Una nuova amica
«Ti giuro che parlerò con i miei genitori.»
Così recitava il messaggio di David che mi aveva mandato mentre mi trovavo al McDonald's con la nipote di Mirko e lui.
Sbuffai guardando ancora lo schermo, non sapendo esattamente cosa rispondere. Dopo la nostra ultima litigata ne erano susseguite delle altre e poi delle altre ancora, io volevo davvero sistemare le cose con lui, soprattutto prima che partisse, ma non riuscivo a passare sopra a certi suoi atteggiamenti. C'era sempre qualcosa che mi dava fastidio e il litigio scattava subito, non ero più nemmeno tanto accondiscendente.
«Chi è?» mi chiese Lucia.
Alzai gli occhi dal cellulare e la guardai, le sorrisi. Era la prima volta che passavamo un po' di tempo insieme da quando Mirko me l'aveva fatta conoscere. In quel momento eravamo sole al tavolo ad aspettare che Mirko ci portasse i panini.
«Il mio fidanzato» le risposi.
«Dalla tua espressione non sembra andare tutto a meraviglia.»
Sbuffai di nuovo. Scossi la testa. «No, infatti non va tutto a meraviglia. Lui ha origini russe,» iniziai a raccontarle, «e i suoi genitori vogliono portarlo con loro in Russia e restare a vivere lì.»
«Oh. Le relazioni a distanza non sono una bella cosa» mi disse lei.
«No, infatti, non lo sono.»
«Però dipende, ne vale la pena?»
«In che senso?» chiesi aggrottando la fronte perplessa.
«Voglio dire, lo ami tanto? Perché se è così potete sopportare anche una relazione a distanza.»
«Lo amo, ma non so se è abbastanza per sopportare una relazione a distanza.»
Lucia annuì pensierosa.
«Di che parlate?» ci disse Mirko ritornando a sedersi e poggiando il vassoio con i panini davanti a noi.
«Del fidanzato di Martina» rispose Lucia prendendo una patatina e portandosela alla bocca.
Mirko mi guardò compassionevole. «Va tutto bene?» chiese.
«Non proprio, non facciamo altro che litigare ultimamente.»
«È sicuro che i suoi genitori vogliono portarlo in Russia?»
«Quasi sicuramente sì.»
«Se volete continuare a stare insieme anche dopo che lui sarà partito dovete porre fine ai litigi, o almeno dovete cercare di istaurare un dialogo, non potete continuare a litigare, se c'è qualcosa che avete da dirvi siate sinceri l'uno con l'altro, o quando partirà sarà un disastro.»
«Lo so, hai ragione» concordai.
«Fidati di lui,» mi disse Lucia riferendosi allo zio, «è esperto di relazioni.»
«Ho dovuto combattere per anni con una testa dura» disse Mirko riferendosi a Donato.
Gli sorrisi. «So che vuoi dire, ultimamente non vado d'accordo nemmeno più con lui.»
«Lo sai che ti vuole bene e che si comporta così solo perché vuole vederti felice.»
Annuii.
Lo sapevo bene, sapevo che Donato mi voleva molto bene, così come tutti gli altri miei fratelli, ma non riuscivo a non litigare nemmeno con loro, era un periodo difficile per me, ero sempre nervosa e stressata.
«È solo che... è molto difficile non litigare con loro in questo periodo, a me non vanno giù i loro comportamenti e a loro i miei, e finiamo sempre per scannarci.»
«Posso immaginare come ti senti in questo momento, ma con loro ne hai parlato? Hai provato a spiegargli come ti senti?»
«No» dissi abbassando la testa e rendendomi conto che Mirko aveva ragione.
«Il dialogo è la prima cosa, Martina, anche in famiglia.»
«Come sei saggio, zio!» commentò Lucia facendomi ridere.
«Non chiamarmi zio in pubblico» la ammonì Mirko ridacchiando.
Lucia gli fece la linguaccia.
Mangiammo il nostro panino ridendo e scherzando e per fortuna il pranzo passò abbastanza spensieratamente, e quasi mi dimenticai che non avevo risposto al messaggio di David. Me ne ricordai quando ripresi il cellulare per vedere che ora era.
Gli risposi che ne avremmo parlato alla scuola di danza e poi riposi velocemente il cellulare in borsa.
«Dobbiamo andare?» mi chiese Mirko.
Ci riflettei, non mi ricordavo che ora era. Ripresi il cellulare: erano quasi le quattro del pomeriggio, sì, dovevamo andare.
«Sì, sarà meglio.»
«Cosa devi fare di così urgente?» mi chiese Lucia.
«Devo andare alla scuola di danza, è mia e dei miei fratelli, ma devo seguire i corsi.»
«Allora non succede nulla se fai tardi.»
Le sorrisi benevola, ricordando l'ultima volta che avevo tardato a una lezione di Corrado.
«Nulla,» dissi titubante guardando Mirko, «ma devo andare lo stesso.»
«Va bene» disse Lucia, «Posso venire anch'io?»
«Lucia, non è il caso, saresti solo d'intralcio» le disse Mirko.
«Perché? Oh, dai, ho sempre voluto vedere una lezione di danza!» si lamentò Lucia con la voce quasi da bambina.
«Certo!» Alzò gli occhi al cielo Mirko. «È sempre stato il tuo sogno, ve'?» chiese in tono sarcastico alla nipote.
«Siiiiii, ti prego!» mi disse rivolgendosi a me e stringendo le mani a preghiera.
«Devo chiedere, ma non penso ci siano problemi» le dissi alzando le spalle.
«Urrà!» urlò Lucia soddisfatta.
***
Quando io, Mirko e Lucia arrivammo alla scuola di danza, trovammo solo Andrea, il quale era posizionato dietro la scrivania all'entrata. A detta di mio fratello, Corrado stava tenendo la lezione con il corso del primo anno di "punte", Donato era probabilmente nell'ufficio di nostro padre e gli altri erano ancora a casa.
Feci sedere Lucia sulla sedia dietro la scrivania accanto ad Andrea, che stava armeggiando con il computer, mentre Mirko andò a cercare Donato.
«Sulle punte!» urlò un Corrado arrabbiatissimo dall'altra parte della porta.
Ogni anno era sempre la stessa storia: quando le bambine passavano dalle mezze punte alle punte era sempre un casino. Era difficile per le bambine capire come affrontare quel nuovo paio di scarpette e Corrado non rendeva di certo le cose facili. Non riusciva a capire che, per una ballerina, passare all'improvviso dal ballare sulle mezze punte a ballare sulle punte è una cosa complicatissima e anche molto dolorosa. Purtroppo però prima imparano e meglio è anche per loro, per questo Corrado era così severo, soprattutto alle prime lezioni. Cercava di farle stare più tempo possibile sulle punte così che si abituassero.
«Chi è che urla?» chiese Lucia sconvolta.
«Un pazzo» rispose Andrea.
Lo guardai di traverso, anche se non poteva vedermi, visto che era di spalle. «È nostro fratello, l'insegnante di danza classica» le spiegai io.
«Oh, già. Mirko mi ha detto che siete otto fratelli, deve essere una figata.»
«Non puoi capire quanto!» rispose ancora sarcasticamente Andrea.
«A volte è un po' complicato, soprattutto per la privacy» le sussurrai.
Lei annuì comprensiva, evidentemente mi capiva perfettamente. La privacy per una donna è fondamentale.
All'improvviso Corrado spalancò la porta e venne verso di noi.
«Qualcuno di voi mi deve aiutare, sto diventando pazzo.»
Andrea guardò Lucia e le fece un'occhiata come a dire: «Te l'avevo detto».
«Mi serve una mano. Martina, vieni» mi disse Corrado.
«Io, veramente...»
«Dai, forza, su!» mi disse prendendomi per un braccio e dandomi solo il tempo per afferrare la mia borsa.
«Chi vi ha detto di scendere dalle punte?» urlò Corrado alle ragazze appena entrammo in aula.
Le ragazze, impaurite, si affrettarono a salire sulle punte attaccate alla sbarra.
Andai a mettermi le punte il più velocemente possibile, non volevo prendermi una ramanzina anch'io.
Appena fui pronta mi misi al centro della sala e mi schiarii la voce tossendo.
«State a sentire Martina, grazie» disse Corrado alle allieve.
Non era la prima volta che mi toccava spiegare alle ragazze del primo anno come salire sulle punte, ormai era una prassi.
«Tutto quello che avete imparato finora è molto importante, ma quando si tratta di salire sulle punte dovete togliere alcune abitudini. Innanzitutto dovete capire che quando salite dalla quinta sulle punte non dovete passare prima sulle mezze punte, ma direttamente: quinta e su sulle punte!» dissi eseguendo il movimento mentre lo spiegavo.
Cercai anche di far vedere come non dovevano fare. Le ragazze per fortuna riuscirono a capire e, dopo qualche tentativo, quasi tutte avevano capito come salire correttamente sulle punte.
Corrado sembrava più rilassato anche se era sempre incazzato con le ragazze. Le fece restare ancora attaccate alla sbarra mentre passava per controllarle. Io mi limitavo a seguirlo e a correggere, senza che lui se ne accorgesse, errori gravi.
«C'è la nipote di Mirko di là» gli dissi mentre lui faceva stendere la gamba destra a una allieva.
«Chi?» chiese girandosi a guardarmi.
«La nipote di Mirko» ripetei.
«E...?»
«E vorrebbe restare a guardare la nostra lezione.»
«Intendi quella tua?»
«Sì.»
«Non esiste.»
«Perché?»
«Perché non mi piace avere persone che mi osservano mentre faccio lezione.»
«Non osserverà te, ma me. Dai, Corrado, non posso dirle di no, ha insistito tanto, e poi è la nipote di Mirko.»
Corrado sbuffò spazientito.
«E va bene,» mi disse, «ma solo ad una condizione.»
«Quale sarebbe?» dissi aggrottando le sopracciglia.
«Che mi aiuti anche domani, con loro.»
«Va bene.» acconsentii.
Finimmo la lezione e io corsi a prepararmi per la mia. Prima, però, andai a dire a Lucia che poteva guardarci.
La feci sistemare in un angolino dietro le spalliere, non le feci nessuna raccomandazione, non era una bambina.
Quando uscii dallo spogliatoio la trovai a chiacchierare allegramente con Corrado.
«Forte tuo fratello» mi disse sorridendo, quando Corrado andò a cercare il CD da mettere.
Le sorrisi.
«Mi ha raccontato di quando da bambino entrava di nascosto per osservare le lezioni del padre.»
Annuii morendomi il labbro, i ragazzi mi avevano raccontato qualcosa su quel vizio di Corrado, anche su come reagiva nostro padre.
«Devo andare adesso, divertiti» le dissi.
Lei sorrise raggiante contenta che la lezione stesse per iniziare.
Corrado decise di non farci fare il riscaldamento con la sbarra, ma di provare direttamente le variazioni per il saggio finale.
Provammo prima la coreografia di gruppo, poi Corrado decise di far provare a me e a David il passo a due di Romeo e Giulietta.
David si avvicinò a me e mi prese per mano. Ci guardammo negli occhi; non ci parlavamo da un paio di giorni.
Sospirai e mi misi in posizione. Trattenni il fiato e aspettai che la musica iniziasse.
Per tutto il tempo del balletto cercai di non distarmi e di non pensare con chi stavo ballando, doveva essere un passo a due romantico. Mentre ballavamo, David mi sorrise e mi fece l'occhiolino, mi venne da ridacchiare e quasi mi dimenticai di tutti i casini che erano successi tra di noi.
«Non ridete!» ci ammonì Corrado.
Cercammo di ricomporci il più velocemente possibile, ma scoppiai a ridere e David mi seguì a ruota.
Corrado fermò la musica, spazientito.
«Cosa avete tanto da ridere?»
Ci guardammo scuotendo la testa. «Non lo so» dicemmo in sincronia.
Corrado alzò gli occhi al cielo. «Da capo, forza. Senza ridere.»
Feci un respiro zen e provai a calmarmi, cercai di non guardare David o mi avrebbe fatto ridere ancora di più.
Per fortuna ritrovammo la concentrazione e non ridemmo neanche un po'.
«E qui dovreste baciarvi» disse Corrado interrompendo la musica un attimo prima che finisse.
Era la scena del balcone, in cui Romeo e Giulietta si baciano.
«Va bene, potete andare. Bravi» ci congedò Corrado.
Mi girai per guardare Lucia, ma David mi tirò a sé e, approfittando della distrazione di Corrado, mi scoccò un bacio sulla bocca. Chiusi gli occhi assaporando quel momento e quando li riaprii mi fece l'occhiolino; io gli sorrisi arrossendo.
«Sei bravissima» mi disse Lucia quando fui da lei.
«Grazie, sei troppo buona» le risposi.
Uscimmo dalla sala e lei tornò dallo zio che l'attendeva con Donato nella sala d'aspetto, e io andai a cambiarmi.
Quando uscii dallo spogliatoio, Mirko e Lucia non c'erano perché erano dovuti andare via.
Donato però mi diede un bigliettino su cui Lucia mi aveva lasciato il suo numero di cellulare. Arrivata a casa, salvai subito il numero e le mandai un messaggio su WhatsApp.
Iniziammo a scriverci e continuammo ininterrottamente fino a poco prima di andare a dormire.
Sorrisi quando mi diede la buona notte accompagnando il messaggio da un cuoricino.
Era la prima volta che avevo un'amica.
Ciao a tutti e buon giovedì!
Come va? Vi ho sentito un po' assenti in questi giorni, il capitolo precedente è stato visualizzato da pochissime persone e la storia è scesa drasticamente alla posizione #500... Non vi piace più la storia? :( Spero proprio di no!
Al prossimo giovedì.
Mary <3
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