10 Che fatica!

È davvero un essere ripugnante Andrej, e spocchioso e saccente... mentre io... un'imbranata cronica. Non so tenere in piedi una conversazione, neanche delle più banali.
Come è possibile? Dovrebbero fare un corso, sì, un corso, di comunicazione.

"Dialogare facile"oppure "Come farsi capire". Insomma, a scuola impari di tutto: grammatica, matematica... ma l'arte del vivere? Non è parimenti importante? E così finisci con lo sparare delle enormi...
Non fatemelo dire.
Bhe, delle enormi cazzate. Ecco, l'ho detto.

Volevo semplicemente...
Cosa volevo?
Non so cosa volevo...
Capire se sapesse qualcosa di qualcuno, se avessero avuto dei rapporti, intimi intendo.
La realtà è che è stata una cattiva idea!

Ma il suo tono indignato e i suoi giudizi sui miei capelli mi fanno di nuovo scattare. Lo precedo alla porta e la socchiudo prima che lui possa entrare...
«Non ho ancora finito.»
«Nessuno mi dice cosa devo fare», ribatte.
Aggiusto il tiro: così sarebbe un massacro. L'istinto mi suggerirebbe di aggredirlo e di ingiuriarlo, ma è uno tosto, non cederebbe facilmente. Per questo decido di adottare un approccio più morbido.

«Un minuto, ti prego».
Lo sto supplicando, dopo tutto quello che mi ha detto sto continuando a pregarlo, ma giuro che, raggiunto il mio scopo, gliene farò scontare una a una. Pagherà tutto.
«Ti concedo solo tre secondi. Muoviti!»
Si dirige nel retro della casa, guardingo, come a accertarsi che nessuno lo veda.

Hai dei seri problemi, te ne rendi conto? E forse anche io un po', se mi ostino, dopo tutto, a parlarti ancora.
«Karolina sta male!» affermo secca.
«Mi spiace, ma io cosa posso farci? Non è il genere di ragazze che vorrei accanto a me», risponde con il volto girato, senza guardarmi mai negli occhi. Mi rendo conto che sembra più preoccupato che arrabbiato. Si vergogna di me?
«Tranquillo, non è te che vuole. Almeno credo. Si fanno certe cose... poi magari ci si pente. Voi? Nel senso voi avete...»

«Non ci credo, sto parlando con te di quella cosa, piccola Rose?»
Detesto essere definita "piccola". Come si permette a prendersi certe libertà...
«Cosa c'è, sei gelosa? Comunque sappi che so prendermi le mie responsabilità... e tu, ribadisco, non sei il mio tipo, non mi sei mai piaciuta e non ti accetterò mai.»

Mi volta le spalle e se ne va. Questa cosa mi ferisce... e tanto. Credevo di essere insensibile alla cattiveria, completamente vaccinata, e in parte lo sono, ma andiamo! Chi vorrebbe non piacere a qualcuno? Siamo tutti dipendenti dal giudizio altrui. Non me ne frega nulla se non gli piaccio, ma sentirselo dire, credetemi, è ben altro. È una pugnalata al proprio ego, un attentato crudele alla propria autostima. E la situazione si fa più grave se penso che con questo individuo ci dovrò convivere... e chissà per quanto.

«Quindi voi, tu e lei, niente. Tu saresti...»
Continuo a insistere, sorprendendomi di me stessa.
«Sta tranquilla, dormi serena.»
Mi sento completamente una sciocca. Almeno in questo modo ho capito che lui forse non avrebbe mai lasciato Karolina da sola. Credo: non lo posso giurare. La mia è solo un'idea. Altrimenti che avrebbe voluto dirmi con quel"stai tranquilla"?

Lo vedo scomparire dietro la casa, in direzione dell'entrata. Parimenti vedo suo fratello...
Sicuramente avrà ascoltato la nostra conversazione, ma, quando si accorge di essere visto, si dà alla fuga anche lui.
Pazienza!
Mi rifugio nella mia cameretta a studiare russo; certe parole proprio non mi entrano in testa. Passo le ore sulla scrivania, anche se mi accorgo di essere più lenta del solito. Sono distratta. Ogni tanto mi vengono in mente Karolina, David, il sig. Pavel. Una giornata da dimenticare. E mentre sono intenta a ripetere ad alta voce le poche frasi imparate, mi accorgo, guardando per caso fuori dalla finestra, che i due fratelli gesticolano animatamente. Da come interagiscono non è difficile pensare che stiano litigando.

Che strano! Non gli ho mai visti dialogare, né avere nessuna forma di comunicazione tra di loro... tranne oggi, quando si sono fatti la guerra a colpi di sguardi, quando Andrej mi ha detto quella strana frase. "Vattene con quelli a cui appartieni! "
Sembrerà assurdo, ma mi persuado che i due episodi siano collegati, così, senza accorgermene, scendo al piano di sotto. Non riesco a capire bene esattamente quello che si dicono, ma ne intuisco il senso.

Non dovevi trattarla così, né dirle quello che le hai detto, Andrej. Abbiamo giurato...

"Abbiamo giurato"?
Cosa avevano giurato? Stavano davvero, poi, parlando di me? Se era tutto reale, se effettivamente ero al centro dei loro pensieri e persino delle loro preoccupazioni, altrettanto poteva essere realistico dedurre che almeno un po' Piergi ci teneva a me, insomma... si stava preoccupando di me, almeno lui. Non che ci tenessi, ma faceva bene al cuore sapere di non essere odiata.
Ma forse è tutto un fraintendimento... e io sto soltanto sognando, ammettendo così a me stessa che probabilmente la cosa non mi rende indifferente.

Ma mi sta dando di volta il cervello?? Tenerci a loro?
Ho una confusione incredibile.

"Rose, figlia mia, l'amore e l'odio spesso vanno a braccetto. Non si può odiare tanto una persona se non provi qualcosa per la stessa."

Nooo. No. Papà, questa volta no, non può essere così...
Andrej che si cura me? Per non parlare di Piergi, insensibile agli eventi...
Devo cacciare questi assurdi pensieri.

«Che ci fai lì?» mi sorprende Nina mentre sono letteralmente con l'orecchio attaccato alla porta. È alquanto imbarazzante. Mi sfilo gli occhiali e strizzo gli occhi. Cerco di mantenere un espressione serafica e, lo ammetto, è davvero arduo. Rischio di riderle in faccia.
Che ci faccio?

«Pulisco, tesoro. Vedi che è tutto sporco?»
Le ragazzine di oggi sono tremende. Pare proprio che nel loro vocabolario non esista la parola ingenuità. Le vedi entrare nel bagno bambine, escono che son già donne. Perspicace? Il termine corretto è questo. Anche se a volte la sua arguzia stride, fa, come dire, quasi a pugni con la fiducia che ripone nel prossimo. Ha pur sempre soltanto quattro anni... cosa pretendo da una bambina?

Mi guarda con quelle guance rosse. Lo sguardo serio in attesa. Le mani conserte da donnina.

«E come pulisci? Senza niente?»
Negli occhi ci rivedo suo fratello più piccolo. Lei, però, ha i capelli scuri ma più mossi di Piergi.

«Hai ragione... stavo controllando tutta la polvere su questa porta!»
«A me non sembra», ribatte interdetta.

Ci credo, c'è mamma che è una maniaca della pulizia. Mai una macchia, cavolo!
E mentre bisticcio con me stessa, per non essere stata più furba, facendomi mettere quasi all'angolo da quell'adorabile angioletto, arriva lui, Maxim, splendido come sempre. Mai alterato, sempre allegro, nonostante tutto, nonostante il risentimento contro il regime.
Non ho mai capito se sia una maschera che indossa all'occorrenza, per non far preoccupare noi ragazzi, o se sia davvero così. Certo è che gli riesce bene la parte dello spensierato... e per questo gli sarò grata per sempre.

«Cosa fanno le mie splendide donne?»
«Allora, sei più tranquilla? Sai, tua mamma è troppo intransigente, ma è fiera di te, di quello che hai fatto, ci puoi scommettere! E anche io lo sono. Sei altruista proprio come lei. Il tuo tempismo è stato incredibile oggi. Se non ci fossi stata tu forse Pavel ...»
Se non ci fosse stato Piergi, vorrei ribattere.
È un uomo meraviglioso Maxim, meraviglioso.

«Papà, posso aiutare Rose a pulire?»
«A pulire cosa, tesoro?»
«Le porte!»
«Sì, stavo dando un'occhiata... ehm, in alcuni punti sono, come dire, untuose!» mi affretto a dire.
«Untuose?»
«Però, non so...»
«Fai pure, Rose, non farti dei problemi. Tua madre sarà contenta. Lavora così tanto ultimamente...»
«Gli attrezzi e i detergenti sai dove sono?» aggiunge.
Vorrei strozzare quella bambina, ma come posso? È la sorellina che ho sempre desiderato.

La osservo mentre mi guarda con quegli occhioni grandi, così espressivi. E così affabile, spontanea, vera come solo i bambini sanno fare. Abbiamo un bellissimo rapporto io e lei.
I suoi ricciolini... li adoro.
Indossa un vestitino rosa con le maniche a sbuffo e gli orli impreziositi da un ricamo. Sembra un confettino. Tale è quale a Piergi, tranne che nel carattere, mi ripeto.

«Devi farmi una promessa!» avanzo candida.
«Quale?»
«Resteremo sempre così, anche quando sarai grande!»
«Di sicuro crescerò, non posso fermarmi.»
E come darle torto?
«Intendo qui, nel tuo cuoricino. Dobbiamo sempre volerci bene e difenderci. Siamo o non siamo sorelle?»
Le parole mi escono di getto. Non ho il tempo di finire, che mi ritrovo inscatolata tra le sue braccia, neanche fossi il suo orsacchiotto di peluche. Ma è una esperienza appagante e bellissima. Sono commossa.

Spazio autrice

E così vediamo Rose alle prese con Andrej e come sempre ne esce fuori tutta la sua imbranataggine...
Ma lei è Rose, non la si può cambiare, e per l'amicizia farebbe questo e altro...
Cosa ne pensate del suo comportamento? Sta esagerando?
Voi vi sareste "abbassati" così tanto con uno come Andrej?
E che mi dite del litigio di Piergi e Andrej? Iniziate a capirci qualcosa di quei due?
Questo è soltanto un capitolo di passaggio...
A ogni modo, spero vi sia piaciuto. Fatemi sapere!

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