PERCHÉ ODIO L'AMORE
<Mamma, sei davvero tu?>
Non mi sembra vero. Non può essere vero. È davanti a me, i miei occhi la stanno fissando stupiti. Che sia un'allucinazione?
<Angioletto mio> pronuncia prima di abbracciarmi.
Il suo corpo mi infonde calore. È un dolce tepore che non pensavo avrei mai più provato. È l'affetto che solo una mamma può trasmetterti. Sollevo le braccia e le poggio sulla sua schiena. Ancora scioccata, realizzo cosa sta succedendo. Sto riabbracciando mia madre, dopo tre lunghissimi anni in cui mi è mancata da morire. Con la testa sulla sua spalla, inspiro appieno il suo profumo. È come lo ricordavo.
<Mamma>
La mia voce incrinata dall'emozione la porta a stringermi ancora di più. Non può essere un sogno, è troppo reale. Avverto ogni movimento, percepisco qualsiasi contatto.
<Vuoi sapere dove ci troviamo?> domanda al posto mio.
<No> scuoto il capo.
Sopprimo la curiosità, non mi interessa sapere che posto è questo. Ciò che conta è che posso finalmente stare con mia madre. Posso abbracciarla, posso sentire la sua voce, posso vederla in tutta la sua bellezza. La malattia ha tentato in ogni modo di scalfirla, ma lei è sempre rimasta bellissima. Ora che i segni del male che l'ha portata via sono scomparsi ha riacquistato la bellezza di un tempo.
<Non durerà in eterno, angioletto mio>
<Cosa intendi? Ora che sei di nuovo con me non posso perderti un'altra volta>
Mamma smette di accarezzarmi la schiena. Sposta le mani sul mio viso, mi guarda dritta negli occhi.
<Elizabeth, tu non appartieni a questo posto. Il tuo cuore batte ancora, mentre il mio si è arreso anni fa> spiega con dolcezza.
È come quando da piccola mi dava una brutta notizia e per alleggerire la pillola usava un tono tenero e mascherava la sofferenza che provava. Ma ormai sono cresciuta. Faccio un passo indietro, mi allontano piano, ho paura che da un istante all'altro svanisca.
<Non ti seguo>
<Tu sei ancora viva, il tuo cuore sta continua a battere forte, se ti concentri potresti sentirlo> chiarisce i miei dubbi.
Chiudo gli occhi, presto attenzione ai suoni. Una voce troppo fioca perché senta cosa sta dicendo e un rumore metallico in sottofondo sono le uniche cose che sento. Un attimo, forse...
Boom boom. Boom boom. Boom boom.
È il battito di un cuore. Il mio. Spalanco le palpebre, guardo mamma più confusa di prima.
<Se sono viva allora come mai mi trovo qui?> chiedo.
<Sei... sei in bilico tra la vita e la morte> risponde esitante.
C-c-cosa?
<C-che significa?>
Mi porto una mano alla testa, è tornata a farmi male.
<Sei in coma, è da giorni che il tuo corpo sta lottando>
Più la situazione diventa chiara più il dolore aumenta. Mamma si avvicina, la respingo.
<Elizabeth, non devi mollare> dice quasi come se fosse un ordine.
No. È un ordine.
<Non puoi abbandonare Ben e tuo padre, hanno bisogno di te>
<Avevano bisogno anche di te, ma tu te ne sei andata lo stesso> le urlo contro, il dolore non mi sta aiutando di certo a pensare lucidamente.
<Elizabeth...> dice abbassando lo sguardo.
<Io... io avevo bisogno di te, ma mi hai abbandonata. Ho passato l'inferno dopo che te ne sei andata e a dirla tutta non ne sono ancora uscita del tutto>
Sto riversando su di lei una colpa che non ho mai smesso di attribuirle. Ma non mi sto affatto sentendo meglio. Mamma ha cominciato a piangere, a causa mia.
<Mi dispiace, angioletto mio. Ci ho provato, lo giuro, ma non ce la facevo più. Sono arrivata a un punto in cui non riuscivo più a lottare, le forze non facevano che diminuire. Pensavo continuamente a voi tre, eravate fiduciosi in un miglioramento, ho finito per sperarci anch'io. L'ultimo giorno, quando ormai il mio destino mi è stato ben chiaro, ho persino tentato di piangere. Non ci sono riuscita, la malattia aveva già messo fuori uso il mio corpo, era troppo tardi per versare le ultime lacrime. Pensare di abbandonarvi non mi è passato di mente neppure per un secondo, non potevo e non volevo dirvi addio. Vostro padre è entrato nella stanza e mi ha vista. Ha incrociato il mio sguardo e ha capito. Non c'era più nulla da fare>
Il suo racconto addolora entrambe, rievoca un passato che non potrebbe sembrare meno lontano di adesso.
<Quando è giunto il mio ultimo respiro, ho espresso l'ultimissimo desiderio. Ho chiesto che voi continuaste a rimanere una famiglia unita, la mia scomparsa avrebbe dovuto rendervi più forti>
<E invece ha finito per dividerci> sussurro ricordando i primi tempi.
<Ora però vi siete ritrovati, per questo non puoi arrenderti, angioletto mio. Tu che puoi ancora farlo lotta, torna da papà e Ben e digli che gli vuoi bene. Avanti, Elizabeth, combatti> tenta di spronarmi.
Spazzo via le lacrime, le mie guancie ne hanno viste passare decisamente troppe nell'ultimo periodo.
<Va bene. Lotterò per entrambe> la guardo determinata.
<Questa è mia figlia. Fagli il culo>
<Ci puoi scommettere. Prima, però, concedimi un ultimo abbraccio>
Ci stringiamo forte. Prendo quanto più posso.
<Scusa se me la sono presa con te per tutti questi anni, è che non volevo credere che quel male fosse più forte di te>
<È acqua passata, tranquilla. Ricorda sempre che io ti voglio bene. Dillo anche a quei due ora che li rivedi. Ah, mi mancate un mondo, senza di voi non è la stessa cosa>
<Un giorno ci rivedremo>
<Spero il più lontano possibile, tanto poi avremo tutto il tempo per stare insieme>
Mamma mi lascia un dolce bacio sulla fronte.
<Ci vediamo, angioletto mio, sappi che la tua mamma è fiera di te>
<Ciao, mamma>
Agito la mano in aria finché non scompare. Il dolore alla testa continua, ma adesso so cosa fare.
Ora so come fronteggiarlo: a calci in culo.
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<Sta aprendo gli occhi. Papà, El sta aprendo gli occhi>
Sento il rumore di passi che si avvicinano. C'è qualcuno intorno a me.
Ma dai, non ce ne eravamo accorti.
Anche per me è un piacere risentirti, amica mia. Sembrerà strano, ma mi sei mancata persino tu. Pensa a quanto è grave la situazione.
Simpatica.
Apro del tutto gli occhi. La luce a cui sono soggetti li costringe a chiudersi, rimangono socchiusi. Dal piccolo spiraglio intravedo papà e Ben. Sono entrambi in piedi, ai miei lati.
<Oh, piccola mia>
Papà mi abbraccia. Emetto un verso di dolore, ho il corpo indolenzito.
<Scusa, mi sono lasciato trasportare dall'entusiasmo. I medici dicevano che c'erano poche chance, non puoi immaginare quanto io sia felice>
<Ci hai fatti spaventare tutti, El>
Ben mi guarda contento. Il terrore svanisce dai suoi occhi, gli deve essere preso un colpo.
<Q-quanto è p-passato?> domando facendo una fatica inaspettata.
La gola mi pizzica, la bocca si apre a stento.
<Nove giorni> risponde papà, ancora preoccupato.
Ha ragione, non posso immaginare quanto sia felice, né tantomeno quanto sia stato in pensiero. Sapere che la figlia era finita in coma lo avrà lasciato di sasso.
<N-nove g-gio-rni? E l-la vac-anza?>
Cavolo, quanto fa male!
<Annullata, non potevamo certo partire senza di te. Quando ti sarai ripresa ne organizzeremo una cento volte più bella, te lo assicuro>
<No El no party> aggiunge Ben, strappandomi una risata.
È bello essere tornata. A proposito...
<V-vi sal-saluta la m-mamma. Ha detto c-che ci vu-vuole bene>
Papà e Ben rimangono in silenzio. A giudicare dalle loro espressioni sono alquanto sorpresi, staranno pensando che me lo sono sognata. Inaspettatamente, sorridono.
<Veglia sempre su di noi> mormora papà, quasi assorto nei suoi pensieri.
Qualcuno bussa alla porta della stanza.
<Come sta la bella addormentata?> domanda Olivia.
<Puoi chiederlo direttamente a lei>
Ben e papà si fanno da parte. Ai loro posti compaiono Ol e Mark.
<Ben svegliata, principessa. E pensare che ero venuto a darti finalmente un bacio per svegliarti> fa lo spiritiso quest'ultimo.
<Sappi che me la pagherai. Nove giorni in pensiero e appena ti svegli neppure una chiamata> si finge offesa Olivia.
<V-vi vo-voglio bene anch'io> sorrido.
Parlare mi sta aiutando, più ci provo più riacquisto il controllo.
<Tuo padre è andato a chiamare l'infermiera, a breve verremo cacciati. Ti lasciamo riposare, Betty>
<Tranquilla, principessa, domani torniamo. Ora che ti sei svegliata non ti libererai nuovamente di noi così facilmente, anche perché devi dirmi chi bacia meglio. Il ragazzo dagli occhi verdi oppure il ragazzo dagli occhi blu?> mi avverte Mark.
Come ha detto Ol, l'infermiera non tarda ad arrivare. Controlla i parametri segnati sul monitor a destra. Rassicura sia me che papà, sono nella norma.
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<È permesso?>
Angie si alza dalla sedia. Mi guarda e dice che si andrà a prendere un caffè. Ha letto la mia espressione ancor prima che mi rendessi conto io in primis cosa ho provato al sentire la sua voce. Il ragazzo dagli occhi blu si avvicina con cautela, percepisco la sua paura di ferirmi. Lascio che la mia schiena sprofondi nel cuscino poggiato alla parete.
<Posso?>
Annuisco. Daniel si siede. Lo vedo pensieroso, starà pensando a come iniziare la conversazione.
<Non hai un discorso già pronto?> domando nel tentativo di metterlo a suo agio.
Tra noi le cose non sono finite nel migliore dei modi. A dirla tutta ha perfino pensato che non lo avrei più rivisto. Dopo la gita non si è più presentato né al corso di letteratura né in mensa. Ha preso sul serio le mie parole.
<E-ecco, v-vedi...> balbetta.
Intreccia le mani. Le muove senza sosta.
<Ok, chiariamo una cosa. Qui l'unica che può essere ansiosa sono io, intesi?> lo fisso ironica.
Daniel mantiene lo sguardo sulle mani, ora ferme. Gli ho strappato un sorriso.
Mi sporgo leggermente in avanti. Sollevo un braccio, poggio la mano sul suo mento, sollevo il suo viso affinché mi guardi negli occhi.
<Non ho più paura del mare che custodisci> annuncio trionfante.
Come potrebbe incutermi ancora timore? Mi ha già inghiottita, non può farmi di peggio.
<Ho saputo che ti eri svegliata dal coma, così ho pensato di passare a salutarti. Ho avuto paura, Lisa, temevo di non rivederti più. E scusa se ti chiamo in questo modo, ma non riesco ad evitarlo, credimi. Sono venuto per scusarmi, non mi sono mai reso conto del dolore che ti stavo causando, mai fino in fondo. Vanessa mi ha spiegato cosa ha fatto, si è difesa dicendo che aveva ideato il suo cazzo di piano dopo che le ho rivelato del nostro bacio. Mi sentivo in colpa, era giusto che lo sapesse. Le ho detto di starmi alla larga, di non avvicinarsi mai più né a me né tantomeno a te. Da allora non l'ho più sentita> racconta con sincerità.
<Quindi la villa era della sua famiglia?> chiedo per colmare uno dei dubbi che mi perseguitano da quel giorno.
<No, appartiene a suo cugino, il ragazzo che parlava al microfono. È stata lei a chiedergli di organizzare la festa a casa sua, faceva parte del suo piano per vendicarsi>
Ecco il perché dei tavolini, perfino la canzone per il lento era la stessa della festa in spiaggia. Astuzia e cattiveria, ecco cosa abita nel cuore della ragazza dai capelli rossi.
<Sono felice vi siate lasciati> affermo, fregandomene di cosa penserà Daniel.
Ho rischiato di morire, cavolo, qualche altro sassolino dalla scarpa posso togliermelo. Faccio un respiro profonfo, mi preparo ad estrarre l'ennesimo.
<Dimmi una cosa: non hai mai provato attrazione per me, giusto?>
I miei occhi rimangono fissi sui suoi, e viceversa. Attendo, ho bisogno di sentirlo dalle sue labbra, voglio la certezza di non starmi sbagliando. Non un'altra volta. Daniel apre infine bocca.
<No. Vanessa mi ha raccontato della falsa versione dei fatti che ti ha fornito, ti posso confermare che ha inventato tutto. La prima mossa l'ha fatta alla festa a cui ti ho portata mesi fa, prima di allora nulla>
<Quindi non ti sono mai piaciuta> sentenzio amareggiata.
Necessitavo di sentirlo. Adesso posso mettermi l'anima in pace una volta per tutte.
<Posso svelarti un segreto?>
Daniel annuisce, incuriosito.
<Sto per dirti perché odio l'amore>
Faccio una lunga pausa, metto insieme i pensieri. Afferro la borsetta posta sul comodino accanto a me. Estraggo il mio caro block notes.
<Qui dentro ci sono i miei pensieri. Ciò che leggerai è frutto del dolore che l'amore mi ha causato>
Glielo passo. Daniel esita.
<Puoi leggerlo> lo invito a scoprire la sofferenza racchiusa in semplici pagine di carta.
Il ragazzo dagli occhi blu apre il block notes e inizia a sfogliarlo. La maggior parte sono frasi brevi, non ci mette molto a leggerle.
<Riflettendo su quanto scritto capirai che io non ti odio. Ci ho provato inutilmente, il mio cuore non riesce a provare astio nei tuoi confronti. Ciò che odio è l'amore, perché mi ha fatto conoscere te. Mi ha fatta innamorare del ragazzo più bello che abbia incontrato in diciassette anni di vita, lo stesso da cui sarei dovuta stare alla larga sin dal principio. Ma non sono stata abbastanza forte, ho voluto sperare di poter avere una chance, ma come entrambi sappiamo la mia è stata una speranza vana.
Mi hai ferita tanto, Daniel, mi hai fatta sanguinare molte volte, ma nonostante tutto continuo ad amarti. Io ti amo, e non puoi neppure immaginare quanto. Ma amo di più me stessa, e perciò non posso più mettermi in secondo piano. Continuerò a soffrire a causa tua, perché sì, mi fa ancora male pensare a te, ma almeno continuerò ad andare avanti. Ci saranno momenti felici e altri meno, però non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui potrò urlare a squarciagola "ce l'ho fatta". Io merito di essere felice, merito di trovare la persona giusta, merito di trovare l'amore. Mi merito di vivere una storia d'amore che sappia togliermi il fiato, che sappia sorprendermi, ma soprattutto che sappia migliorare la mia vita. Dico questo perché dopo tutto quello che ho passato, e di cose brutte ne ho vissute un bel pò, credimi, penso di meritarmi la felicità. Anzi, non penso, lo so. Io merito di essere felice>
Daniel mi osserva fiero di me. Mi vede profondamente cambiata, finalmente non ho più paura di prendermi ciò che mi spetta.
<Hai ragione, tu meriti di essere felice. Spero con tutto il cuore che tu possa dimenticarmi presto>
Scuoto la testa.
<Dimenticarti mai, superarti presto>
Daniel sorride, poi si alza. Fa per andarsene, ma prima di uscire mi fa un'ultima promessa.
<Vorrei che il nostro addio non fosse questo, ti va di andare al bar quando starai meglio? In fondo, ti devo ancora un gelato>
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<Com'è?> domanda curioso.
<Buonissimo. Avevi ragione, qui fanno il gelato più buono che abbia mai mangiato>
Sembro una bambina di tre anni che prova qualcosa per la prima volta, non riesco a contenere l'entusiasmo.
<Mangia piano o ti si ghiaccerà il cervello>
<Sono abbastanza grande da saper badare a me stessa> mi difendo.
Un attimo dopo emetto un verso di dolore.
<Che ti ho detto?> fa il presuntuoso.
Continuiamo a mangiare passeggiando nel parco mentre ci gustiamo i nostri deliziosi gelati. Sto lentamente realizzando che questo è l'ultimo momento che trascorro con lui, tra poco io e il ragazzo dagli occhi blu ci separeremo. Tutto ci ha portati a questo momento, dentro di me sento che è la fine.
<Finito> annuncio con un velo di tristezza.
Daniel mi guarda con la sofferenza negli occhi.
<Quindi è giunto il momento> rompe il ghiaccio.
<Eh già, tutto finisce, prima o poi>
<Posso abbracciarti?> mi prega con lo sguardo.
Faccio la prima mossa. Ora è davvero l'ultima volta. Sospiro, prima di dire addio alle sue spalle possenti, alla sua schiena marmorea, ai suoi addominali ben allenati. Inspiro il suo odore, dolce e gentile come lui. È giunto il momento. Con lo sguardo fisso nei suoi meravigliosi occhi blu... gli dico addio.
<Resterai sempre nel mio cuore, Daniel Moore>
<E tu nel mio, Elizabeth Lewis>
Il sipario cala definitivamente sulla nostra storia. Una storia fatta di amicizia, amore, sofferenza, sensi di colpa, amarezza e mille altre emozioni. Ho ritrovato il filo e ho ripreso da dove mi ero fermata. Ho continuato la traversata fino all'altra parte, ho saltato trionfante e sono tornata coi piedi per terra.
Daniel rappresenterà sempre una parte importante della mia vita, a lui sono legati sia ricordi belli che brutti. Se potessi tornare indietro non cambierei nulla. Doveva andare così affinché io avessi l'opportunità di crescere, occasione che non mi sono lasciata scappare. Ho preferito lottare anziché arrendermi ed è grazie a questo se oggi sono quella che sono.
Mi volto di scatto.
Addio, mia divinità greca preferita.
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<Sorpresa>
Rimango sbalordita. Che ci fanno tutti in giardino? E perché ci sono striscioni e tavolini con cibo e bevande e...
E perché non la smetti di farti domande e ti godi la festa che hanno organizzato per te?
Buona idea, amica mia.
È sempre un piacere esserti d'aiuto.
Olivia mi trascina verso un tavolino su cui è poggiata un'enorme torta. Sopra vi è rappresentata una rosa rossa.
Mark mi porge un coltello. Angie filma la scena, mentre Ben e papà si posizionano alla mia destra e alla mia sinistra con degli spara cordiali in mano.
<Che significa?> domando felice e perplessa.
<Questa festa è per te, principessa>
<Ok, ma la rosa cosa simboleggia?>
<L'amore, Betty, mi sembra ovvio>
<Ma...>
<Andiamo, El, non è poi così difficile da capire>
<Forza, signorina Elizabeth, tagli la torta>
<Avanti, piccola mia, colpisci ciò che ti ha fatta star male>
Ci sono, ho capito. Poggio il coltello sulla cima della torta, proprio al centro. Spingo verso il basso, tagliando di volta in volta la rosa. Sorrido alla videocamera, poi rivolgo uno sguardo ai presenti.
Ho vinto.
<Grazie a tutti, vi voglio bene>
Hey luxers, come va?
Piaciuto il capitolo? Finalmente Lisa ha ritrovato l'armonia perduta, anche se per farlo ha dovuto rinunciare a Daniel nella sua vita.
Ci si vede nella prossima parte, l'epilogo vi attende. Come sempre, vi ricordo di mettere una stellina e commentare se la storia vi sta piacendo. E ricordate: always shine!
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