CONQUISTA E DIMENTICA

A volte le cose che ci fanno stare bene sono in realtà quelle che ci feriscono di più. Basti pensare ad una finta verità, una bugia che ci si racconta per evitare di affrontare il dolore che ci aiuta a restare fermi, immobili, mentre tutto intorno a noi invece fa il contrario. È brutto quando questo accade. Una falsa verità ti permette di fuggire dal dolore, creando una sorta di barriera protettiva contro di esso, negandogli l'accesso al tuo corpo. Ma quello che una menzogna raccontatasi per fingere che le cose vadano bene non può fare è darti protezione dalle persone. Loro non puoi nasconderle insieme a te dentro alla barriera che ti fa da riparo. Loro continuano a vivere. Loro vanno avanti.

Lo stesso discorso vale per le persone, c'è chi ti fa star bene e chi al contrario rappresenta la parte negativa della tua vita, quella di cui ti devi liberare se hai intenzione di cambiare le cose. Io la paragono al cestino dell'immondizia, dopo un pò inizia a puzzare e l'odore nauseante ti penetra nelle narici. Se poi continui a riempirla di negatività la puzza non fa che crescere, aiutata non solo dalla quantità di persone che ti fanno del male ma anche dal tempo che regali loro per fartene. Più gliene concedi più l'odore da volta stomaco aumenta e più diventa difficile liberarti di loro. Finisci per essere trascinato nella parte negativa della tua stessa vita, non sapendo se un giorno ne uscirai. L'unica certezza che hai è che se ti trovi nel cestino è soltanto colpa tua, perché potevi intervenire ma non l'hai fatto, hai preferito rimanere spettatore passivo di un destino al quale avevi l'opportunità di sottrarti.

Se vi steste chiedendo cosa ho vissuto di così profondo da insegnarmi certe cose, sappiate che perdere una persona a cui vuoi bene è un evento che cambia irrimediabilmente la tua vita. La morte rende sempre tutto diverso.

Adesso invece starete cercando di capire cosa centri il mio monologo con la situazione che sto vivendo. Bè, centra eccome. Già in passato ho permesso a qualcuno di farmi del male, e quella persona ero io. Come ho detto poco fa, una finta verità ti protegge dal dolore ma non dalle persone, ed io sono stata la peggior nemica di me stessa. Mi sono autoisolata in una bolla, all'interno della quale pensavo ingenuamente e stupidamente di essere al sicuro, però ovviamente non era così. E la cosa peggiore è che avevo davvero cominciato a credere che andasse tutto bene, la parte di me più spaventata dall'affrontare la realtà mi stava trascinando con sé in un abisso scuro e profondo.

Mi sono risvegliata dall'illusione in cui ero intrappolata solo una volta arrivata al punto in cui l'oscurità avrebbe soggiogato la mia anima, rendendola sua progioniera per l'eternità. Prima che potesse anche solo sfiorarmi ho fatto un passo indietro, un gigantesco passo indietro, e mi sono salvata. Sono sfuggita all'abisso in cui io stessa mi stavo gettando.

Questo mi ha insegnato che a volte la persona che dobbiamo temere più di chiunque altro al mondo siamo proprio noi stessi. Non sappiamo come reagiremo di fronte ad un evento straziante, quindi è impossibile affermare con certezza che resteremo impassibili oppure che ci riprenderemo dopo una settimana o un mese. Ognuno reagisce a suo modo, un modo imprevedibile ignoto a tutti, nessuno escluso.

E adesso sto permettendo a me stessa di farmi di nuovo del male. Stavolta però non è la me spaventata ad avere il sopravvento, bensì la me innamorata. La ragione ha paura che il cuore mi riporti davanti all'abisso di tre anni fa. Come reagirei se mi trovassi nuovamente a pochi centimetri dell'oscurità? In passato ho vinto io, è vero, ma chi mi garantisce che nel secondo scontro non sia invece lei ad avere la meglio? Rischiare è un azzardo che non posso concedermi. Devo abituarmi a vivere senza Daniel, devo farlo uscire il prima possibile dalla mia vita.

Potrà sembrare eccessivo, e forse lo è, ma il sentimento che provo per lui al momento è poco più grande della paura di perdermi nuovamente. Daniel sarebbe potuto essere la mia luce, ma pian piano sta diventando il mio buio. Ho mosso i primi passi sulla corda a centinaia di metri dal suolo e adesso devo capire come tornare indietro senza perdere l'equilibrio e precipitare.

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<Scusate il ritardo> è la prima cosa che dico appena giungo davanti all'ingresso del cinema.

Olivia, Mark e Trent sono di fronte a me. Ol indossa come me un jeans scuro, però a differenza mia l'ha abbinato con una camicetta viola anziché una maglietta di un colore vicino a quello dei pantaloni. Grazie alla mia migliore amica ora ho un nuovo look nella mia lista degli outfit.
Anche Mark e il suo amico sono vestiti in maniera molto classica: entrambi jeans blu, abbinati rispettivamente ad una felpa rossa e ad un maglioncino marrone.
Per concludere, tutti e quattro indossiamo dei giubbotti leggeri, dato che il lieve venticello di questa sera lo consente.

<Figurati, siamo appena arrivati anche noi> dice Ol, poi mi saluta con un guancia a guancia, durante il quale mi sussurra una frase all'orecchio.

<Conquista e dimentica>

Cosa?

Evito di pensare alle sue parole, almeno per il momento, e rivolgo la mia attenzione verso i due ragazzi qui presenti. Da una prima rapida occhiata noto che entrambi hanno braccia alquanto possenti, ma a giudicare da quanto ho visto in camera di Ol immagino che Trent non arrivi al livello di Mark.

Dopo un rapido giro di presentazioni, di cui approfitto per osservare i loro visi da una distanza minore, abbastanza piccola da permettermi di assegnare un secondo punto a Mark, entriamo nel cinema e ci mettiamo in fila per i biglietti del film scelto da me e Ol.

Trent si avvicina timido a Olivia e dopo qualche secondo mormora qualcosa che però non riesco a sentire a causa del basso tono di voce che sta utilizzando. Vedo la mia amica ridere e Trent sorridere.

<Come stai?> mi domanda all'improvviso Mark.

La sua voce è gentile, il suo sguardo invece è in cerca di una risposta che dopo alcuni istanti ancora devo dargli.

<B-bene> rispondo imbarazzata.

Tra tante domande proprio questa doveva farmi? Certamente non posso mettermi a raccontare la mia triste situazione sentimentale ad un estraneo.

<Qualcuno qui sta mentendo> scandisce bene l'ultima parola il mio interlocutore.

<Ti sbagli> replico sulla difensiva.

<Il mio sesto senso non sbaglia mai, Elizabeth>

Non posso fare a meno di pensare a quanto sulle sue labbra il mio nome suoni in maniera differente. Su quelle di... di... di, insomma, avete capito chi, sembra una melodia di cui solo lui conosce le note e il loro giusto ordine sulla scala musicale, mentre con Mark il mio nome, magari perché non si tratta di un'abbreviazione, suona come un 'lasciati andare'. Non so come spiegarlo con altre parole, però è come... è come se sapesse che ho intenzione di staccarmi da qualcosa o qualcuno e volesse darmi una mano a farlo.

Mark potrebbe essere colui che mi porterà via da ciò che sto vivendo, perciò non me lo lascio ripetere due volte e accetto il suo aiuto.

<Sto attraversando un periodo così così> rivelo.

<Ha a che fare con il tuo comportamento di quella volta?> allude al nostro primo incontro nella stanza della sorella.

Annuisco. Mark poggia una mano sulla mia schiena. Calda e rassicurante.

<Vedrai che tutto si sistemerà>

<Sì> dico convinta.

Il sentimento che provo adesso si indebolirà giorno dopo giorno, fino a quando non sarà svanito del tutto. Solo allora potrò tirare un sospiro di sollievo ed esultare come se fosse uscito un nuovo album di Adele.

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<Come vi è sembrato?> domanda Olivia mentre usciamo dal cinema.

<Non è certamente il più bel film che io abbia mai visto, però è stato interessante> dà il suo parere Trent, e la mia mente si focalizza immediatamente sull'ultima parola.

Probabilmente si riferisce più al fatto che lui e Ol erano seduti l'uno accanto all'altra e condividevano i popcorn che al film. La scusa dei prezzi troppo alti dei cibi e delle bevande del bar all'interno ha fruttato parecchio alla mia amica. Comincio persino a pensare che Trent le piaccia davvero. Magari con me ha fatto finta che non le importasse, dicendo che per aiutarmi era disposta a passare del tempo con il mgliore amico di Mark, però può darsi che in realtà questa serata sia d'aiuto ad entrambe.

<A me ha intrigato molto la personalità del protagonista, ritengo sia stata illustrata in maniera eccezionale> esprime la propria opinione il mio papabile salvatore.

Mi giro di scatto verso di lui con gli occhi sgranati.

<Qual è stata la parte che ti è piaciuta maggiormente?> chiedo per scoprire se anche lui ha preferito il momento in cui tutte le certezze del personaggio principale sono crollate una ad una come i tasselli del domino.

<Quando il protagonista ha capito di essersi perso, il mondo che aveva creato si è sgretolato tutto intorno a lui e non ne sono rimaste neppure le fondamenta> risponde Mark tenendo lo sguardo puntato su di me.

I nostri occhi stanno imparando a dare una forma alla persona che abbiamo di fronte, cercando di ricrearne la personalità basandosi sul poco che sanno.

<Secondo te ripartire da zero è possibile? Dimenticare tutto quello in cui hai creduto fino a quando si è dimostrato falso non è una cosa da poco>

Ho la sensazione che la domanda di Mark sia diretta più alla mia vita che a quanto abbiamo visto nel film. Percepisco la curiosità trapelare dalla sua voce, nei suoi occhi leggo la voglia di saperne di più su di me.

<I-io, io p-penso che...> mormoro.

Mi sento a disagio. Mark non sta nemmeno minimamente tentando di nascondere le sue reali intenzioni ormai, il suo sguardo parla chiaro.

<Non ci posso credere. Betty, guarda lì> Ol mi trascina per il braccio dall'altra parte della strada per ammirare uno dei vestiti esposti nella vetrina di un negozio.

<Non è male, ma ce ne sono di decisamente più carini> dico la mia.

<Betty, non mi interessa un fico secco del vestito. Ho visto che non eri proprio a tuo agio, cosa ha combinato Mark?> rivela Olivia.

<Nulla Ol, è solo...è solo che è curioso, vuole saperne di più sulla mia vita, e la mia timidezza di certo non aiuta>

<Gli farò una bella ramanzina una volta tornati a casa, deve imparare a trattare le persone con rispetto. Fa sempre così, prima fa la corsa per scoprire le storie delle ragazze che adocchia e poi le scarica. Scommetto che se qualcuna non gli racconta ciò che vuole sapere si allontana alla velocità della luce. Che idiota!>

Adesso sono io quella che si sente un'idiota. Ho creduto che Mark fosse interessato a conoscermi perché magari potrei aver attirato la sua attenzione, invece quello che cerca è sapere tutto di me per poi abbandonarmi. Chi mai farebbe una cosa del genere, come si può scaricare una persona in maniera tanto crudele? La storia che ognuno di noi si porta dentro vale davvero così poco?

<Scusa, avrei dovuto avvertirti prima, è solo che non pensavo si sarebbe comportato così anche in mia presenza. Ho capito che dovevi obbligatoriamente sapere la verità solo quando ho visto che non si è risparmiato neppure con te> fa un mea culpa Olivia.

La mia mente diventa la facile preda di una valanga di pensieri.

<Scusami, devo andare> pronuncio inorridita dal tipo di persona che è in realtà Mark.

Mi allontano in direzione di casa mia.

<Betty> chiama il mio nome Ol, ma è un suono debole, il che significa che mi sto muovendo a passo spedito e non me ne ero nemmeno resa conto.

Speravo che questa serata sarebbe stata un punto di svolta, speravo che un altro ragazzo avrebbe potuto cancellare dalla mia mente e soprattutto dal mio cuore la persona che amo, ma mi sbagliavo. Speravo che Mark fosse colui che mi avrebbe salvata dal sentimento non corrisposto che graffia la superficie del mio cuore, ma sono stata una povera illusa.

Io, Elizabeth Lewis, sono ufficialmente una stupida!

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