"MISSIONE MANZO"

Faccio un respiro profondo preparandomi a ciò che sto per fare. Non posso commettere il minimo errore o salta tutto.

<Ehi, Daniel> chiamo il dio greco bersaglio dell'operazione.

Terminata l'illuminante lezione sui batteri ho aspettato che la classe si liberasse, dopodiché senza perdere un secondo di più mi sono messa alla ricerca del ragazzo che mi piace. Ho deciso di cominciare dirigendomi verso il suo armadietto, che si trova nel corridoio vicino all'entrata, e ho fatto centro.

<Ehi, Lisa> mi saluta dopo aver posato un libro ed essersi girato nella mia direzione.

<Come procede la tua giornata?> domando mentre faccio caso alla tuta che indossa.

<Se non consideriamo che il succo all'arancia di Paul mi è finito sui pantaloni direi bene> dice indicando le gambe.

<La tuta è tua o l'hai strappata di dosso a lui?> chiedo immaginando lo scontro tra Daniel e il suo amico.

<È mia, per fortuna mi porto sempre un ricambio in caso di incidenti come quello di oggi a pranzo> sorride.

<È una versione abbastanza noiosa, quindi continuerò a credere che tu abbia lottato per un paio di pantaloni> scherzo sorridendo a mia volta.

<Mi trovi noioso?> domanda scettico Daniel.

Come potrei mai?

<Non te lo aveva mai detto nessuna, scommetto>

<Già, perché non è la verità> si dimostra sicuro di sé.

<Placa il tuo ego, Daniel Moore> pronuncio ironicamente.

<Mi piace>

<Cosa?> ripenso a quello che ho detto neppure tre secondi fa.

<Il mio nome tra le tue labbra> risponde optando per un tono di voce più serio.

Inutile dire che le mie guance stanno iniziando a bruciare. Per evitare che la cosa si noti troppo mi sposto un paio di ciocche di capelli sulla spalla.

Daniel si avvicina con sguardo ammaliante e il mio cuore si prepara a correre una maratona.

Posiziona una mano tra i miei capelli e li sposta dietro l'orecchio, rendendo ben visibile il rossore in continuo peggioramento.

<Non nasconderti, sei ancora più bella quando arrossisci>

Il complimento di Daniel mi lascia senza parole. Non so davvero cosa dire. Potrei focalizzare l'attenzione su qualcos'altro, ma il pensiero di terminare qui questo momento magico mi terrorizza.

<Allora, mi trovi ancora noioso?> si discosta da me con un sorriso furbo in volto.

<Mi hai presa in giro?> chiedo sottovoce con lo sguardo puntato verso il basso e una lacrima che minaccia di uscire.

Daniel si rende conto del dolore che mi ha appena causato e riaccorcia la distanza. Afferra le mie mani, contatto che genera in me una scarica elettrica che si diffonde all'istante in tutto il corpo.

<Scusa>

Alzo lo sguardo e nei suoi stupendi occhi blu leggo sincerità.

<Non pensavo che una cosa del genere potesse ferirti, però se ti può consolare sappi che lo penso sul serio. Sei più bella quando arrossisci. Scusa ancora per il tono poco consono con cui l'ho detto, volevo farti ricredere, tutto qui>

<Ecco a cosa può portare un ego eccessivo, Daniel Moore> lo canzono per bene.

<Perdonato?> domanda mettendo una mano col pugno chiuso in aria.

Il mio sguardo interrogativo gli fa capire che non ho la minima idea di cosa significhi, perciò sposta il mignolo verso l'esterno.

<Di solito si batte il pugno in questi casi, ma penso vada bene anche una stretta tra mignoli>

<Tipo giurin giurello?> chiedo acconsentendo alla riappacificazione.

Lui annuisce.

<Io, Daniel Moore, giuro che non ferirò mai più te, Elizabeth Lewis> pronuncia solennemente.

<Andata> sigilliamo il giuramento.

In un baleno mi torna in mente la missione che mi ero prefissata e decido di approfittarne facendo leva sul suo senso di colpa. So che probabilmente è sbagliato, ma quale cosa migliore per riprendermi se non gli addominali di questo dio greco?

<Sappi però che non finisce qui, dovrai farti perdonare>

<Sei sicura di non avere un paio di conti in sospeso con qualcuno fin dall'asilo perché ti ha rubato i colori mentre stavi disegnando?>

<Non sai quanto sia lunga la lista> lo fisso con sguardo minaccioso per instaurargli il dubbio che si tratti di una possibilità.

<Ok, cominci a spaventarmi. Sentiamo, hai qualche idea?>

<Dopo scuola hai da fare?> chiedo tentando di mantenere sotto controllo l'imbarazzo.

Sto per chiedergli qualcosa che va al di là delle situazioni che riesco a gestire.

<No> scuote la testa.

<Ti va di mostrarmi il tuo piano di allenamento? Mi piacerebbe vedere diverse tipologie di esercizi per capire quali sono alla mia altezza e quali invece scrivere sulla mia lista delle cose da non fare>

<Hai un bel pò di liste, allora. Posso saperne qualche altra?> sorride divertito Daniel.

Per elencarti la lista dei manzi ci impiegherei troppo tempo, ma al momento l'obiettivo è conoscere la nudità superiore del tuo corpo, mio caro bonazzo.

<Sono top secret> rispondo portandomi un dito davanti alla bocca per indicare che il discorso è off limits.

<Rancorosa e misteriosa, sei per caso una serial killer?> si gratta il mento Daniel.

<Possibile> faccio spallucce con nonchalance, cosa che provoca una piccola risata nella divinità poco distante da me.

<Comunque ci sto, ti aspetto dopo scuola nel parco qui vicino> accetta la mia richiesta.

Inutile dire che dentro di me le mie cellule stanno sparando fuochi d'artificio a go go.

<Perfetto, ci vediamo dopo allora> lo saluto.

Lui contraccambia con un cenno della mano, poi prende la strada opposta a quello che devo seguire io per arrivare in classe, dandomi così l'opportunità di lasciarmi andare ad un piccolo grido di felicità accompagnato da movimenti senza senso con i quali manifesto la felicità per la riuscita della prima parte del mio piano.

Io e Daniel Moore andremo in palestra insieme, sembra così assurdo.

E chissà che non finiate per smaltire un bel pò di calorie assieme.

La mia mente sta come sempre andando leggermente oltre, ma in effetti dopo aver portato a termine la missione potrò fantasticare quante volte vorrò su me e Daniel alle prese con l'esercizio fisico per eccellenza. Magari in futuro diventerà persino realtà, chi può saperlo.

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Ok, l'ultima campanella della giornata indica che le lezioni per oggi sono finite. Sistemato il libro di trigonometria nello zaino, mi appresto a raggiungere l'uscita.

Appena fuori dalla classe, però, rallento. Il corridoio è invaso da centinaia di ragazzi, meglio aspettare al sicuro.

Fatti forza Elizabeth, puoi farcela.

Una cosa chiamata "coraggio" decide di importunarmi.

Avanti, cammina.

Resto immobile sulla soglia dell'aula.
Ogni giorno è così, rimango ad aspettare che il cammino da percorrere si sia liberato. È più forte di me, la paura di stare in mezzo ad altre persone prevale sul desiderio di tornare a casa, il mio posto sicuro.

Ma oggi la situazione è diversa, non tornerò subito a casa. Ho già avvisato Angie che tornerò per ora di cena. Si è dimostrata sorpresa di fronte ad una notizia del genere, però non ha fatto domande. Sono sicura che chiederà i dettagli del mio cambio di routine dopo cena. A stomaco pieno si conversa meglio, soprattutto se a cucinare è stata Angie. La sua cucina è una delle migliori che abbia mai provato. Il primo posto è però occupato da quella di mia madre.

Mi mancano i suoi piatti deliziosi preparati con tanto amore. Ripeteva sempre che è l'ingrediente segreto, se in un piatto mancava se ne accorgeva al primo assaggio.

Mi manca tutto di lei. Non la perdonerò mai per essersene andata così presto.

Il corridoio si è quasi liberato del tutto, posso procedere. Avanzo con passo svelto verso l'uscita. Il leggero rumore provocato dal chiacchiericcio dei pochi studenti rimasti nella struttura non è minimamente paragonabile al baccano provocato durante il giorno. Il silenzio ha l'incredibile capacità di rilassarmi, mi aiuta a distendere i nervi. È una specie di toccasana per la mia salute.

Il parco.

Una volta fuori dal temuto "edificio della paura" imposto la nuova meta da raggiungere. Dopo un rapido calcolo mi accorgo che è praticamente impossibile sbagliare strada. La vista del vasto spazio verdeggiante sulla destra mi ha evitato di perdere minuti preziosi al pensiero del cammino da seguire.

Eccolo.

Il corpo perfetto di Daniel è la prima cosa che noto. È appoggiato con la schiena e un piede all'albero al centro del parco. Più mi avvicino a lui più i miei piedi vanno veloci.

<Pensavo mi avessi dato buca> esordisce staccandosi dalla sua postazione.

<Ci stavo riflettendo, poi però ho capito che sarebbe stato eccessivamente vendicativo> scherzo pensando che mai nessuna gli avrà dato buca.

<Che brava ragazza>

<Non mettermi alla prova, non puoi neppure immaginare di cosa sono capace> dico non riuscendo a frenare la lingua in tempo.

Pensa prima di parlare, stupida.

<Scusa, quello che ho appena detto non è frutto della mia mente. Le parole sono passate direttamente per la lingua, il cervello le avrebbe bloccate sul nascere> farfuglio in preda all'agitazione.

Daniel poggia le sue tenere mani sulle mie braccia.

<Ehi, stai calma> sussurra dolcemente.

La sua voce mi calma.

<Volevi fingere di essere una cattiva ragazza, ma la tua natura ti proibisce di dire certe cose senza poi andare nel panico> dà una spiegazione accurata del mio comportamento.

Wow, è riuscito a capirmi in così breve tempo. Come ha fatto?

<Come fai?> esterno la mia perplessità.

<Te l'ho detto, anche mio fratello è particolarmente timido. Col passare del tempo ho imparato a comprendere il perché di alcuni suoi comportamenti, quindi so che l'importante in questi casi è dare rassicurazione> risponde parlando piano.

Sa persino che conversare velocemente non fa altro che peggiorare la situazione quando succedono certe cose, mentre un linguaggio più lento aiuta a ritrovare e mantenere la calma.

<Vieni qui> pronuncia dolcemente prima di abbracciarmi.

Il cuore comincia a battermi forte nel petto. Il corpo di Daniel Moore è davvero attaccato al mio oppure sto sognando? Quest'azione mi ha destabilizzata.

Ci metto una manciata di secondi prima di alzare le braccia e stringere a mia volta Daniel a me. Il tepore del suo corpo mi invade, allontanando anche l'ultimo frammento di vento del quale ero soggetta. Adesso sono avvolta dall'incredibile calore del mio dio greco preferito. È una sensazione piacevole, vorrei che fosse sempre così.

<Stringimi più forte> sussurra Daniel al mio orecchio.

Un brivido attraversa fulmineo la mia schiena, sulla quale sono poggiate le meravigliose mani del ragazzo che mi piace. Fanno su e giù come per tranquillizzarmi, per assicurarmi che lui è qui, che non sono da sola.

Stringo con maggior forza la presa e congiungo le mani per evitare di muoverle troppo sulla schiena di Daniel. La tentazione è tanta, ma non posso permettermi che capisca che provo qualcosa per lui. Se cominciassi a tastare la sua schiena so benissimo che col cavolo che mi staccherei dopo. Inoltre, ho paura che si allontani da me da un momento all'altro, quindi cerco di tenermelo stretto il più possibile.

Posiziono la testa nell'incavo del suo collo ed inspiro il profumo che lo caratterizza. Devo ammettere che la sua pelle ha un odore buonissimo. Ora che l'ho memorizzato non lo dimenticherò mai e poi mai, resterà per sempre impresso in un cassetto della mia memoria.

<Come va?> domanda piano Daniel.

<Meglio> rispondo inebriata dal suo dolce odore.

<È bello abbracciarti> rivela forse per errore.

Il modo in cui l'ha detto mi ha dato l'impressione che stesse ragionando ad alta voce.

<In che senso?> chiedo curiosa rimanendo con la testa poggiata sulla sua spalla.

<Mi trasmetti una forte sensazione di calore. È come se al momento mi sentissi... al sicuro>

<Al sicuro da cosa?>

<Non ne ho la minima idea, so solo che sei tu a farmi sentire protetto> risponde sincero.

Ti faccio sentire protetto?

<Ok, credo che ora sia il caso di sciogliere l'abbraccio, che ne dici? La palestra non resterà aperta tutto il giorno>

<Va bene> annuisco per poi salutare l'incavo del collo di Daniel e il suo buonissimo profumo.

Chissà quando potrò abbracciarlo nuovamente.

<Sei mai stata nella palestra al centro della città?> chiede ingenuo Daniel.

Ma mi hai visto, mi hai preso per una che sa come è fatta una palestra?

<No, in realtà non sapevo neppure che ce ne fosse una>

<Questo significa che allora dovrai seguire me. Visto l'orario direi di sbrigarci, attenta a non rimanere indietro>

Daniel comincia a camminare verso la palestra e io lo seguo.

Tranquillo, se si parla di te potrei arrivare a correre così velocemente che persino un ghepardo farebbe fatica a starmi dietro.











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