Sorpresa!
Ero in macchina con Donato e Mirko quando mi arrivò la chiamata di David.
«Ehi» risposi bisbigliando. Vidi Donato guardarmi dallo specchietto retrovisore, era peggio di un cane da guardia.
«Dove sei?» mi chiese David dall'altra parte del telefono, sembrava ancora intontito dal sonno.
«Sono in macchina con Mirko e Donato» riposi alzando il tono di voce, così che capisse che non doveva farmi domande inopportune.
«Oh...» commentò. «Okay.»
«Già.»
«Stanotte è stato strepitoso» disse e per poco non mi affogai con la mia stessa saliva. Arrossii e tossii. «Stronzo» risposi tra la tosse e lui ridacchiò, sapendo di avermi messa in difficoltà.
«Ci sentiamo dopo?» chiese ridacchiando ancora un po'.
«A dopo» confermai.
Riagganciai.
Posai il cellulare in tasca scuotendo la testa. Quanto è stupido a volte David!
Guardai fuori dal finestrino mentre ci dirigevamo verso casa. Ero contenta del fatto che Donato non mi avesse beccato, anche se sentivo una fastidiosa sensazione che mi lacerava: il senso di colpa.
Cercai di buttare giù il boccone amaro che sentivo alla bocca della gola e respirai a fondo per calmarmi ancora un po'.
«Non è strano?» disse all'improvviso Donato interrompendo il silenzio che c'era fino a quel momento nell'auto. «Non è strano che hai rinunciato a un sabato di uscita con il tuo fidanzato per dormire da una tua amica?»
Mi guardò di nuovo attraverso lo specchietto. Incrociai il suo sguardo sentendo il cuore cominciare a battere all'impazzata.
«Perché strano?» chiesi cercando di fingere ingenuità.
Donato scrollò le spalle. «Non lo so, tu e David potete uscire solo nel weekend e mi è sembrato strano che tu abbia scelto di rinunciare a un'uscita con lui» mi fece notare.
«Ci vediamo stasera» dissi velocemente.
«Sì, ma...»
«Non capisco,» si intromise Mirko, «cosa c'è di strano?»
«Di solito i fidanzati escono insieme nel weekend» lo rimbeccò Donato.
«Non è mica una regola» rispose Mirko. «Se io volessi uscire un weekend con i miei amici ti sentiresti offeso?»
«Quali amici?»
«Non lo so, i miei colleghi per esempio...»
«Vuoi uscire con i tuoi colleghi? Esci pure con loro!»
Mirko sbuffò. «Non ho detto questo. Stavo solo cercando di prendere le parti di tua sorella, perché le stai facendo il terzo grado insinuando chissà cosa.»
«Non le sto facendo il terzo grado e non sto insinuando niente, sto solo dicendo che è strano.»
«Non è strano. Sei tu che sei fissato.»
«Fissato con cosa?»
«Lascia stare» rispose Mirko, per poi girarsi dall'altra parte e guardare fuori dal finestrino.
Restai sbigottita e a bocca aperta ad aver assistito a un loro mezzo litigio, per lo meno, però, a Donato era passata la voglia di insinuare... forse.
Arrivammo fuori casa e Donato parcheggiò la macchina nel cortile del palazzo in cui abitavamo.
Salimmo le scale e, quando entrammo in casa, c'era un silenzio sospetto.
«Ragazzi?» chiese Donato urlando. «Ragazzi?»
Non ebbe nessuna risposta.
«Ehi!» urlai io.
A quel punto entrarono correndo nel salone Giovanni e Francesco, si guardarono intorno e poi ci sorrisero. «Ehi, siete già qui» disse Francesco.
«Già qui?» ripeté Donato. «Che stavate facendo?»
«Ci risiamo...» commentò Mirko.
Donato cacciò l'aria dal naso ignorando il commento di Mirko.
«Nulla» rispose Giovanni. «Ciao, io sono Giovanni» disse porgendo la mano a Mirko.
«Molto piacere di conoscerti» ripose Mirko sorridendo e stringendo la sua mano. «Finalmente ci siamo conosciuti.»
«Già, Donato ha voluto lasciare la parte migliore alla fine» scherzò.
Donato roteò gli occhi al cielo e andò a cercare gli altri, mentre Mirko restò a parlare con Giovanni e Francesco; io andai a posare la mia roba in camera.
Spalancai la porta e per poco non mi venne un colpo.
«Cazzo!» esclamò Daniele facendomi spaventare.
Quando Daniele e Andrea mi videro si tranquillizzarono. «Sei tu» dissero.
«Sì, perché?»
«Abbassa la voce e chiudi la porta» sussurrò Andrea.
«Che state facendo?» chiesi bisbigliando.
«Stiamo organizzando una festa a sorpresa per Donato» mi informò Daniele. «Tra due giorni compie trentatré anni.»
Sbattei le palpebre. Era vero, lo avevo dimenticato! Di lì a poco sarebbe stato il compleanno di Donato.
«A cosa avete pensando?» chiesi sempre sussurrando.
«Abbiamo pensato che...» cominciò Daniele, ma si bloccò appena Donato spalancò la porta della nostra stanza. Si zittì all'instante mordendosi il labbro inferiore.
«Che stavate facendo?» chiese sospettoso.
Donato era sempre molto sospettoso nei nostri confronti e i miei fratelli non sapevano nascondere molto bene le cose.
«Niente» risposero all'unisono Andrea e Daniele.
Donato sbuffò. «Mi state prendendo in giro?»
«No!» disse Andrea scuotendo la testa. «Di là c'è Mirko? Mangia con noi? Non sono nemmeno andato a salutarlo...» cercò di cambiare discorso.
«Sì, è di là,» disse Donato ruotando gli occhi al cielo, «ma non cambiate discorso, che stavate facendo?»
«Stai tranquillo, Donà,» gli disse Daniele mettendogli una mano sulla spalla, «non hai niente di cui preoccuparti.»
Donato prese la mano di Daniele e la tolse dalla sua spalla, la strinse e Daniele aprì solo la bocca in una smorfia di dolore, ma senza emettere suoni. «Non smetterò mai di preoccuparmi per colpa vostra, e non chiamarmi così.»
«Ma...» provò a dire Daniele, ma Donato lo fulminò con lo sguardo. «Va bene» concluse.
Donato sembrò quasi credere alla bugia che gli avevamo raccontato e ci disse di andare in cucina per il pranzo, quando però arrivammo nella sala da pranzo non mancò di dirci che avrebbe indagato.
«Fly down, baby» gli disse Mirko rispondendo al posto nostro.
«Come, scusa?» chiese Donato alzando un sopracciglio, perplesso.
«Lasciali respirare ogni tanto» disse Mirko con nonchalance.
Nella sala da pranzo calò il silenzio, sapevamo tutti che a Donato non piaceva affatto quando qualcuno si intrometteva tra noi e lui, anzi, a lui non piaceva quando qualcuno contestava il modo in cui si comportava con noi.
«Non credo siano cose che ti riguardano» disse semplicemente Donato.
«Oh, perdonami, credevo che lo stare insieme da tredici anni mi prendesse parte della tua vita.»
«Che cosa c'entra questo adesso?» sbuffò Donato.
«C'entra eccome» rispose Mirko.
«Non ricominciare» ringhiò Donato.
«Hai ragione» disse Mirko, poi si morse un labbro. «È meglio se la smetto.»
Si guardarono ferocemente e poi ritornarono ognuno al proprio pranzo. Sembrava che non tirasse una buona aria tra quei due: prima il litigio in macchina, adesso quello; erano molto tesi entrambi.
Cercammo di far tornare tutto alla normalità intavolando altri discorsi, ai quali però Mirko e Donato rispondevano raramente o a monosillabi. Il pranzo continuò così per un po', fin quando Mirko non tornò a casa sua e Donato andò a chiudersi nella sua stanza.
***
Un paio di giorni dopo era il compleanno di Donato e, anche se con molte difficoltà, eravamo riusciti a organizzargli una festa a sorpresa. Avevamo invitato quasi tutti i ragazzi più grandi della scuola di danza, qualche amico di Donato, e i pochi parenti che ci erano rimasti.
Avevamo organizzato tutto alla perfezione: la festa si svolgeva a casa nostra, gli invitati arrivavano mezz'ora prima, Donato era impegnato alla scuola di danza e quando sarebbe entrato in casa avremmo urlato "sorpresa".
Preparammo tutto prima dell'arrivo di Donato, Simone era con lui e ci avrebbe avvisato quando si sarebbero trovati a pochi minuti da casa. Appena ci arrivò l'SMS di Simone ci andammo tutti a nascondere e spegnemmo la luce.
Cercammo di restare in silenzio il più possibile e, quando sentimmo la serratura scattare, ci bloccammo immediatamente, trattenendo il respiro.
Donato spalancò la porta e Giovanni, che era accanto all'interruttore lo fece scattare e tutti insieme urlammo: Sorpresa!
Donato restò immobilizzato a bocca aperta con le chiavi di casa nella mano destra e la sua sciarpa nella mano sinistra.
Ci guardò a bocca aperta per qualche secondo poi sul suo volto apparve lentamente un sorriso.
«Buon compleanno!» gli urlammo in coro e ognuno di noi andò a dargli gli auguri di persona.
Donato aveva gli occhi lucidi e ridacchiava, sembrava davvero contento e la sorpresa era riuscita.
Dopo aver salutato tutti, Donato andò a cambiarsi e poi cominciò la festa. I miei fratelli avevano ordinato metri e metri di pizza e altre schifezze che ci era permesso di mangiare solo durante le feste; Daniele e Francesco non potevano essere più contenti.
Mi guardai intorno per capire com'era la situazione mentre addentavo una buonissima fetta di pizza margherita.
Daniele e David stavano parlando con i miei cugini: Alberto e Tommy; erano i figli del fratello di mio padre, li vedevamo raramente, in situazioni come questa o a Natale. Corrado stava parlando con Chiara, la ragazza che ci aiutava con le pulizie della scuola di danza; erano mesi che ci provava con lei senza risultato. Simone e Beatrice chiacchieravano con altri nostri parenti, in particolare Beatrice mostrava fiera l'anello che Simone le aveva regalato.
Mi sorpresi di quello che vidi quando girai lo sguardo nella direzione di Giovanni: stava parlando con Laura.
Tra la confusione di persone che c'era quella sera non mi ero resa conto che ci fosse anche lei, perché era qui? E cosa sarebbe successo ora che sapeva che Giovanni era tornato?
Decisi di andare a indagare, così posai la mia fetta di pizza sul tavolo e cercai di andare più vicina a loro per sentire, ma appena mi trovai abbastanza a portata dei loro discorsi, Lucia mi trascinò via.
«È l'ora dei regali!» urlò piena di entusiasmo e tutte le persone presenti in casa nostra si girarono a guardarla.
Decidemmo di dare prima noi fratelli i regali a Donato, ognuno di noi gli aveva comprato qualcosa di diverso, io ero andata sul semplice e il classico: una maglietta nera, sembrò apprezzarla comunque.
Dopo i nostri regali fu la volta di Mirko, Donato arrossì quando il suo fidanzato gli porse il pacchetto. Ormai il suo coming out era stato fatto seriamente e anche il resto della nostra famiglia era a conoscenza della sua relazione con Mirko.
Donato aprì lentamente il pacchetto e tutti noi aspettammo in silenzio di sapere cosa fosse. Dopo poco vedemmo una chiave, Donato la guardò rigirandola tra le mani.
Guardò Mirko interrogativo. «Una chiave?» chiese.
«Sì, è la chiave di casa mia» spiegò semplicemente Mirko.
Nella stanza si diffuse un «oh» generale.
«Vuoi venire a vivere con me?» continuò Mirko, poi sorrise a Donato.
Donato restò paralizzato. Guardò Mirko negli occhi e deglutì. Restammo in silenzio tutti in attesa che Donato rispondesse alla domanda di Mirko, era una domanda importante.
«Non dici niente?» disse ancora Mirko cercando di mantenere il sorriso, ma era chiaro che si sentiva in imbarazzo.
«Ci-ci devo pensare» balbettò Donato.
«A cosa? Voglio dire, stiamo insieme da tantissimo tempo, ti amo e tu ami me, cosa hai da pensare? O vuoi venire o no, è semplice.»
«Non, non possiamo parlarle un'altra volta?»
«No» disse Mirko perentorio. «O è sì o è no, Donato.»
Donato scosse la testa e la abbassò.
«Non posso» bisbigliò.
«Cosa?»
«Non posso venire a vivere con te, Mirko.»
Mirko schiuse la bocca e smise di sorridere. Guardò Donato, poi abbassò lo sguardo per non incontrare i nostri. «Scusatemi» disse a mezza bocca prima di uscire da casa nostra.
Ciao a tutti, buon giovedì e buona festa dell'Immacolata!
Spero che il capitolo vi piaccia, al prossimo giovedì!
Mary <3
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top