Io e Me Stesso

Andammo quindi in questo bar, ci sedemmo in quel tavolo, prendemmo questo caffè, prendemmo quel cornetto, prendemmo...

"sai, mi ricordo di te. Ci siamo già visti."

E' così che esordì. Un'immediata sfida alla mia memoria, un tentativo vano di cominciare la discussione, di abbassare la mia guardia. Ma Io non mi fido, non cedo così facilmente a persone che non conosco, e mi difendo con uno sguardo perso, evasivo... uno schermo efficace.

"ti ricordi, quel giorno faceva molto freddo... il cielo era nero, la pioggia era pesante, la strada era buia... quasi fosse un film dell'horror".

Ma a cosa si riferisce? Perchè mi sta dicendo queste cose? Quale strada? Quale giorno?

"andavi dall'altra parte, verso la tempesta, quasi fosse una prova che dovevi superare ad ogni costo..."

Tempesta tu dici? E' pane quotidiano per me, tu non sai quante tempeste affronto ogni giorno, quante-

"proprio non ricordi eh? Va bene, tranquillo, non ti preoccupare. Allora, che cosa fai nella vita?"

..."penso", avrei voluto rispondergli, ma avrei fatto la solita figura del falso intellettuale... eppure la gente non comprende, non è più interessata ai pensieri, al mondo interiore...

"studio. Sono al liceo scientifico, quest'anno ho la maturità."

"A chi lo dici, anch'io sono messo come te, e i professori ci stanno caricando di stress già da novembre".

Strano, avrei scommesso fosse più piccolo di me... ma forse sono io che sembro più vecchio rispetto alla mia generazione.

"Non vedo l'ora che finisca questa merda di liceo, non ne posso più! E' uno stress incredibile, e anche i miei amici che studiano tanto e vanno bene a scuola lo sentono".

Povero, cosa pensi cambierà una volta uscito da lì? Credi che la tua vita si sistemerà magicamente? povero ill-

"Penso di iscrivermi all'università con il mio gruppo di amici, prendiamo ingegneria gestionale".

In effetti un discorso simile è sensato. Io non ho ancora le idee chiare, e il tempo intanto passa... Il problema è che nulla in questa vita mi-

"Tu invece? Hai già scelto la facoltà?"

"A dire il vero non ancora, ho le idee piuttosto confuse..."

"Beh, il tempo passa, una mezza idea dovresti già averla".

Maledetto, lo avrei strangolato se solo ne avessi avuto la forza. Ma tu chi diamine sei per dirmi cosa devo fare? Neanche ci conosciamo.

Non risposi, per l'improvvisa rabbia che prese temporaneamente il posto alla ragione, in un fugace cambio di marcia, un lento attimo pervaso di troppa energia, imprigionata in troppa assenza. E' difficile distinguere i moti della mia mente, ed ancora di più lo è giustificarli. Oramai ho perso il conto delle ore perse ad analizzare quelle transizioni improvvise, schizzi di genio che imbrattano le scale del teatro, quadri mossi in cornici immobili...

"credo di seguire le mie naturali propensioni e di optare per un indirizzo di materia diplomatico-politica. Mi è sempre piaciuto essere a contatto con le persone, aiutarle a risolvere i loro problemi, trovare insieme una soluzione, mettere d'accordo le parti."

"Wow, una scelta interessante! In effetti dal tuo modo di esprimerti si capisce che ci sai fare con le parole".

Queste belle parole risparmiatele, e piuttosto sbrigati a dirmi cosa vuoi da me.

"Grazie. Me lo dicono in molti, fin dai tempi delle elementari."

"E' la pura verità. Non se ne incontrano molte di persone così al giorno d'oggi, e per me è sempre un piacere conoscerle."

"Forse perchè non sai dove cercarle,"

"O forse perchè non amano farsi conoscere. Chi può dirlo".

In effetti non amo stare più di tanto in mezzo alle persone comuni. Mi sento fuori luogo, spesso a disagio, come se fossi accerchiato da un plotone d'esecuzione pronto a far fuoco su di me.

"Beh, le persone dotate di una certa sensibilità sono come fiori: fragili e belli quanto vuoi, ma che col minimo vento volano via, strappati per sempre dalla loro terra, in un momento di inenarrabile sofferenza.

"Bella metafora, rende molto il concetto. Sei veramente bravo, hai mai pensato alla carriera da scrittore?"

Avrei dovuto aspettarmi questa domanda. Eppure come sempre mi coglie impreparato. Ma alla fine me la sono cercata io, con la mia solita parlantina difficile. La gente pensa che se conosci due regole e due parole allora puoi scrivere pagine e pagine di libri, destinati poi a rimanere impolverati in qualche credenza dimenticata. Ma soprattutto la gente non capisce che per scrivere qualcosa bisogna innanzitutto avere una mente sana, lucida, libera da ogni possibile affezione pericolosa.

"Lo scrittore è in una brutta posizione, e poi non credo sia così facile trasmettere un messaggio sensato al mondo. Magari più in là. Ora non me la sento, e poi non ho mai scritto nulla finora."

"Allora è un buon momento per iniziare a farlo! Anch'io, ogni tanto, fantasticando sul reale invento storie che catturo poi nell'inchiostro. Mi piace pensare ad un mondo diverso, tutto mio, con luoghi e persone diverse. Un mondo in cui anche chi non c'è più vive una seconda vita".

Quell'ultima frase mi colpì profondamente.

Un improvviso turbine di emozioni contrastanti si scatenò dentro di me, strattonandomi come fredde mani gelide.

Stavo soffocando.

Una morsa mi stringeva l'anima, lasciandomi senza fiato. Gli occhi erano spenti, così come il resto del corpo.

Ero caduto.

Abbandonato.

Sospeso fra presente e passato, fra realtà e immaginazione, prigioniero di un vortice tremendo che non accennava ancora a fermarsi.

E giravo, giravo, giravo e giravo ancora...

"Cos'hai? Ti senti bene? Improvvisamente sei diventato piùttosto pallido... aspetta qui, ti porto un bicchiere d'acqua."

"Tranquillo, non preoccuparti, non è nulla."

"Sai, in quel mondo posso ancora abbracciare i miei nonni vivi, posso ancora cenare con tutta la mia famiglia riunita, posso ancora guardare i cartoni animati, scendere a prendere la pizza con nonno... In quel mondo sono ancora bambino, vivo ancora...

Ma cambiamo discorso che è meglio, e lasciamoci il passato alle spalle. Che maleducato, talmente ero preso dall'incontro che neanche mi sono presentato: piacere, io sono Andrè. Volevo solo ridarti questa, ti era caduta quel giorno... che bella foto, chi sono? I tuoi genitori immagino?

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Suona la sveglia, e la madre come di consueto va a svegliare il proprio figlio. Sotto la coperta un corpo tremolante, spaventato, cadaverico:

"Andrè mio dio cosa è successo?"

"Un brutto sogno mamma. Sono sveglio già da un po'..."

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