MAI STATO PIÙ DISTANTE
Stanotte ho fatto un brutto sogno. L'ennesimo. È da quando papà ha dato la terribile notizia che faccio lo stesso incubo ogni notte.
Comincia con me che scendo le scale ancora assonnata. Raggiungo Ben per fare colazione, la tavola è apparecchiata come di consueto e Angie sta finendo di versare la spremuta d'arancia. Riempie tre bicchieri, il che mi incuriosisce. A colazione solitamente mangio due fette biscottate con la marmellata e bevo un bicchiere di succo ad ace o all'ananas, l'unico a prendere la spremuta è Ben. All'improvviso, una mano afferra i due bicchieri rimanenti. Mi giro e scorgo la figura di papà, accanto a lui c'è una donna, però non ne riesco a scorgere il viso.
Indossa un abito che conosco, un vestitino leggero che apparteneva alla mamma. Le mani sono curate e decorate con uno smalto viola, lo stesso colore che utilizzava lei il più delle volte. Mi avvicino alla donna, ma il buio che nasconde il suo volto, anziché sparire, aumenta. Continuo a camminare. È inutile. La distanza non diminuisce, semmai cresce. La donna che non conosco e papà si stanno allontanando. È come se le loro figure si trovassero su un tapis roulant, che col suo incessamente movimento vorticoso non fa che allontanarle. Papà sussurra una frase: "salutate la vostra nuova madre".
È a questo punto che il sogno si interrompe, forse perché è la fine, può darsi che non esista un continuo. Fatto sta che non riesco a riaddormentarmi, l'immagine della donna che tenta di prendere un posto che non le spetta mi tiene sveglia per almeno un'ora.
Le prime notti ho lasciato che la rabbia prendesse il sopravvento e mi sono lasciata andare a lunghissimi monologhi a bassa voce.
<Perché ci fa questo? Come gli è venuta in mente un'idea talmente stupida e insensibile nei nostri confronti? Da quanto pensa di sostituire la mamma con la prima che incontra? E la storia del "terremo conto delle vostre opinioni"? Si, certo, come no. Se fosse seriamente intenzionato ad ascoltarmi non permetterebbe ad una sconosciuta di irrompere nelle nostre vite. Io e Ben cosa siamo esattamente per lui, degli elfi che obbediscono ad ogni suo comando? Ah, appena quella lì mette piede in casa le faccio vedere io. Non avrà più il coraggio di fare il passo più lungo della gamba>
Questa è solo una minima parte del discorso della prima sera. Lo ricordo a memoria perché è come ho iniziato anche il secondo e il terzo. Dalla quarta nottata in poi ho capito che se voglio sfogarmi devo farlo al momento giusto, perché così non funziona. Aspetterò che l'occasione mi venga servita un piatto d'argento, poi potrò finalmente fare la mia mossa.
Spietata.
Ovviamente. Chi si crede di essere quella?
Urlalo.
Lo farò.
Ah, che bello quando andiamo d'accordo, mia cara amica!
Un giorno sarai di fronte al tuo psicologo e ripenserai a questo momento come un segnale evidente che non stai tanto bene, ma per ora limitiamoci a dire che va bene.
Non so di cosa parli, sono sana come un pesce.
Il problema non è nel tuo fisico.
Io sto benissimo.
Prendo le cuffie e le aggancio al telefono.
Le ultime parole famose.
Che vorresti dire?
Che sei più rotta di un vaso andato in frantumi, Elizabeth.
Faccio partire la mia nuova playlist e poggio la testa sul cuscino. Chiudo gli occhi.
Non potrei stare meglio.
Una lacrima scende silenziosa per la guancia, portando con sé la mia bugia.
"Le ultime parole famose"
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Penultima colazione prima della partenza. Al momento, siamo solo io, Ben e Angie. Papà è uscito stamattina presto, il che un pò mi spaventa. Ci manca solo che porta qui un'estranea il giorno prima della mia partenza. La gita sarebbe completamente rovinata ancor prima di iniziare.
<Pronta per il viaggio?>
La domanda di Angie mi dona allegria. Finalmente qualcuno che si preoccupa per me.
<Non vedo l'ora, avrò finalmente l'occasione di staccare la spina per qualche giorno. Negli ultimi tempi la situazione si è fatta pesante>
<Si riferisce a suo padre, o anche ad altro?>
<Un pò tutto> ammetto.
<Se vuole io ci sono> mi conforta Angie.
È da quando la conosco che non fa che ripeterlo. Vuole assicurarsi che non me ne dimentichi, cosa impossibile. Se non mi apro più di tanto con lei non è perché non mi fidi abbastanza, anzi, ma semplicemente perché sono fatta così. E questo sono convinta Angie lo abbia capito da un pezzo.
E anche voi. Insomma, a chi non è mai capitato di voler affrontare un problema da solo? Quando ci mettiamo in testa una cosa, a volte, o la facciamo da soli o niente da fare. In alcuni casi si tratta di testardaggine, mentre altre volte....
Si tratta di volersi proteggere da soli.
Io ormai sono ben conscia di non poter uscire dalla situazione in cui mi trovo senza l'aiuto dei miei amici, quello che mi domando è cosa accadrebbe se raccontassi la verità a mio padre. Se sapesse che la figlia forte e determinata che ha trovato al suo rientro è emotivamente fragile, più di quanto lo sia mai stata, continuerebbe ancora col suo piano? O magari tornerebbe ad essere il padre premuroso di una volta e ricomincerebbe a prendersi cura dei suoi figli?
In fondo, il cuore che aveva un tempo non può mica essersi sgretolato nel nulla?
<A proposito, che fine ha fatto il tuo pretendente? È scappato a gambe levate dopo il vostro appuntamento?> domanda un fastidioso Ben.
<E tu da dove sei uscito, goblin? Non mi ero nemmeno accorta che fossi qui> lo prendo in giro.
<Capisco perché è fuggito. Poverino, un pelino mi dispiace per lui>
<Anche a me> mormoro a bassa voce.
Il sorriso che avevo sul viso è scomparso, trascinato via con facilità dal senso di colpa che non smette di tormentarmi.
Appena torno dalla gita devo sistemare tutto!
La porta di casa si apre all'improvviso, facendomi sobbalzare dalla mia postazione. Mi volto di scatto verso l'ingresso e vedo che papà sta posando il cappotto all'attaccapanni. È da solo, non c'è nessuna donna con lui.
Si avvicina, indossa il suo solito completo da uomo d'affari che ha perso di vista le cose importanti della vita. Si accomoda accanto a Ben. Prende una fetta biscottata e le dà un morso. Prendo il coltello cosparso di marmellata nel mio piatto e lo agito in aria. Ben mi guarda perplesso.
<La tensione si potrebbe tagliare con un coltello> sussurro.
Per fortuna Richard Lewis è troppo preso dal suo telefono per far caso alle mie parole. Al pensiero che starà chattando con la sua nuova fiamma come un adolescente qualunque rabbrividisco.
<El, io davvero non capisco cosa ci abbia visto quel ragazzo in te> mi prende in giro Ben, ignaro di cosa ha appena fatto.
<Quale ragazzo?>
Mi porto una mano alla fronte. Perché mio fratello è incapace di parlare a bassa voce?
<Nessuno>
Papà poggia il cellulare sul tavolo. Concentra la sua attenzione su di me.
<Hai un ragazzo?> domanda forse per la prima volta interessato a sapere cosa si è perso in questi mesi.
<No> scuoto la testa.
<Se scopro che mi stai mentendo->
<Dio, papà. Perché sembra sempre che tu mi stia minacciando? Che c'è, la tua nuova fiamma ama le minacce e ora non riesci a non farne una per un giorno?> scarico la mia rabbia su di lui.
<Io... Elizabeth...> tenta di difendersi, o forse di rimproverarmi.
Non sa cosa dire? Possibile che il freddo Richard Lewis non trovi le parole giuste per replicare? Attenzione gente, questo momento entrerà nella storia.
<Non so se te ne sei accorto, ma la situazione è diventata ingestibile. Potrai anche essere tornato, ma a me sembra che tu non sia mai stato così distante>
Riprendo a mangiare, consapevole di avere tre paia di occhi puntati addosso. Può darsi che siano scioccati del fatto che stavolta non abbia fatto la mia usuale uscita drammatica, seppure immagino non sia per questo. In fondo, dopo quello che ho appena detto, avrebbe ancora senso scappare?
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