12 Apparenze

Me ne ritorno nella mia stanza con la bocca impastata e la cattiva sensazione di chi, colto con le mani nel sacco, ha l'animo macchiato. Ma io non avevo commesso nulla di grave... :insomma, avevo soltanto per caso dato una sbirciatina e avevo avuto la sfortuna di incontrare il mio nemico. Dovevo essere sfigata? E come se non lo ero. Tra tutti, una volta tanto, dopo anni che salgo in mansarda, chi dovevo trovare? Mi stendo su letto per calmarmi; rivedo ancora lo sguardo tagliente di Andrej, così affilato da farmi sussultare, ma quando mi alzo per scacciare quel ricordo vedo una piccola fototessera appiccicata alla mia scarpa. C'è un uomo raffigurato.

I capelli rasati, biondo ramato, e gli occhi chiari. È vestito con un uniforme da militare, credo, perché la foto è sgranata. Ha lo stesso sguardo della bambina triste, uno sguardo che mi ricorda qualcuno. M'incanto a osservare ogni particolare... È proprio un bell'uomo. E tu chi cavolo sei?

Non riesco a smettere di fissarlo.
Ma mentre mi faccio i miei film mentali, sento qualcuno bussare alla mia porta e, così, dopo aver nascosto il maltolto, mi precipito a rispondere, certa di trovarmi di fronte la figura di Maxim. Invece, con mia grande sorpresa, è mamma.
Senza dir nulla mi abbraccia, forte, e il suo profumo famigliare è così rassicurante da farmi dimenticare tutto, persino le angherie di quell'idiota. Due sole parole...

«Mi spiace.»
La guardo e la tiro a me, ancora più forte. Sono poche le occasioni in cui lo facciamo, poche, ma è sempre così bello stare avvinghiata a lei.
«Di cosa, mamma? Non è colpa tua se abbiamo una bestia in casa!» mi sfugge.
Ma mamma non perde l'occasione per redarguirmi e per chiedermi dove abbia imparato quel linguaggio. Mi scuso, ma cambia poco... è quello che penso. Non posso di certo definirlo un animo gentile. Non parla, ringhia, e giurerei che non sia capace di rivolgere uno sguardo dolce nemmeno a sua madre.
È un mulo, d'accordo, lavora sodo, ma non ha nient'altro di umano, nulla. Lui e suo padre sono agli antipodi e non mi meraviglierei se finisse col restare solo, per tutta la vita. Come ha potuto Karolina frequentare, anche se per poco, quell'orso? Già, Karolina. Allora mi ricordo di lei e di Pavel. Ma ormai è troppo tardi per andare da Karolina: il sole sta calando. Così ripiego per la seconda opzione. Da quando è successo l'incidente avevo proprio voglia di scambiare quattro chiacchiere con lui, e magari approfitterei per chiedergli del soldato e delle due bambine. Conosce Maxim da tanto, senz'altro saprà darmi una spiegazione. Non mi va di chiederlo direttamente a Maxim, è sempre in compagnia di qualcuno e Andrej potrebbe sentire la nostra conversazione e magari capire che ho rovistato tra la sua roba...

Così è stabilito: non appena mamma si defila afferro il mio zainetto e mi affretto a raggiungere la meta. Decido di prendere la bici per far prima; ci sono grossi nuvoloni sulla mia testa. Mi accorgo con grande gioia che qualcuno l'ha rimessa a posto. Amo quell'uomo...
Saluto Nina, che è ancora a giocare in giardino con le sue bambole, e mi avvio per la mia strada. Ad accogliermi c'è la piccola Funny che scodinzola festosa. Abbaia, lo fa sempre, ma è innocua. Noto che zoppica.
«Oh, piccolina!»

Le metto la mano dinanzi al musetto, che mi lecca senza ritegno.
«Non ha nulla la mia belva», mi sorprende il suo padrone tutto festoso. «Pochi giorni e tornerà a correre come una lepre. Vero Funny?» aggiunge soddisfatto.
È buffissimo, ed è insolito, quasi singolare, vedere un uomo, della stazza del signor Pavel, perdere la testa per quell'esserino. Non che non sia dolce, è una persona straordinaria, e tra noi c'è un legame fortissimo, ma fa, come dire, "strano" vederlo perdersi in tante moine per quello scricciolo di cane.

Mi prende sotto braccio e entriamo in casa. A un tratto, pare aver capito. Così increspa le sopracciglia e affonda i suoi occhi nei miei, per poi ritrarre velocemente lo sguardo. «Era di mia moglie», sussurra, quasi in una confessione indicando Funny. Mi accorgo, soltanto in quell'istante, che è la prima volta in assoluto...
Da quando è morta, infatti, non abbiamo mai parlato di lei - non ne ha mai fatto cenno - e così mi sento imbarazzata e rattristata, anche soltanto per aver definito "folle" il suo gesto.
Non che non lo sia stato, non ho cambiato idea, ma se non altro adesso riesco a capire le motivazioni che lo hanno spinto a essere così imprudente.

«Se l'avessi persa, sarebbe stato come perdere lei un'altra volta», rivela con un fil di voce accarezzando quella pulce. Mi mostra il portafoto ed effettivamente - non ci avevo mai fatto caso - ritrae la sua signora con in braccio Funny.
«Sembrava così felice...» rifletto ad alta voce.
«E lo era. Insieme eravamo due gusci della stessa noce, uniti in uno splendido incastro... ma poi qualcuno ha avuto altri progetti per noi», dice guardando il cielo. Ha uno sguardo talmente malinconico che fa male soltanto a vederlo.

«Ma per fortuna tu ora sei qui» dice guardandomi negli occhi. «Lei ne sarebbe felice», aggiunge poi. Non ne cologo il senso. Voglio dire, cosa c'entra? Resto a fissarlo, per avere spiegazioni. È tutto inutile, si volta e va in casa. Lo conosco bene, senz'altro sarà andato a prendere qualcosa da darmi. È il suo modo di volermi bene.
Noto che vicino al ricovero ci sono delle assi nuove o almeno ridipinte.
«Vedo che non ha perso tempo...» grido, perché mi senta dall'altra parte della cucina.
«Sì, mi stanno dando una mano.»

«Ah... poteva dirlo. Ci potevo pensare anch'io oppure dirlo a Maxim», ribatto interdetta.
«Tu, piccola Rose?» mi dice scoppiando a ridere. Ma lo fa bonariamente. Un suono morbido e rassicurante. Sono troppo "magrina" e non perde mai l'occasione di ricordarmelo.
«Non preoccuparti, ci stanno già pensando i tuoi fratelli. Hanno tanto insistito...» ammette.
«Insistito?» ripeto sbigottita.

Quell'affermazione mi lascia di sasso. Stiamo parlando delle stesse persone?
«Sì, sei fortunata cara.»
Ma la mia perplessità deve essere impressa sul mio viso, perché Pavel mi guarda incuriosito e dubbioso.
«Ma anche Andrej?» domando, chiedendomi oltretutto come abbia potuto trovare il modo di farlo dato che è passato così poco tempo e lui è sempre così tanto indaffarato.

«Lui è quello che ci teneva di più. È venuto stamattina presto...»
Già, si vede che le buone azioni gli servono per cancellare le cattive!
«Cosa dici tesoro?».
«Nulla, nulla», mi limito a rispondere, pensando alle sue mani sporche.

Quella strana rivelazione mi sconvolge e ferisce allo stesso tempo. L'incoerenza di quel ragazzo sottolineava ancor di più l'astio nei miei confronti. Non ce l'aveva con il mondo intero, no, ma l'unico bersaglio ero io. Era me che odiava e si divertiva ogni santo giorno a ricordarmelo.
«Sei sicura di star bene, principessa?» mi chiede il mio amico a un palmo di naso. Improvvisamente si è fermato a guardarmi. Mi studia come se mi vedesse per la prima volta.
«Non ti ho mai chiesto di voi tre!»

«E farebbe bene a non farlo, mi creda.»
«Cosa c'è che non va?»
«C'è che mi detestano, Andrej soprattutto. Lui non mi sopporta e non perde occasione per ribadire il suo disprezzo per me. Vorrebbe vedermi morta...»
«Andiamo Rose, non ti pare di esagerare? Mi pare un pochino azzardato.»
«Non mi vogliono tra i piedi! Così va meglio?»
«È già un buon inizio.»

«Sono venuta da lei anche per questo. Per chiederle dell'incidente, dell'altro giorno ehm... di loro, della mia nuova famiglia. Ho trovato delle foto in soffitta. Due bimbe, credo due gemelle, e un uomo in divisa. Cosa hanno a che fare con loro?»
«Vorresti chiedere a me dei tuoi fratelli e di Maxim? Sono anni che vivi con loro... cosa c'è da sapere? Non hai una madre, Rose?» risponde inarcando le sopracciglia e guardando di soppiatto la fotografia che ho posato sul tavolo.

Certo che ho una madre, che domande sono?

Ha una luce negli occhi che non mi piace. È la prima volta che la scorgo. È come se tra le righe volesse dirmi dell'altro, ma cosa? No, mi sbaglio.
Lui ha paura...
Lui vuole evitare l'argomento.

L'osservo incredula: difficilmente cado in questo tipo di errori. Ho come un sesto senso, infallibile.
Vorrei approfondire, e come se non vorrei farlo, ma, ahimè, sento dei rumori strani provenire da fuori, come un crepitio, e vedo il mio amico affrettarsi a uscire. Lanciano dei sassi. Una finestra viene colpita. Lo seguo e vedo David passare con i suoi scagnozzi.
Ancora loro!

«Ma cosa vogliono?» grido.
Non avendo dall'altra parte nessuna risposta, cerco di cavarmela a modo mio.
«Andate via, via. Non avete altro da fare che dare fastidio alla povera gente?» corro dietro alla ciurma di delinquenti... ma inutilmente: sono troppo veloci; loro sono in bici. All'improvviso David inchioda e ritorna sui suoi passi.
Un brivido mi corre lungo tutta la schiena. Quell'individuo mi fa paura: la follia che vedo nel suo animo perso mi ricorda tutto il buio dei miei giorni... dopo la morte del babbo, solo che io una via d'uscita l'ho trovata, uno spiraglio a cui aggrapparmi, un raggio di luce che mi ha dato una speranza. Lui mi sembra un ragazzo senza futuro, di quelli che camminano sempre in bilico tra la vita e la morte, senza paura, ma che prima o poi finiscono col farsi male.

È brutto da pensare, lo so, e vorrei non farlo, ma vedo tanta cattiveria in lui...
Eppure potrebbe avere tutto. Ha una famiglia di cui essere fiero, cosa gli manca?
«Il tuo amico vuole fare il furbo, ma con noi si sbaglia.»
Poggia il suo sguardo su di me. Mi sento sporca, insudiciata dalla vista di quell'essere crudele e dai suoi occhi puntati sulle mie labbra. Dopo aver passato in rassegna ogni angolo del mio corpo, si avvia incurante.
Gli lancio una pietra e inavvertitamente colpisco il fanalino della sua bici.

Cazzo. Non volevo!
«Che grosso sbaglio, ti assicuro che non avresti dovuto farlo, ma me la paghi... Giuro che prima o poi me la paghi.»
Lo sento inveire mentre si allontana.
Non è un bene inimicarselo, lo so, ma mi è impossibile non reagire.
«Non dovresti parlare con loro, non mi piacciono...»
«Perché ce l'hanno tanto con lei? Perché? Che significa che ha fatto il "furbo"? A questo punto me la deve una spiegazione... caspita! Me la deve. Non crede?»
Lo vedo in difficoltà. Non vuole rispondermi. Si siede lungo i gradini della sua casa, impacciato. Ha la fronte imperlata di sudore.
«Allora?»

Insisto; sono molto preoccupata per lui. I codardi da soli non sono nulla, ma in gruppo...
Mio padre mi diceva sempre che dove c'è fumo c'è fuoco... e io invece vorrei spegnere del tutto questa fiamma. Vorrei che nessuno si bruciasse, nessuno.
Così, messo alle strette, mi risponde.

«È per via della carne. L'altro giorno, quando non sei venuta... io avevo conservato per voi...»
«Oh, signor Pavel, non mi dica! Aveva messo da parte il pezzo di carne più grande...»
«E loro se ne sono accorti...»
«E così non hanno perso tempo... a minacciarla e ad avvantaggiarsene. Ecco perché le hanno rubato le galline. Ora mi è tutto più chiaro.»
«Già», si limita a annuire, con voce sommessa.
Purtroppo la carne è razionata e Pavel ha sempre un occhio di riguardo per noi. Se si venisse a scoprire potrebbe aver problemi.
«È tutta colpa mia, se solo fossi venuta per tempo...»
«No tesoro, non dirlo neanche per scherzo!»

Lo riconosco, è ritornato a essere il mio vecchio amico, premuroso.
Mi lascia due bottiglie di coca cola sul tavolo, senz'altro prese al mercato nero. Ci sono prodotti di migliore qualità lì e Pavel, oltre ad avere le possibilità, riesce a spuntarla e ad accedere a questi, in cambio di favori. Una volta ci ha portato delle primizie buonissime.
«Non pensiamoci più», conclude, riferendosi a quei ragazzacci.
Rimango basita. Non ne vedevo una da mesi.

«Io... non so cosa...» dico lisciando la bibita tra le mani, come fosse oro.
«Non dire nulla. Potrai festeggiare con i tuoi amici l'ultimo giorno in Cecoslovacchia.»
Gli salto al collo senza pensarci.
«Grazie, grazie», dico. Come potevo credere che fosse all'oscuro della nostra partenza. Come?
Lui sapeva sempre tutto, era parte di noi.
Mi sarebbe mancato tanto, tanto, come l'odore dei boschi e dei pini, come lo sguardo sui monti che non avrei più potuto osservare, come l'ossigeno che mi tiene in vita, ma l'avrei portato dentro di me, sempre.

Spazio autrice

Qui conosciamo meglio Pavel, una persona molto importante per Rose. Avete mai avuto un amico così? Pavel è premuroso, una persona di famiglia. Cosa vi piace di lui?
Rose, per l'ennesima volta, cerca di indagare sulle "gemelle" ma l'episodio di David la interrompe...
Ne vedrete delle belle...
Spero vi sia piaciuto il capitolo.

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