Capitolo 3 ~ Federico
Mi preparo e come tutti gli uomini, ci metto poco. I capelli erano delicatamente spostati sulla destra, una maglietta senza maniche a buchi, nera, un paio di jeans celesti strappati. Senza accorgermene era già l'ora di uscire. Presi la moto e dopo dieci minuti mi ritrovai sbalordito sotto casa sua. Per fortuna che viveva ancora con i genitori. La casa era sempre uguale, una grande piscina e le pareti rosse. Mi piaceva quella casa, era accogliente. Non l'ho mai vista dal interno. Io e un mio compagno di classe la spiavamo, la sera al buio. Dopo una settimana mi sentivo un detective, ero riuscito a trovare casa sua. Parcheggiai la moto e mi diressi al portone della sua splendida villa. Per l'evento gli avevo scritto una lettera ma gliela avrei data alla fine del pranzo.
"Cara serena, ho passato un bellissimo pomeriggio con te, ecco il mio numero, spero che avrò l'occasione di rincontrarti. Numero: 3337812330".
Suonai il campanello. Dei passi spensierati risuonavano come un eco infinito nella mia mente. Cercai di alleggerire la tensione pensando ad una cosa bella. Ma non sapevo a cosa pensare.
Bianco.
Bianco.
Bianco.
Bianco.
Bianco.
Mi accorgo solo ora che la mia mente è formata da un solo colore. Bianco. L'unica cosa da fare è dipingerla con vari colori. Io sono l'unico a vedere la tela incompleta. Il quadro della mia vita che chiedeva di essere completato con nuovi colori. Ma non sapevo che colori. Preferisco essere una macchia bianca che passeggia nella strada senza attirare troppe attenzioni che una macchia rossa additata da tutti. Preferivo essere una persona normale, ecco tutto. Apri il portone e mi abbracciò. Un abbraccio molto inaspettato e, principalmente per questo ero molto insospettito.
- Ciao! - Esclamò Serena. Si staccò velocemente. - Sei ancora un orsetto balbettoso? O possiamo parlare?- mi chiese scherzosamente e, prendendomi per un braccio mi portò vicini alla moto. - Pr..ego signorina- dissi sempre più imbarazzato dalla frase precedente. - Ok, orsetto balbettoso- disse e scoppio in una sonora risatina, portando la mano alla bocca. Posso accettarlo, nuovo soprannome. Salì sulla moto, e lei di conseguenza mi cinse la vita con le braccia. Mi sentivo bene fra le sue braccia. Fra profondi pensieri e qualche risatina arrivammo al mare. Il ristorante era poco lontano da lì.
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