15 Percezioni nuove
Al risveglio tutto appare così surreale ma tremendamente vero. La mia immagine parla, al posto mio, e racconta cose di me che non vorrei più sentire. Sono grigia, anzi incolore, senza un' anima. Le labbra livide, gli occhi lucidi. Quelle scene, che continuano a fare irruzione dentro di me, lasciano un vuoto incolmabile, un silenzio assordante.
Piergi aveva di nuovo colorato il mio mondo, era vero, mi aveva teso il suo aiuto, ma mi avrebbe salvato da tutto il resto e da me stessa?
Sarei stata per sempre al sicuro? L'avrei scampata? Quanto lo avrei voluto. Dimenticare, buttarmi tutto alle spalle. Farei qualsiasi cosa ... ma la verità è che mi sento violata, dentro, nel profondo, perché anche se non sono riusciti a rompermi, perché anche se sono stata solo scalfita, quei segni li sento ancora, tesi, come punti cuciti sulla pelle, che tirano e fanno male. Ma devo ricominciare, devo riprendere le redini della mia vita, anche se è dura.
E non è colpa mia se non riesco a ragionare in modo lucido quando il ricordo riaffiora alla mente. Non è colpa mia, se non riesco a pensare ad altro, mentre osservo inebetita i fornelli. So che è una grande banalità, un pensiero che non spicca per originalità, ma quello che penso è che sento di meritare un'altra possibilità. Dopotutto, chi non la meriterebbe?
Già, proprio così. È soltanto l'alba e desidero avere un'altra chance, ne ho un bisogno disperato: di riposarmi, di cancellare quel brutto episodio, di togliermi dalla testa David e il suo brutto ghigno, di prendermi una pausa dalla mia vita. Ma forse, a ben vedere, non succederebbe nulla di buono. Anzi...
Forse sarei schiacciata dal peso dei miei giudizi, tormentata dalle mie paure e il senso di colpa mi prevaricherebbe. Per non parlare dei miei interrogativi...
Perché non sono stata più cauta?
E così decido di non prendermi nessun momento, ma al contrario lasciare che tutto scorra, come è normale che sia: la scuola, gli impegni, la famiglia.
La voce del vento, il rumore della natura mi distoglie dal mio stato ipnotico e dalle mie elucubrazioni.
Mi gira la testa e percepisco un senso di vuoto. Sono in piedi da sempre, e sicuramente non ho chiuso occhio, e questo per non concludere niente.
È ora che mi dia da fare!
Così prendo del pane raffermo e lo riduco in fette. Immergo ciascun pezzo nelle uova sbattute, condite e insaporite con le spezie e il sale, e lo friggo nell'olio. L'aroma che si sprigiona è delizioso. Non preparavo una rañajky così buona da tanto. Deve essere così invitante che vedo Piergi arrivare in cucina. Poi ci spalmo sopra la senape e condisco tutto con la cipollina fresca. Mi sento energica, vitale. Di punto in bianco sono determinata. Piergi mi guarda confuso, portandosi le mani sui capelli. È ancora assonnato; si vede dagli occhi gonfi.
«Cosa succede qui? Stai bene?»
«Sì, sì, mai stata meglio», ammetto, tentando di celare stanchezza e preoccupazione.
Dopo tutto non è accaduto nulla, posso ritenermi fortunata, anche se...
Ma devo avercelo scritto in faccia che qualcosa mi tormenta, perché lui mi viene vicino, interdetto e titubante.
«Non è vero!»
«Cosa? Di che parli?» controbatto.
«Tu non stai bene, te lo leggo nello sguardo!»
«E invece ti sbagli, non mi conosci affatto!»
E neanche io conosco te.
Abitiamo nella stessa casa ma nessuno conosce niente dell'altro se non gli orari e le abitudini. Siamo degli estranei, dei perfetti estranei, e Dio sa quanto in fondo al cuore avrei voluto che le cose fossero andate diversamente. Lo penso con rammarico e riesco persino ad ammetterlo a me stessa.
«Tieni, assaggia», gli porgo una fetta calda e bella unta.
«Stai cambiando discorso», mugola.
«Io, voglio sapere se poi lui... insomma, se David ti ha toccato.»
«No, è riuscito soltanto a darmi uno schiaffo, non preoccuparti...» affermo dispiaciuta, accarezzandomi una guancia. Ma voglio lasciarmi indietro tutto.
«È buona?»
«Stai tergiversando!»
«È vero, lo sto facendo, perché probabilmente sono una codarda...e preferisco darci un taglio; almeno ci provo. Ma tu? Forse non dovresti parlare proprio tu, che ancora non mi hai dato una risposta sulle gemelle!»
Lo vedo interrompersi di colpo. È pallido in viso, nonostante la sua carnagione olivastra.
Sto banalmente fraintendendo? Difficile pensarlo.
Se non posso evitare di affrontare il passato, se non posso annullarlo, posso almeno capire cosa é successo, cosa ha dato il via a questa catena nefasta di eventi. E tutto è partito da lì, dal discorso di Pavel, da quei segreti maledetti.
Così decido che devo parlare con lui. Voglio sapere, ne ho tutto il diritto.
«Io non so di che parli? Quali gemelle? Non conosco nessuna gemella.»
Sembra sincero.
Ma allora di cosa parlavi con il sig. Pavel?
«E il soldato, ti dice nulla?»
Ma poi arriva Andrej, e cala il silenzio. Fa quello che deve fare, come sempre, senza guardare in faccia nessuno. Non un cenno di ringraziamento, non una parola. Agguanta le fette di pane, ancora caldo, e a testa bassa fa colazione.
«Sai, io e Rose stiamo organizzando una festa!» dice Piergi, di botto, sferzando l'aria.
Lo guardo incredula, ma felice. Lui mi fissa e continua, mantenendo il contatto.
«Sì, noi stiamo...»
«Voi?»
«Per la partenza, per...» avanza, rompendo gli indugi.
«Beh, sono felice per te e per questo, come definirlo, nuovo sodalizio!»
risponde tagliente, troncando ogni entusiasmo.
Guardo Piergi di soppiatto. Ho paura di Andrej e di quello che si accinge a dire. Non è mai stato tenero, e di certo non si metterà a fare l'agnellino proprio adesso.
«E da quando in qua voi fate qualcosa insieme?»
Ha il ghiaccio negli occhi, un inferno senza eguali. Provo pena per Piergi. Non dovrebbe farsi trattare così da lui: è la sua vita e Andrej non è suo padre, è solo suo fratello. D'accordo, è più grande di lui, ma questo non gli da il diritto di comportarsi in questa maniera.
Eppure lo squadra con rancore, poi si alza e va via. Piergi sembra scosso, spaventato, suo malgrado. Porta tracce di un'ira repressa dentro, una battaglia che forse vorrebbe evitare, ma a cui non può e non sa sottrarsi.
E io non posso che essergli grata, per come si comporta. Non l'avrei mai immaginato. Se penso che fino a ieri ci ignoravamo...
Come possono cambiare le cose!
«Grazie», dico timidamente, quando in realtà vorrei chiedere di più di suo fratello, del suo modo di trattarmi, del suo essere così duro con me, ma non voglio spingermi troppo: finirei con l'essere invadente.
«Come hai fatto a sapere...»
«Della festa?» risponde anticipandomi.
«Sì, della festa.»
«Avevi dimenticato le bibite. È così che ho saputo, ed è così che ci siamo accorti della bici... e che non c'eri.»
Annuisco.
«Pavel mi ha detto dell'idea che ha lanciato. Non gli sei sembrata poco entusiasta, anzi...»
«Sì, devo ammettere che non ci avevo mai pensato.»
«Potremmo chiedere a Pavel di prestarci il suo capanno, oppure chiedere...»
«Perché lo fai?» lo interrompo tutto a un tratto.
«Cosa?»
«Tutto questo: la festa, rivolgermi la parola... Provi pena per me, per questo ti stai dando da fare? Dopotutto fino all'altro giorno non ci parlavamo neanche...»
«No, no.»
«E allora?»
«Tutti noi possiamo sbagliare, facendoci trascinare dagli altri. Tu sei mia sorella, la mia sorellastra. È un dato di fatto. Che lo voglia o no dobbiamo imparare a convivere...»
Già, sono tua sorella.
Mi sento ferita tremendamente. Quelle parole, contro ogni mia aspettativa, sono lame taglienti, che non perdonano.
«Non sentirti obbligato. Non dobbiamo per forza parlare. Possiamo semplicemente convivere. Insomma, guarda tuo fratello! Lui lo sta facendo. Puoi farlo anche tu.»
«No, no, non dopo quello che è successo. Io voglio starti vicino, io...»
I suoi occhi sono emozionati mentre parla, me ne accorgo, e io non posso far altro che inebriarmi dei suoi vapori. Un vino generoso il suo, ma io, quando voglio, so bere con parsimonia e in quello stato di esaltazione mi sento infinitamente libera, e mi perdo.
Mentre è lì, quasi in attesa, indifeso, imbarazzato, gli corro incontro e lo abbraccio, forte. Non so cosa mi sia preso, ma ho sentito il bisogno di farlo. E così resto incollata a lui, letteralmente imbalsamata.
Percepisco il suo essere impreparato. Di fatto non avverto un coinvolgimento, resta con le braccia ferme lungo i fianchi, stordito. Lo sono anch'io, dal mio gesto, dal suo profumo. Ciocche nere gli ricadono sulla fronte, e da sotto quelle, due occhi grandi mi scrutano, affettuosi, carichi di un qualcosa che neanche io saprei definire. Forse la magia della pace, della tanta agognata pace. E sono felice. La cucina si riempe di piccole gemme, verdi e tenere. Spuntano fiori ovunque; è un mondo nuovo. E il mio stomaco gorgoglia, come l'acqua di un ruscello. Sono felice, sono al settimo cielo. Piergi è fermo. Poi mi rendo conto di quello che sto facendo, insomma io...
Allora all'improvviso mi sento stupida. Le radici, i fiori si ritirano e, in quel frangente, come una nota stonata, Maxim irrompe nella stanza, senza che io me ne accorga, senza che noi insomma...
Ho una fitta alla pancia pazzesca.
«Cosa succede qui? Mi sono perso qualcosa?»
È solo che io... non posso mangiare la frittura. Ho un bruciore incredibile allo stomaco.
«Devo correre Maxim, devo scappare in bagno. Mangia pure il pane che ho preparato. Serviti pure...» gli dico prima di precipitarmi al piano di sopra.
E in questo modo sparisco dalla vista di Piergi, di Maxim, per sprofondare nel bagno e rimanerci dentro due ore.
Sono una frana, un impiastro completo. Ma questa sono io, cosa posso farci? È più forte di me. Sono allergica a certe sensazioni, a certi sentimenti, e per oggi direi di averne fatta una grossa scorpacciata. Vero! Non sto esagerando. Ma mi rifarò. Oh, certo che mi rifarò. Potete starne certi. Parola di Rose.
Spazio autrice
Rose cerca di dimenticare... di buttarsi dietro tutto. Una ragazza forte e fragile. In questo particolare momento del suo vissuto la vediamo risoluta. Inutile crogiolarsi nel dolore, la vita continua nonostante tutto. Voi cosa avreste fatto?
Cambia la sua opinione verso Piergi, cambiano i suoi sentimenti...
È corretto? Dovrebbe darci un "freno"?
Lei vorrebbe... ma è difficile comandare al cuore. Di qui l'indecisione e la vergogna, di qui l'impotenza rispetto al suo essere semplicemente "una sorellastra" per Piergi.
Cosa pensate di Piergi? Spero via sia piaciuto il capitolo.
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