Uscire allo Scoperto
Giovanni spalancò la bocca sconvolto, ma non disse niente.
Uno dei miei fratelli ci aveva scoperto, era arrivato il momento di confessare?
«Voi...» balbettò Giovanni. «Voi due state...»
Non finì di parlare, ma era chiaro cosa avrebbe voluto dire: sì, io e David stavamo insieme. E lui, in quel momento, fu il primo a saperlo.
Io e David annuimmo alle sue parole.
Giovanni si mosse, venendo più vicino a noi e io e David ci spostammo, lasciandolo vagare per la stanza con le mani sulla testa, perplesso.
«Ti prego non dire ancora niente.» gli disse David. Giovanni lo guardò confuso. «Non dire ancora niente agli altri.» specificò.
Giovanni scosse la testa velocemente. «No, voi non potete dirmi questo! Io non posso assolutamente mantenere questo segreto, e voi dovete dirlo agli altri!»
Quelle parole mi fecero tremare le ginocchia.
Mi andai a sedere alla sedia della scrivania, perché per poco non mi cederono le gambe. Al solo pensiero che fosse arrivato il momento di dover dire ai miei fratelli della nostra relazione avevo la nausea. Certo, Giovanni sembrava che la stesse prendendo bene, ma come l'avrebbero presa gli altri? Come l'avrebbe presa Donato? Non bene, ne ero sicura.
«Noi... lo faremo.» disse David, e io lo guardai per un attimo. I nostri sguardi si incrociarono: nei suoi occhi lessi la stessa preoccupazione che c'era nei miei.
«Adesso.» ci disse perentorio Giovanni. «Dovete farlo adesso.»
Scattai dalla sedia.
«No, adesso no.» Non ero pronta.
«E quando? Più passa il tempo e più è peggio, adesso che la cosa è fresca non potranno arrabbiarsi più di tanto, ma se fate aspettare troppo tempo sarà peggio per voi.»
Fresca? Giovanni pensava che io e David stavamo insieme da poco.
David mi guardò: non riuscii a fermarlo in tempo. «In realtà stiamo insieme da più di un anno.» disse.
Mi portai le mani sul viso: non volevo guardare la reazione di mio fratello.
«Che... cosa?!» urlò.
«Sh...» lo ammonì David. «Non urlare.»
«Cioè, voi due state insieme da più di un anno e non avete detto niente a nessuno?»
Io e David scuotemmo la testa in segno di diniego.
«Tuo fratello lo sa?» chiese Giovanni a David.
David scosse la testa.
Giovanni sbuffò, si passò una mano nei capelli ricci e respirò profondamente. Quel suo gesto mi fece rendere conto di quanto, a suo parere, fosse grave la situazione, e la cosa mi fece agitare ulteriormente. Se Giovanni pensava che eravamo nei guai, pensai che lo eravamo di certo.
«Una settimana.» disse all'improvviso cercando lo sguardo di entrambi. «Vi do una settimana, se non lo dite, lo dirò io.»
Io avrei voluto replicare, non era leale quello che stava facendo Giovanni, ma David acconsentì.
***
Una settimana. Una settimana aveva detto Giovanni ed erano passati già quattro giorni da allora. Né io né David avevamo trovato il coraggio per parlare ai nostri fratelli. Non sapevamo come affrontare la discussione, ma soprattutto non sapevamo come confessare tutto senza che ci si ritorcesse contro.
Era sabato mattina e al mio risveglio trovai un bigliettino sul tavolo da pranzo. Era scritto da Donato: mi informava che erano tutti usciti a fare la spesa. Non ci avevano svegliati perché era stata un'uscita improvvisata e sarebbero tornati presto.
Sorrisi passando il biglietto a David: eravamo soli in casa.
David mi guardò col suo sguardo malizioso, quello sguardo che vedevo raramente sul suo volto.
«Siamo soli.» disse avvicinandosi a me piano. Mi sfiorò il braccio con la punta delle dita e mi guardò negli occhi, poi si avvicinò col viso a me e mi baciò.
Ricambiai il suo bacio. «Forse...» sussurrò David tra i baci. «Noi...» continuò scendendo a baciarmi il collo. «Potremmo...» si fermò e mi guardò per studiare la mia reazione.
Potevamo fare l'amore per la prima volta proprio in quel momento?
«Io non so se...»
David mi zittì con un bacio. Mi prese la testa tra le mani e mi baciò più intensamente, le sue mani si muovevano sicure e decise sul mio corpo.
Salì con le mani dalla schiena fino al seno, lo sfiorò da sopra la maglietta, poi la alzò leggermente e prese il mio seno nudo tra le mani. Mi alzò completamente la maglietta e si abbassò a mordicchiarmi i capezzoli. Gemetti ispirando sulla sua testa. David descriveva dei cerchi con la lingua, succhiando e mordendo prima il capezzolo destro poi quello sinistro. Quando era impegnato con uno dei due massaggiava l'altro con la mano. Sentii una sensazione familiare nel basso ventre, quella sensazione di dolore misto a piacere, una fitta fastidiosa per cui ti verrebbe voglia di urlare di smetterla, ma allo stesso tempo di continuare.
David mi tolse completamente la maglietta e ci spostammo verso il divano, gli tolsi la sua, lasciando il suo torso nudo.
David aveva un fisico magnifico, e io passai le dita sulla sua tartaruga, scendendo sempre più giù. Mi fermai alla sua cinta, mentre lui mi guardava trattenendo il respiro. La slacciai e la sfilai dal pantalone, la gettai per terra con un gesto involontariamente sensuale.
David inarcò un sopracciglio divertito. Ci trovavamo in corrispondenza del bracciolo del divano, per cui mi ci sedei mentre armeggiavo con il bottone dei suoi pantaloni. Lo aprii e in contemporanea lui aprì il bottone dei miei jeans, infilò una mano dentro e io non riuscii a trattenere un gemito di piacere.
Era tutto bellissimo, e io volevo che lui mi toccasse ancora, volevo averlo dentro di me. David capì la mia voglia e cominciò a toccarmi prima sopra le mutandine, poi infilando le mani dentro di esse per entrare a contatto con il mio clitoride. Rimasi senza fiato quando infilò due dita dentro di me: non me l'aspettavo, ma fui colta da un dolore acuto che si trasformò ben presto in piacere quando le dita di David cominciarono a muoversi esperte dentro di me.
«Ti piace?» sussurrò mentre mi baciava il collo e poi i capelli.
Annuii senza riuscire a dire altro. Con mio dispiacere David tolse la mano. Mi prese la mano destra e, mentre mi baciava, la fece scendere sul suo membro. Era pronto, pronto all'azione.
Lo strinsi leggermente e David inarcò la schiena, sperai per piacere, piuttosto che per il dolore, non mi fermò per cui continuai, ma la stoffa del pantalone non rendeva semplici i movimenti.
Glieli abbassai, ero pronta ad abbassargli anche i boxer quando sentimmo girare la chiave nella serratura. David si alzò prontamente da me, si tirò su i pantaloni e li chiuse. Cercai di muovermi alla ricerca della mia maglietta, ma mi scontrai con David ed entrambi ruzzolammo a terra.
Mi ritrovai sopra David, che era steso con la schiena sul tappeto.
«Ehi.» sentii urlare.
Guardai David: stringeva gli occhi sofferente, come se già lo stessero picchiando. Mi alzai dalla mia posizione, anche se avrei preferito restare sopra David invece di incontrare li sguardi attoniti dei miei fratelli.
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