Capitolo 5 Il Porto Sicuro
Era arrivato il momento, di lì a poco avrei rivisto Thomas.
Non so dire se ho sognato quel momento con più felicità o paura, ma so che quel momento l'ho sognato.
L'isola era appena illuminata dal sole che stava tramontando sull'oceano e sulla spiaggia sembrava tutto tranquillo, tutto taceva.
Notai che avevano piantato delle tende, avevano costruito casolari e coltivavano campi.
Fui felice di sapere che se la stavano passando bene e che avessero ricominciato una nuova vita serena, d'altronde tutto ciò che avevo sempre voluto era che Thomas vivesse felice.
Se non fossi stata così accecata dal trovare quella stupidissima cura, forse adesso sarei stata già qui sull'isola e avrei ricominciato una nuova vita con Thomas e gli altri.
Ma se non l'avessi trovata, ora Newt non sarebbe qui...
Newt... non capivo ancora bene perché lo avevo baciato, o perché lui avesse acconsentito, sapevo solo che Thomas ancora mi mancava, ed ero troppo confusa in quel momento per parlare dell'accaduto, perciò gli dissi che non ne avremmo più parlato.
Nonostante provassi ancora qualcosa per Thomas, in me però era nata una nuova emozione, e quell'emozione porta il nome di Newt.
Non so cosa mi fosse successo, ma mentre ci baciavamo sentivo le farfalle nello stomaco e il cuore faceva le capriole nel mio petto.
Quando mi aveva accarezzato la guancia mi era venuta voglia di piangere, non per un motivo preciso, solo per scaricare la tensione che tenevo repressa dentro, ma mia trattenni, e ricacciai i sentimenti negativi in basso come facevo sempre, godendomi la nuova sensazione.
Fu diverso dal bacio di Thomas, quello lo aspettavo da tutta la vita, questo invece è stato inaspettato, ma più intenso, più passionale anche se molto discreto.
Pensai a tutto questo mentre Newt ci faceva atterrare in un campo d'erba poco lontano dalla spiaggia, e sapevo che anche lui ci stava pensando.
Dopo aver poggiato le gambe della Berga a terra, ci guardammo per un istante io e lui, capendo che avremmo rimandato la conversazione a più tardi.
"Ci siamo"
Disse Newt in un sospiro, non so se di sollievo o preoccupazione.
Ci dirigemmo verso il portellone sul retro ed io premetti il pulsante di apertura d'emergenza.
Vedevo Johanna che saltava come una matta tutta eccitata perché eravamo arrivati, e Jake altrettanto, anche se in modo meno vistoso.
Io invece stavo soltanto morendo di paura.
Cosa avrebbero detto? Come avrebbero reagito?
Appena il portellone fu aperto del tutto, sentii una raffica di vento, causata probabilmente dalle pale della berga che si stavano disattivando, e dovetti coprirmi il volto con un braccio per evitare che sabbia e polvere mi finissero sugli occhi.
"Ragazzi state indietro" dicemmo ai fratelli.
Scendemmo lentamente per evitare di essere colpiti da detriti, ma subito ci ritrovammo dei fucili puntati contro.
Nonostante il caos creato dalle pale che pian piano si stavano fermando, riuscì a sentire la voce di coloro che ci stavano minacciando.
"Come avete fatto a trovarci?! Rispondete o vi riempio lo stomaco di piombo! "
Riuscì a scorgere davanti a noi una decina di persone tra ragazze e ragazzi, tutti con i fucili puntati contro di noi.
Finalmente la fuliggine si abbassò e potemmo levarci le braccia dalla faccia mostrando i nostri veri volti.
" Non avete sentito, rispondet-"
L'uomo che ci stava minacciando si bloccò di colpo quando vide le nostre facce.
Anche gli altri si tolsero la bandana dalla bocca increduli e ci fissarono senza dire una parola.
Cominciai a vedere i loro volti: Minho, Gally, Frypan, Harriet, Sonya, Brenda e un'altro paio di ragazzi che non conoscevo assieme ad un uomo più vecchio, quello che ci minacciava.
Il primo a parlare fu Minho.
"Newt, sei proprio tu?.... Teresa?"
L'asiatico avanzò verso di noi incredulo e subito abbracciò Newt.
"Amico, non posso credere che tu sia qui"
Newt ricambiò l'abbraccio e subito anche gli altri ex radurai andarono da lui. C'era chi piangeva di felicità e chi saltava dalla gioia.
C'erano tutti, a parte Thomas.
In quel momento il panico mi assalì.
Era morto?. No non poteva essere.
Dato che nessuno era venuto a salutarmi mi rannicchiai col mio dolore e mi portai una mano alla bocca cominciando a piangere silenziosamente. Thomas... Non può essere.
Tutto un tratto sentii che la baldoria era finita e intorno a me si stava facendo tutto ovattato.
Mi sentii le gambe molli e cadetti dalla passerella della berga.
Stavo svenendo.
Ma, invece di sentire un tonfo e la consistenza della terra, quando caddi sentii due possenti braccia che mi presero al volo.
Ero molto stordita in quel momento, e l'unica cosa che sentii fu una voce che mi chiamava
"Teresa!"
Fu come rivivere il momento in cui il palazzo in fiamme cadde sotto i miei piedi; mi parve di sentire la voce di Thomas che mi chiamava, poi si fece tutto nero.
"Amico, non posso credere che tu sia qui. Com'è possibile? "
Mi disse Minho mentre mi abbracciava.
"È una lunga storia amico".
Lo vidi asciugarsi una lacrima dal volto e ridendo gli domandai.
"Che fai, piangi?"
" Cosa? Io? Noo ti pare. Era solo un po' di polvere, ma è bello averti qui" mi disse sorridendo.
Dopo tanto tempo finalmente li rividi, i miei compagni radurai tutti insieme.
Ben presto mi raggiunsero anche gli altri e cominciarono a festeggiarmi con pacche sulla spalla e altri abbracci.
Tra la folla però notai che mancava qualcuno all'appello: Tommy.
Mi assalì per un momento il panico e cominciai a cercarlo tra le persone che avevo davanti, ma lui non c'era.
No, non poteva essere.
Mi feci spazio tra i ragazzi per cercare Teresa, ma la vidi anche lei in crisi, stava piangendo e si teneva la mano alla bocca, so che aveva fatto il mio stesso pensiero.
Ad un certo punto la vidi cadere dalla rampa e corsi per soccorrerla, ma era troppo tardi e sarebbe caduta a terra se non ci fosse stato quel ragazzo a prenderla al volo.
"TERESA" urlai il suo nome e tutti stettero zitti. Mi accorsi poco dopo che il ragazzo che stava tenendo in braccio Teresa era Tommy.
La teneva tra le braccia come se fosse morta, ma non sembrava molto preoccupato per lei, anzi, fissava me in modo strano, incredulo di ciò che aveva di fronte.
Lo vidi deglutire nervoso.
"Newt..."
"Tommy!" ero così felice di rivederlo, finalmente dopo tanto tempo potevo riabbracciare il mio migliore amico.
Saltai giù dalla pedana e Tommy posò a terra Teresa che venne soccorsa da Harriet e Sonya.
Feci per andare ad abbracciarlo ma lui indietreggiò come spaventato da me.
"Newt io, mi dispiace... Cosa ti ho fatto... Com'è possibile che tu sia qui!."
Lo vidi balbettare e sul punto di piangere, deve essere stato difficile accettare la mia morte, e deve essere stato ancora più sconvolgente vedermi risorgere dopo così tanto tempo.
" Tommy, è tutta colpa mia, ma ti prego, ora sono qui. Ti prego mi devi perdonare per ciò che ti ho fatto fare e... Scusami.
Però lasciamoci il passato alle spalle, la WICKED, gli esperimenti e Denver.
Ricominciamo, ti va?"
Eravamo uno di fronte all'altro, entrambi distrutti da ciò che avevamo passato, ma ci volevamo bene, eravamo due fratelli e, beh, ne avevamo passate tante insieme.
All'improvviso venne verso di me e mi abbracciò.
" Sono contento che tu sia qui"
Mi disse in lacrime.
"E io lo sono di vedere te"
Dissi ricambiando.
"Ok signorine direi che le smancerie possono bastare per oggi" disse Minho prendendoci in giro.
Finalmente dopo tanto tempo, eravamo di nuovo tutti e tre insieme. Misi le braccia al collo dei miei amici e tutti e tre ci mettemmo a ridere.
"Oh quasi dimenticavo. Jake, Johanna, potete uscire. Non vi faranno del male"
I fratelli un po' titubanti uscirono dalla berga e io li presentai ai miei amici.
Dopo essermi riconcigliato con Tommy e aver introdotto Jo e Jake agli altri, andai a vedere come stava Teresa.
Mi accostai a lei inginocchiandomi a terra, era molto pallida.
"É svenuta, ed è molto debole" mi disse Sonya toccandole la fronte. il viso.
"Era molto stanca, e non vedere Tommy le avrà provocato uno shock. Avete un infermeria?"
"Si che c'è l'abbiamo ragazzo"
Mi girai e vidi un omone biondo che mi fissava fiero dall'alto.
"Vince! Che piacere rivederti" dissi abbracciando pure lui.
"Dove sei stato e poi... Com'è possibile che tu sia qui?E perché c'è anche lei?"
Disse l'ultima frase con tono sprezzante, il che mi infastidí non poco.
"Vince, ho tante cose da raccontarvi, ma prima voglio aiutare Teresa" dissi serio.
"Newt, veramente vuoi aiutare la traditrice? Quella che ha permesso che tu morissi?"
Dopo quelle parole cominciai ad arrabbiarmi sul serio.
"Voi non avete idea di ciò che Teresa ha fatto per me, non avete il diritto di giudicarla solo per le cose che ha fatto sotto l'influenza negativa della Paige. Voi non la conoscete"
Dopodiché la sollevai da terra e mi diressi verso l'accampamento in spiaggia lasciando tutti perplessi.
Non avrei mai permesso che qualcuno la insultasse in quel modo un minuto di più.
Sotto gli sguardi sbalorditi dei ragazzi del Porto Sicuro, la portai nell'infermeria più vicina e aspettai che si svegliasse.
"THOMAS!"
Avevo di nuovo fatto quell'incubo.
Mi ritrovavo di nuovo sopra al palazzo in fiamme a Denver stavo cercando di far salire Thomas nella berga assieme a Breda e Minho.
Ad un certo punto però lui mi sfugge dalle mani e si accascia a terra non muovendosi più.
Il terrore mi assale e lacrime salate cominciano a scorrermi sul viso.
Piango disperatamente sul suo corpo immobile, non interessandomi alle voci degli ex radurai che mi chiamavano urlando il mio nome.
Alzo la testa un momento e mi accorgo di trovarmi in ginocchio, sola, in mezzo al deserto di sabbia della Zona Bruciata.
Il vento comincia a soffiare e la sabbia mi finisce negli occhi costringendomi a coprirmi il viso con un braccio.
Sento delle mani che mi toccano le braccia e le gambe, sono mani di spaccati.
Tutti i soggetti che abbiamo utilizzato come cavie per gli esperimenti sulla cura mi stanno strattonando e stanno cercando di farmi a pezzi.
Urlo disperata e chiudo gli occhi mentre mi sento soffocare in mezzo a tutte quelle persone che stanno cercando di uccidermi. Ad un certo punto però tutto si fa calmo e alzo le palpebre vendendo tutto bianco.
Mi giro e mi trovo davanti un sacco di radurai caduti durante la prova del labirinto: Chuck, Alby, Ben e altri ancora. In testa a tutti c'era Thomas, con la maglietta imbrattata di sangue a causa della pallottola, che mi fissava negli occhi ripetendo sottovoce sempre la stessa parola
"Traditrice, traditrice, traditrice..."
Dopo poco i radurai formarono un coro di voci che urlavano quella parola. Versai altre lacrime cercando di tapparmi le orecchie con i palmi delle mani ma il coro si faceva sempre più forte e sempre più vicino.
Urlavo ancora e più forte cercando di contrastare quelle voci insistenti ma era tutto inutile. Improvvisamente mi sento leggera e la terra sotto i miei piedi scompare. Sto cadendo e sto guardando Thomas che dalla berga urla il mio nome tra le lacrime. Io impotente non posso far altro che guardarlo negli occhi e urlare anch'io il suo nome. Un bacio improvviso però mi zittisce mozzandomi il fiato.
Mi svegliai di soprassalto alzandomi e urlando finalmente il nome di Thomas.
Mi guardai intorno alzandomi dal letto in preda al panico ma Newt mi prese le mani e mi rassicurò prima che andassi in escandescenza.
"Hey hey calmati. È tutto ok. Sei svenuta ma ora stai meglio a quanto vedo. Torno subito, c'è qualcuno che vorrebbe parlarti"
Feci un respiro profondo e annuì al biondo che uscì dalla piccola stanza fatta di bambù, che credo dovesse fungere da infermeria.
Pochi minuti dopo un ragazzo alto con i capelli scuri entrò nella stanza.
Non credetti ai miei occhi quando lo vidi.
"Thomas" dissi in un sussurro mentre soffocavo le lacrime.
Volevo andare ad abbracciarlo, correre verso di lui e baciarlo, ma qualcosa mi frenò.
Forse il senso di colpa, o forse lo stupore, perciò l'unica cosa che riuscii a fare fu abbassare la testa e lasciare scendere le mie lacrime in silenzio.
Il ragazzo su avvicinò a me, mi strinse tra le sue braccia e io sprofondai nel suo petto sentendomi finalmente un po' al sicuro dopo tanto tempo.
Non si dire per quanto rimanemmo in quella posizione, ma so che per me fu come infinito.
Dopo un po' lui si stacco e mi costrinse a guardarlo negli occhi
"Abbiamo tante cose di cui parlare"
Così mi portò fuori a fare una passeggiata lungo la costa e chiaccherammo un po'.
Io gli raccontai del tempo passato con Newt nella Base N°2, di Johanna e Jake e della nostra fuga. Lui mi raccontò di ciò che avevano passato nel porto sicuro fino a quel momento e di come avesse cominciato a sentirsi finalmente felice.
Nel mentre che calava la sera facemmo dietro front per tornare al campo e Thomas cominciò un nuovo discorso.
"Teresa, vorrei che non fosse necessario ma... Il consiglio ha deciso di indurre un Adunanza."
Sputò fuori di punto in bianco.
Lo guardai sorpresa.
"Per decidere cosa?" chiesi con un po' di paura.
"Per... Decidere se farti restare oppure no... Lo so, mi vergogno tanto, ho provato ad impedirglielo ma..."
Thomas fece un lungo sospiro lasciando cadere la frase.
"Ma cosa?"
Ero preoccupata da quella adunanza, ma la cosa che più mi dispiaceva in quel momento era il comportamento di Thomas.
Sembrava quasi che la volesse lui l'adunanza...
"Thomas se mi devi dire qualcosa dillo ora" dissi acidamente.
Il ragazzo smise di camminare e prese un respiro.
"Teresa il vostro arrivo, il tuo arrivo, ha sconcertato i ragazzi e... Ha sconcertato me. Finalmente sembrava che tutto andasse per il meglio, ora io e Brenda... Be' accantoniamo questo per un attimo. Quello che intendo dire è che ci devo pensare.
Sono sconvolto quanto te e... "
Gli feci cenno di smettere di parlare. Per me era già abbastanza.
Volsi lo sguardo al mare e sentii nuovamente le lacrime che mi solcavano il viso.
"Scusami "riuscì a dire senza singhiozzare. E corsi via senza sapere dove mi stavo dirigendo.
Thomas, come hai potuto dimenticarmi così in fretta?
Io credevo che tra noi ci fosse qualcosa, almeno che tu fossi mio amico.
Invece voleva mandarmi via, aveva istituito un Adunanza contro di me per cacciarmi.
Perché l'ho fatto? Perché quella volta ho scelto la WICKED al posto di Thomas?
Quello è stato il mio più grande errore, e nessuno riuscirà mai a perdonarmi.
Arrivai in un punto della spiaggia molto lontano dal campo e mi sedetti su uno scoglio a guardare il mare. Il crepuscolo era ormai finito e la notte si stava facendo avanti nel cielo.
Da lontano potevo sentire i cori di ragazzi che cantavano e festeggiavano il ritorno di Newt. C'erano falò accesi e chitarre che suonavano canzoni di festa. Tutti erano felici, ma io no.
Quello non era il mio posto, e quella non era la mia gente, non lo era mai stata.
Mi portai le ginocchia al petto, guardai le onde del mare che se ne andavano avanti indietro trasportate dalla corrente e mi chiesi se un giorno avrei mai potuto andare via con loro, e non tornare mai più.
Non sono morta non preoccupatevi.
Comunque la storia vi sta piacendo?
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