Leila e Richard (favola)

Era un pomeriggio di una giornata di primavera; il sole splendeva come non mai, tanto che Stella, una ragazza quindicenne, dolce e sognatrice, aveva deciso di fare una passeggiata.

Sin da bambina fantasticava su di un lago, formatosi nel cratere di un vulcano spento da millenni,
dal nome: "Paradise".

Il lago si trovava nella zona in cui lei abitava ed era facilmente raggiungibile tramite un sentiero che avevano costruito gli abitanti del luogo perché era diventata una meta ambita dalle famiglie per l'incanto del paesaggio.

Le bastava affacciarsi dalla sua cameretta per poter vedere la montagna e fantasticare su quello specchio d'acqua.

La gente che vi era andata, raccontava della magia che  trasmetteva.

Quando Stella finalmente raggiunse la vetta, i suoi occhi si illuminarono: fiori e farfalle di ogni colore, gli uccelli con il loro cinguettio che parevano un'orchestra sinfonica ma la cosa più bella era la gora di cui tutti meravigliosamente  parlavano.

Il bacino era molto profondo ed era ciò che la stupiva: il fondo non era nero come si poteva pensare ma così limpido che si potevano vedere i raggi riflettersi all'interno e come per magia si poteva scorgere un sole come venuto fuori dal centro della terra.

Stella era incantata, le pareva di vivere nel mondo fatato delle favole; quelle delle storie che le leggeva sua madre quando era bambina.

Mentre camminava la sua fantasia viaggiava e non si accorse di una signora seduta in riva al lago.

Stella, cordialmente, l'aveva  salutata e quando la signora
si era voltata aveva visto un volto, triste e consumato dal tempo; ciò la intenerì e si  sedette al suo fianco.

Rimasero in silenzio per un po', poi la ragazza, incoraggiata dalla sua curiosità di adolescente, le chiese il motivo per cui era triste.

La signora la scrutò per qualche secondo, voleva capire se poteva fidarsi di lei e fu colpita dalla sua dolcezza da spingerla a confidarle il suo dolore come ad un'amica che conosceva da molto tempo.

Le disse che ogni inizio primavera veniva fin lassù e si sedeva a contemplare, immersa nei ricordi del passato.

Le stava raccontando della leggenda di quel posto: riguardo un cigno nero, una libellula
e un incantesimo inflitto da un papà gelosissimo sulla sua unica figlia, Leila.

Egli non lasciava mai uscire quella poverina se non nel giardino di casa.

Un giorno Leila, mentre coglieva una rosa in giardino, vide che qualcuno la stava guardando: un ragazzo.

Tanta era la sua timidezza che era scappata subito in casa.

Il giorno seguente era uscita nuovamente (per Leila era l'unico modo che aveva per respirare un po' d'aria di libertà) ma non poteva immaginare che quel ragazzo fosse lì ad aspettarla.

Quando il ragazzo la scorse, spiando dalle fessure della ringhiera, si fece forza e salutandola le disse:

"Ciao... per favore, non fuggire. Quando ti ho vista ieri, sono rimasto folgorato dalla tua bellezza e dolcezza; a tutti i costi volevo conoscerti...Io mi chiamo Richard e tu?".

La ragazza con un filo di voce gli rispose:

"Mi chiamo Leila ".

Leila era sempre sola e questo ragazzo poteva essere l'occasione per parlare con qualcuno e fare un po' di amicizia, ma doveva fare molta attenzione a che non la vedesse suo padre.

Da quel giorno si incontrarono tutti i giorni alla stessa ora; ora in cui l'uomo usciva per andare a fare la spesa.

Comunicavano attraverso la ringhiera che circondava la casa e col tempo finirono con l'innamorarsi. Un giorno, Richard, le chiese di diventare sua moglie.

Leila, eccitata, disse subito: "sì" ma
il pensiero del padre la pietrificava.

Aveva talmente paura del genitore che necessitava di qualche  giorno per prendere coraggio e parlargliene ma non ne ebbe il tempo poiché lui scoprì la loro relazione.

L'uomo, molto geloso di sua figlia, la rinchiuse in mansarda.

Leila non faceva altro che piangere e piangere, ma la voglia di rivedere il suo amato era tanta che era riuscita a raggiungere l'unica finestra, situata nella parte alta del tetto: aiutandosi con una sedia messa su di un tavolo, lasciati in quella mansarda, inutilizzati da anni.

Con suo grande stupore vide il suo amato "Richard" nel luogo  in cui si incontravano ogni giorno e commossa cercava di chiamarlo con un grido soffocato per non farsi udire dal padre.

Ma la sua voce dal tono leggermente alto non era passato inosservato all'uomo, che li aveva riscoperti.

Era andato su tutte le furie e a passo accelerato scese giù in cantina.

Leila non sapeva che suo padre le nascondeva un segreto: in passato era stato uno stregone.

La madre prima di morire gli aveva fatto promettere di non esercitare mai più la magia e gli incantesimi.

Era deceduta proprio per un errore che il padre aveva commesso preparando un incantesimo quando lei era piccola.

Così aveva rinchiuso in un baule  tutti gli strumenti magici ed il libro degli incantesimi ed aveva  nascosto la chiave in un posto che solo lui conosceva.

La rabbia in lui cresceva sempre più; da quel libro scelse un sortilegio e... con gli occhi chiusi e la bacchetta magica in mano cominciò il suo rituale:

"Occhi di serpente, ali di pipistrello e ragni velenosi", ripetendolo per tre volte finché Leila si trasformò in una libellula e Richard in un cigno nero: in questo modo non si potevano né toccare, né parlare e soprattutto non si potevano baciare.

Ad una cosa però l'uomo non aveva pensato: entrambi avevano le ali.

Per giorni e giorni Leila cercò un modo per scappare. Con le piccole alette volò intorno alle mura della stanza e in uno di essi, finalmente, vi trovò un foro.

Leila, minuscola com'era, vi si intrufolò ed uscì spiccando il volo, senza mai guardarsi indietro, con tutte le sue forze per allontanarsi.

Non sapeva ancora che anche il suo amato era stato trasformato:
nonostante la trasformazione nel momento in cui si erano incrociati si erano riconosciuti subito. Ma a loro poco importava perché volevano solo stare insieme: l'amore che li univa era troppo grande.

Leila sali' in groppa a Richard,
e raggiunsero quel lago su in montagna lontano da tutti e soprattutto lontano dal padre che morì di crepacuore.

Gli anni passarono liberi e felici, ma venne il giorno in cui uno dei due sarebbe mancato, e il destino prese per primo, Richard.

Leila pianse con tutte le lacrime che aveva, e improvvisamente... l'incantesimo era svanito: ritornando umana.

Mentre continuava a raccontare la storia di Leila, alla signora cadde una lacrima dal viso.

Stella aveva capito che non era una leggenda quella che le stava raccontando ma era una storia vera e la protagonista femminile del racconto, era proprio lei; incuriosita glielo chiese. La signora assentì con la testa.

Piangeva perché era stata molto felice ed ora si sentiva sola senza il suo Richard.

Quella leggenda continuava ancora a girare tra la gente del posto.

Stella non aveva mai raccontato a nessuno di quella signora e nemmeno l'aveva piu rivista, le primavere successive, quando era tornata in quel lago.

Forse adesso era felicemente abbracciata al suo Richard e... per sempre.

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