31 Protezione
Mi sento protetta.
La sensazione che ho è questa.
Così, con mio stupore, con la gioia nel cuore, e la paura - questo non posso negarlo - avanziamo giù, per ritornare a casa.
Tutti mi guardano, ho gli occhi di Nela, di Tamara, di Tobias, persino di Andrej addosso.
Tobias è euforico. Continua a porsi dinanzi a noi mentre avanziamo. Piergi per un attimo mi dà la mano. È un esperienza fortissima. Un emozione pazzesca. È come se tutto il mondo, il suo mondo, mi fosse entrato dentro. E questo all'improvviso. Come se ci fossimo sempre appartenuti, sempre. Io dovevo semplicemente incontrarlo...
È importante per me, e estremamente appagante. Il sapere di contare per lui, e per tutti gli altri, mi riempie... dando un diverso senso alle cose.
Poi, sotto lo sguardo attonito di Tobias, Piergi mi lascia all'improvviso. E fa bene, perché l'imbarazzo è grande e so che non è propriamente una cosa normale. Capisco quanto debba sembrare strano a Tobias: due fratelli non si danno la mano. Già, non si danno la mano.
Eppure lui l'ha fatto.
Il chiarore della giornata cede il posto al buio, perché ahimè ci stiamo addentrando nel bosco e forse sto per essere inghiottita...
Piergi mi guarda negli occhi intensamente, come per sapere, come per indagare. La salivazione inizia ad azzerarsi. Sento che sto per perdere il controllo di me stessa. Tamara mi viene incontro e, con grande stupore, mi prende sotto braccio.
«Ehi, Rose. Sai cosa penso? Che non dovresti andartene in giro con quelle scarpe da trekking! Non ti si addicono. Io ti vedrei su un cavallo, sì, proprio così. Decisamente ti vedrei sopra un cavallo! Hai mai fatto equitazione?» mi chiede Tobias.
Cerco di concentrarmi sulle mie paure, non ho la voglia e neanche il tempo di rispondere a Tobias, ma Tamara mi scuote per farlo. Io la guardo negli occhi. Credo che sia la prima volta. Non l'ho mai avuta così vicina. È uno splendore...
Se fossi un uomo me ne innamorerai. Ha una pelle così liscia e priva di imperfezioni.
«Credo che Rose potrebbe fare tutto. Non solo equitazione.»
«Beh, non volevo offenderla, ma è piuttosto gracilina. Magrina, insomma.»
«Ehi, andiamo! Cosa vorresti dire? Che le magrine non possono andare in montagna? Lei fa aerobica ed è abituata a certi sforzi. A questi e a ben altro. Ben altro!»
«E poi non credo che le magrine non abbiano la forza di scalare le montagne. È tutta questione di resistenza», aggiunge ancora Tamara.
«Vero Rose?»
«Sì, resistenza ma sopratutto di testa. E lei non mi sembra concentrata. Tutto qua. Potrò avere una mia opinione?» enuncia Tobias.
Si gratta la testa, con quel suo modo strano di fare. Ma è dolce e buffo. Senza gli occhialetti e l'apparecchio, Tobias è davvero carino. Tuttavia sa essere così irritante con quella sua saccenza.
Io metto un piede dopo l'altro, sorretta da Tamara. C'è molta umidità qui sotto. I sassi, grandi sassi, sono ricoperti dal muschio. Ci sono strani funghi dappertutto. Sulle cortecce degli alberi si vedono mucchi di peli ovunque. Mi affretto ad avvicinarmi e a guardare, nonostante l'ansia.
«Ebbene sì, peli di animali, cara. Ti capiterà spesso di trovarli.»
E così dà il via a un argomento infinito sulla fauna e la flora del posto. Sembra elettrizzato. È così "eccitato" che pare quasi non aspettasse altro che questo momento per dare il meglio di sé. Ma non tutti lo ascoltano. Non quanto lui vorrebbe.
«Avanti, fate delle ipotesi! Perché si grattano secondo voi? » insiste.
«Per te, Rose?» mi chiede
«Allora?» domanda imperterrito.
Mio malgrado, sono costretta a rispondere, quand'anche non vorrei farlo, perché devo trattenermi dall'andare fuori di testa, devo cercare di contare, di non guardare dove siamo, di respirare in maniera regolare.
«Su, forza!»
«Prurito?» rispondo. La mia ipotesi è scontatissima, ma ammetto di non essermi sforzata troppo, perché in realtà non me ne frega niente in questo momento, ma proprio niente di nulla e di nessuno.
Vorrei essere lasciata sola nel mio disagio. Sto sudando freddo.
«Sbagliato, niente di più errato, cara Rose», mi grida nell'orecchio canzonandomi. Tutti mi guardano divertiti e non dicono nulla. Allora inizio a interrogarmi su cosa stia succedendo di così tanto divertente mentre io sto morendo di paura.
«Sei fuori contesto», mi dice sbocconcellando un panino.
«Sei proprio fuori.» E così, stupidamente, inizia a prendermi in giro, e la cosa più assurda è che tutti mi guardano, anche Piergi, senza avere il men che minimo riguardo nei miei confronti. Meriterei un po' di rispetto. Di attenzione quantomeno. Appaiono tutti compiaciuti e forse un po' sorpresi, mentre io sono completamente disorientata. Avevo appena finito di apprezzare il loro comportamento... il fatto che fossimo diventati un gruppo, e adesso mi trovo di fronte a un mucchio di...
Non so neanche io come definirli.
«Usano i tronchi per segnalare agli altri la propria presenza: questo fanno gli animali. È semplicemente un mezzo di comunicazione, Rose. Semplicemente.»
«Beh, scusa se non lo sapevo, ma non credo sia importante e soprattutto ritengo che qui fossi l'unico a saperlo!»
«Voi lo sapevate ragazzi?» chiede lui con tono ironico.
«Io sì», risponde Andrej e mi guarda come se si aspettasse una reazione, quasi come se la temesse.
Ho l'impressione di essere finita in uno stupido sogno. Mi sento messa sotto la lente d'ingrandimento. È tutto così surreale. Guardo Piergi e Nela. Noto che tutti si guardano tra di loro. Ho bisogno del mio inalatore, semplicemente perché temo che prima o poi potrà servirmi. Cosa diavolo sta succedendo? Mi fermo per prenderlo dal mio zaino. Inaspettatamente mi viene sottratto proprio da Tobias.
Si ferma e mi sfida, con lo sguardo.
«Così tu saresti venuta qui per salutare i tuoi amati monti, quando non li conosci affatto? È ridicolo! Tu non sai nulla di questo posto, essenzialmente perché non ti appartiene.»
Sapete che c'è? Mi monta una rabbia inaudita. Prima guardo Piergi per aver manforte. Nulla. Non coglie. Poi Andrej, ma alza le mani al cielo quasi a far intendere che lui è fuori dai giochi.
E allora parto, parto con un'accelerazione, una forza che non so neanche io da dove mi esca.
«Sei uno stupido!» sbotto.
«Te ne pentirai! Ridammelo» gli intimo.
Si palleggiano il mio salvavita e continuano in questo gioco assurdo per una decina di minuti...
«Perché? Perché fai questo? Perché lo fate?» urlo disperata.
«E tu perché vuoi questo benedetto aggeggio? Dimmelo?»
«Perché ne ho un bisogno vitale, perché qui tra i boschi sono perduta, perché... »
Perché? Forse non lo so neanche io...
«Per abitudine Rose! Non ti serve, sono convinto che non sia così indispensabile, sai?» ipotizza Tobias. E lo fa con una sicurezza che assomiglia tanto a un rimprovero quanto a una sfida.
«Perché?»
Vorrei quasi piangere, ma mi piego sulle ginocchia per prendere il fiato. Sono quasi senza forze, continuo a correre dietro all'uno e poi all'altro. Quello strano gioco sadico continua, ed è fatto di occhiatine, di frasi che sanno tanto di presa in giro, e io mi muovo sempre più lentamente, non riuscendo a stare al passo delle loro cattiverie e macchinazioni. Così, stufa, mi faccio coraggio, e con uno scatto, quello decisivo, glielo tolgo dalle mani. E ho l'impressione che Tobias mi abbia reso il compito facile. Ed effettivamente è così. Con mio grande stupore ho ragione. Mi siedo su un sasso, stremata. Voglio recuperare le energie. Tamara mi passa una mano tra i capelli.
Mi sento spiazzata.
«Che diavolo accade? Qualcuno me lo spiega?» chiedo piagnucolando. La mia pazienza è stata messa a dura prova.
«Succede che ce l'hai fatta Rose, vedi? Tu ci sei riuscita!» dice Tamara con voce calma. Ed effettivamente abbiamo attraversato quel punto che tanto mi intimoriva. La boscaglia ha lasciato il posto a un'ampia distesa di prato. Io sono fuori. Fuori dal bosco, fuori dal mio incubo. Nela si mordicchia le mani timidamente, e mi osserva, per studiarmi, forse, per capire. Tobias batte cinque con Andrej. E Piergi è lì che mi guarda, incredulo e orgoglioso.
«Mi spiace Rose, io non volevo... all'inizio non volevo, ma bisognava fare qualcosa...» confessa Nela mortificata.
Così mi prendono e mi lanciano in alto. Vedo gli occhi felici di tutti. Soltanto Nela resta in disparte a godersi lo spettacolo. Sono stati i peggiori dieci minuti della mia vita, ma era vero, io c'ero riuscita... e chissà se avrei potuto farlo ancora. E intanto mi godevo quella felicità, anche se ritenevo che fossero stati degli infami. Poteva andare male, avrei potuto avere un attacco di panico o altro. Aveva ragione Nela a sentirsi così in difetto, potevo capire il suo stato d'animo. Anche io sarei stata titubante al suo posto. Non deve essere stato facile per lei decidere di schierarsi, seguendo quel gioco, assecondando tutti.
«Siete... Dio solo sa cosa siete! Fatemi scendere! Giuro che me la pagate! Lo giuro!»
Avrei voluto davvero avercela con loro, perché avevano messo a repentaglio la mia vita.
Ma la realtà era un'altra. Loro mi avevano salvato, da me stessa. Proprio così, da me stessa.
Spazio Autrice.
Abbiamo forze inimmaginabili, abbiamo capacità nascoste.
Dobbiamo soltanto crederci e tirarle fuori. Voi cosa dite?
Avete mai sfidato i vostri limiti?
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