18 Quando è troppo è troppo!

Resto imbambolata, lì, ferma, mentre il motorino si avvia con la mia amica a bordo. Nina pretende le mie attenzioni, ma io sono ancora sconvolta. O non ho capito mai nulla di Karolina, e mia nonna ha ragione a dirmi di non fidarmi, o qualcosa deve averla stravolta, traumatizzata... non saprei neanche io.

Una persona non cambia dall'oggi al domani, non in questo modo!
Eppure Karolina è irriconoscibile.
Cerco di pensare a tutto ciò che è successo, dal giorno della rivelazione a oggi, ripercorrendo ogni minimo dettaglio della giornata, ma non mi viene in mente nulla. Non credo di essere io la causa del suo malessere e non ricordo di averle fatto nessun torto.

Come sempre sto cercando involontariamente di giustificarla, addossandomi tutte le colpe. Ma, se avessi sbagliato in passato con lei, certamente non sarebbe venuta a bussare alla mia porta per confessarsi, certamente non sarebbe venuta fin qui per chiedere consiglio sul bambino. Mi dico che è inutile, ogni ragionamento è superfluo... con Karolina è una battaglia persa e ogni tentativo di comprensione è vano.

Nina rinuncia. Non vedendo segni di entusiasmo in me, cessa con le sue richieste. E doveva essere davvero stanca, perché la vedo rannicchiata su di una asciugamano vicino all'amaca, ormai addormentata. Piergi la solleva con tenerezza, avendo cura di non svegliarla. Vedo Andrej seguirlo passo passo con gli occhi, come ad accertarsi del buon operato del fratello. È lì, con la schiena contro l'albero, mentre la bionda lo riempie di chiacchiere. Lui sembra assente, totalmente incurante. Ha un ginocchio piegato sul tronco, l'altra gamba posata in terra. Si diverte a togliere i petali ai fiori.

Gli occhi lunghi e sottili, i capelli lisci e biondi. I due fratelli non sarebbero potuti essere più diversi. L'uno bruno, carnagione olivastra, l'altro biondo con gli occhi chiari, spigoloso nei tratti come nel carattere. Vedo che mi osserva, di sottecchi.
Cosa cavolo vuoi?
Ogni tanto si tocca il braccio fasciato.
La bionda non demorde. È lì che parla, parla, anche se ha gli occhi fissi su Piergi, e Andrej pare essersene accorto. Strano!
Al suo posto sarei già annoiata di fare un monologo, perché è quello che sta facendo. Non deve essere divertente parlare al muro, e Andrej, a guardare bene, sembra irritato.
Ma già, dimenticavo: Andrej ha il suo carisma. Peccato che io non la veda tutta questa saggezza e questo fascino indiscusso...
Qualità proprio che non riconosco in Andrej!

Una cosa è certa: ha un'influenza innegabile sulle ragazze se lo amano a tal punto da sopportare la sua indifferenza. È lì che si bea, all'ombra di un albero. Indossa dei jeans corti e una semplice t-shirt bianca che lo rende ancora più pallido di quanto sia in realtà.
Io non sarei il suo tipo?
Io non voglio essere il suo tipo. Dio me ne scampi! Se solo penso ai suoi giudizi, mi monta una rabbia su... spaventosa.

Decido di tornarmene dentro casa. Quasi quasi mi è passata la voglia di festeggiare. La sola idea di trovarmi in giro per la festa la bionda o la mantide mi provoca il voltastomaco. Tuttavia non posso più tirarmi indietro: perderei di credibilità e poi al momento è l'unica possibilità che mi resta per incontrare la mia amica. Non vedrei, altrimenti, nessun'altra alternativa.

La mia amica!
Mi sembra persino strano definirla così.
Mentre mi chino per raccogliere i palloncini, il secchio e tutto il caos che abbiamo creato nel prato, sbircio in direzione di Andrej e vedo che, tutto a un tratto, si dà da fare per salutare la bionda e liberarsi di lei. Lo capisco dai suoi atteggiamenti e dalla delusione della ragazza che adesso non parla più. Povera! Ho quasi pena per lei. Mentre si allontana la vedo girarsi più volte a guardare Andrej che, indifferente, sembra aver altri intenti, magari bellicosi, perché il percorso che sta seguendo sembra indirizzarlo proprio verso di me.

Accipicchia!
E non mi sbagliavo. Me lo trovo davanti, mentre, per evitare il suo sguardo, fingo di raccogliere e sistemare...
«Stai bene? Ho saputo che... insomma quel che ti è successo e io...»
«Sto bene grazie, ma non sono fatti che ti riguardano», rispondo inferocita.
Oh Piergi, doveva rimanere tra noi, tra me e te, era sottointeso, e invece hai già spifferato tutta la faccenda!
«Perché sei così aci... dura, volevo dire, dura con me?»
«E me lo stai chiedendo pure? Dopo tutto quello che mi sento dire in continuazione, dopo le parole di disprezzo che... Ma lasciamo perdere... E poi sarei io la dura?»

«Le persone cambiano. Alle volte dei pregiudizi ti portano a...»
«Quali pregiudizi Andrej? Cosa avrei fatto di male, in tutti questi anni, per meritare questo da te? Sentiamo! Se hai una buona ragione sono disposta anche a passarci sopra, ma deve essere una buona ragione. È la seconda volta che sento questa, perdonami il termine, stronzata, e questo in pochi giorni. Si vede che avete gli stessi geni tu e tuo fratello...»
«Perché? Piergi ti ha detto...»
«Smettila di fingere, non sei credibile! È lui che ti ha raccontato di me...e di David.»
«No, davvero, io...»

«Sì, come no? Comunque io sto ancora aspettando! Quali sarebbero questi pregiudizi? Il fatto che io sia la figlia della compagna di tuo padre ti crea dei problemi? Perché, bene, sto per farti una rivelazione: anche tu sei il figlio del compagno di mia madre, e sai che c'è? Non ho pregiudizi nei tuoi confronti, no, perché Maxim è meraviglioso e se solo avessi avuto una briciola del suo carattere.... E invece, indovina un po', mi sei toccato tu, che sei odioso a prescindere da tutto, a prescindere...»

Non risponde, neanche una parola.
«Allora, io sto ancora aspettando. Sentiamooo!» grido forte.
Non ottengo nulla.
Andrej calcia una pietra ma non risponde. Poi, con ancora il capo chino, incapace di guardarmi in volto, emette poche parole.
«Non posso dirtelo...» sibila scontroso.
«Non è vero! Tu non puoi dirmelo perché non esistono delle ragioni, no. Avresti fatto più bella figura se avessi raccontato la verità... che mi detesti e che ora, per uno strano motivo, vuoi recuperare. Lo avrei apprezzato molto di più, credimi, ma non l'hai fatto.»
«E se lo strano motivo, come tu lo chiami, fosse che mi sono pentito e che voglio riguadagnarmi la tua fiducia?»

Recuperare...
Una parola positiva, lo dico davvero. Ma vi è mai capitato di voler tornare indietro quando ormai è già troppo tardi? Beh, sappiate che io mi trovo proprio in questa condizione, nel punto del non ritorno, tanto per dire, quel punto in cui è difficile tornare sui propri passi, perché sa d'indecisione, e il cambiare idea può venir interpretata per debolezza. Ormai gli do le spalle e mi costa non voltarmi, perché forse non pretendo di essere migliore di lui ma, a differenza sua, un cuore ce l'ho, eppure resto ferma sulle mie ragioni, e sapete cosa? È una gran stupidata, e mi dispiace di non riuscire a passarci sopra.

Forse si chiama orgoglio, forse è solo cocciutaggine, e così, prima di cambiare idea e fare la solita figura di chi insegue, sono io a fuggire, ma... statene pur certi, nessuno verrà a supplicarmi o a piangere da me, perché è una scena che si ripete da troppo tempo, l'unica a cui sono avvezza. Ho solo un' idea in mente in questo momento: andare da Piergi e dirgliene quattro, perché nessuno lo aveva autorizzato a spifferare... e invece il merlo aveva cantato, oh sì che lo aveva fatto, e la cosa che mi piccava più di tutte era il pensare che in tutti questi anni era sempre stato silenzioso, uno che si faceva sempre i fatti suoi, un tipo schivo o discreto se vogliamo, solo con me doveva trovare la parola. Mi viene in mente l'episodio di nonna e del merlo indiano che non aveva mai parlato.

E nonna lì a istruirlo e a chiedere in giro informazioni per poterlo aiutare a parlare. Poi, di botto, un bel giorno, la parola venne fuori, proprio quando riceveva gente in casa. E dire che nonna aveva un linguaggio forbito e non diceva mai parolacce. Eppure quello parlò, e non vi dico cosa disse e come nonna sbiancò. Tutt'oggi, quando lo racconta, arrosisce. La scena, a immaginarla, è così buffa che il solo pensarci mi fa venire le lacrime agli occhi per le risate. E così abbandono ogni idea di andare da Piergi. Lo farò un'altra volta. Ho bisogno di sdraiarmi, dormire - il caldo improvviso mi distrugge - così mi butto a peso morto sul letto. È così morbido. Mi trattengo un po'.

Ma, senza volerlo, mi ritrovo lungo il corridoio e vedo la stanza di Piergi semi aperta e così non resisto: passo e guardo; un'occhiata fugace e innocente. E così lo vedo, in tutto il suo splendore...
Deglutisco a fatica. Mi dà le spalle. Ha una maglietta in una mano e si sta piegando di lato per ascoltare...
Forse parla con Nina, stesa sul suo letto? Mi appiattisco di più. Sono rapita... dai quei gesti dolci, amorevoli. Le accarezza il viso e le sistema i capelli sudati dietro la nuca. Poi, all'improvviso, si toglie la maglietta. Avverto il sangue affluirmi sulle guance. Mi piego, per sistemare le stringhe delle scarpe, ma non riesco a muovermi. Dovrei farlo, insomma, dovrei andare, eppure resto lì in contemplazione.

Continuo a guardare con un occhio dalla fessura della porta. Ha due cicatrici, una sul basso ventre e una sul petto e, beh, degli addominali perfetti. Poi di colpo non vedo nulla, ma sento il rumore dei suoi passi. È vicino, sempre più vicino. Sono nella cacca! Apre la porta di scatto, si raddrizza e mi fissa, curioso.
Mi fa un sorriso sbieco... e io sono completamente in confusione.
«Lo hai fatto apposta, mi stavi spiando?»
«No, le scarpe, io...»
«E pretendi che ti creda?»
È a torso nudo, di fronte a me. I capelli, indomati, gli ricadono sulla fronte. Mi alzo e lui si avvicina. Io resto immobile e mantengo la posizione. Lui mi punta lì, sulle labbra, e io ricambio. Ed è dura non guardarlo, è difficile non ammirare il suo corpo... così resto concentrata sulle sua bocca e balbetto qualcosa o almeno tento, ma lui è sempre più vicino e mi tira a sé.

«Io...»
«Ssst, zitta!»
Mi prende per il collo e mi bacia, appassionatamente.
Ma noi non possiamo! Noi...

Non riesco a muovermi e quelle parole, che vorrei pronunciare, mi muoiono sulle labbra, perché adesso sono rapita da lui, e non riesco a non pensare che ai nostri corpi caldi... e vicini.

Spazio autrice

Cosa pensate di Andrej e di Piergi? Chi vi piace di più?
Ha sbagliato Rose a non perdonare Andrej?
Vi aspettavate questo finale?
Resto in attesa. Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

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