PARTENZA

Il fatidico giorno è finalmente arrivato. E no, non mi riferisco a quello del mio matrimonio, naturalmente. So che ci avete sperato, ma bisogna procedere per gradi. Tra pochi minuti io e altri duecento ragazzi saremo in partenza per Anger (che, per chi non lo sapesse, si pronuncia "engher"), una tranquilla cittadina americana vicino Los Angeles. Altri dettagli non li conosco, la signora Miller si è limitata a darci queste poche informazioni. Ovviamente potevo fare qualche ricerca, ma diciamocela tutta, a cosa sarebbe servito?

L'itinerario è già stato prefissato da chiunque si sia occupato di organizzare la gita e i momenti in cui noi ragazzi saremo liberi dalle grinfie di professori e guide turistiche sono pochissimi, quindi li passeremo sicuramente a riposarci da qualche parte. Scoprire che c'è un bosco incantato o un parco giochi per teenager non risolleverebbe magicamente il mio corpo stremato.

<Betty>

Mi volto e vedo Olivia correre verso di me. Mi stringe forte, il suo entusiasmo è alle stelle. Nell'ultima settimana non ha fatto che elencarmi le svariate follie che dobbiamo assolutamente fare. Questa gita per lei rappresenta un modo per svagarsi dopo quanto le è successo. Con Trent le cose vanno a gonfie vele, però frequentandosi da poco ancora non se la sente di essere se stessa al cento per cento con lui, perciò la aiuterò io a divertirsi pensando unicamente a questo. L'unico pensiero di entrambe deve essere quello di lasciarci tutto alle spalle per cinque giorni.

Come è facilmente immaginabile, nel mio caso sarà impossibile. Essendo nello stesso gruppo, che io lo voglia o meno (decisamente la seconda) sarò costretta a condividere il mio spazio personale con Daniel (che, giusto per la cronaca, si aggira intorno ai cento metri; è questa la distanza minima a cui dovremmo trovarci perché io possa ritenermi al sicuro).

<Amore mio> gioisce una ragazza.

<Le hanno impiantato un megafono?> domando seccata.

A chi potrebbe appartenere questa voce se non alla ragazza più popolare dell'istituto? Eh già, la più popolare. Prima di incontrarci alla festa in spiaggia non le avevo mai dato troppa importanza, il massimo dell'attenzione che le rivolgevo era il cinque per cento del totale, ma da allora le cose sono cambiate. Purtroppo.

Vanessa e Daniel sono la coppia di cui si discute maggiormente in tutto l'edificio scolastico. Sui social compaiono quotidianamente stories che li ritraggono mano nella mano mentre passeggiano per la città o durante qualche bacio appassionato. Molti dicono che sono l'incarnazione dell'amore, mentre per me non possono che rimanere tali: lei è la ragazza che mi ha soffiato il ragazzo a cui stavo per dichiarare il mio amore, invece lui è il ragazzo che mi ha spezzato il cuore. Tutti e due mi hanno ferita, chi  più chi meno. Direi che sono fatti per stare insieme!

<Ricorda, niente e nessuno deve rovinarci la gita, ok?>

Quanto vorrei che le parole di Olivia prendessero un posto nel mio cervello.

Impossibile, come fai a rilassarti quando ti trovi ancora su una corda sospesa in aria?

Grazie per il reminder, molto d'aiuto.

<Dimmi che non stanno limonando> imploro la mia amica.

La sua espressione è traducibile in "vorrei, ma ci stanno dando dentro". Avessero perlomeno un po' di contegno. Dico io, aspettare di arrivare in albergo è chiedere troppo?

Stanca di fissare lo sguardo meravigliato di Olivia mi giro.

Wow, quel ragazzo ci sa proprio fare con la lingua.

Con me non ha usato neppure un briciolo di passione a confronto. Sono davvero innamorati.

Ovvio, cosa ti aspettavi? Che fosse tutta una farsa per farti ingelosire?

Sai che ti dico, ragione? Vaffanculo. Non è colpa mia se ho un cuore talmente stupido da sperare nell'impossibile. Illudersi e innamorarsi della persona sbagliata gli riesce benissimo, come d'altronde anche fidarsi di chi poi lo abbandona.

<Betty, tutto bene?>

La domanda di Olivia mi fa alzare un sopracciglio. Lo abbasso non appena mi rendo conto che una scia d'acqua salata sta sciando lungo la mia guancia.

<Deve essere devastante> dice poggiando una mano sulla mia spalla per darmi un po' di conforto.

Annuisco, consapevole di starle mentendo.

Assistere al lungo bacio tra i due innamorati è uno strazio, ma non è certo per loro che vorrei piangere. Le lacrime sono state richiamate dalla parola "abbandona". Prima mamma. Adesso papà. Ho paura che un giorno persino Ben mi possa mettere in secondo piano. Se dovesse accadere, io che senso avrei di esistere ancora?

<Bene, ora che siamo al completo possiamo partire. Forza, ragazzi, salite sul pullman in fila indiana. Tranquilli, ci sono posti per tutti, non vi spingete adesso che salite>

L'annuncio di mrs Miller mi riporta alla realtà. Saluto sbrigativamente Olivia, poi vado alla ricerca di Angie in mezzo alla miriade di genitori in attesa della partenza dei propri figli.

Avvistata. Mi faccio largo tra la gente e la raggiungo. La abbraccio forte.

<Mi mancherai> sussurro.

<Anche lei, saranno cinque giorni tremendi senza la sua presenza in casa. Ah, quasi dimenticavo, stamattina suo padre mi ha detto di rivolgerle i suoi saluti>

<Poteva farlo di persona> dico abbastanza meravigliata, ma ferrea delle mie convinzioni.

<Voleva evitare che attirasse su di sé l'attenzione>

Voleva evitare che facessi una scenata insomma. Sarei in grado di attaccarlo per cento ragioni differenti, probabilmente i suoi saluti non sarebbero bastati a fermarmi. Al mio ritorno gliene dirò di ogni, per ora devo limitarmi a non pensarci troppo.

<Trascorra una bella gita, signorina Elizabeth. Noi saremo qui ad attendere il suo ritorno, stia tranquilla>

Le parole di cui avevo bisogno.

<Grazie>

<Ora vada, o perderà il pullman> pronuncia Angie mentre si allontana, un'immensa tristezza invade i suoi occhi.

<Ci vediamo tra cinque giorni> la rassicuro.

Mentre mi dirigo verso il mezzo che ci porterà a Anger, mi volto per rivolgere un ultimo sorriso alla mia amica Angie. Riconosco il dolore nei suoi occhi, spero che questo la aiuti a tranquillizzarsi .

"Ti voglio bene" mimo con le labbra.

"Anche io gliene voglio" risponde lei, poi mi regala uno splendido sorriso.

Ora che la so più serena, posso finalmente salire sul bus.

Prendo posto accanto a una ragazza dai lungi capelli castani. Non ho idea di come si chiami, non abbiamo nessun corso in comune.

<Ti amo> pronuncia all'improvviso una voce.

Ti prego, non può essere.

Eh già, a quanto pare Vanessa e Daniel sono dietro di me. Che fortuna!

Decido di alzarmi per fare l'unica cosa sensata, ovvero comunicare a mrs Miller che soffro di mal d'auto, così da prendere posto vicino a lei, quando una mano mi afferra il braccio.

In meno di un secondo mi ritrovo con due occhi verdi fissi nei miei.

<Se vuoi c'è un posto libero dietro> dice Mark.

Sono felicissima di vederlo.

<Finestrino o esterno?> domando fingendo che mi importi.

<Quale desidera, principessa> fa il galante.

Quanto mi è mancato!

Sotto gli sguardi esterrefatti di Daniel e Vanessa, Mark mi fa strada verso la salvezza, tenendo la mia mano stretta nella sua.

Il ragazzo dagli occhi verdi è tornato per salvarti.

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L'autobus si ferma nel parcheggio riservato ai clienti dell'albergo. L'altissima struttura sulla sinistra è totalmente diversa da come me la immaginavo. Per il prezzo pagato, non mi sarei mai aspettata un hotel a quattro stelle. Forse c'è una fregatura. Magari il proprietario tiene alla facciata esterna, mentre l'interno è del tutto l'opposto.

<Roba di lusso> commenta Mark.

Ma io e lui non siamo gli unici ad essere rimasti a bocca aperta. La maggior parte degli studenti fissano l'imponente edificio meravigliati. Persino mrs Miller sembra sorpresa. Ci mette un attimo per ricomporsi. Lentamente, scendiamo uno ad uno dal bus, poi i due insegnanti, la signora Miller e il signor Davis, chiamano i nostri nomi in ordine alfabetico, chiedendoci di dividerci in due gruppi in base al nostro responsabile.

<Mark Bennett> pronuncia ad alta voce mr Davis.

Il ragazzo dagli occhi verdi mi rivolge un tenero sorriso.

<Ci vediamo dopo, principessa> pronuncia prima di allontanarsi.

Stare per tutta la durata del viaggio accanto a lui mi ha fatto bene. Avevo proprio bisogno di un viso familiare verso cui girarmi di tanto in tanto. Nessuno dei due ha accennato a quanto accaduto nel parco, e devo ammettere di non sapere se conviene parlarne prima o poi. Sono certa Mark abbia capito perché abbia messo una certa distanza tra noi, ora tocca vedere come si evolve la situazione. Se sarà necessario affronteremo la questione, invece se mi dimostra che intanto è andato avanti dubito avrebbe senso farlo.

<Elizabeth Lewis>

Mi avvicino al gruppo della signora Miller. Stando a quanto ho capito in tutto ci sono otto gruppi e non tutti i ragazzi sono alunni del proprio professore referente. La mia fortuna è che i due insegnanti che preferisco maggiormente sono sempre i primi ad offrirsi per accompagnare i ragazzi in gita. Un po' di pausa serve anche a loro, dopotutto. Poter chiudere i libri e interrompere le lezioni per una settimana deve essere un toccasana dopo mesi di lavoro ininterrotto. Da piccola pensavo che i docenti non si stancassero mai, che fossero talmente pieni di energie e di amore per il loro lavoro da non volersene staccare neanche per un secondo. La mia maestra delle elementari, almeno, era così.

La passione per ciò che faceva traspariva in ogni piccolo gesto. Ci trattava come dei bambini a cui bisognava insegnare quanto l'apprendimento sia fondamentale per la crescita individuale. Oggigiorno si sentono continuamente storie di maestre che ricorrono alla violenza fisica o psicologica sui loro alunni, cosa che né a me né a nessun mio vecchio compagno di classe è mai successa. La nostra maestra non pensava neppure minimamente di farci del male, l'affetto con cui ci parlava e ci istruiva era ben lungi dal nascondere un animo malvagio.

A mio parere è stata la migliore, perché nonostante la giovane età di coloro a cui insegnava, non si ergeva su un piedistallo, non si considerava superiore a noi. Ripeteva sempre che crescendo non si smette mica di imparare, e che lei ne era un esempio.

"Io sono la vostra insegnante e voi i miei alunni-maestri"

Era bello sentirsi dei modelli di riferimento, sapere che pur essendo dei bambini, potevamo ugualmente insegnare qualcosa agli adulti. Lo scambio reciproco di conoscenze ha fatto sì che si venisse a creare un rapporto di rispetto e di amicizia. Non ricordo molto di quegli anni, ma ai tempi la scuola per me non era un obbligo, ma un privilegio. So che dovrei pensarlo anche ora, non tutti hanno la fortuna di poter studiare, c'è chi vorrebbe ma non può per problemi economici e chi al contrario ne ha la possibilità ma non la sfrutta.

Il mio problema, però, è che ho un mucchio di ricordi brutti legati alla scuola, partendo dall'essere isolata dall'intera classe in prima media fino alla vicenda con Daniel. A volte, anche se di rado, mi capita di domandarmi perché io abbia scelto il liceo che frequento. Ovviamente è una domanda retorica, come potevo mai immaginare che avrei incontrato il mio primo amore a scuola? Se un'entità sovrannaturale mi avesse sussurrato all'orecchio che avrei perso la testa (o, meglio, il cuore) per un ragazzo che non mi merita mi sarei immediatamente iscritta da tutt'altra parte.

<Ok, ora che ho chiamato tutti possiamo andare. A momenti arriveranno anche gli altri autobus, il traffico non era molto intenso, quindi sbrighiamoci, prima di ritrovarci in un caos totale> dice mrs Miller.

Lungo la strada verso l'ingresso, mi accorgo che Daniel e Vanessa sono davanti a me. Destino vuole che mi tormentino, a quanto pare!

<Ci divertiremo un mondo> pronuncia il ragazzo dagli occhi blu.

<Ti aspetto stasera in camera> dice maliziosa Vanessa.

Quell'arpia...

<Preparati>

Promemoria: ricorda di mettere i tappi per le orecchie prima di andare a dormire.

Una volta entrati, mrs Miller ci fa cenno di attenderla nella reception, una vasta zona ricca di divanetti e quadri con rappresentazioni floreali. Ci sono persino dei tavolini con delle riviste. Per ora, l'albergo non è niente male.

Intanto che cerco di ricordare il nome dell'autore di una delle copie appese alle pareti, miss Miller fa il suo ritorno.

<Ragazzi, c'è stato un problema. Purtroppo c'è stato un errore: non ci sono due camere triple per le ragazze, ma solo doppie. Chiunque si sia occupato di comunicarlo alla scuola si è confuso con un altro gruppo. Per evitare che litighiate tra voi, vi ho divise personalmente. Ava, tu starai nella camera 201 con Piper. Jane e Kimberly, a voi spetta la 202. Infine, Elizabeth, tu condividerai la camera 203 con Vanessa>

Fanculo.

Fanculo, sì, sorella.

<Tra poco vi distribuiranno le chiavi, nel frattempo vi ripeto le stanze per ogni coppia> procede la signora Miller, ignara di aver combinato un disastro.

Grazie a lei, la mia vacanza sta per trasformarsi in un incubo.



Hey luxers, come va?
La gita è appena iniziata, vi assicuro che le sorprese non mancheranno. Secondo voi come andrà tra Lisa e Vanessa? Una delle due farà fuori l'altra o deporranno temporaneamente l'ascia di guerra?

Vi ricordo di supportare la storia cliccando sulla stellina in basso qualora vi stia piacendo. Ci vediamo, e non dimenticate: always shine!

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