OLIVIA

<Quindi adesso lui non fa più parte della tua vita?> domanda Ol al termine del mio racconto.

Le ho detto per filo e per segno quanto accaduto negli ultimi giorni, a partire dal quasi bacio col fratello fino ad arrivare alla mia uscita trionfale (che forse di trionfale non ha nulla) da casa Moore.

<No> pronuncio in un sussurro intriso di amarezza.

<Però tu continui a provare qualcosa per lui> deduce Olivia.

Annuisco.

<Non mi ero accorta che lo amassi così tanto. So che fa male, che ci sarà un bel pò da lavorare per tornare a sorridere, ma so anche che ne sei capace. Betty, tu hai la forza necessaria per combattere il dolore causato dall'amore che provi per Daniel, credimi. Io posso insegnarti a voltare pagina e darti tutto l'aiuto che ti serve, ma il resto dipende soltanto da te. Insieme riusciremo ad andare avanti>

<E se io non volessi voltare pagina?> chiedo spiazzandola.

L'espressione di Ol è passata da ottimista a confusa in un battito di ciglia.

<Perché non dovresti volerlo?>

<Perché io lo amo, Ol. Il mio ultimo pensiero prima di lasciarmi cullare dal sonno è sempre lui, e così il primo appena apro gli occhi. Daniel è tutto ciò che vorrei ma non posso avere, e pensare di andare avanti senza di lui mi fa male allo stomaco, è come se un essere piccino ma forte vi bussasse dall'interno> rispondo con onestà.

Olivia si avvicina e prende le mie mani nelle sue.

<Betty, non puoi continuare così. Capisco che una parte di te si ostina a sperare che un giorno lui verrà da te per dirti finalmente che ti vuole, ma tu non puoi aspettarlo in eterno. Non credi che se era destino tra di voi sarebbe già successo qualcosa?> tenta di convincermi a lasciar perdere il mio folle piano fatto di attesa e dolore.

Scuoto energicamente la testa.

<Qualcosa è già successo> alludo al bacio tra me e Daniel.

<Ma per lui quel momento non significa niente, è stato un errore> mi rinfaccia l'amara verità Ol.

E non posso darle torto. Sta cercando di aiutarmi, ed io volevo che mi aiutasse, ma allora perché sto dicendo queste cose? Dove è finita la voglia di riprendere in mano la mia vita? Forse era troppo debole? Oppure me la sono immaginata?

<E se invece->

Olivia si alza bruscamente dal divano e mi trascina con sé prima ancora che io possa finire di parlare. Arriviamo alla porta, la apre e usciamo.

<Cosa vedi?> domanda come se stesse iniziando una nuova conversazione.

È per caso il suo modo di dirmi che sono senza speranze?

<L'esterno della casa> rispondo perplessa.

Ol mi fa cenno di guardare in alto.

<Il sole splende ancora, incredibile> ironizzo.

<Betty> mi richiama Olivia.

Alzo le spalle, non capisco dove voglia andare a parare.

<Guarda il cielo> mi dà infine un indizio.

Sollevo lo sguardo, ma non noto niente di strano.

<È sereno> constato.

<Non vorresti che il tuo animo fosse come il cielo in questo momento?> domanda la mia amica.

<Sarebbe bello, significherebbe aver riconquistato la tranquillità> ammetto.

<Tranquilla. Da quanto non ti senti così?>

La mia risposta non arriva, forse non lo farà mai. Eppure Ol è qui di fronte a me, in attesa. E io sono qui, davanti a lei, incapace di confessare che il mio animo non è sereno come il cielo da tanto tempo. La tranquillità illusoria di quando era bloccata sul letto una ventina di minuti fa non può essere neppure lontanamente ricollegata all'immagine sopra le nostre teste. Men che meno quella che ho provato grazie a Daniel. Credevo che fosse così, ma a quanto pare mi sono sbagliata di grosso. L'ultima volta che il mio animo è stato sereno è stato il giorno in cui mia madre ha rivelato a me, Ben e papà che in seguito a delle analisi le avevano trovato una brutta malattia. Gli ultimi istanti tranquilli li ho trascorsi in soggiorno a giocare con Ben, poi tutto è irrimediabilmente cambiato. Da quel giorno, nulla è stato più come prima.

Olivia mi accarezza un braccio.

<Se vuoi comincio io> si propone di condividere una parte della sua vita.

Annuisco, speranzosa che il racconto della mia amica mi infonda la forza necessaria ad aprirmi.

<Ti va se intanto facciamo due passi?> propone poi, dopodiché comincia a camminare non seguendo un percorso ben preciso.

La seguo a ruota, affiancandola prima che inizi a raccontare.

<L'ultima volta in cui la serenità ha omaggiato il mio animo della sua presenza è stato cinque mesi fa. Mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo, ero fidanzata da un anno e tre mesi col ragazzo più bello e dolce della scuola. Erik non mi faceva mancare nulla, ogni volta che ero giù si inventava qualcosa per farmi stare meglio, e puntualmente ci riusciva. Credevo che la parte migliore di una relazione fosse l'inizio, perché è tutto nuovo, stai ancora imparando a conoscere la persona che ti sta accanto e nel frattempo dentro di te senti il sentimento che provi per lei crescere, regalandoti sbalzi d'umore che per quanto possano essere irritabili finiscono per piacerti, perché sai chi è a scatenarli.

Erik e io ci completavamo, io ero brava nelle cose in cui lui non riusciva e lui lo era in quelle dove io me la cavavo ben poco. Pensavo addirittura che fosse la mia anima gemella, quella di cui si parla in alcuni miti antichi. Non avevo alcun dubbio su di lui, sarebbe stato sempre leale nei miei confronti. Come già sai, però, la nostra storia non è certo finita perché lui mi ha mostrato lealtà fino alla fine.

A scuola c'era una ragazza, Clara, la classica bulla con la sua scorta di fallite sempre dietro. Tra me e lei non scorreva buon sangue, finivamo spesso per litigare e dare spettacolo nei corridoi. Lei mi provocava e io mettevo da parte il buon senso, finendo per reagire e portare avanti il battibecco per molto tempo, fino a quando non sfociava in insulti pesanti e, talvolta, persino tirate di capelli. In poche parole, era la mia peggior nemica>

Ol fa una lunga pausa. Il leggero venticello appena alzatosi le scompiglia i capelli, ma è talmente assorta nei suoi ricordi da non farci caso. Stiamo camminando da un pò nel giardino della piccola villa dove abito, e a guardarlo meglio è più grande di quanto ne avessi memoria.

Olivia rivolge una rapida occhiata a un albero sulla sinistra, dove un uccellino sta finendo di creare un nido per i suoi piccini. Un altro esemplare della stessa specie arriva nel comodo rifugio e saluta il primo avvicinando il becco al suo.

<Come sono carini> dice Ol.

<Già, ma dove sono i piccoli?> chiedo continuando a vedere solo due uccellini.

<Mi sa che non esistono>

<Quindi il primo ha fatto il nido per il secondo?> domando stupita.

<Si vede che gli vuole molto bene, e lo stesso si può dire dell'altro> risponde Olivia, con una punta di amarezza nella voce.

Le afferro la mano. I nostri sguardi non si staccano dalla bella coppia di fronte a noi.

<Diceva di amarmi, e invece...> riprende il suo percorso tra i ricordi.

L'incrinazione nella sua voce mi fa capire che la ferita è ancora fresca. Quando mi aveva accennato della sua relazione precedente in camera sua aveva utilizzato un tono sicuro, di chi ha ormai superato quanto accadutogli. E invece aveva solo finto di aver concluso di farci i conti.

<Ol...> mi volto a guardarla.

Una lacrima scende lenta lungo la sua guancia. Percepisco il dolore che racchiude. Il dolore che l'ha generata.
Stringo la presa affinché Olivia senta la mia presenza, affinché sappia che così come lei c'è per me io ci sono per lei.

<Il giorno in cui compivamo quindici mesi mi aveva chiesto di uscire a festeggiare, ma io gli stavo organizzando una sorpresa, quindi gli ho fatto credere di non essere libera per tutta la giornata. Mi ha detto che avremmo rimandato, in fondo non era una ricorrenza così significativa dopotutto. Pensavo lo avesse detto per non farmi sentire in colpa, ma col senno di poi non ne ho più la certezza. È probabile che mi avesse proposto di uscire per sapere se poteva incontrarsi con Clara quella sera, o forse mi ha tradita perché se l'è presa. Dopo più di un anno passato insieme credevo di conoscerlo, ma sono stata un'ingenua.

Quella sera, sono andata a casa sua, pronta a svelargli cosa avevo organizzato in una intera settimana. Dopo tanto duro lavoro e un'ora trascorsa davanti allo specchio totalmente sicura che sarebbe andato tutto bene, è stato lui a farmi la sorpresa più eclatante. Avevo informato la madre e lei mi aveva consegnato le chiavi della porta d'ingresso, assicurandomi che lei e il marito sarebbero stati fuori quel giorno, così da lasciarci soli. Ho aperto la porta e sono entrata in casa. Appena ho visto una luce accesa proveniente dal piano di sopra ho posato a terra le buste con tutto il necessario per addobbare la casa e preparare una cena coi piatti preferiti di Erik, poi ho domandato se ci fosse qualcuno e, non ricevendo alcuna risposta, sono salita su. La porta della sua stanza era socchiusa, uno spiraglio di luce fuoriusciva dalla camera, così mi sono avvicinata spaventata all'idea che Erik fosse tornato prima dagli allenamenti di football e mi avrebbe scoperta, e li ho visti. Lui e Clara nudi nello stesso letto dove aveva giurato che non mi avrebbe mai e poi mai ferita, stretti in un amorevole abbraccio e immersi in un profondo sonno post-sesso>

<Ol... mi dispiace> è tutto ciò che mi sento di dire.

Non posso fare nulla per cancellare dalla sua memoria quelle terribili immagini che sono certa abbia appena rivissuto, né tantomeno per alleggerire il suo cuore mostratosi per come è davvero soltanto adesso.

Ferito.

<Mi dispiace, Ol. Quando me ne hai parlato la prima volta ho ingenuamente pensato che fosse una storia appartenente a un passato oramai lontano, ma è successo solamente pochi mesi fa, non potrebbe mai essere stato un ricordo così distante come invece mi hai fatto voler credere. Sono stata troppo concentrata su di me, finendo per dare per scontato che per te fosse un capitolo chiuso> mi scuso.

<Un tradimento difficilmente diventa un capitolo chiuso. Vivo da sei mesi con la costante paura di essere tradita dalle persone a cui tengo, specialmente quelle sulla cui lealtà metterei la mano sul fuoco. È anche per questo motivo che ho infranto la mia promessa e sono venuta a casa tua. Ho avuto paura che mi volessi abbandonare ma non trovassi il coraggio di dirmelo>

Senza pensarci due volte, mi fiondo su di lei e la stringo forte a me.

<Ol, non ti farei mai e poi mai una cosa del genere. Prima di te era tutto così tremendamente difficile, le giornate sembravano ripetersi imperterrite nello stesso modo. L'unica differenza era la novità che alla fine si è dimostrata un concentrato di felicità e dolore, la stessa che ci ha fatte incontrare. È da poco che ci conosciamo, ma io sento di potermi fidare di te. Anch'io ho paura che le persone mi abbandonino da un istante all'altro, però da quando ci sei tu questo timore è diminuito, perché mi hai dimostrato che sono le persone a decidere se andarsene oppure no. Chi resta lo fa perché ci tiene all'altro. Ed io a te ci tengo un mondo, per questo ci sarò sempre se avrai bisogno> pronuncio assolutamente convinta delle mie parole.

Una goccia di acqua salata cade sulla mia spalla.

<Betty, ti voglio bene>

<Anch'io ti voglio bene, Ol>

Restiamo abbracciate ancora per una manciata di secondi, poi mi preparo a fare alla mia migliore amica una domanda che è stata rimandata per fin troppo tempo.

<Comunque, di cosa volevi parlami quella mattina?>

Olivia fa spallucce.

<Andiamo, Ol, so che ti ricordi>

Prima che il cacciatore Daniel iniziasse l'inseguimento alla sua preda Olivia aveva promesso di rivelarmi cosa nascondeva, solo che poi tra la fuga, la scoperta del taccuino, il superamento dei miei limiti e la proposta di Mark l'ho rimosso dalla testa. E Ol, da brava custode di segreti qual è, ha preferito tenerselo per sé. Forse ha pensato di averla scampata, ma si è sbagliata di grosso.

<"Sputa il rospo", ti ricordi?> cerco di farle riaffiorare la memoria, anche se in realtà non ce ne è bisogno.

Le sto facendo capire che non demordo.

<E va bene, il super scoop è che... forse, e dico forse, mi piace Trent> rivela imbarazzata.

<Lo sapevo> esulto.

<Era talmente palese?>

<Dal modo in cui lo guardavi la sera al cinema? Si, per un'amante delle storie d'amore come la sottoscritta. E penso che anche tu piaccia a lui> rispondo muovendo la testa a destra e sinistra.

<Sei per caso diventata una molla?> alza un sopracciglio Olivia.

<Andiamo. Questo gesto significa "uhhhhh", un modo per dire che potrebbe nascere qualcosa tra di voi> spiego.

<Quindi non sei diventata una molla?> ride Ol.

<Chi lo sa> rispondo replicando il gesto di poco fa.

<Tanto tra me e Trent non nascerà nulla> torna improvvisamente seria, con lo sguardo fisso sulle foglie verdi dell'imponente albero davanti a noi.

<Ol, fai un tentativo> la incoraggio.

<Non so se sono pronta a rischiare di nuovo. Metti caso vada male> dà voce al suo lato ferito.

<Non puoi saperlo finché non ci provi. Pensaci, potrebbe nascere qualcosa di bello, ma così facendo te ne priveresti. Capisco che per te sia ancora più difficile rischiare, ma non lasciare che il tuo passato influenzi il tuo presente>

<Accetto il tuo consiglio solo se mi prometti che tu farai lo stesso>

<Affare fatto>

Sigliamo il neo accordo con una stretta di mano.

<Ora però tocca a te. Ti va di condividere un pezzo del tuo passato con me?> domanda Olivia.

Annuisco, finalmente pronta a raccontarle di una pagina che non sono ancora riuscita a voltare.




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