SAN VALENTINO

All'incirca due millenni fa abitava su questo pianeta un vescovo di nome Valentino. Un giorno, vuole la leggenda, questi incontrò una fanciulla che a breve si sarebbe sposata. Ella però era povera, quindi le scarse risorse economiche in suo possesso sarebbero state prosciugate interamente dal matrimonio, non facendo altro quindi che peggiorare la situazione della fanciulla. Il vescovo Valentino allora fece un gesto pieno di amore e di affetto: regalò alla futura sposa una somma di denaro sufficiente a coprire le spese del matrimonio. In seguito, probabilmente a causa di questo gesto, nacque la festa di San Valentino, ovvero la festa degli innamorati, in cui il sentimento che aleggia nell'aria per tutta la giornata (ventiquattr'ore per dare un'idea più specifica) è l'amore.
Che cosa incantevole, vero?

E invece no. No. No. No. Ma dico io, come vi è venuto in testa anche il solo pensiero di istituire una festa per gli innamorati? Come vi siete permessi poi di farlo per davvero? No, adesso voglio delle risposte, perché così magari mi dicono anche cosa cavolo dovremmo fare noi single in questa giornata.

Ogni anno è sempre la stessa storia. Passi trecentosessantaquattro giorni a deprimerti perché non ti vuole nemmeno il ragazzo più brutto della città (scusate, è la rabbia che parla, so che la bellezza è negli occhi di chi guarda), poi arriva San Valentino e cosa fai? Ti deprimi ulteriormente. Guardare tutte le coppiette felici che ci circondano è già una punizione più che sufficiente per noi single, perché rendere il tutto ancora più doloroso dedicando una festa ai già fortunati innamorati?

Che poi, vorrei dire, inizialmente ci si scambiava solamente bigliettini contenenti le solite sdolcinatezze, tipo "vorrei passare il resto della mia vita con te" (bleah), "senza di te non posso vivere" (super bleah)", e così tante altre che per un giorno l'anno il nostro pianeta raggiungeva un livello culturale pazzesco tanti erano i neo poeti e le neo poetesse.
Comunque, a mio parere la frase peggiore che circola in questo giorno è la più famosa di tutte, "ti amo" (super-mega-iper-ultra bleah). Quando la sento pronunciare tre volte nell'arco di cinque minuti vengo raggiunta dallo stimolo di vomitare tutto quello che ho mangiato fino a una settimana prima.

Tornando al discorso di poco fa, stavo dicendo che quando è nata la festività si è diffusa la pratica dei bigliettini d'amore, mentre oggi viene invece data maggiore importanza ai regali. Nel corso degli anni le dichiarazioni su pezzi di carta si sono sfidate contro mazzi di fiori, scatole di cioccolatini e peluche con un cuore gigante al centro del petto, ed hanno avuto la peggio. Oramai san Valentino è una festa paragonabile a una moneta. Da un lato troviamo il significato della festa, la celebrazione dell'amore, e dall'altro il modo in cui molto spesso viene espresso tale sentimento, ovvero attraverso i beni materiali, che appartengono all'aspetto economico della festività.

Io non ho mai ricevuto un dono dal mio ragazzo, anche perché non ne ho mai avuto uno, quindi non posso esserne certa, ma credo che preferirei un bacio dolce e appassionato a un peluche che butterei nel camino dopo un'ipotetica rottura. Soprattutto ora che so quanto sia potente un bacio...

Bene, penso si sia capito abbastanza che non sopporto san Valentino perché nessuno mi ha mai amata, perciò direi di andare avanti.

Mi alzo dal letto con la consapevolezza che in realtà vorrei restare a piangere al calduccio tra le coperte che da qualche giorno a questa parte hanno accolto le mie amare lacrime notturne senza fare domande. Ma purtroppo non mi è permesso restare a casa oggi. L'attrice che è in me a quanto pare non sa fingere di avere l'influenza, e già ieri Angie mi stava per scoprire. Meglio non rischiare ulteriormente.
Da quando ho messo piede fuori dalla casa di Daniel non ho mai smesso di soffrire. Ovviamente con lei e Ben ho fatto finta di nulla, mi sono mostrata la solita Elizabeth con una sufficiente vena comica e ho celato la verità: il mio cuore si è rotto.

Nel mio processo di guarigione c'è l'incantevole voce di Adele ad assistermi e farmi compagnia, oltre all'elevata comprensione di Olivia. Mi ha provata a contattare decine di volte per sapere come fosse andata la serata con Mark, però dopo che le ho raccontato cos'è successo quella sera col fratello mi ha domandato perché l'avessi richiamata dopo due giorni e non avessi risposto a nessuno dei suoi messaggi. La sua preoccupazione mi ha strappato un fugace sorriso, avevo bisogno di prove che a qualcuno importa di me per ricordarmi di essere importante. Solo perché per Daniel non conto quanto vorrei non significa che a nessuno importa di me. Le persone per cui valgo tantissimo sono poche, ma buone, e questo è quello che importa veramente.

Alla fine le ho chiesto di aspettare fino a quando sarò pronta per parlarne e lei ha accolto la mia richiesta.

"Va bene, attenderò. Nel frattempo ti ricorderò tutti i giorni che io ci sono, e che se dobbiamo pestare qualcuno ho delle conoscenze che potrebbero tornarci utili"

E finora l'ha fatto. Tutte le mattine mi trovo un suo messaggio con una prima parte affettuosa, seguita da una seconda comica con cui mi riesce a farmi ridere anche se sto soffrendo.

Il dolore che provo non accenna a diminuire, e purtroppo non posso più restare a casa. Considerando che giorno è oggi ne farei volentieri a meno, ma come detto prima è giunto il momento di tornare a scuola. Alla seconda ora ho lezione di letteratura, quindi inevitabilmente io e il ragazzo dagli occhi blu ci incontreremo. Magari le mie parole gli sono arrivate e ha deciso di rispettare la mia decisione.

"Addio, Daniel"

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<Buongiorno> saluto garbatamente Angie una volta in cucina.

<Ci sono anch'io> mi fa la linguaccia Ben.

<Ciao, nano da giardino> replico allo stesso modo.

Non far trasparire nulla.

Anche se il mio cuore è in mille pezzi non posso permettermi di farlo notare. Angie e mio fratello devono credere che vada tutto bene. Non voglio appesantirli con i miei problemi. Nemmeno una settimana fa abbiamo rivissuto il dolore per la perdita della mamma e adesso che l'atmosfera si è alleggerita non ho intenzione di contaminarla di nuovo con i miei problemi amorosi. Non posso.

Faccio una colazione veloce con la scusa di essere in ritardo e una volta vestita mi precipito come mio solito fuori casa salutando velocemente Angie e Ben.

Non ho la minima idea di cosa accadrà oggi, ma vista la piega inaspettata degli ultimi tempi non mi stupirebbe neppure essere colpita da un fulmine ed uscirne indenne.

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La lezione di letteratura è cominciata da venti minuti e di lui neppure l'ombra.

Non verrà.

Speriamo.

Forse è con lei.

L'importante è che non sia qui.

Chissà che sorpresa le avrà arganizzato.

Ancora? Basta. Stà zitta.

Non è colpa mia se non la smetti di pensarci. Prenditela con te stessa piuttosto, anziché con me. Ricordati che alla fine della fiera io sono la tua parte razionale, ciò che dico è ciò che pensi.

Allora voglio smettere di pensare, almeno per oggi.

La smetti con le richieste impossibili?

Non è colpa mia se ne sono la regina.

Controllo l'ora e mi accorgo che è passato all'incirca un minuto. Di questo passo impazzirò. Vorrei andarmene e tornare a casa, ma non posso. Il massimo che posso fare è chiedere di andare in bagno e restarci fino alla fine dell'ora con la scusa di un mal di pancia tremendo. E poi che farei? Non ne posso più di stare rinchiusa in classe, ho bisogno di aria.

All'improvviso, un'idea che poco fa ho messo da parte torna a stuzzicarmi.

Avrà delle conseguenze.

Non mi importa. Non passerò un altro solo secondo di questa stupida giornata dedicata all'amore circondata da coppiette felici, persone di cui conosco a malapena i nomi e insegnanti che spiegano senza accorgersi di nulla.

Perché, in fondo, è questo che vorrei. Per quanto una persona voglia restare da sola per guarire del tutto, nel profondo c'è una sua piccola parte che desidera che qualcuno arrivi ad aiutarla.

Mi alzo con un rapido scatto, raccolgo le mie cose e, ignorando le parole della professoressa, esco dall'aula.

Le conseguenze-

Mutati.

Ma-

Chissenefrega. Al diavolo le conseguenze, ogni azione ne ha una. Restare sarebbe peggio, lo sai anche tu.

Fà come ti pare.

Lo sto già facendo.

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Sono da poco passate le dieci e sto guardando un film di cui non mi interessa un bel niente. Ieri pomeriggio ho approfittato dell'intervallo tra un pianto e l'altro e mi sono messa a cercare in rete qualche film per chi odia san Valentino e la mia scelta è ricaduta su quello con la trama più thriller tra le decine lette.

Oh, accidenti, ha appena scoperto che la moglie è scomparsa.

Magari scomparisse anche tutto il dolore che ho nel cuore.

Visto che si parla di anniversario tiriamo un pò le somme.

Sono precisamente cinque mesi che Daniel Moore è continuamente nella mia testa.
Sono passati esattamente diciannove giorni da quando lui e miss "ha, è mio" si sono baciati davanti ai miei occhi.
Sono trascorse all'incirca centoventiquattro ore da quando io e Daniel ci siamo baciati e centododici dal fatidico "è stato un errore".

Dove sei adesso?

La polizia vuole scoprire dove è finita la protagonista, io invece vorrei sapere lui dove è ora. Come sono patetica.

È San Valentino, dove dovrebbe essere?

Certo, riflettendoci un secondo arrivo alla verità. Sarà sicuramente con lei. Magari stamattina era troppo impegnato a finire gli ultimi preparativi per la sorpresa che le stava organizzando, o forse il suo regalo è una giornata da trascorrere assieme chissà dove a fare chissà cosa.
Si staranno manifestando amore a vicenda, mentre io me ne sto su questo divano a pensare a lui.

Sono proprio patetica, lo ribadisco!

E pensare che una mia parola potrebbe rovinare tutto. Magari Vanessa lo perdonerebbe, però intanto creerei un pò di scompiglio nella loro... nello loro... nella loro relazione.

Pietà.

In ventuno minuti di film questi due l'hanno già fatto un bel pò di volte.

Chissà come lo fa Daniel. Forse dolcemente, magari sussurrandoti all'orecchio quanto sei importante per lui.
Lei di sicuro lo sa.

La detective ha appena trovato il primo indizio.

Fantastico, sarà al massimo la terza cosa che ho capito del film. Vorrei seguirlo, ma il dolore me lo impedisce.

Sono sola in casa, potrei tranquillamente piangere. Il problema è che l'ho fatto spesso ultimamente e mi ha ricordato che il non riuscire a fermarmi mi fa stare solamente peggio. Lasciarsi andare sapendo di non avere il controllo è una cosa per me difficile da fare. Se posso evito, ma ultimamente "controllo" è una parola a me sconosciuta.

L'indizio fa parte di una caccia al tesoro?

Ok, il film ha decisamente preso una piega hot.

Hot come la fantasia di me e Daniel che ogni tanto mi assale.

Smettila, Elizabeth, ti stai facendo del male.

Una lacrima sfugge al mio controllo e scivola lungo la mia guancia.

Perché non mi raggiunge? Sono seduta al centro del divano, potrebbe anche sedersi dove gli pare.

Quando finisce questo incubo?

Spero questa festività si porti via tutto il dolore, ma una parte di me ne dubita.

Cerco di concentrarmi sul film, però le lacrime stanno sfondando il portone d'uscita.

Il dolore ha infine la meglio sui miei occhi e sulla mia voce.

Singhiozzo rumorosamente, tentando invano di riassumere il controllo.

Guarda il film.

Niente, le lacrime mi impediscono di guardare qualsiasi cosa.

Nessuno verrà a salvarmi.

Questa nuova consapevolezza mi aiuta ad abbandonarmi allo straziante dolore che martella il mio cuore.

Soffro.

Vorrei gridare.
Ci provo.
Non ci riesco.

Mi manca la voce. Singhiozzo. È tornata.

Riprovo.
Nulla.
Non riesco ad urlare.

Mi tocca rilasciare l'urlo bloccatosi in gola verso l'interno. Verso il cuore. O almeno ciò che ne rimane. Spero si svegli e cerchi il prima possibile una soluzione.

Non voglio soffrire ancora. Non voglio stare male per sempre.

Controllo l'ora sul cellulare per sapere tra quanto terminerà questa stupida festività.

Dieci e trenta. Mancano 90 minuti alla fine della giornata.

Che il countdown abbia inizio.






Hey luxers, come state?
Elizabeth se la sta vedendo davvero brutta, secondo voi sta reagendo nel modo giusto? Quale consiglio dareste a qualcuno che si trova nella sua situazione?

Intanto che ci pensate, vi saluto.
E ricordate: always shine!

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