirgli che non era colpa sua 《tranquillo, non è colpa tua, sono io che ho sempre paura》 guardai le mie mani che tenevo incrociate e penzolanti sotto la vita; Michael posò due dita sotto il mio mento e me lo fece alzare delicatamente 《non essere così timida con me, guardami negli occhi. Ti prego》. Arrossii di nuovo e Michael sorrise. 《Capita anche a me di arrossire, sono molto timido anche se non sembra》disse ridacchiando. 《Grazie per la bella serata》《grazie a te Michael》sospirai. 《Mi hai fatto sentire a mio agio nonostante non ti conoscessi e questo per me è raro》dissi annuendo ed enfatizzando il tono sulla parola 'raro' per far capire che lo era veramente. 《Lo stesso vale per me Miss. Clay》 sorrise Michael.
Mi diede un rapido bacio sulla guancia e mi guardò mentre tornavo verso la mia auto.
Quella notte non dormii, ma continuai a pensare a lui.
Rivedevo la nostra conversazione, parola per parola, sguardo per sguardo, sospiro per sospiro e mi resi conto che non gli avevo mai detto quale era il mio cognome eppure lui lo sapeva.
la giornata successiva passò in maniera molto monotona: andai al lavoro e poi trascorsi la serata sul divano a guardare i futili programmi che davano alla tv.
Mi addormentai rannicchiata sul comodo divano bianco.
Erano le otto del mattino quando una telefonata mi svegliò.
Cercai di rispondere, ma essendo ancora assonnata non ci riuscii.
Dopo qualche minuto ne ricevetti un'altra; risposi trascinando il dito sullo schermo.
《Pronto?》 Dall'altro capo c'era silenzio. Lo esortai ancora 《pronto chi è?》 e finalmente rispose 《guarda fuori dalla porta e rimani in linea》. Chi era e cosa voleva?.《perchè dovrei?》 Dissi esitante. 《Fallo e basta!》ordinò la voce.
《Ok, ok. Un buongiorno sarebbe gradito, comunque eh?!》 Sbuffò.
Mi alzai e mi diressi verso la porta sbirciando dalle imposte socchiuse, ma non vidi niente.
Afferrai la maniglia, girai la chiave ed aprii la porta con molto timore.
Rimasi sbalordita nel vedere un grande mazzo di rose rosse adagiato sui gradini che portavano alla mia casa. Su di esse c'era un piccolo biglietto di color giallo pastello; lo lessi meticolosamente per sapere di chi si trattasse.
"Ciao Brooke. Grazie per la scorsa notte, ora voglio ricambiare. Questa sera fatti trovare pronta alle sette in punto, ti porto fuori. Ci sentiamo per telefono. Michael"
Le mie labra si allargarono in un sorriso gigantesco che coinvolgeva anche gli occhi quando lessi le parole scritte in una calligrafia abbastanza leggibile, ma soprattutto quando vidi la firma di Michael che risiedeva leggera e tondeggiante sul fondo del foglio.
Portai le rose in casa e ripresi la telefonata.
《Allora?》 disse la voce che nel frattempo era cambiata. Mi accorsi che ora era Michael a parlare. 《Bellissime! Grazie di cuore Michael!》《di niente, è un piacere. Scommetto che stai arrossendo. Vero?!》. Rimasi in silenzio. In effetti aveva ragione, ma come faceva a saperlo? Perchè mi conosceva già così bene?
《Oggi allora alle sette?》 riprese dopo secondi di silenzio. 《Va bene》risposi io. Ci salutammo e riattaccai.
Passai la giornata al lavoro fino alle tre del pomeriggio quando tornai a casa.
Erano le cinque quando iniziai a prepararmi.
Dopo infiniti momenti passati a contemplare il mio guardaroba, optai per dei jeans corti a vita alta, attillati al punto giusto e di un colore leggermente sbiadito, una magliettina abbastanza larga color crema che infilai nei jeans; presi le mie dr. Martens nere e me le misi, mi truccai leggermente e fui pronta.
Michael suonò al campanello, raccolsi una giacca, il telefono e mi precipitai fuori.
Fui accolta dal caloroso sorriso di Michael che mi abbracciò stringendimi a se con forza.
《Sei bellissima》 disse quando si staccò per scrutarmi attentamente. 《Hai un solo termine di paragone che equivale ad un incontro a notte fonda e per di più in cui ero anche struccata, mi sembra ovvio che ora io ti possa sembrare bellissima!》risposi prontamente.
Lo guardai a mia volta: indossava una camicia leggera di un rosso vivace e dei pantaloni neri, larghi che terminavano con dei mocassini che gli calzavano perfettamente; i ricci corvini ricadevano ribelli sulle sue spalle e, sotto il braccio, teneva una felpa bianca e rossa.
Michael mi porse un casco e solo in quel momento mi accorsi che dietro di lui c'era una Harley. UNA HARLEY!!
Rimasi a bocca aperta osservando la moto scintillante che troneggiava dietro di lui.
《Dove mi porti?》chiesi mentre mi infilavo il casco e lui faceva lo stesso. 《Sorpresa》disse lui con aria giocosa, 《stupiscimi》 replicai. La sua bocca si allargò in un sorriso smagliante e, appena salimmo sulla moto, partimmo alla velocità della luce. Mi aggrappai a Michael, circondai il suo ventre con le mie braccia, per non cadere.
Dopo diversi minuti arrivammo, scendemmo dalla moto e ci avviammo verso l'entrata.
Auguri a tutti voi!
Ecco il primo capitolo! Spero sia di vostro gradimento. É uguale alla storia precedente solo che ho aggiunto nuovi dettagli e i capitoli sono molto più lunghi.
Scusate se non ho aggiornato prima, ma oggi non ho avuto molto tempo. Spero che voi abbiate passato un Natale più felice del mio.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
27.12.16
~Ilaria
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