FRAPPÈ
Mark fa un passo indietro. Noto che ha le guance leggermente arrossate, probabilmente è imbarazzato.
<Possiamo parlare alla tavola calda qui vicino se ti va> propongo per alleggerire il peso della situazione venutasi a creare.
In risposta ricevo un accenno del capo, il che è sufficiente per indurmi a dare le spalle all'edificio che ho di fronte ed incamminarmi verso la meta prefissata.
<Conosci "Brown's"?> domando per mandare via il silenzio, non vorrei che l'imbarazzo avesse la meglio e Mark scappasse da un momento all'altro.
<Solo di nome, dicono che prepari i migliori frappè dell'intera città> risponde utilizzando il tono gentile di poco fa.
<Ti assicuro che hanno ragione, e tra dieci minuti potrai testarlo tu stesso> dico facendomi prendere dall'eccitazione.
Ogni volta che penso ai frappè di Brown's è come se il mio corpo assumesse una marea di zuccheri e non riuscissi a contenere l'entusiasmo.
<Allora ti piacciono proprio tanto i frappè che preparano in questo posto>
<Si nota, vero?>
<Giusto un pò> scherza Mark.
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Una volta arrivati, ci accomodiamo ad uno dei tavoli vicini alla vetrata. Brown's è un bellissimo locale, piccolino, ma caldo e accogliente, pieno di riferimenti agli anni passati, a partire dai colori che gli danno vita fino ad arrivare ad alcuni elementi con rimandi al secolo precedente, come svariate foto in bianco e nero che ritraggono soldati di ritorno dalla guerra.
Non c'è molta gente, ma visto l'orario è assolutamente normale. In fondo, è meglio così, avremo decisamente più privacy.
<Quale mi consigli?>
<Il mio preferito è quello alla fragola, però anche il frappè alla banana non è male. A giudicare dalla faccia che stai facendo adesso non ti ho convinto, eh? Allora facciamo in questo modo, io ti svelo quale tipo c'è al terzo posto della mia classifica e tu in cambio mi farai un favore>
<Che genere di favore?> domanda abbassando il tono di voce, ora provocatorio e sensuale.
<Frena la fantasia, sicuramente non quello a cui hai appena pensato> rispondo stroncando la sua immaginazione prima che si inventi chissà quale film.
<Non dirmi che non ci hai pensato anche tu? Il tuo volto è diventato improvvisamente rosso, vuoi che ti domandi il perché o che vada in bagno e ti aspetti lì?>
Mark sta dicendo la verità, sento la temperatura delle mie guance crescere di secondo in secondo. Se dicessi che la mia mente non abbia elaborato un breve corto su me e lui mentirei, ma certamente non glielo riferirò.
<Piantala, giuro che se continui mi alzo e me ne vado>
<E io ti seguirei fino all'uscita, poi afferrei la tua mano e ti tirerei indietro, allora tu ne rimarresti stupita e, girandoti, atterreresti con le braccia sul mio petto, pronto ad accogliere ogni bellissima parte del tuo corpo>
Arrossisco violentemente. Ci impiego un paio di secondi a ricordare le parole di Ol e dedurre che forse Mark vuole davvero concludere ciò che ha iniziato. Il suo atteggiamento e le sue parole potrebbero essere tutto frutto del suo copione da attore.
<Siete pronti per ordinare?> arriva in mio soccorso il cameriere.
<Un frappè alla fragola per me, mentre per lui uno alla vaniglia> ordino per entrambi.
Il ragazzo si allontana assieme al block notes su cui ha scritto il nostro ordine.
<Ora conosco il tuo podio> dice Mark non smettendola di tenere lo sguardo puntato su di me.
<Spero non ti dispiaccia che abbia pensato anche al tuo ordine>
<Figurati, anzi, ti ringrazio per la scelta. Amo la vaniglia>
Il mio cellulare vibra. Lo estraggo dalla tasca del giubbino, sistemato sulla sedia accanto, e controllo le notifiche.
Ci sono due messaggi da parte di Daniel che decido di ignorare senza averli neppure letti.
<Tornando a noi, quale favore volevi chiedermi?> torna serio Mark.
<Ancora non lo so, quando sarà il momento lo scoprirò> ammetto facendo spallucce.
<Quindi come puoi dire con certezza che non mi chiederai qualcosa di piccante?>
Domanda intelligente, ma per sua sfortuna ho già la risposta pronta.
<Non sono mica il tipo di persona che credi, io> sottolineo bene l'ultima parola.
<Ah, la butti sul personale. Così mi ferisci, principessa> fa il finto offeso il ragazzo dagli occhi verdi.
Uh, bel soprannome, non credete? Un pochino lunghetto, però ci sta.
<Allora, vuoi raccontarmi la verità oppure vogliamo continuare con questo giochetto?> prendo le redini della situazione.
<Una principessa che sa il fatto suo, mi piace> pronuncia sensualmente Mark.
Se pensa di prendersi gioco di me si sbaglia, più tempo passa meno gliene concederò ancora per darmi una spiegazione.
Intanto, il cameriere poggia sul nostro tavolo i due frappè ordinati poc'anzi.
Facciamo ognuno un sorso dal proprio.
<Ottima scelta> mi sorride Mark.
<Ne sono felice>
Passano una manciata di secondi in cui nessuno dei due proferisce parola.
<La verità è che mia sorella si sbaglia, non sono il mostro di cui ti ha parlato. Non mi permetterei mai di giocare con i sentimenti di nessuno, specialmente dopo quello che ha vissuto Ol> comincia a raccontare, e subito sul suo volto compare un'espressione triste, affranta.
<Non so se dovrei sapere da te cosa le è successo. Ol mi ha accennato del suo ex, ma non è scesa nei particolari. Forse dovrei aspettare che sia lei a parlarmene> intervengo per evitare di tradire la mia migliore amica.
Nonostante ci conosciamo da poche settimane voglio un bene assurdo ad Olivia, e sento che ascoltare la sua storia dal fratello sarebbe sbagliato.
<Tranquilla, mi limiterò a dirti il minimo indispensabile, quello che serve a farti comprendere il motivo del mio comportamento>
<Allora d'accordo, vai avanti> annuisco.
Mark si passa una mano tra i capelli per aggiustarsi il ciuffo che gli cade sulla fronte.
<Olivia è stata molto male dopo ciò che le ha fatto quello stronzo, ho provato in tutti i modi a farla riprendere ma non è bastato. Ogni volta che pensavo di essere riuscito nell'impresa scoprivo che aveva fatto finta di stare bene soltanto per non farmi più preoccupare per lei. Fortunatamente il tempo l'ha aiutata a rimettersi in sesto, però io non ho mai smesso di sentirmi in colpa per non esserle stato affatto d'aiuto.
Alla fine mi è venuta un'idea, convincere le ragazze a parlare delle loro storie per poterle aiutare in qualche modo. Mi dimostro gentile e faccio finta di provarci, senza ovviamente spingermi oltre, e le porto a rivelarmi le difficoltà delle loro vite. Insieme troviamo una soluzione, dopodiché finisce lì. Spesso mi rivedo con qualcuna di loro perché sente che può confidarsi ancora con me e faccio il possibile, oppure passiamo semplicemente una bella serata tra amici in cui mi raccontano come vanno le cose e non la smettono di ringraziarmi per quello che ho fatto per loro. Ecco, questa è la verità>
Sono senza parole. Credevo che Mark giocasse coi sentimenti delle ragazze, invece è esattamente l'opposto.
<Principessa, ci sei?> domanda agitando una mano davanti al mio viso.
<Scusa> è il terribile suono che esce dalla mia bocca.
Sicuramente non avrà sentito nulla, il mio orgoglio si è mangiato mezza parola.
<Cosa?>
<S-scu-sa>
Andiamo Elizabeth, puoi farcela, io credo in te.
<Scusa> pronuncio finalmente per intero.
<Continuo a non capire>
<Scusa per le terribili parole che ti ho rivolto, non le meritavi, mi dispiace moltissimo, sono mortificata per averti dato dello-> sparo peggio di una mitragliatrice, ma Mark si sporge leggermente in avanti e poggia un dito sulle mie labbra.
<Shhh, è acqua passata. Io avrei fatto lo stesso nella tua situazione. Guardami, non sembro un tipo affidabile, il che rende facile mantenere il segreto con mia sorella>
Certo, Ol, lei deve saperlo, non può mica continuare a pensare che il fratello sia una persona orribile.
<Perché non le dici la verità?>
Mark si ritrae e scuote la testa.
<Conosco mia sorella, per prima cosa mi attacherebbe per averle mentito, poi mi rinfaccerebbe la mia eccessiva bontà che mi porta a pensare agli altri e ad ignorare me stesso, infine si darebbe la colpa ritenendo che sia a causa sua se aiuto le persone e mi trascuro>
<Però tu lo fai perché ti fa star bene> traggo questa informazione ripensando agli occhi sorridenti che gli sono comparsi quando ha parlato dell'aiuto che dà alle ragazze.
<All'inizio volevo dimostrare a me stesso di essere utile a qualcuno, però poi mi sono reso conto che il cuore mi si riempie di gioia ogni volta che sul viso della persona che aiuto compare un meraviglioso sorriso che sancisce l'inizio di un nuovo capitolo della sua vita. Ciononostante, continuo comunque ad avere i sensi di colpa per non essere riuscito ad aiutare Ol>
<Possiamo aiutare tutte le persone che vogliamo, ma alla fine rimpiangeremo sempre di non aver salvato quella che ci sta più a cuore> pronuncio quasi in un sussurro portato via dal vento.
Ma Mark mi ha sentita, anzi, lui mi ha ascoltata. I suoi occhi sono fermi sui miei, stanno cercando di scoprire la storia che mi porto dietro.
<Come mai me lo hai raccontato? Non mi conosci abbastanza da avere la certezza che non dirò tutto a Olivia, anzi, non mi conosci per nulla> focalizzo l'attenzione di entrambi su qualcos'altro.
<Sento di potermi fidare di te. E poi, eri tenuta a saperlo, non potevo certo lasciarti pensare a me come uno stronzo qualunque>
<Ero tenuta a saperlo?> domando con un timore che bussa alla porta dei miei pensieri.
<Mi hai colpito sin dal nostro primo incontro, principessa, quando hai fatto un passo indietro e ho potuto leggere nel tuo sguardo la paura che tieni racchiusa. Non so come spiegarlo, e molto probabilmente ti sembrerà un cliché, ma c'è qualcosa in te che mi attrae. È come se la mia anima sentisse il bisogno di curare le ferite che la tua tenta invano di mascherare>
Una lacrima scende dai miei occhi.
Accidenti, perché ho la lacrima facile?
<Betty, io voglio aiutarti> pronuncia dolcemente Mark.
Il ragazzo dagli occhi verdi ha appena scoperto le sue carte, come reagirà la principessa dal cuore tormentato?
<Mark, io... io....>
Prendo fiato, ma le parole non vogliono saperne di uscire. A dirla tutta, ho il dubbio che il mio cervello non abbia formulato neppure una frase di senso compiuto. Sono talmente destabilizzata al momento che anima e corpo sembrano due esseri distinti e separati.
Mark poggia lentamente una mano sulla mia. Il suo viso è sereno ed accoglie un dolce sorriso, i suoi capelli sono perfettamente in ordine, la sua mano è calda e confortevole.
<Non c'è bisogno che tu dica nulla. Non era mia intenzione metterti in difficoltà, anzi, dimentica le mie parole. Hai ragione, non ti conosco per nulla, e tu non conosci me, è stato stupido dirti che voglio aiutarti. Ho dato per scontato che anche tu ti fidassi di me, ma a differenza mia sei dotata di un cervello. Chi mai si fiderebbe di un estraneo?> parla a raffica il ragazzo dagli occhi verdi.
<Io> rispondo sorprendendolo.
Mark alza un sopracciglio.
<In effetti non è vero, so già un bel pò di cose di te. Ad esempio, so che sei gentile, e pure tanto stando a quanto mi hai detto. Inoltre, adesso so anche che diventi logorroico quando perdi il controllo della situazione, esattamente come me> spiego.
<Questo significa...>
<Che mi devi ancora un favore, quindi non temere, ci rivedremo sicuramente, anche non volendo dato che rimani pur sempre il fratello di Ol>
Sul volto di Mark compare un raggiante sorriso a trentadue denti.
<Allora brindiamo a questa giornata, è cominciata da poco ma si è già rivelata piena di sorprese per entrambi> dice sollevando il suo frappè in aria.
Lo imito e i nostri bicchieri fanno cin cin.
Gli angoli della mia bocca si sollevano in un sorriso spontaneo provocato dell'enfasi del momento.
Forse è lui quello giusto.
Chissà, magari tra me e Mark potrebbe nascere qualcosa, questo non lo escludo, però solo il tempo potrà dircelo.
E per esperienza personale, tenendo anche presenti le parole della mia migliore amica, so che il tempo aggiusta sempre tutto. O quasi.
Hey luxers, come state?
Dopo aver sentito la verità direttamente da Mark avete cambiato opinione su di lui? O magari avete sempre sospettato che in fondo il suo cuore fosse buono?
Se vi va, fatemi sapere nei commenti le vostre opinioni sulla storia, e se il capitolo vi è piaciuto cliccate sulla stellina in basso.
Al prossimo capitolo!
P.S. Always shine!
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